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Poesia al Bonazzi

Marzo 2012

Hanno collaborato: Gabriella Caponi - Paola Ciagli Zanetti - Lilia Foglietta Giovagnoni - Antonietta Gargiulo -Maria Stella Giovannelli Guglielmo Giovagnoni - A.Floriana La Rocca – Clara Marcacci – Stefano Sabatini Visconti.

Origini del simbolismo dei fiori

L'usanza di associare a ciascun fiore un significato simbolico è antichissima, affonda le sue radici nella tradizione orientale e nella mitologia greca e romana.

Nell’antichità, alcune civiltà credevano, per esempio, di riuscire a placare gli dei decorando le tombe dei defunti con elementi floreali. Gli antichi greci addobbavano gli altari degli dei con le rose e furono tra i primi a festeggiare i matrimoni con i fiori. Erano soliti anche incoronare le persone influenti, compresi gli atleti, con ghirlande di foglie e fiori intrecciati a mano in onore dei successi eccezionali che avevano riportato.

In Europa questa tradizione si consolidò in epoca medievale per poi svilupparsi nei secoli successivi, soprattutto in Inghilterra. Nel Medio Evo, i Cavalieri che partivano per le Crociate, presentandosi alla propria Dama con un viola sul cappello, lanciavano un messaggio inequivocabile che ancor oggi è rimasto nella tradizione "Non ti scordar di me”.

Jacques Le Goff spiega il simbolismo medievale

Nel pensiero medievale,ogni oggetto materiale era considerato come la figurazione di qualcosa che gli corrispondeva su un piano più elevato e che diventava così il suo simbolo. Il simbolismo era universale, e il pensare era una continua scoperta di significati nascosti, una costante, ierofania. Poiché il mondo nascosto era un mondo sacro e il pensiero simbolico non era altro che la forma elaborata, decantata, al livello dei dotti, del pensiero magico nel quale si immergeva la mentalità comune,si può affermare che il simbolismo medievale cominciava al livello delle parole. Nominare una cosa era già spiegarla. Isidoro di Siviglia l'aveva detto e, dopo di lui, l'etimologia fiorisce nel Medioevo come una scienza fondamentale. Nominare è conoscere, possedere le cose, le realtà. Le parole e le cose non si oppongono: le une sono i simboli delle altre. Un grande serbatoio di simboli è la natura. I florari sono affini agli erbari e introducono nel pensiero medievale il mondo dei semplici, delle ricette familiari e dei segreti delle erboristerie monastiche. La Madonna è rappresentata dall'olivo, dal giglio, dal mughetto,dalla violetta,dalla rosa. San Bernardo sottolinea che la Vergine è simboleggiata tanto dalla rosa bianca, che indica la verginità, quanto dalla rosa rossa che rende sensibile la sua carità.

La biondella, che ha il gambo quadrangolare, guarisce dalla febbre quartana; mentre la mela è il simbolo del male e la mandragora è afrodisiaca e demoniaca: quando la si strappa stride e chi la sente o muore o diventa pazzo…] Jacques Le Goff

,nato a Tolone il 1.1.1924 è uno storico francese,specializzato nella storia e sociologia del Medioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica.

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Un famoso caso di adozione simbolica di fiore avvenne in Inghilterra: la guerra dei Trent’anni 455-1485) scoppiata per motivi dinastici tra il Casato di Lancaster e quello di York venne in seguito denominata

‘Guerra delle rose ’

in riferimento agli stemmi delle due famiglie che rappresentavano rispettivamente l’immagine di una rosa rossa e di una bianca. Dopo la vittoria, Enrico VII Tudor fuse i due emblemi in segno di pace.

La maggior diffusione del linguaggio dei fiori si ha però in Inghilterra in epoca vittoriana.(1837-1901) Il rigido protocollo comportamentale imposto durante il periodo vittoriano non permetteva, infatti, alcun tipo di manifestazione affettiva e sentimentale esplicita in pubblico tra uomini e donne. Strategici messaggi segreti erano quindi affidati a mazzolini di fiori scelti con cura meticolosa, raccolti in un centrino di pizzo e legati con un nastro, per essere regalati e ricambiati. Al di là delle scelte del colore e della varietà, anche il galateo floreale era molto complesso, come spiegò John Ingram, nel trattato 'Symbolica Flora' (1869). Nel linguaggio simbolico dei fiori rientra anche il significato particolare attribuito alla modalità di consegna e di presentazione. Un fiore presentato disposto in posizione verticale trasmette il pensiero positivo del donatore, quello capovolto ha un significato di negazione. La stessa ambivalenza riguarda l’espressione insita nel consegnare con la mano destra, che implica una risposta affermativa, mentre il contrario corrisponde alla sinistra.

