Il testo narrativo

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Transcript Il testo narrativo

Il testo narrativo
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Espone i fatti accaduti ad uno o più personaggi che ricoprono nella storia i ruoli
fondamentali dello schema attanziale di Greimas (attanti): il soggetto o
protagonista con i suoi aiutanti che cerca di ottenere l’oggetto di una ricerca,
mentre l’oppositore con i suoi aiutanti fa il possibile per contrastarlo; possono
esistere anche un destinatore cioè un personaggio che incarica il soggetto della
ricerca e un destinatario, cioè un personaggio a vantaggio del quale andrà
l’oggetto della ricerca. In un testo narrativo un singolo personaggio può
ricoprire ruoli attanziali diversi; tali ruoli possono cambiare nel corso della
storia.
Esempio: L’Innominato
Presenta un’evoluzione dei fatti da una situazione iniziale nella quale interviene
un mutamento che determina una serie di azioni e situazioni vissute dai
personaggi (peripezie) che conducono ad una situazione finale
Il testo narrativo
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E’ importante tenere presente la suddivisione tra fabula e intreccio: la fabula è
la successione cronologica dei fatti secondo i rapporti di causa ed effetto,
l’intreccio è la successione dei fatti come compare nel testo.
Esempio: l’infanzia della monaca di Monza, all’epoca dei fatti del romanzo, è conclusa,
ma ci viene raccontata dopo il loro inizio:
fabula: infanzia di Marianna, passeggiata di don Abbondio, fuga dei giovani, arrivo di
Lucia a Monza
intreccio: passeggiata di don Abbondio, fuga dei giovani, arrivo di Lucia a Monza,
rievocazione dell’infanzia di Marianna
E’ possibile evidenziare per ogni narrazione un modello narrativo, cioè la
composizione di una serie di azioni astratte (a differenza dell’intreccio, che è
composto dal succedersi di fatti specifici), definite funzioni dallo studioso russo
Vladimir Propp in un celebre studio sulle caratteristiche delle fiabe russe
(Morfologia della fiaba), applicabile a qualunque situazione narrativa.
Tali funzioni sono ad esempio: imposizione di un divieto, infrazione di un
divieto, punizione, allontanamento e altre ancora
Il testo narrativo
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A livello di intreccio possiamo distinguere alcuni fatti fondamentali (nuclei) da
altri fatti, che spiegano meglio il significato dei primi, ma che potrebbero essere
soppressi senza togliere senso alla storia (satelliti).
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E’ evidente che in un testo come I Promessi Sposi la minaccia a don Abbondio,
la fuga degli sposi, il rapimento di Lucia, l’esilio di Renzo, il ravvedimento
dell’Innominato e il trasferimento di Lucia a Milano, la peste, la malattia di don
Rodrigo, il ricongiungimento dei promessi sposi non potrebbero essere soppressi
senza togliere senso alla storia. Al contrario la digressione su Gertrude, (ovvero
Marianna de Leyva, ovvero suor Virginia Maria), la digressione sulla peste, la
fuga di Renzo sul carro dei monatti, le peripezie che seguono il matrimonio e
moltissimi altri fatti e personaggi che rendono interessante il racconto non sono
essenziali per il suo significato complessivo
Il testo narrativo: il discorso
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Altrettanto importante della struttura del testo, se non più importante ancora, è la
voce narrante o narratore. Si tratta di un problema complesso, perché non
sempre il narratore coincide con l’autore e spesso i romanzieri più evoluti
cercano intenzionalmente di “confondere” il lettore evocando più narratori o
comunque nascondendo la loro voce dietro a quella di uno o più personaggi.
Pensiamo ad esempio a Verga (es. Rosso Malpelo) Italo Svevo (La coscienza di
Zeno). Altre volte il narratore è chiaramente l’autore ( I Promessi Sposi) o esiste
un personaggio con cui l’autore si identifica o che, nei racconti autobiografici, è
lui stesso (Primo Levi). Esistono poi numerose varianti: il “racconto nel
racconto” (Decameron); la presenza dell’alter ego (l’Anonimo dei Promessi
sposi) e altre ancora. Ogni caso deve essere quindi analizzato singolarmente.
