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La lingua della politica
in Italia
4. La comunicazione politica:
discorsi e testi
I fattori che influenzano
la comunicazione

Nella comunicazione intervengono sei fattori:
1.
l’emittente (colui che produce il messaggio);
il ricevente o destinatario (colui che lo riceve);
il messaggio (il testo trasmesso);
il canale o mezzo (l’aria nel parlato, i segni grafici sulla carta o su
altri supporti – come il monitor del computer o lo schermo
televisivo – nello scritto);
il codice (il linguaggio che viene usato per trasmettere il
messaggio: lingua naturale, alfabeto Morse, gesti, immagini e così
via);
il contesto (l’insieme dei fatti e degli oggetti ai quali la
comunicazione si riferisce).
2.
3.
4.
5.
6.
Le funzioni linguistiche
secondo la teoria di Roman Jakobson

In correlazione con questi sei fattori, il linguista
Roman Jakobson ha individuato sei funzioni
della lingua:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
funzione emotiva
funzione conativa
funzione poetica
funzione fàtica
funzione metalinguistica
funzione denotativa o referenziale
o rappresentativa
1. La funzione emotiva

È la funzione che entra in gioco quando la lingua
esprime emozioni e sentimenti dell’emittente.

Un segnale tipico di questa funzione linguistica è
rappresentato dall’uso delle interiezioni (ahi, oh,
mah, e così via). Frequenti nel parlato
confidenziale, le interiezioni possono essere
usate anche nello scritto (un caso esemplare è
rappresentato dalla lingua dei fumetti).
2. La funzione conativa

Si registra quando la lingua è orientata sul
ricevente ed è particolarmente evidente nei
discorsi e nei testi che mirano a convincere il
destinatario della bontà di una tesi, di un’azione
o di una decisione, oppure che vogliono
spingerlo a comprare un determinato prodotto.

I discorsi e i testi con funzione conativa
ricorrono generalmente all’uso dell’imperativo e
del vocativo.
3. La funzione poetica

È la funzione linguistica tipica dei messaggi orientati
su sé stessi, che si concentrano, per esempio, sui
suoni delle parole, sulle loro sfumature di significato,
sulla costruzione sintattica.

La funzione poetica ricorre soprattutto nei testi
letterari ma non solo in essi: si pensi agli slogan
pubblicitari o alle battute di spirito che si basano su
giochi verbali (è il caso dell’espressione mettetevelo
in zucca, usata per reclamizzare i servizi bancari di
un gruppo che ha come logo proprio una zucca).
4. La funzione fàtica

Questa funzione è tipica della lingua che si
concentra sul canale di comunicazione, ovvero
sulla connessione psicologica o materiale che
lega emittente e destinatario.

Ne sono un esempio tipico domande ed
espressioni che formuliamo quotidianamente
rispondendo al telefono (Pronto?, Mi senti?,
Parla più forte e simili), il cui unico scopo
comunicativo è quello di verificare o migliorare le
condizioni di trasmissione del messaggio.
5. La funzione metalinguistica

La lingua ha una funzione metalinguistica
quando parla di sé stessa.

È quello che accade in particolare nella
grammatica (il è articolo determinativo
maschile singolare), ma anche nelle varie
procedure che vengono adottate dai
dizionari per definire un lemma.
6. La funzione denotativa

La funzione denotativa, detta anche
referenziale o rappresentativa, è quella
che appartiene alla lingua che descrive la
realtà in modo tendenzialmente oggettivo,
senza esprimere valutazioni.

Ne sono tipici esempi testi come l’articolo
di enciclopedia, il saggio scientifico, la
trattatistica scolastica e così via.
Le funzioni linguistiche e la lingua
della politica

Delle sei funzioni linguistiche esaminate, quella che più
di tutte caratterizza la comunicazione politica è quella
conativa, ovvero quella propria della lingua orientata sul
destinatario.

Il politico parla o scrive principalmente per convincere il
destinatario (il cittadino, l’elettore) della bontà delle sue
idee o delle sue azioni e, in ultima analisi, per indurlo a
votare per lui o per il suo partito.

In situazioni particolari può tuttavia entrare in gioco
anche la funzione emotiva, soprattutto nei comizi e nei
dibattiti politici con contraddittorio (tanto nelle aule
parlamentari quanto in televisione).
Discorsi e testi

La parola testo (dal latino TEXTUS ‘intessuto,
intrecciato’) suggerisce l’idea di un messaggio
compatto e costruito con cura. Per questo gli
studiosi tendono a riservarla alle produzioni
linguistiche scritte.

Per le produzioni linguistiche orali si preferisce
ricorrere al termine discorso, che rende meglio
l’idea della flessibilità e dell’interazione,
caratteristiche tipiche del parlato.
Le forme della comunicazione politica

Anche il linguaggio politico assume
caratteri diversi in rapporto al canale che
veicola il messaggio (diamesia) e alla
situazione comunicativa (diafasia).

Realizzazione scritta o parlata e contesto
formale o informale influenzano la
comunicazione politica orientandone le
scelte linguistiche e stilistiche.
Le forme della comunicazione politica

In base alla diamesia possiamo individuare quattro
forme principali di messaggio politico:
1)
parlato-parlato;
parlato-su scritto;
parlato-scritto;
scritto-scritto.
2)
3)
4)

Il primo termine di ogni coppia indica il modo concreto
di trasmissione del messaggio; il secondo, invece, la
forma in cui è stato concepito.
Parlato-parlato

Appartengono a questa tipologia due forme di
comunicazione politica:
l’intervista televisiva “rapida”
 il dibattito televisivo con contraddittorio.


