Magia e superstizione a Roma

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Transcript Magia e superstizione a Roma

Magia
e
Superstizione
Magia nell’antica
Roma
Il pensiero e le pratiche magiche
sono attestate a Roma con
testi archeologici.
Erano strumenti del potere
sacerdotale e politico;
si
annoverano scritti di
intellettuali che
documentano processi con
accusa di stregoneria, pratica
dell’occulto e Magia nera a
danno della società.
Sia nel mondo romano pagano
sia in quello cristiano era
I contesti magici di Roma sono da
riunire in dei filoni precisi:
• MAGIA BIANCA
• MAGIA VERDE
• MALEDIZIONI
• MAGIA ROSSA
• MAGIA NERA
I riti e le pratiche che avevano a che vedere con il
divino, il tempo e l’astronomia erano regolamentate
e ammesse per i giusti fini, ma quelli legati ai
demoni, spiriti o alterazioni della realtà mediante
energie esterne erano severamente condannate come
“reati civili e sociali”.
Tuttavia la superstizione popolare, come sostengono
gli autori antichi, era alimentata dal fascino e
dall’ignoranza della sfera esoterica e paranormale.
LA MAGIA BIANCA
La divinazione
La divinazione ai tempi dell’antica Roma assolveva a funzioni ben distinte e la più
importante era la l’arte augurale che a quei tempi era ritenuta una vera e propria
scienza.
Consisteva nell’osservare gli eventi naturali dal tuono all’eclissi, il volo degli uccelli
e il loro comportamento e altri fattori per poi, attraverso gli auguri, ottenere
l’approvazione divina in relazione alle azioni che dovevano intraprendere capi di
stato, politici e militari.
Arrivavano al punto che se gli auguri risultavano negativi, sia le battaglie che le
elezioni, le consacrazioni o dichiarazioni di guerra, venivano sospese e aspettavano
diventassero propizie prima di intraprenderle.
I sacerdoti avevano il potere di influenzare pesantemente le azioni degli uomini,
dei cittadini e della politica, nonchè il destino di intere comunità. Gli auguri degli
antichi romani basavano molte delle loro pratiche sulla più antica civiltà e credenze
etrusche.
LA CHIROMANZIA
E’ l'arte di descrivere la personalità e prevedere
il destino di un individuo attraverso lo studio
del palmo della sua mano. Si divide in due
discipline principali: la chirologia, che si occupa
dello studio delle linee del palmo, e
la chirognomia, che si occupa dello studio della
forma della mano, analizzando le diverse linee:
della vita, della fortuna,del sole, della salute, della
testa,del cuore e di Venere.
Anche Giulio Cesare era un esperto di
chiromanzia.
MAGIA ROSSA
Amatoria pocula: si chiamavano così nell’antica Roma i filtri
d’amore. Erano considerati potenti veleni e il loro utilizzo
malefico era già vietato nelle antiche leggi delle XII tavole.
Come ci riferisce Svetonio, anche l’imperatore Caligola
impazzì a causa di un filtro d’amore somministrato dalla
moglie Cesonia.
Il filosofo Apuleio fu invece accusato di aver circuito una ricca
vedova, di circa dieci anni più grande di lui, costringendola a
sposarlo grazie a un potente filtro a base di strani pesci
magici.
Amatoria pocula
Gli ingredienti delle bevande magiche erano disparati:
nelle ampolle delle fattucchiere non mancavano le viscere
di rana e di rospo, le piume di gufo e barbagianni,
serpenti ed erbe sepolcrali. Ovidio ricorda filtri d’amore
a base di vino e piretro, oppure realizzati con pepe nero
e semi di ortica.
MAGIA VERDE
Fin dai tempi più remoti la magia si serve delle piante che per essa
sono uno strumento importante. Nelle piante sono presenti il
bene e il male. Sin dall’antichità l'uomo si è rivolto alle piante, ha
capito che in esse sono presenti delle energie che si possono
opportunamente e sapientemente sfruttare. Queste energie
possono essere riconosciute in quanto si esprimono creando nelle
piante delle forme precise. Per questo motivo la magia e l'antica
fitoterapia si basavano sulla somiglianza delle piante con parti del
corpo umano, con gli animali e con tutte le forme presenti in
natura. La magia non si ferma però all'analisi delle forme esteriori,
ma va oltre comprendendo che la materia è il risultato e il
prodotto di forze più sottili e più potenti. Anche gli odori sono
una vera e propria energia, da sempre sfruttata nelle Arti magiche.
ERBARIO
L’INCENSO (OLIBANUM)
E’ un validissimo supporto per qualsiasi
tipo di consacrazione e purificazione
grazie alle sue incomparabili virtù
magiche. Propizia ogni incantesimo e
pratica occulta stimolando la volontà e
le facoltà psichiche dell'operatore.
LA MENTA
Il nome di questa pianta deriva dal nome della
ninfa Mintha, amata dal Dio Ade, che per gelosia
Proserpina tramutò in erba. Il suo profumo
accresce la forza psico-fisica e la volontà
favorendo al tempo stesso il benessere e
l’ottimismo. Nell’antica Roma veniva adoperata
soprattutto nei rituali di guarigione e
purificazione. Questa pianta profumata è posta
sotto l'influenza di Giove.