Un testo ha poi, necessariamente, un narratario, cioè un pubblico al quale esso è
destinato, che può essere sia un personaggio del testo (Lorenzo Alderani nelle
“Ultime Lettere di Jacopo Ortis”) o i giovani del Decameron, ma , ovviamente, è
anche un pubblico reale, al quale spesso l’autore è consapevole di rivolgersi (la
borghesia istruita per Manzoni)
Il testo narrativo: il discorso
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Possiamo così proporre il seguente schema:
AUTORE REALE
( Narratore Narratario)
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Narratori omodiegetici ed eterodiegetici
Si definisce omodiegetico un narratore che appartiene alla storia stessa (Adso da
Melk in “Il Nome della Rosa”) oppure Mattia Pascal (“Il fu Mattia Pascal” Luigi
Pirandello), o Zeno Cosini (“La coscienza di Zeno”, Italo Svevo) col quale
l’autore può identificarsi totalmente o parzialmente. Esiste poi, come già detto,
il narratore autodiegetico, che è anche personaggio della storia inventata (Dante
Alighieri) o vera (Primo Levi).
Si definisce eterodiegetico il narratore estraneo alla storia, voce fuori campo,
come quella di Manzoni nei Promessi Sposi
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PUBBLICO REALE
Il testo narrativo: il narratore e la prospettiva
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Il narratore onnisciente è un narratore che per convenzione, come una sorta di
divinità sa tutto della sua storia e dei suoi personaggi, ne conosce anche i
sentimenti e spesso interviene nella storia con commenti personali.
Nei “Promessi Sposi” e in altri testi, si tratta di un narratore attendibile, cioè di
un narratore che, sempre per convenzione, conosce la verità e la dice. In altri
testi, più complessi anche se più difficili da capire, il narratore è inattendibile,
basti pensare alla novella Rosso Malpelo, cioè è una persona che esprime un
punto di vista distorto o inesatto; anche “La coscienza di Zeno” rientra, per
alcuni aspetti, in questa categoria.
La prospettiva può essere definita come il punto di vista di chi guarda la scena e
non è affatto detto che questi occhi siano quelli del narratore, meno ancora
dell’autore. Può essere paragonata all’inquadratura soggettiva dei film, che
mostra ciò che vede il personaggio, non necessariamente ciò che piace al regista.
Nella narrazione esistono due prospettive possibili: quella del narratore e quella
dei personaggi che, solitamente, si alternano, ma in alcuni testi una delle due è
prevalente.
Il testo narrativo: il narratore e la prospettiva
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Si parla dunque di racconto a focalizzazione zero se il punto di vista è
prevalentemente quello del narratore (Promessi Sposi) oppure di
racconto focalizzato su uno dei personaggi, se prevale il punto di vista del o dei
personaggi (La coscienza di Zeno).
Nel racconto autodiegetico il problema è più complesso di quanto non
sembrerebbe infatti, sia che si tratti di una vicenda reale, sia che si tratti di una
vicenda immaginaria, tra l’io-narratore e l’io-personaggio c’è differenza.
Consideriamo il caso di Dante Alighieri: egli scrive la sua storia alla luce di una
serenità e di una maturità che non aveva all’epoca in cui è ambientata la visione,
esiste cioè tra io-narratore e io-personaggio una profonda diversità psicologica. Di
norma la narrazione è condotta dal punto di vista di Dante-narratore, ma talvolta il
campo visivo si restringe a quello di Dante-personaggio (sbalordito di fronte al
ramo che sanguina…di fronte all’aquila degli spiriti giusti o alla comparsa delle
schiere dei beati.
Un discorso simile si può fare per Primo Levi, anzi, la differenza è ancora più
marcata perché l’io-personaggio era un uomo affamato, sul quale incombeva la
morte, che non conosceva molti fatti e circostanze sulle quali l’io-narratore, a
distanza di tempo ha poi avuto modo di riflettere senza il terrore della morte
imminente. Questo purtroppo non è bastato a salvargli la vita.
Il testo narrativo: il tempo
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Distinguiamo il tempo della storia e il tempo del discorso. Il primo è quello dei fatti
raccontati, che si può calcolare. Ad esempio la vicenda dei Promessi Sposi occupa circa due anni + un
epilogo indeterminato, comunque a nozze celebrate (novembre 1628 - agosto 1630 + tempo necessario per la
celebrazione delle nozze).
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Il tempo del discorso è la durata della narrazione ed è, ovviamente, soggettiva: un’idea
può essere data dal numero di pagine del romanzo.
