Transcript Lezione BES

L’intelaiatura entro cui
tessiamo la nostra tela…
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NUCLEI FONDANTI
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
Concetti che ricorrono in vari luoghi delle
discipline, che le strutturano e generano nuove
conoscenze. Sono di per sé verticali, in quanto
ordinano il percorso di ciascuna disciplina.
aiutano l’alunno ad organizzare la propria
conoscenza con una progressione “a cerchi
concentrici”
facilitano il passaggio da insegnante ad alunno
stimolano la meta cognizione.
Es. di nucleo fondante in storia: il concetto di
trasformazione nel tempo.
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DISTILLAZIONE

Definire le conoscenze essenziali vuol dire
distillare dalla disciplina le logiche fondamentali
presenti nell’insegnamento dell’intera disciplina
o di una sua parte
 E’ un esercizio per riflettere sulla disciplina, sul
percorso di un curricolo, sulla sequenza di un
modulo o di una unità didattica. La distillazione è
(ops, dovrebbe essere..) il focus della
discussione nell’attività di programmazione tra
colleghi nei gruppi disciplinari (dipartimenti), nei
consigli di classe, di interclasse
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COMPETENZE TRASVERSALI

Sono il complemento dei nuclei fondanti: competenze
comuni a più discipline, che di volta in volta assumono
caratterizzazioni specifiche in un contesto di continuità di
significati.
 Es: “Saper generalizzare”, sintetizzare,…
 “saper selezionare”
 Ma anche “saper leggere” (analizzare, interpretare…) o
“saper comunicare”, “rappresentare, porre problemi e
progettare soluzioni…”!
 Nelle indicazioni il sapere unitario è, giustamente, uno
degli assi portanti, realizza una sorta di continuità
“epistemologica” degli alfabeti della conoscenza.
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DIDATTICA BREVE

Didattica giocata tutta sulla pulizia dei ragionamenti e
sulla loro essenzialità, che realizza forti guadagni
temporali e porta poi ad una cornice ricompositiva in
momenti successivi, anche all’interno di discipline
diverse rispetto a quella che l’aveva generata.
 Es. micropercorsi, meglio se oggetto di esperienza
diretta e operativa, che portano all’acquisizione di un
concetto da rimettere in gioco poi in mille altre
occasioni richiamando quell’esperienza.
 Es: laboratorio sui cambiamenti di stato dell’acqua:
concetto di identità e cambiamento.
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COMPETENZE =COMPITI AUTENTICI
 Autentico
strumento per elaborare (e per
l’insegnante poter valutare) le tanto
sbandierate competenze
 Far misurare l’alunno con compiti reali,
veri, concreti, che gli permettano di
mettere in azione le cose che sa, attivare
la propria motivazione, sentire messe in
gioco le proprie personali risorse nella
ricerca di percorsi risolutivi di problemi.
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LA DIDATTICA:
MEDIAZIONE E RITUALI

Insegnare significa mediare la conoscenza
perché si renda accessibile (e direi
“accattivante”) per i nostri alunni

insegnare
indicare con l’indice della mano i
segni, che stanno al posto della realtà e ad essa
rimandano