L’ALLORO
Stimola la volontà e l’energia fisica,
propiziando il successo e la riuscita. Fornisce
una pozione di chiaroveggenza tra le migliori.
Le sacerdotesse di Esculapio inalavano il
profumo del Lauro bruciato prima di
profetizzare ed effettuare viaggi fuori dal
corpo. E’ posto sotto l’influenza del Sole e
associato al Dio Apollo.
L’ORTICA
Il nome di questa pianta deriva dal latino
"urere" bruciare, irritare, a causa delle sue
proprietà urticanti. Le virtù protettrici
dell’Ortica sono conosciute fin dall’antica
Roma: per respingere un maleficio bisognava
indossare un sacchetto talismanico
contenente foglie e radici di Ortica.
Fumigazioni di questa pianta eliminano
inoltre le negatività presenti in un ambiente e
allontanano i nemici.
Magia Nera
Nel periodo antecedente alla nascita di Cristo la magia e la
stregoneria erano ignote, ma si compivano rituali malefici.
Ne parlava anche la “Legge dei Decemviri delle Dodici
Tavole”, fatta per separare il diritto civile da quello
religioso. Nell'81 a.C. fu promulgata la “Lex Cornelia de
sicariis et veneficiis”, voluta da Silla. Con essa si cercava di
porre rimedio alle pratiche di magia bassa e ad
avvelenamento, aborto e assassinio per stregoneria,
condannando i colpevoli alla crocifissione o a finire
nell'anfiteatro con i leoni.
MALEDIZIONI
Nell'antica Roma veniva praticata solo la defissione,
maledizione descritta dallo storico Plinio il Vecchio. Si
praticava scrivendo su una lamina di piombo il nome
della persona da maledire e la disgrazia che gli si voleva
augurare; in seguito si arrotolava questa lamina, la si
chiudeva con un chiodo e la si poneva in una buca che si
credeva potesse comunicare con gli Inferi. Oltre alla
perfetta messa in opera della maledizione veniva anche
intrapresa un’azione maggiormente persuasiva, e cioè una
violenza fisica, magari spinta fino al delitto.
stregoneria
La nostra parola “strega” deriva dal latino strix, strige; indicava un uccello dall'aspetto
orrendo, con artigli taglienti, becco affilato a forma di uncino e seni simili a quelli
femminili, contenenti una sostanza velenosa che i mostri davano ai neonati per
ucciderli. Una variante del loro comportamento, come sosteneva anche Ovidio, era
di succhiare il sangue dei bambini.
I problemi per maghi e stregoni cominciarono quando il Cristianesimo fu
imposto come unica religione ufficiale da Teodosio;
furono infatti proibiti riti pagani, sacrifici agli dei, ingresso nei templi,
divinazione, necromanzia e magia. ll Cristianesimo dovette fare i conti
con le divinità, i riti e le usanze locali: in particolare nelle aree rurali,
le credenze popolari e le tradizioni magiche esistevano da secoli.
STREGHE
TRIVIA
È la dea-strega accostata a
cani paragonabili ai fantasmi
notturni che si credeva
l’accompagnassero durante
le sue apparizioni e potevano
portare l’uomo alla pazzia.
CERERE
era la divinità della terra e della fertilità,
tutelava i raccolte le nascite. Si pensava
avesse insegnato agli uomini la
coltivazione dei campi. Era rappresentata
come una matrona severa e maestosa con
una corona di spighe sul capo, una fiaccola
in una mano e un canestro di grano e di
frutta nell'altra.
LA SUPERSTIZIONE
Gli antichi romani vivevano immersi
nella superstizione: era presagio di
sventura se un cane nero entrava in
casa, o una serpe cadeva dal tetto
nella corte, se una trave di casa si
spaccava, se si rovesciava vino, olio,
acqua; se si incontravano muli
carichi di ipposelino, erba che era
ornamento dei sepolcri; se un topo
faceva un buco in un sacco di farina.
Peggio se un simulacro divino sudava
sangue, se dei corvi beccavano
l’iMMagine di un dio…
I LEMURES
I Lemures sono gli spiriti dei morti, anime che
non riescono a trovare riposo a causa della loro
morte violenta. Secondo il mito tornavano sulla
terra a tormentare i vivi, perseguitando le persone
sino a portarle alla pazzia.
Si credeva che queste creature vagassero senza
posa per le strade come anime in pena, in una
sorta di limbo dopo una morte prematura o
violenta.
Per tenere lontani questi spiriti erano state
istituite delle feste chiamate Lemuria, che
ricorrevano il 9, 11 e 13 maggio: il rituale
prevedeva che il Pater familias gettasse alle sue
spalle alcune fave nere recitando per nove volte le
parole “le gitto e me redimo e i miei con queste
fave. Ombre degli avi uscite.”