Le diversità tra fabula e intreccio si giocano essenzialmente sulla manipolazione del
tempo: si tratta di anacronie, cioè rottura della linearità cronologica. Ad esempio un
personaggio racconta cose accadute prima, oppure il narratore può accennare a fatti che
avverranno dopo ecc…
Durata del racconto: distinguiamo diversi casi
TS > TD narrazione veloce: molti fatti sintetizzati in pochi paragrafi;TD = 0 si omette di
raccontare alcuni fatti ritenuti non fondamentali; TS=TD si ha la scena cioè coincidenza
tra ciò che avviene nella storia e tempo impiegato per raccontarlo (compare spesso il
discorso diretto es. don Abbondio e i bravi); TS<TD racconto lento, in cui vengono
descritte situazionie personaggi, i loro sentimenti, prolungati i dialoghi (incontro di
Gertrude con Lucia e Agnese);TS = 0 L’autore si concede una pausa nella storia e propone
riflessioni sue (le grida contro i bravi).
Il testo narrativo: il tempo
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Frequenza:
- il racconto narra una volta ciò che è accaduto una volta (la malattia di don
Rodrigo);
“
“ una volta ciò che è accaduto n volte (Malpelo e Ranocchio di
fronte al corpo dell’asino grigio; le visite di Malpelo a Ranocchio…)
“
“
n volte ciò che è avvenuto n volte (le anime si meravigliano
che Dante è vivo)
“
“
n volte ciò che è avvenuto una volta sola (Dante racconta più
volte che Beatrice ha mandato Virgilio a salvarlo).
Tempo e voce
Il tempo del racconto e la frequenza dipendono, ovviamente, dal narratore e
quindi dall’autore, mentre il tempo della lettura dipende dal lettore e non può
essere definito a priori.
Narrazione scritta e cinema
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Espone i fatti accaduti ad uno o più
personaggi che ricoprono nella storia i ruoli
fondamentali dello schema attanziale di
Greimas (attanti): il soggetto o protagonista
con i suoi aiutanti che cerca di ottenere
l’oggetto di una ricerca, mentre l’oppositore
con i suoi aiutanti fa il possibile per
contrastarlo; possono esistere anche un
destinatore cioè un personaggio che incarica
il soggetto della ricerca e un destinatario,
cioè un personaggio a vantaggio del quale
andrà l’oggetto della ricerca. In un testo
narrativo un singolo personaggio può
ricoprire ruoli attanziali diversi; tali ruoli
possono cambiare nel corso della storia.
Esempio: L’Innominato
Presenta un’evoluzione dei fatti da una
situazione iniziale nella quale interviene un
mutamento che determina una serie di azioni
e situazioni vissute dai personaggi (peripezie)
che conducono ad una situazione finale
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Da questo punto di vista tra narrazione scritta e
cinematografica non c’è differenza.
Lo schema attanziale vale allo stesso modo, così
come l’evoluzione dei fatti Esempio
Suor Ellen (soggetto) è solita dedicarsi alla gestione
di una parrocchia in un quartiere povero (situazione
iniziale)
Le viene proposto da una consorella (destinatore) di
iniziare una corrispondenza con un detenuto del
braccio della morte per ottenerne il pentimento
(oggetto della ricerca) (mutamento)
Questo ruolo le procurerà dei nemici (oppositori): i
suoi parrocchiani, il cappellano del carcere, i genitori
delle vittime dell’omicidio che ha determinato la
condanna
Avrà anche dei sostenitori (aiutanti): un anziano
avvocato che presenta ricorso per ottenere una
moratoria, sua madre, alcune consorelle.
Le peripezie saranno date dall’incontro/scontro con
questi personaggi.
Ovviamente il governatore respinge il ricorso, ma
prima dell’esecuzione il condannato ammette la sua
colpa e se ne pente; il padre di una delle vittime, che
inizialmente la odiava, le mostra stima e
apprezzamento (raggiungimento dell’oggetto /
situazione finale)
Narrazione scritta e cinema
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E’ importante tenere presente la suddivisione tra
fabula e intreccio: la fabula è la successione
cronologica dei fatti secondo i rapporti di causa ed
effetto, l’intreccio è la successione dei fatti come
compare nel testo.
