Transcript Terremoti
Il terremoto I terremoti sono vibrazioni del terreno causate essenzialmente da fratture che si producono nelle rocce della crosta terrestre a seguito di un accumulo di energia di deformazione causato da movimenti tettonici a grande scala. Tale energia in parte viene liberata sotto forma di calore prodotto dall'attrito e in parte convertita in energia cinetica e propagata a distanza sotto forma di onde sismiche. Teoria del rimbalzo elastico – Reid, 1910 Le dinamiche interne della terra comportano compressioni e trazioni sulle le masse rocciose che, fintanto che l'attrito ed altre resistenze sono sufficienti ad opporsi ad uno spostamento relativo, si deformano progressivamente. In tal modo viene accumulata energia potenziale. Nel momento in cui queste resistenze vengono vinte (superato il punto critico), può succedere che la massa rocciosa si frantumi e restituisca, in parte, l'energia potenziale come energia cinetica con l'emissione di onde sismiche. Nella maggior parte dei casi la “rottura” (faglia) avviene secondo un preciso piano (piano di faglia) dividendo la roccia in blocchi che scorrono l'uno rispetto all'altro fino a trovare una nuova posizione di equilibrio. Sotto compressione (o trazione), la roccia si deforma elasticamente fino ad un valore A dello sforzo, al di sopra del quale la relazione non è più lineare. Quando lo sforzo raggiunge il valore C (punto di rottura) la roccia si rompe, liberando tutta l'energia accumulata fino a quel momento. Il punto in cui comincia la rottura è detto ipocentro. La linea in cui avviene la rottura (accompagnata dallo spostamento delle parti), viene chiamata faglia. Le faglie Le faglie rappresentano le superficie di discontinuità (rottura) lungo le quali avviene uno scorrimento fra due formazioni rocciose (letto e tetto) soggette a pressione. Considerando la direzione del movimento reciproco, si possono avere: faglia trascorrente, faglia diretta, faglia inversa La zona di rottura non è sempre visibile in superficie (terremoti profondi faglie profondi) . Se la zona di rottura è visibile in superficie faglia superficiale. La più nota è quella lungo la faglia di S. Andreas che causò il terremoto di S. Francisco del 1906 (M = 8.3): lunghezza 300 km, scorrimento di 6.4 m. Tetto (blocco sovrastante il piano di faglia) Letto (blocco sottostante il piano di faglia) Classificazione delle faglie in base al movimento relativo Seguire lo scorrimento nel tempo dei blocchi lungo una faglia è importante per valutare il rischio sismico in senso deterministico. Uno scorrimento irregolare (soprattutto in rallentamento) è indice di accumulo di energia potenziale che potrebbe, prima o poi, produrre una nuova frattura, quindi ulteriori onde sismiche. Dopo la «rottura», le rocce tendono a raggiungere un nuovo equilibrio, ma, data la loro elasticità, lo fanno «vibrando». Le vibrazioni trasmettono l’energia cinetica alla materia circostante, generando così le … Onde sismiche Le onde sismiche, generate dall'energia sprigionata durante un terremoto, si propagano dall'ipocentro in tutte le direzioni, arrivando in superficie. Il punto sulla superficie posto sulla verticale dell’ipocentro si chiama epicentro ed è il punto dove viene avvertito per prima il terremoto. Esistono vari tipi di onde sismiche in relazione ai diversi caratteri e le diverse velocità con cui si propagano attraverso i vari mezzi. Si possono dividere in due grandi categorie: onde di volume e onde superficiali Onde di profondità Si trasmettono nell'intero della terra. Schematizzando la superficie terrestre come superficie di separazione fra un mezzo denso, la crosta, e un mezzo molto leggero, l'aria, le onde che vi sopraggiungono in parte vengono riflesse, tornando all'interno della terra, in parte passano per trasparenza e, a contatto con l'aria, generano rumore. Si distinguono in due tipi di onde di profondità: onde P e onde S Onde P: longitudinali o primarie o di volume Sono le onde più veloci, quelle che raggiungono per prime la superficie terrestre (epicentro punto sulla verticale dell’ipocentro, primo punto in assoluto ad essere raggiunto) La velocità VP in roccia compatta è dell'ordine di 5-6 km/s Le particelle del terreno si spostano nella stessa direzione di propagazione del fronte d'onda (compressione ed espansione della materia) Queste onde producono variazioni di volume e si trasmettono sia nei mezzi solidi sia nei mezzi fluidi Onde S: trasversali o secondarie o di deformazione Hanno velocità minore delle onde P; VS per roccia compatta è dell'ordine di 3-3,5 km/s. Le particelle del terreno si spostano lungo una direzione perpendicolare a quella del fronte d'onda. Queste onde modificano la forma del mezzo in cui si trasmettono (sono dette anche onde di taglio), hanno ampiezze maggiori delle onde primarie e si estinguono a contatto con un mezzo liquido Onde di superficie Hanno una velocità minore di quelle di profondità, grandi periodi e si trasmettono negli superfici di discontinuità, in particolare sulla superficia della Terra, provocando grandi spostamenti di materia. Fra i vari tipi i più importanti ci sono le onde