INSEGNARE è MEDIARE in diversi modi
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 Il
rapporto con la classe riattiva scenari
della propria infanzia
 I contenuti culturali assolvono ad un ruolo
centrale ma sono sempre e comunque
offerti attraverso il corpo dell’insegnante
 Se ottiene che gli alunni investano
affettivamente su di lui, può trasferire poi
la carica positiva sui saperi
 L’insegnante è leader della classe, con
funzione assegnata ma… da conquistare
giorno per giorno!
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MEDIAZIONE
Realtà
 azione
 immagine
 analogia
 simbolo
rappresentazione
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
Mediatori attivi: azioni fisico/percettive che fanno
ricorso all’esperienza diretta, “operativa”;
 Mediatori iconici: illustrazioni, rappresentazioni
grafiche, spaziali; uso di colori, schemi per
immagini…;
 Mediatori analogici: fanno ricorso alle metafore,
come la drammatizzazione, il role-playing, l’uso
di modelli (es. il modello del sistema solare);
 Mediatori simbolici: terminale della
mentalizzazione, utilizzano codici arbitrari come
quello verbale e la scrittura, da sempre
identificati come tipici dell’istituzione scolastica.
Sono gli unici codici capaci di descrivere anche
se stessi .
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DIDATTICA:
È
la scelta, organizzazione e
combinazione dei diversi mediatori
 Come
dal cilindro del mago, l’insegnante
di volta in volta escogita le diverse
strategie di mediazione, capaci di
promuovere nell’alunno un “movimento
verso l’apprendimento” che non può che
essere lui a fare.
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
La routine didattica è una sequenza di
azione professionale, con una specifica
struttura operativa (CHI – DOVE – COSA
– COME) e uno specifico SCOPO. Spesso
sono concatenate tra loro e si sviluppano
in modo RICORSIVO.
 Il
lavoro in aula (lezione) è esso stesso
riconoscibile come una routine, che
potremmo dividere in quattro fasi, con
andamento ricorsivo.
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APERTURA
Offre all’attività di apprendimento un supporto ordinatore
una cornice (affettiva, sociale, cognitiva, pragmatica…)
CONCLUSIONE
Consolidare gli apprendimenti, integrare
i contenuti affrontati e coordinarli con
l’attività successiva
SEQUENZA
offre all’attività di apprendimento
un ordine dedicato e razionale
(narrazione, descrizione di processi..)
ANDATURA
offre a ciascuna fase o sub-routine
la durata e i passaggi “giusti”
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Le scelte didattiche
in presenza di BES
Alunni disabili (DvA),
con disturbi specifici di apprendimento (DSA),
con deficit di attenzione e iperattività (ADHD),
funzionamento cognitivo borderline,
disagio socio-culturale e linguistico
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1. le sensorialità prevalenti
 va
facilitato l’apprendimento attraverso
il canale visivo : organizzatori grafici in
senso lato (diagrammi di flusso, mappe
mentali e concettuali, schemi, immagini,
film, utilizzo di colori. ecc) e il canale
uditivo (registrazione delle spiegazioni,
audiolibri , libri di testo digitali, sintesi
vocale, lettore umano , ecc).
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2. I tempi
 Frammentare
la lezione in micro-unità di
circa 15’, introducendo variazioni per
catturare l’attenzione
 Vanno
concessi tempi distesi per lo
studio e le verifiche perché lentezza e
affaticamento costituiscono per i BES due
dei principali limiti per un buon rendimento
scolastico.
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3. Organizzazione degli spazi
 Ridurre
i distrattori
 Variare l’organizzazione dei banchi in
funzione del tipo di attività o consentire
agli alunni di spostarsi o riorganizzarsi nel
passaggio da una fase all’altra
dell’attività
 Contatto visivo costante con gli alunni con
bisogni educativi speciali
 Aula come “laboratorio”
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4. La comunicazione
 Parlare
teatralizzando ed enfatizzando con
il non verbale i significati espressi con il
linguaggio verbale, es. variare il tono di
voce, usare gesti e sguardo…
 Non stare fermi ma muoversi (il
movimento attira l’attenzione)
 Usare poche incisive parole e ritornare
spesso sui concetti principali
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5. Depenalizzare l’errore

Errore accettato come non del tutto evitabile
e non sempre autocorreggibile
 cercare il ragionamento che c’è dietro
l’errore, non soltanto sanzionare!
 Non segnalare l’errore mentre l’alunno sta
lavorando, casomai dopo, alla fine e non con
intento sanzionatorio. Non segnare tutti gli
errori
 Consentire tempi personalizzati per le
verifiche o accettare un numero inferiore di
risposte
Capire l’errore aura barbirato
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6. Utilizzare, in modo
personalizzato
 Strumenti
compensativi (“protesi” che
bypassino le difficoltà strumentali di base)
 Misure dispensative (“sconti” su attività
non essenziali)
 Criteri di valutazione personalizzati,
collegialmente condivisi e individualmente
applicati
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7. Organizzare il lavoro in
classe
 Favorire
la COOPERAZIONE e non la
COMPETIZIONE
 Favorire l’empatia
 Utilizzare la pedagogia della narrazione e i
metodi autobiografici
 Privilegiare gli stili di apprendimento di
ciascuno, accettando anche lavori
differenziati
 Evitare gli imprevisti che creano ansia
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Strategie per l’apprendimento