Esempio:
l’infanzia della monaca di Monza, all’epoca dei fatti
del romanzo, è conclusa, ma ci viene raccontata dopo
il loro inizio:
fabula: infanzia di Marianna, passeggiata di don
Abbondio, fuga dei giovani, arrivo di Lucia a Monza
intreccio: passeggiata di don Abbondio, fuga dei
giovani, arrivo di Lucia a Monza, rievocazione
dell’infanzia di Marianna
E’ possibile evidenziare per ogni narrazione un
modello narrativo, cioè la composizione di una serie
di azioni astratte (a differenza dell’intreccio, che è
composto dal succedersi di fatti specifici), definite
funzioni dallo studioso russo Vladimir Propp in un
celebre studio sulle caratteristiche delle fiabe russe
(Morfologia della fiaba), applicabile a qualunque
situazione narrativa.
Tali funzioni sono ad esempio: imposizione di un
promessa, divieto, infrazione di un divieto,
punizione, allontanamento e altre ancora
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Ancora una volta tra narrazione scritta e
cinematografica non c’è differenza.
Le funzioni di Propp valgono allo
stesso modo
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Esempio
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Un’ anziana donna racconta un tragico fatto di cui è
stata protagonista molti anni prima (anacronismo,
diversità tra fabula e intreccio)
Mentre era imbarcata su un transatlantico col
fidanzato che le ha offerto un costosissimo gioiello
(promessa) ma in realtà è un uomo freddo ed egoista,
ha incontrato un giovane generoso ma povero, che
l’ha salvata dal suicidio e se n’è innamorata
(infrazione di un divieto)
Mentre si aspettava di essere rifiutata dai suoi per
questa relazione (punizione)…..
la nave è colata a picco ma lei, rifiutando di salire
sulla scialuppa ( separazone) è rimasta col giovane
che, sacrificando la sua vita ( separazione definitiva),
l’ha salvata ancora una volta.
Nel ricordo di questo evento la donna muore
(ricongiungimento).
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Narrazione scritta e cinema
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A livello di intreccio possiamo
distinguere alcuni fatti fondamentali
(nuclei) da altri fatti, che spiegano
meglio il significato dei primi, ma che
potrebbero essere soppressi senza
togliere senso alla storia (satelliti).
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Ancora una volta tra narrazione scritta e
cinematografica non c’è differenza,
tuttavia gli episodi satelliti in un film
devono essere limitati per ragioni di
tempo e perché possono indurre lo
spettatore a “perdere il filo del
discorso”.
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E’ evidente che in un testo come I Promessi Sposi la
minaccia a don Abbondio, la fuga degli sposi, il
rapimento di Lucia, l’esilio di Renzo, il
ravvedimento dell’Innominato e il trasferimento di
Lucia a Milano, la peste, la malattia di don Rodrigo,
il ricongiungimento dei promessi sposi non
potrebbero essere soppressi senza togliere senso alla
storia. Al contrario la digressione su Gertrude,
(ovvero Marianna de Leyva, ovvero suor Virginia
Maria), la disgressione sulla peste, la fuga di Renzo
sul carro dei monatti, le peripezie che seguono il
matrimonio e moltissimi altri fatti e personaggi che
rendono interessante il racconto non sono essenziali
per il suo significato complessivo
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Esempio
Nel film “Il nome della rosa”, la descrizione
dei locali dell’abbazia, in particolare dello
scriptorium e dei fatti storici dell’epoca è
molto più limitata che nel romanzo. La
necessità di ridurre per ragioni di tempo è una
delle cause fondamentali della diversità che si
sente sempre tra romanzo e trasposizione
cinematografica. Al regista infatti non è
concessa la possibilità di riassumere fatti o
descrivere sentimenti se non per bocca dei
suoi personaggi e quindi lo può fare in modo
limitato, e non solo per ragioni di tempo
Narrazione scritta e cinema
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Altrettanto importante della struttura del testo, se non
più importante ancora, è la voce narrante o narratore.