R e le onde L Onde di Rayleigh (R) Interessano i primi metri della superficie terrestre (4-5 m). Le particelle si muovono sia nella direzione di propagazione dell'onda sia in senso verticale, descrivendo un'ellisse sul piano verticale; il moto ellittico antiorario si smorza molto rapidamente. La velocità con cui viaggiano è di circa 2,7-3 km/s Onde di Love (L) Le particelle si muovono perpendicolarmente alla direzione di propagazione dell'onda (onde di taglio). Si formano sulla superficie di separazione degli strati con proprietà elastiche diverse e si propagano circa con la stessa velocità delle onde R. La misura dei terremoti Esistono due approcci diversi nella misura di un terremoto. Un primo approccio, che può essere definito storico, è quello basato sugli effetti: a seguito dell'evento sismico si valutano i danni provocati sull'uomo, sulle costruzioni e sull'ambiente. Questo approccio ha dato vita, nei vari paesi, a circa una cinquantina di scale d'intensità (Mercalli-Cancani-Sieberg - MCS). Un secondo approccio è basato sul rilevamento, attraverso opportune strumentazioni, di grandezze oggettive quali l'energia sprigionata dal terremoto, l'accelerazione delle onde sismiche, ecc. Questo approccio ha prodotto, ad esempio, la scala delle magnitudo, formulata da Gutenberg e Richter all'inizio degli anni quaranta. Scala Mercalli Magnitudo Per caratterizzare l'energia meccanica globale messa in gioco da un terremoto è stata proposta, nel 1935 da Richter, la grandezza magnitudo M. Il procedimento di misura è stato suggerito dalla seguente osservazione: • Una volta localizzato l’epicentro di un terremoto, considerando le distanze da varie stazioni sismologiche, è possibile costruire un diagramma riportando in ordinate il valore log10A (Ampiezza massima dell’oscillazione del sismografo) ed in ascisse le distanze D da varie stazioni sismologiche. Magnitudo Dall'elaborazione dei dati relativi a numerosi terremoti in California, Richter si accorse che le curve ottenute nel diagramma precedente relative a terremoti diversi sono significativamente parallele. Confrontando, poi, i dati sismografici delle varie stazioni, relativi a due terremoti qualsiasi, rilevò che la differenza log10A1 – log10A2 è sostanzialmente la stessa. Praticamente tale differenza è indipendente dalla distanza degli epicentri dei terremoti considerati rispetto alla stazione di rilevamento. E' stato quindi proposto di fissare, per ogni stazione sismografica una scossa «campione» a cui rapportare le varie scosse registrate in qualsiasi momento Tale scossa campione è ideale ed è definita come la scossa che, a distanza di 100 km, produrrebbe una oscillazione del sismografo di ampiezza massima 1 micronmetro. La magnitudine di un terremoto reale sarà, quindi M=log10(A/A0) A0 rappresenta l’ampiezza che avrebbe la scossa campione alla distanza del terremoto reale. Magnitudo lI terremoto di Valdivia del 1960 è conosciuto come il Grande Terremoto Cileno, avvenuto il 22 maggio 1960 – grado 9,5 scala Richter (3.000 vittime). Ma il più disastroso è stato il maremoto (tsunami) con epicentro nell’Oceano Indiano al largo della costa nord-occidentale di Sumatra, in Indonesia il 26 dicembre 2004 – 9,3 M (250.000 morti). La magnitudo è correlata con l'energia meccanica E rilasciata alla sorgente. Empiricamente si è calcolato che ad ogni grado di Magnitudine (scala Richter) corrisponde un fattore di circa 32 relativo alle energie sprigionate dal terremoto. Per esempio: l’energia di un terremoto che abbia una magnitudo M=7 è 32 volte maggiore di quella di un terremoto di M=6. Un terremoto con M=8 ha un’energia circa 1000 volte maggiore di quello con M=6 etc. Rischio sismico R =PxVxE Quindi il rischio dipende da: Pericolosità: probabilità che si verifiche un evento sismico Vulnerabilità: possibilità che si verifichi un danno Esposizione: è il valore di ciò che esiste sul territorio: presenza di vita umana, di patrimonio edilizio, di attività produttive, di patrimonio storico-artistico, ecc. Mappa di pericolosità sismica del territorio italiano. Per determinare l'epicentro occorre conoscerne la distanza di almeno tre stazioni sismografiche. Per calcolare la distanza si sfrutta la differenza di velocità tra le onde P e le onde S. Infatti, quanto più è elevato l'intervallo di tempo fra l'arrivo dei due tipi di onde, tanto più è distante l'epicentro del terremoto. In pratica, la distanza si stabilisce utilizzando un grafico empirico e locale su cui sono riportati in ordinata i tempi e in ascissa le distanze; sul grafico sono tracciate due curve, dette dromòcrone, indicanti i tempi di propagazione in funzione della distanza. Sovrapponendo a questo grafico il sismogramma, si determina l'intervallo di tempo tra l'arrivo delle due onde, al quale corrisponde in ascissa la distanza del sisma dall'epicentro. Rimane ora da stabilire la posizione. Per fare questo occorre prima conoscere la distanza da almeno tre stazioni di rilevamento sismico. Si tracciano poi, a partire dalle tre stazioni, tre circonferenze con il raggio corrispondente alla distanza stabilita: il punto d'intersezione indica l'epicentro.