Centro e periferia nel mondo industrializzato

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Transcript Centro e periferia nel mondo industrializzato

CENTRO E PERIFERIA NEL
MONDO INDUSTRIALIZZATO
L’Europa, centro propulsivo dell'economia mondiale
L'esplosione demografica
La dominazione europea sul mondo
La supremazia economica dell'Inghilterra: monopolio
del mare e liberismo
L’invenzione della macchina a vapore
Il ruolo dell'Inghilterra, "officina del mondo"
• L'elemento saliente che caratterizza le relazioni tra le
diverse aree del mondo nei primi 50 anni
dell'Ottocento è costituito dalla progressiva
espansione, soprattutto sul piano economico,
dell'egemonia europea sull'intero pianeta.
• L'Europa, e al suo interno la Gran Bretagna, si
affermò in sostanza come il centro propulsivo
dell'intero sistema-mondo, nel quale vennero inseriti
e subordinati gli altri continenti.
• La Gran Bretagna svolse il ruolo di guida della
locomotiva europea, giustificando la definizione che
allora le venne data di "officina del mondo".
I vantaggi dell’Inghilterra nel
processo di industrializzazione
• Nel 1850, in GB era presente quasi il 60% della capacità
produttiva del continente e nessuno degli altri paesi in
via di industrializzazione era in grado di competere.
• Con i suoi 250.000 telai meccanici, in confronto alle
poche migliaia presenti in Francia e in Germania,
l'Inghilterra aveva accumulato un vantaggio di mezzo
secolo nel processo di industrializzazione rispetto al
resto dell'Europa, e uno incommensurabile rispetto al
resto del mondo. Questo le consentì di rimanere
all'avanguardia anche quando lo scarto con gli altri paesi
europei si ridusse: nel 1880 soltanto 1/3 della capacità
produttiva continentale si trovava in GB, quasi il 40% in
Francia e in Germania.
L'esplosione demografica
• Verso la metà del secolo XIX gli abitanti della Terra
avevano superato il miliardo: erano raddoppiati nel
corso di un paio di secoli e sarebbero di nuovo
raddoppiati in meno di 100 anni, e poi ancora in meno di
cinquanta (poco più di un'unica generazione),
raggiungendo i 4 miliardi negli anni Settanta del
Novecento e i 6 alla fine del millennio, per continuare
ulteriormente questa crescita.
• L'equilibrio demografico del pianeta ne risultò per la
prima volta decisamente sconvolto. La Terra, che aveva
per secoli e secoli nutrito due o trecento milioni di
uomini e di donne, si trovò gravata da un'esplosione
demografica irreversibile.
La popolazione europea
• In proporzione gli europei erano molti: un quarto di
tutti gli abitanti del pianeta. Due secoli prima
rappresentavano solo un sesto della popolazione
mondiale e 100 anni dopo ne avrebbero
rappresentato un quinto, per scendere poi molto
rapidamente al 10% attuale.
• Oltre ai 250 milioni di europei che vivevano nel
Vecchio continente, bisogna contarne circa altri
cinquanta nel Nuovo mondo, la cui popolazione era
l'unica a crescere ancora più in fretta di quella
europea (e il grande flusso migratorio verso l'America
era appena agli inizi).
Cause dell’incremento
demografico europeo
• Quasi un terzo della popolazione mondiale era di razza
bianca: una percentuale altissima, sia in confronto al
passato sia, soprattutto, al futuro. La natalità degli
abitanti dell'Europa restava assai prossima alle
quattrocento nascite per diecimila abitanti, perfino più
che per le generazioni passate. Solo dopo la metà del
secolo, con lo sviluppo economico, avrebbe cominciato a
decrescere nei Paesi più avanzati. La mortalità, invece
stava declinando rapidamente, in parallelo alla crescita
delle risorse alimentari e al miglioramento delle
condizioni igieniche.
Il dominio europeo dello spazio
economico
• Una tale spinta demografica era lo specchio
dell’aggressività e del successo della razza bianca. Da
circa 3 secoli gli europei avevano vinto la competizione
con le altre civiltà e avevano cominciato a invadere il
resto del mondo. Già da almeno 100 anni l’intero pianeta
per la prima volta nella sua storia, era stata
progressivamente integrato in un unico spazio
economico guidato da un solo centro: l’Europa nordoccidentale. Ormai, a metà del secolo XIX, la
dominazione appariva un fatto compiuto.
Centro e periferia nel mondo industrializzato
• A livello planetario si confrontavano società
tradizionali, dotate di apparati tecnologici e
scientifici statici, rimasti in buona sostanza fermi
al Medioevo, e un centro dinamico, circoscritto
territorialmente, ma dotato di una massa
gigantesca di risorse materiali, di conoscenze e
di competenze tecniche evolute, di capitali e di
materie prime in continua espansione.
Dominio mondiale dell'Europa
• L'elemento di forza su cui si fondava il dominio mondiale
dell'Europa
va
ricercato
essenzialmente
nell'incommensurabile superiorità del suo sistema
economico e del suo patrimonio tecnologico, rispetto
agli altri continenti.
• Infatti solo negli Stati Uniti, propaggine europea nel
continente americano, erano visibili i segni di un
incipiente
processo
di
industrializzazione
e
dell'affermazione dell'azienda agraria capitalista.
• Nel resto del pianeta imperavano ancora modelli di
sviluppo arcaici, di stampo feudale in Asia, schiavisticocoloniale nell'America latina, addirittura tribale in Africa.
Europa "locomotiva" del mondo
• A partire dal 1830, il nostro continente conobbe un
quarantennio di eccezionale sviluppo economico, che
affondò le sue radici nell'estensione della rivoluzione
industriale ad altre regioni del continente e in un
ulteriore salto di qualità delle capacità produttive e
tecniche del sistema manifatturiero.
• La potenza sviluppata dall'insieme delle macchine a
vapore presenti nel continente misura l'intensità della
crescita: si è incrementata di ben 25 volte dal 1840 al
1880: uno sviluppo poderoso, che ha consentito
all'Europa di diventare la "locomotiva" del mondo e
trasformarlo in un immenso mercato delle sue merci e
delle sue tecnologie.
Lo sviluppo economico continentale
• Lo sviluppo economico continentale si fondava su
due fenomeni distinti:
• il consolidamento dell'egemonia inglese;
• la crescita ancor più rapida degli altri paesi coinvolti
nel processo di industrializzazione. Tra il 1840 ed il
1850, mentre l’ Inghilterra raddoppia le sue capacità
produttive, la Germania le sestuplica, l’Austria le
quintuplica, la Francia le triplica: il processo di
industrializzazione era ormai irreversibilmente uscito
dai confini dell’Isola e si stava dilatando sul
continente.