Incoraggiare e gratificare l’alunno ogni qualvolta
ci sia l’occasione per farlo
 Renderlo sempre consapevole dei propri
progressi, facendogli notare che è in grado di
applicare conoscenze che non possedeva nella
settimana/lezione precedente
 Privilegiare un insegnamento “sistematico”, con
molte ripetizioni dello stesso concetto, ma con
modalità diverse affinché queste risultino
interessanti e motivanti
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
Variare le attività durante la lezione evitando di
incentrarle su una sola abilità, per far sì che
ciascuno possa trovare facilmente un suo spazio

All’inizio di ogni lezione ripetere con tutta la
classe quanto è stato presentato durante la
lezione precedente e cercare di coinvolgere i
ragazzi con domande flash (warm up)

Utilizzare il brainstorming di tipo visivo per tirare
fuori le idee come vengono e collegarle a
posteriori
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 Prima
di qualsiasi lettura, o spiegazione,
attivare il processo cognitivo
dell’anticipazione: spiegazione per sommi
capi ed estrazione delle “parole chiave”
 Se
nel testo ci sono termini nuovi o difficili,
spiegarli prima, sottolinearli poi quando si
incontrano
 Controllare
spesso se quanto è stato
spiegato è sufficientemente chiaro
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





In caso si dettino appunti, fornire fotocopie o file
Molto utile l’uso della LIM che consente di
consegnare il file multimediale della lezione
Accertarsi che l’alunno riesca a scrivere sul
diario i compiti assegnati, eventualmente grazie
anche all’aiuto del compagno di banco
Utilizzare quando possibile il lavoro di gruppo o
a coppie, che consente di sfruttare le capacità di
problem-solving
Se necessario, fornire materiale registrato per
riascoltare le lezioni
Esistono software per la didattica metacognitiva!
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Se si forniscono fotocopie:

Aumentare l’interlinea a 1,5- 2
 Utilizzare un carattere uguale o maggiore di 14
 Utilizzare Arial (carattere senza “grazie”) e
scrivere in stampato maiuscolo, tuttavia meglio
concordare col ragazzo l’uso del tipo e della
dimensione del carattere perché è soggettivo. Il
grassetto, le sottolineature, e il testo giustificato
per molti alunni peggiorano la leggibilità: fornendo
un file l’alunno potrà modificare autonomamente
la formattazione oltre che eventualmente farsi
leggere il testo
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Occorre operare una semplificazione
sintattica e lessicale del testo:








Non utilizzare testi di più di 150/200 parole
Non utilizzare parole sconosciute o complesse
Utilizzare frasi brevi
Esplicitare sempre soggetto e oggetto
Utilizzare possibilmente verbi attivi al modo finito
Distinguere chiaramente le informazioni
principali dalle secondarie
Evidenziare graficamente i passaggi principali
Alleggerire sempre e comunque l’entità della
parte scritta a favore di schemi e immagini
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Le mappe e gli schemi
 INSEGNARE
a costruire le mappe
 Non utilizzare più di 8-10 parole chiave
 Fare uso dei colori e degli organizzatori
grafici
 Insegnare ad usare i software per
costruire le mappe
 Lasciare sotto gli occhi la mappa durante
l’interrogazione orale
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VI AUGURO CHE IL VOSTRO
ORRIZONTE SI RISCHIARI…
E VI CONDUCA….
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AD UN RADIOSO FUTURO!
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