LE DATE
I romani ritenevano nefasto sposarsi nel mese di maggio,
perché, come dice Plutarco, esso era dedicato alla
cerimonia di purificazione più importante dell’anno,
quella degli Argei, bianchi fantocci che venivano gettati
nel Tevere; Consideravano non fausti il secondo giorno
del mese, le none (quinto o settimo), le idi (tredicesimo o
quindicesimo); ritenevano favorevoli i numeri dispari,
specialmente il tre ed i suoi multipli, al contrario di quelli
pari. Il tredici settembre, nel tempio capitolino, presso la
cella di minerva, piantavano un chiodo credendo che
con questo gesto si potesse evitare che eventi rovinosi,
quali una carestia, inondazioni o un’ epidemia, potessero
colpire la comunità.
IL NUMERO 17
Anche la nostra diffidenza nei confronti del
numero 17 proviene dall’antica Roma. Dal punto
di vista matematico il 17 è il numero che segue il
16, che era considerato il numero perfetto, in
quanto risultato dell’elevamento alla quarta di 2.
L’elemento aggiunto era considerato un elemento
di disturbo, di squilibrio, pertanto negativo.
Inoltre a Roma, seguendo il sistema di scrittura
dei numeri allora in uso, il 17 si scriveva XVII,
che anagrammato si può leggere VIXI, cioè vissi,
ho vissuto, al passato e non nel tempo Presente.
AMULETI MAGICI
Numerosissimi e di varia natura ed aspetto gli amuleti, capaci di
preservare dalle malattie e dai malefici e di stornare i cattivi
influssi. La maggior parte degli amuleti in pietra e in metallo
veniva portato sotto forma di gioielli ed ornamenti da collo come
collane o pendenti, oppure come braccialetti ed anelli. Erano
soprattutto diffuse le Lunule e i Crepundia, medaglioni-sonagli
di varia forma, che si appendevano al collo dei bambini per
tenere lontani i demoni con il suono delle pietruzze in essi
contenute. Le pietre preziose hanno, ciascuna, una specifica
valenza magica e campo d’applicazione. Per esempio, come
afferma anche Plinio, l’agata sarebbe efficace contro i morsi di
ragni e scorpioni, l’ametista preserverebbe dall’ebrezza, lo
smeraldo allontanerebbe le tempeste e preserverebbe dai veleni.
I FUNERALI
Il pater familias veniva chiamato al capezzale al
capezzale del moribondo. I funerali delle persone
eccellenti venivano affidati ai Libitinarii.Vi erano
delle processioni pubbliche dove i partecipanti
indossavano maschere con le fattezze del defunto. Al
termine della processione, quando il corteo giungeva
al foro, veniva pronunciata la Laudatio funebris del
defunto. Mimi,danzatori, prefiche venivano assunti
dalle imprese funebri per prendere parte ai funerali.
RITI FUNERARI
Nove giorni dopo la sistemazione della salma,
avvenuta mediante seppellimento o cremazione,
veniva data la coena novendialis in occasione della
quale veniva versato del vino sulla tomba o sulle
ceneri, in questi giorni la casa era considerata
funesta e veniva ornata di rami di cipresso o tasso
affinchè i passanti fossero avvertiti. Alla fine la casa
veniva purificata dal fantasma del defunto.
SUPERSTIZIONE E ANIMALI
IL PORCOSPINO
Plinio ci riferisce che era in
grado di scagliare come frecce
magiche i propri aculei per
difesa, mentre era inseguito o
lottava.
LA CORNACCHIA
Incarnava la fedeltà; veniva perciò
donata alla coppia di sposi e
rappresentava la vita stessa. Si
credeva fosse il messaggio del
mondo degli Spiriti e che potesse
cambiare forma quando desiderasse.
Era veggente e si sperava che
mangiandone il cuore si acquisissero
i suoi poteri profetici.
IL GATTO
Avendo aura soprannaturale e
prediligendo la vita notturna, si
pensava predicesse catastrofi o
pericoli come terremoti. Fu
evitato e perseguitato anche
perché era l’animale di streghe e
sibille.
LA CIVETTA
Uccello profetico sacro ad Atena,
simbolo della saggezza. Si
credeva che il suo lugubre verso
annunciasse l’ingresso della
morte.
Il lupo
Ambivalente era il rapporto con il lupo, che da un lato era datore di vita
e di fecondità (la lupa che nutre i gemelli Romolo e Remo; la barba di
lupo che si attaccava dietro la porta per salvarsi dai sortilegi), dall’altro
è legato al mondo degli inferi, alla violenza, alla malvagità. C’era la
credenza nella possibilità che alcuni uomini potessero trasformarsi in
lupi e di notte andassero a seminare morte e terrore negli ovili. Tali
esseri (versipelles, cioè capaci di mutare, di trasformarsi, o anche lupi
hominari, da cui “lupi mannari”) sono descritti da vari autori, come
Ovidio, che nelle sue “metamorfosi” narra la trasformazione di Licaone,
re di Arcadia, il quale, in onore di Zeus, uccise un giovinetto e si cibò
delle sue carni.
THE END!
Questo progetto è stato presentato da
Eleonora
Natale
Giulia Perrotta
VALENTINA
CARLETTI
Sara
Iacovetti
Myriam Mont