De constantia sapientis e

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Transcript De constantia sapientis e

ANNEO SERENO
Dedicato ad
Scritto intorno al
(amico di Seneca che
sotto Nerone fu prefetto
dei vigili)
55-56 a.C.
DE
CONSTANTIA
SAPIENTIS
Protagonista
Sapiens
Princìpi
Dottrina stoica
Deve possedere
Il «sapiens» dunque, proprio perché imperturbabile,
non può subire né offesa né contumelia.
L’inespugnabilità del saggio dinnanzi l’attacco degli uomini, diventa un modello per coloro che
vogliono intraprendere la via della virtus
Il saggio, infine, poiché ha riposti tutti i suoi beni in sé e non ha lasciato nulla
affidato alla fortuna, non può da essa essere danneggiato.
CATONE L'UTICENSE
ESEMPIO DI
TOLLERANZA
CALIGOLA
SOCRATE
PUNTO DI
RIFERIMENTO
COSTANTE
ESEMPIO DI
NEGATIVITA’
De
brevitate
vitae
DESTINATARIO
Paolino
DATAZIONE
49 o 62 a.C?
STRUTTURA
XX Capitoli
Tematica
Brevità della vita
- il tempo
Dopo otto anni di esilio in Corsica, Seneca rientra a Roma grazie ad Agrippina, seconda
moglie di Claudio che gli chiede di educare il figlio Nerone.
Seneca non vede l’ora di tornare
alla vita attiva, ma nello stesso
tempo le meditazioni fatte durante
l’esilio, e la voglia di riprendere la
scrittura di filosofia, gli danno
spunto per comporre il «De
brevitate vitae»
Da una parte vede ogni giorno la vita frenetica di Roma, dall’altra ha ancora vivo il ricordo della
meditazione sulla vita.
Per questo si è posto alcune domande sul tempo alle quali prova a rispondere nella sua opera:
•
• Che cosa è il tempo?
• Il tempo coincide con la vita dell’uomo?
E la vita, è quella dedicata all’attività frenetica o alla meditazione?
 Il tempo dovrebbe appartenerci interamente ma quotidianamente ogni cosa e ciascuno ce lo ruba:
nessuno è disposto a dare le proprie ricchezze, ma tutti non ci curiamo di regalare tempo della nostra vita agli
altri dando libero accesso a tutti come fossero padroni o ladri.
 La vita dunque non è breve, ma siamo noi a renderla tale essendone prodighi.
 L’uomo agisce e programma la propria vita come se avesse la certezza di vivere
a lungo o, addirittura per sempre mentre la cosa più difficile è saper vivere.
 L’uomo sbaglia a rimandare il tempo del riposo e meditazione per dedicarsi a occupazioni futili e
addirittura nocive.
Ognuno pretende la sua parte, le ricchezze, gli incarichi, persino la malattia rivendica per sé la sua parte, ma nessuno rivendica se
stesso per sé.
Solo il saggio conosce il vero otium (tempo libero) utile e proficuo, diverso da quello degli sfaccendati. L’otium si contrappone al
negotium che invece riguarda coloro che si dedicano alla vita pubblica. Gli occupati non hanno tempo libero, e se ce l’anno sono
«occupati del non far niente»
La vita degli occupati è breve, quella del saggio, che sa misurare la sua vita in base dell’attività spirituale, è lunga abbastanza.
Seneca esorta Paolino a lasciare la vita pubblica che non si addice alla dignità
dell’uomo per dedicarsi alla vita spirituale e alla filosofia
«La vita si divide in tre tempi: quello che è stato, quello che è, quello che dovrà essere. Di essi quello che stiamo vivendo è breve,
quello che dovremo vivere è incerto, quello che abbiamo vissuto è sicuro»
Il tempo fluisce perennemente, e per noi uomini è costituito da passato presente e
futuro:
 Il presente non ci
appartiene (fugge
via), e bisogna
pertanto viverlo
nella maniera
intensa possibile
per poterne
divenire padroni;
 Il futuro è avvolto
dal dubbio e
dall’incertezza,
quindi non si
deve confidare
in esso
 Il passato è invece l’unico
tempo che ci appartiene,
perché è l’unico tempo
certo: è necessario allora
conquistare tutta la
sapienza del passato per
metterci in contatto con i
grandi che ci hanno
preceduto.
All’uomo «occupato» riguarda solo il presente, esso è breve tanto che non lo si può afferrare ed è sottratto agli stessi occupati senza rendersene
conto a causa degli impegni.
 Un determinato tempo è passato: ebbene, egli lo tiene ben stretto a sé con il ricordo
«transit tempus aliquot: hoc recordatione comprendit»
 Un altro tempo gli sta innanzi: di esso ne usa
«instat: hoc utitur»
 Un altro tempo gli verrà incontro: ecco che egli lo anticiperà
«venturum est: hoc praecipit»
 Il Saggio raccoglie insieme tutti i diversi tempi, il chè gli rende lunga la vita
«longam illi vitam facit omnium temporum in unum conlatio»
Il saggio è dunque al di sopra del tempo, vive in una condizione di «non-tempo» in
quanto condensa in sé tutte e tre le scansioni del tempo
I 20 capitoli in cui si suddivide l’opera sono:
I: vita non breve per
natura, ma per cattivo uso
umano
VII: impegni che
tolgono il respiro
II- III: occupazioni
e passioni, cause
del poco tempo
VIII-IX: ignoto valore del tempo,
vivere oggi e non rimandare tutto al
domani
IV-V-VI: es. di affaccendati
illustri come Cicerone,
Augusto…
CONTINUA
•
X-XI: i 3 tempi della vita.
Indaffarati desiderano più vita.
Saggio pronto a morire.
•
XIV-XV-XVI-XVII: dedicarsi alla
sapienza porta all’ozio vero e i
saggi insegnano l’immortalità ,
gli affaccendati trascurano
Passato e Presente e si
preoccupano del Futuro
•
•
XII-XIII: descrizione degli
occupati, differenza veri e
finti oziosi. Erudizione
perdita di tempo se fine a
se stessa
•
XX: indaffarati
muoiono senza aver
vissuto come Turannio
XVIII-XIX: Seneca esorta
Paolino per lasciare vita
pubblica e dedicarsi alla
vita contemplativa
La datazione del «de brevitate vitae» è stato per gli studiosi motivo di ipotesi svariate e fra le molte avanzate due sono da
considerarsi maggiormente:
1- L’opera fu composta nel 49 a.C. nell’anno del ritorno a Roma di Seneca dall’esilio
2-Fu scritta nel 62 a.C. quando Seneca si ritirò a vita privata.
Maior pars mortalium, Pauline, de naturae malignitate conqueritur
‘’ La maggior parte dei mortali, O Paolino si lamenta dell’avarizia della natura’’
Paolino non è facilmente identificabile , ma per certezza deve trattarsi di una persona stretta per
Seneca poiché, i dedicatari di queste opere, sono figure di stretto rapporto con l’autore come Pompeo
Paolino, padre di Paolina moglie di Seneca, sposati nel 49, anno possibile della composizione.
Si tratta di una persona prestigiosa, poiché appartenente alla famiglia borghese di Arles.
P. Paolino ricopre la carica di prefetto dell’annona tra il 48 e il 45. Pur essendo di cultura elevata,
non è uno stoico anche se da giovane si dedicò alla retorica e filosofia.