Nell’ambito del mondo vegetale, il fiore è quello che incarna meglio l’immagine della vita: con il rinnovarsi dell’annuale rifioritura è l’emblema della rinascita del ciclo stagionale, ma anche della morte essendo destinato per natura a sfiorire e seccare nell’arco di un breve periodo di tempo. Per questo simbolismo, in tutto il mondo, sono usati e regalati in occasione delle cerimonie più felici o dolorose che costellano la nostra esistenza. Contributo di Gabriella Caponi

Paul-Marie Verlaine( Metz il 30.3.1834- Parigi 8.1.1896)poeta francese.

Ebbe una cultura umanistica e pur essendo impiegato comunale frequentò icaffè e i salotti letterari parigini. Nel 1866 collaborò al primo

Parnasse contemporain

e pubblicò i

Poèmes saturniens

ispirandosi al movimento decadentista di Charles Boudelaire,ma già rivolto alla ricerca dell’Espressione che caratterizza la sua migliore poesia. Ebbe una vita sregolata e nomade segnata dal legame con il poeta Arthur Rimbaud ed altre avventure simili che lo costrinsero spesso a subire il carcere. Morì solo, malato e alcolizzato. Rimane la sua poesia, struggente ,dolce e malinconica .

Una dalia

Cortigiana dal seno duro, dall'occhio opaco e bruno che lentamente si apre come quello di un bue, il tuo gran torso splende come un marmo nuovo.

Fiore grasso e ricco, nessun aroma fluttua intorno a te, e la serena bellezza del tuo corpo svolge, opaca, i suoi accordi impeccabili.

Non odori neppure di carne, quel sapore che almeno emanano le donne che rivoltano il fieno, e troneggi, Idolo insensibile all'incenso.

Così la Dalia, regina vestita di splendore, solleva senza orgoglio la sua testa inodore, irritante tra i provocanti gelsomini!

Contributo di Paola Zanetti

Johann Wolfgang von Goethe

(Francoforte sul meno 1749 Weimar 1832)drammaturgo,poeta,saggista,scittore,teologo,filosofo,umani sta,scienziato,critico d’arte e di musica tedesca. Considerato uno dei più grandi letterati tedeschi è il maggior rappresentante del panorama culturale europeo del suo tempo. Il suo

opus magnum

è il Faust, un'opera monumentale alla quale lavorò per oltre sessant'anni.

Mentre andavo

Andavo per i campi così, per conto mio, e non cercare niente era quello che volevo.

E lì c'era un fiore che nella vita mai ne vidi uno più bello.

Volevo coglierlo, ma il fiore mi disse: possiedo radici, e sono ben nascoste.

Giù nel profondo sono interrato; per questo i miei fiori son belli tondi.

Non so amoreggiare, non so adulare; non cogliermi devi, ma trapiantare. Contributo di Paola Zanetti

Luis Cernuda Bidón

(Siviglia 1902 – Città del Messico 1963) poeta spagnolo

Violette

Lievi, umide, melodiose oscura luce viola che s'insinua come perla vegetale in verdi valve, sono un grido di marzo, un sortilegio di ali nascenti nell'aria tiepida.

Fragili, fedeli, sorridono quietamente con silenzioso invito, some sorriso che affiora da fresco labbro umano.

Ma la forma graziosa non inganna, non promettono per poi tradire.

Nel marciar vittoriose verso la morte trattengono un attimo, pur così fragili, il tempo tra i loro petali: il loro istante, esempio di effimera bellezza, divien viva malia nella memoria.

Contributo di Maria Stella Giovannelli

Luis Cernuda

GIARDINO ANTICO

da La realidad y el deseo, Séneca, México, 1940

Andare ancora al giardino chiuso che dietro agli archi del suo muro, tra magnolie e limoni conserva l'incanto delle acque.

Udire ancora nel silenzio, popolato di trilli e di foglie, il sussurro tiepido dell'aria dove le anime antiche vagano.