Si tratta di un problema complesso, perché non
sempre il narratore coincide con l’autore e spesso i
romanzieri più evoluti cercano intenzionalmente di
“confondere” il lettore evocando più narratori o
comunque nascondendo la loro voce dietro a quella
di uno o più personaggi. Pensiamo ad esempio a
Verga (es. Rosso Malpelo) Italo Svevo (La coscienza
di Zeno). Altre volte il narratore è chiaramente
l’autore ( I Promessi Sposi) o esiste un personaggio
con cui l’autore si identifica o che, nei racconti
autobiografici, è lui stesso (Primo Levi). Esistono poi
numerose varianti: il “racconto nel racconto”
(Decameron); la presenza dell’alter ego (l’Anonimo
dei Promessi sposi) e altre ancora. Ogni caso deve
essere quindi analizzato singolarmente.
Un testo ha poi, necessariamente, un narratario, cioè
un pubblico al quale esso è destinato, che può essere
sia un personaggio del testo (Lorenzo Alderani nelle
“Ultime Lettere di Jacopo Ortis”) o i giovani del
Decameron, ma , ovviamente, è anche un pubblico
reale, al quale spesso l’autore è consapevole di
rivolgersi (la borghesia istruita per Manzoni)
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



Chi è la voce narrante del film? Non è una
voce, è un “occhio narrante”.
Uno degli effetti provocati dal cinema è la
“sospensione dell’incredulità”, cioè il
tentativo di farci credere che stiamo
assistendo a dei fatti oggettivi, così come se li
stessimo guardando da una finestra, come se
fossimo a teatro. In realtà è evidente che le
cose non stanno così, perché in realtà in un
film la nostra possibilità di fermarci su un
particolare della scena a piacimento è molto
limitata e ciò che noi vediamo in realtà è ciò
che il regista ci fa vedere. E’ lui l’autore e
quasi sempre anche il narratore della storia,
infatti manipola le cose che noi vediamo e
sappiamo in diversi modi:
cambiando la distanza delle riprese cioè
facendoci vedere un particolare oppure una
scena generale;
selezionando ciò che della storia viene detto e
ciò che viene omesso;
rallentando o velocizzando i tempi della
narrazione
Narrazione scritta e cinema
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AUTORE REALE
( Narratore
Narratario)
PUBBLICO REALE
Narratori omodiegetici ed eterodiegetici
Si definisce omodiegetico un narratore
che appartiene alla storia stessa (Adso
da Melk in “Il Nome della Rosa”)
oppure Mattia Pascal (“Il fu Mattia
Pascal” Luigi Pirandello), o Zeno
Cosini (“La coscienza di Zeno”, Italo
Svevo) col quale l’autore può
identificarsi totalmente o parzialmente.
Esiste poi, come già detto, il narratore
autodiegetico, che è anche personaggio
della storia inventata (Dante Alighieri)
o vera (Primo Levi).
Si definisce eterodiegetico il narratore
estraneo alla storia, voce fuori campo,
come quella di Manzoni nei Promessi
Sposi
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L’autore reale è dunque il regista che
si rivolge al suo pubblico anche tramite
un narratore o narratario.
Anche per il film come per il romanzo
esite un mondo popolato di personaggi,
luoghi tempi ed eventi, rumori, musiche
detto diegesi del film cioè “tutto ciò che
appartiene alla storia raccontata”, anche
se non è inquadrato ma solo presunto.
Si dice quindi diegetico ciò che fa parte
del film, extradiegetico ciò che non ne
fa parte, ad esempio la colonna sonora.
Se però la musica è ascoltata anche dai
personaggi, diventa diegetica.
Anche nel film esistono il b. (voce fuori
campo, scritte del cinema muto, scritte
di spiegazione)
Narrazione scritta e cinema
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Il narratore onnisciente è un narratore che per
convenzione, come una sorta di divinità sa tutto della
sua storia e dei suoi personaggi, ne conosce anche i
sentimenti e spesso interviene nella storia con
commenti personali.
Nei “Promessi Sposi” e in altri testi, si tratta di un
narratore attendibile, cioè di un narratore che,
sempre per convenzione, conosce la verità e la dice.
In altri testi, più complessi anche se più difficili da
capire, il narratore è inattendibile, basti pensare alla
novella Rosso Malpelo, cioè è una persona che
esprime un punto di vista distorto o inesatto; anche
“La coscienza di Zeno” rientra, per alcuni aspetti, in
questa categoria.