Rivedere il cielo profondo lontano,la torre slanciata, fiore di luce sulle palme: le cose tutte sempre belle.

Come allora,ancora sentire, l’acuta la spina del desiderio mentre la gioventù passata ormai torna. Sogno di un dio senza tempo.

Contributo di Maria Stella Giovannelli

HERMANN HESSE - Rosa purpurea

Ti avevo cantato una canzone.

Tu tacevi. La tua destra tendeva con dita stanche una grande, rossa, matura rosa purpurea.

E sopra di noi con estraneo fulgore si alzò la mite notte d'estate, aperta nel suo meraviglioso splendore, la prima notte che noi godemmo.

Salì e piegò il braccio oscuro intorno a noi ed era così calma e calda.

E dal tuo grembo silenziosa scrollasti i petali di una rosa purpurea.

Contributo di A. Floriana La Rocca

EMILY DICKINSON - Per te io curo questi fiori

Per te io curo questi fiori, fulgido assente!

Si fendono le vene di corallo della mia fucsia - ed io semino e sogno I gerani si tingono di chiazze umili margherite si frastagliano dirada il cactus le spinose punte per mostrare la gola Stilla aromi il garofano presto colti dall'ape un giacinto nascosto sporge il capo arruffato esalano profumi del fiale così tenui che ti domandi come li serbassero Fiocchi di raso spargono le rose sferiche sulla ghiaia del giardino pure - tu non sei qui e vorrei che i miei fiori non avessero piu' rossi colori Che sia felice il fiore e il suo signore - assente mi dà solo dolore in un calice grigio mi rinchiudono umilmente - per esser d'ora in poi la tua margherita in lutto di te!

Contributo di A.Floriana La Rocca

Il mio saluto

Erba gracile, indomita, che sai piegarti fiera al soffio dell’aria, fa’ che il refolo più birichino in un bisbiglio mi catturi e lasci ch’io m’inarchi allo sfrontato desiderio.

Mi distendo su di te assaporo l’accoglienza del tuo verde vestito e ne conto i fili.

Il mio corpo posato ti regalo e una cosa chiedo in cambio: che quella primula smetta di guardarmi; che il giallo velluto dei suoi petali ad altra direzione si rivolga.

Voglio saperlo soltanto io quel che provo.

Primavera 2012 di Floriana La Rocca

IL TULIPANO Etimologia:

dal greco

turban

, turbante, probabilmente a causa della sua forma.

Leggenda:

s econdo un'antica leggenda persiana, un giovane di nome Shirin partì in cerca di fortuna lasciando la sua amata Ferhad. La ragazza attese per lungo tempo il suo ritorno, poi, disperata, partì a sua volta alla ricerca dell'innamorato. Vagò per molto tempo e soffrì la fame, il freddo, la sete, finché un giorno non cadde su pietre aguzze e pianse con la consapevolezza che sarebbe morta senza rivedere Shirin. Le lacrime si mescolarono al sangue e cadendo in terra si trasformarono in fiori rossi: i tulipani.

Significato:

il tulipano selvatico simboleggia il primo amore, mentre nell'arte e nella poesia questo fiore ha rappresentato spesso l'onestà, l'incostanza, l'amore perfetto, la mancanza di discernimento. L'apparente contraddizione dei significati attribuiti al tulipano si pensa debba essere attribuita ai molteplici e contrastanti stati d'animo che vengono sperimentati durante un amore.

Storia:

portati in Europa dall'ambasciatore austriaco ad Istambul, i tulipani riscossero notevole successo presso le corti europee tanto che presso le classi borghesi i loro bulbi costituirono la dote di alcune ragazze in età da marito. Fu in Olanda che si creò ben presto un vero e proprio culto del tulipano. Fu, infatti, creata un'unità di misura che serviva appositamente per stimare la qualità dei bulbi, il "persit", ed inoltre, sempre i bulbi, furono oggetto di quotazioni in borsa

I TULIPANI

I tulipani sono troppo eccitabili, è inverno qui, guarda quanto ogni cosa sia bianca, quieta e innevata.

Imparo la pace, mentre si posa quieta a me vicina come la luce su questi muri bianchi, questo letto, queste mani.

Non sono nessuno; niente a che fare con le esplosioni.