La prospettiva può essere definita come il punto di
vista di chi guarda la scena e non è affatto detto che
questi occhi siano quelli del narratore, meno ancora
dell’autore. Può essere paragonata all’inquadratura
soggettiva dei film, che mostra ciò che vede il
personaggio, non necessariamente ciò che piace al
regista. Nella narrazione esistono due prospettive
possibili: quella del narratore e quella dei personaggi
che, solitamente, si alternano, ma in alcuni testi una
delle due è prevalente.
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Il cinema si pone soprattutto il problema della
prospettiva di chi guarda la scena, dà luogo
all’inquadratura soggettiva o oggettiva. Esiste cioè
anche nel cinema il concetto di focalizzazione,
illustrato bene nel brano dell’intervista di Truffaut ad
Hitchcock sulla differenza sorpresa / suspence), ma
rispetto alla narrativa presenta alcune differenze.
La focalizzazione nel cinema allude al rapporto tra
istanza narrante, personaggio e narratore e pubblico
per cui la prima stabilisce cosa ciascuna delle altre
due deve sapere. Riprendiamo la distinzione:
narratore onnisciente
racconto a focalizzazione interna (il narratore
assume il punto di vista di un personaggio, ne sa
tanto quanto lui)
racconto a focalizzazione esterna (il narratore sa
meno cose del personaggio)
Il film però fa vedere le immagini, quindi il problema
si concentra su ciò che il personaggio vede (quindi
sa) oppure non vede (quindi ignora). Quindi per il
cinema la focalizzazione interna corrisponde a ciò
che viene mostrato tramite gli occhi del
personaggio(soggettiva) e la focalizzazione zero è
ciò che allo spettatore viene mostrato senza la
mediazione del personaggio e che quindi forse il
personaggio ignora (l’assassino nascosto). Nei film
talvolta si alternano il personaggio che guarda e ciò
che è guardato.
Narrazione scritta e cinema
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E’ necessario infine rilevare alcune fondamentali
differenze tra la narrazione cinematografico e
quella scritta, che, come è facilmente intuibile,
sono legate ai diversi modi in cui il cinema può far
passare un’informazione senza ricorrere alle parole.
Queste informazioni inoltre, possono non essere note
al personaggio, che può non vederle, non sentirle
oppure necessariamente le ignora perché provengono
dal mondo extradiegetico, ad esempio dalla colonna
sonora.
Le informazioni passano infatti anche attraverso
questi mezzi:
l’espressione degli attori, magari in primo piano;
le voci e i rumori fuori campo
le inquadrature a campo lungo e lunghissimo che
fanno vedere aspetti del paesaggio o dell’ambiente
che il personaggio può non avere presenti;
i particolari di oggetti o i dettagli di espressioni che
il personaggio può non cogliere.
Accenniamo anche alla differenza tra cinema e
teatro, forma di rappresentazione alla quale il cinema
sembra strettamente apparentato e alla quale si
richiamava da vicino nei primissimi anni del
Novecento, fino all’introduzione dei movimenti di
macchina. Chi assiste ad una rappresentazione
teatrale, a differenza di chi guarda un film:
•
- è collocato ad una distanza e ad un’angolazione
fissa rispetto alla scena; spettatori in posizioni
diverse vedono cose diverse e sono consapevoli di
questa differenza (diverso prezzo del biglietto di
ingresso, come negli stadi). E’ più limitata la
sospensione dell’incredulità e lo spettatore, che
percepisce la distanza fisica dalla scena, si identifica
di meno con personaggi e fatti rappresentati.
- difficilmente coglie bene le espressioni degli attori;
- può fissare la sua attenzione a piacere sui vari
dettagli della scena e\o sui vari attori, creando un
percorso visivo che gli è proprio, diverso da quello
degli altri spettatori;
- un po’ come accade per gli eventi sportivi, assiste
ad una rappresentazione unica e irripetibile, infatti
anche se l’opera viene replicata dalla stessa
compagnia, lo spettacolo non sarà mai esattamente
identico al precedente; talvolta la compagnia
sperimenta l’introduzione di variazioni nel corso
delle varie repliche.
- nelle forme di teatro più moderno è possibile
l’interazione col pubblico (Sei personaggi in cerca
di un autore; Pirandello) e\o il dibattito con gli
spettatori. Ricordiamo che Pirandello è stato anche
un critico cinematografico, conosceva il problema
del coinvolgimento del pubblico e ha voluto
introdurre nel teatro una modalità di coinvolgimento
concorrenziale rispetto a quella del film, che certo
non la può realizzare.