Ho dato il mio nome e i vestiti alle infermiere la mia storia all'anestesista e il mio corpo ai chirurghi.

Hanno appoggiato la mia testa tra cuscino e bordo del lenzuolo come un occhio fra palpebre bianche che non si chiuderanno.

Stupida pupilla, di tutto deve fare incetta.

Le infermiere passano e ripassano, non disturbano, passano come i gabbiani verso terra nelle loro cuffie bianche, facendo cose con le mani, uguali l'una all'altra, così che è impossibile dire quante siano.

Il mio corpo è un sasso per loro, vi si apprestano come l'acqua ai sassi sui quali deve scorrere, levigandoli garbata.

Mi danno il torpore con i loro aghi luccicanti, mi danno il sonno.

Adesso ho perduto me stessa sono stanca di bagagli la mia borsa di pelle come un nero portapillole, mio marito e il bambino sorridono nella foto di famiglia; i loro sorrisi mi agganciano la pelle, piccoli ami sorridenti.

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Ho gettato cose in mare, io cargo di trent'anni tenacemente attaccata al mio nome e indirizzo.

Hanno strofinato via tutti i miei affetti.

Impaurita e denudata sulla plastica verde della barella ho guardato la mia teiera, il comò della biancheria, i miei libri affondare lontani, e l'acqua arrivarmi sopra la testa.

Sono una suora adesso, mai stata così pura.

Non volevo fiori, volevo soltanto sdraiarmi a palme in su completamente vuota.

Come si sia liberi, non avete idea quanto liberi la pace è così grande che abbaglia, non chiede nulla, un'etichetta col nome, qualche bazzecola.

Con questa, alla fine, chiudono i morti; li immagino masticarsela come un'ostia da Comunione.

I tulipani sono troppo rossi in primo luogo, mi feriscono.

Anche attraverso la carta da regalo li sentivo respirare piano, attraverso la bianca fasciatura, come un bimbo mostruoso.

Rossastri parlano alla mia ferita, le rispondono.

Sono traditori: sembrano ondeggiare, anche se mi tirano giù, scompigliandomi con le loro lingue inattese e il colore, una dozzina di rossi piombi intorno al mio collo.

Prima nessuno mi sorvegliava, adesso sono sorvegliata.

I tulipani si voltano verso di me, e la finestra dietro dove quotidianamente la luce si allarga e si assottiglia, io mi vedo, piatta, ridicola, ombra di carta ritagliata fra l'occhio del sole e gli occhi dei tulipani, non ho faccia, ho voluto cancellarmi.

I vividi tulipani consumano il mio ossigeno.

Prima che arrivassero l'aria era abbastanza calma, pulsava, respiro dopo respiro, senza scompiglio.

Poi i tulipani l'hanno riempita di un gran rumore.

Ora l'aria spinge e gli vortica attorno come un fiume spinge e vortica attorno a una macchina rosso-ruggine affondata.

Concentrano la mia attenzione, che era felice giocando e riposando senza impegnarsi.

Anche i muri sembrano riscaldarsi tra loro.

I tulipani dovrebbero stare dietro le sbarre come bestie pericolose; si aprono come la bocca di un grosso felino africano, ed io mi accorgo del mio cuore: apre e chiude la sua ampolla di rossi boccioli per vero amor mio.

L'acqua che assaggio è calda e salata come il mare, e viene da un paese lontano come la salute.

poesia di

Sylvia Plath

statunitense (Boston 1932 Londra 1963) è stata una poetessa e scrittrice Contributo di Maria Stella Giovannelli

“Spigolature”

contributo di Antonietta Gargiulo

Alceo

di Mitilene

Frammenti

1 Presto qualcuno ponga intorno al collo intrecciate ghirlande di aneto e sul petto mi versi soave profumo.

2 Odo giungere la primavera vestita di fiori...

Su presto! mescete un cratere di vino e dolce esso sia...

Gabriele D’Annunzio

“Come un fiore semplice”

Per entro i variati ori la lieve anima mia sta come un fiore semplice.

Giuseppe Ungaretti

“Eterno”

Tra un fiore colto e l'altro donato l'inesprimibile nulla.

“Notte di maggio”

Il cielo pone in capo ai minareti ghirlande di lumini.

Poesie, citazioni e curiosità

Guido Gozzano dalla poesia

“Cocotte

ll mio sogno è nutrito d’abbandono, di rimpianto. Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state… Vedo la case, ecco le rose del bel giardino di vent’anni or sono!

Paul Verlaine: la prima strofa del poema

Canzone d'autunno

è stata utilizzata da Radio Londra per comunicare alla resistenza l'imminente avvio dello sbarco in Normandia,durante la Seconda guerra mondiale.

«

Les sanglots longs des violons de l’automne blessent mon cœur d’une langueur monotone.

» «

I lunghi singhiozzi dei violini d'autunno feriscono il mio cuore con monotono languore.

»

Johann Wolfgang von Goethe: anche se la questione è assai controversa, le sue ultime parole, divenute comunque famosissime,sarebbero state:

"Mehr Licht" (più luce). Giuseppe Saragat

in occasione dell’assassinio di Giacomo Matteotti (10 giugno1924) secondo il giornale “La giustizia”

disse:”Il grido di Goethe morente è il grido di un popolo che risorge- Luce! Luce!” Contributo di Guglielmo Giovagnoni

Libera interpretazione tratta dal xxxv Sonetto di W.Shakespeare Anche la rosa ha le sue spine...

anche la fonte più limpida può sporcarsi di fango...

anche il verme più ributtante può godersi la bella gemma di un fiore.

Contributo di Stefano Sabatini Visconti

FIORI DI PLASTICA

M

I RONZA NELLE ORECCHIE IL RUMORE SCRICCHIOLANTE DI BOTTIGLIE DI PLASTICA GETTATE QUA’ E LA’ NEI PRATI E CALPESTATE DAI MIEI PIEDI.

M

A QUANTO E’ BELLO INVECE RICORDARE IL RUMORE DEI PETALI DI UN FIORE CHE SI APRE.

SVS 2008 STEFANO sABATINI VISCONTI

BIANCHI FIORI E GIALLI

Bianchi fiori e gialli e mare e cielo e sole silenzio ovattato alito di vento tutto dentro infonde penetra nel petto armonia impalpabile fluisce senza tempo scorre piena e inconsistente attimi infiniti di beatitudine fuggente.

Gabriella Caponi

Lido di Dante, aprile 2007.

Campo Carlo Magno I tre abeti

Sulla collina di neve ho tre amici sempre verdi e solitari, il vento gelido e la neve li sommerge.

La loro casa è il cielo e la montagna il tetto è pieno di stelle e la notte nera li veste

Il prugno

Rustico selvaggio cresce nei boschi sulle colline montuose.

E’ il prugno pertichino marzo lo veste di bianco con piccoli fiori dai petali come coriandoli.

Il vento di tramontana scrolla i suoi rami cadono a terra leggeri petali bianchi un bel prato come erano i tuoi giorni.

Rosa selvatica

Profumo intenso di rosa canina a sera si sfoglia senza vita

Poesie di Clara Marcacci

Una poetessa umbra contemporanea:

Brunella Bruschi

dal 2000 ad oggi ha pubblicato numerose raccolte di poesie, ha vinto il premio internazionale”E.Montale”(1993),i premi nazionali “S.Penna”(1998) e “G.Ungaretti”(1982).Ha ottenuto il riconoscimento di “Poeta Umbro dell’anno”al Premio Nazionale “Gens Vibia”(2006).Le sue liriche compaiono in numerose antologie nazionali.Collabora con riviste letterarie nazionali,attualmente cura una pagina di recensioni su ViewPoint,PoEtiche.

Anemoni e Ranuncoli

Un campo antico di anemoni e ranuncoli oltre il ponte d’un marzo stranito un’umanità di vento che si poteva cogliere dai petali spiegazzati come stagione di là da venire gli occhi correvano avanti in cerchi larghi d’orizzonte pungeva l’aria con un’idea di connubi (le cose si ornavano di noi e noi di fiori) così la vita si teneva d’occhio ilare e indulgente in attesa di luoghi da inverare.

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Foglie

Magari queste innervate foglie che nella trasparenza consumano l’aria fossero l’humus d’un volo d’amore i versi le sinapsi in cui s’incontra il mondo che dagli occhi va al cuore e tu a un risveglio d’astri scoprissi che ha più vita la morente foglia che la gemma

Dal libro di Brunella Bruschi“Elementi d’amore” Morlacchi Editore 2012

Contributo di Gabriella Caponi

Fine