In realtà, data la natura del canale di
comunicazione, si può adottare anche la
definizione di trasmesso-parlato.
Parlato-parlato

L’intervista televisiva “rapida” consiste sostanzialmente
nei commenti rilasciati “a caldo” dai politici (per esempio
dopo la discussione di temi particolari nelle aule
parlamentari o dopo la pubblicazione dei risultati
elettorali).

In queste interviste si realizza un parlato informale e
spedito, per l’assenza di una pianificazione pregressa e
per l’esiguità del tempo a disposizione.

La comunicazione è di norma unidirezionale, senza
interazione con il destinatario: il pubblico televisivo
(tendenzialmente generico e vastissimo) e altri esponenti
politici, avversari e non (comunque assenti).
Parlato-parlato

Il dibattito televisivo con contraddittorio è la forma di dibattito
a cui siamo più abituati (rispetto al dibattito parlamentare con
contraddittorio che pure può essere trasmesso in televisione:
votazioni su disegni di legge, elezione dei Presidenti della
Repubblica e altre occasioni di dibattito parlamentare trovano
spazio nel palinsesto televisivo delle reti del servizio pubblico).

I discorsi politici esposti in questi dibattiti rappresentano un
buon esempio di parlato spontaneo perché non prevedono
una pianificazione, se non quella data da una generica
scaletta degli argomenti in discussione o da appunti
concordati prima della messa in onda.

La comunicazione è bidirezionale in rapporto al contraddittorio
tra gli interlocutori presenti in studio o in collegamento ed è
(o meglio dovrebbe essere) vincolata ai turni di parola; si ha
però contemporaneamente una comunicazione unidirezionale
in relazione al destinatario rappresentato dal pubblico a casa.
Parlato-su scritto

A questa tipologia appartengono:
 intervista
giornalistica
 intervista radiofonica
 discorsi tenuti durante i comizi
 discorsi tenuti durante i congressi
Parlato-su scritto

L’intervista giornalistica viene prodotta oralmente e si
snoda tra domande e risposte dell’intervistatore e
dell’intervistato.

Si tratta però di un’oralità mediata (non spontanea)
perché di solito i temi sono concordati ed esiste una
scaletta di domande preimpostata. Inoltre, la fruizione
tramite un canale scritto comporta due trasformazioni:
la normalizzazione dei tratti tipici dell’oralità durante la
trascrizione e la riformulazione da parte del giornalista
sulla base dei suoi appunti.

La comunicazione è bidirezionale durante la produzione
orale dell’intervista ma è unidirezionale al momento
della fruizione da parte del lettore.
Parlato-su scritto

L’intervista radiofonica condivide con quella
giornalistica le caratteristiche di oralità mediata
per la presenza di una scaletta prefissata ma il
canale radiofonico conserva i tratti tipici
dell’oralità che si perdono invece in caso di
trascrizione.

La comunicazione è bidirezionale (intervistatoreintervistato) e unidirezionale al tempo stesso
(intervistato-radioascoltatori)
Parlato-su scritto

Il comizio è una forma di comunicazione politica
tradizionale che negli ultimi anni è stata ampiamente
sostituita dai dibattiti televisivi. Ha ancora una certa
vitalità nella politica locale e, a livello nazionale, come
scelta comunicativa di partiti che fanno leva sul legame
con il territorio, in primo luogo la Lega Nord di Umberto
Bossi.

L’esposizione orale si basa su un testo scritto
confezionato in precedenza e la comunicazione è
unidirezionale, anche se si fa leva sulle emozioni e il
pubblico può esprimere assenso (applaudendo) o
dissenso (fischiando o rumoreggiando)
Parlato-su scritto

La relazione congressuale condivide molte delle dinamiche
comunicative del comizio, inclusa la natura di discorso orale
con alla base un testo scritto.

Rispetto al comizio però, a causa del maggior grado di
formalità della situazione comunicativa, la relazione
congressuale prevede una struttura più articolata che
comprende, per esempio, il saluto di apertura, l’introduzione
all’occasione dell’assemblea, una chiusura con ripresa sintetica
dei punti principali e saluto ai partecipanti.

La comunicazione è unidirezionale e nella relazione
congressuale la maggiore o minore vicinanza tra scrittura e
oralità dipende non solo dall’occasione del congresso ma
anche dallo stile personale dell’oratore che è più evidente
proprio per l’assenza di contraddittorio (interferenze, vincoli,
interruzioni).
Parlato-scritto

A questa categoria possono essere
ricondotti:
 discorsi
parlamentari
 discorsi preregistrati e poi messi in onda
alla radio o in televisione
Parlato-scritto

I discorsi parlamentari sono realizzati oralmente ma hanno alle
spalle testi scritti pianificati che già nella loro formulazione originaria
tengono conto della destinazione orale e del contesto istituzionale in
cui saranno pronunciati.

Si tratta quindi di esempi di parlato formale, con un grado di
formalità che dipende sia dallo stile personale, sia dalla carica
ricoperta in Parlamento, sia dalla rilevanza del tema discusso.

Sono discorsi generalmente monologici e quindi espressione di una
comunicazione unidirezionale, anche se il destinatario (gli altri
parlamentari, i presidenti di Camera e Senato e così via) è presente.
La comunicazione è invece dialogica e quindi bidirezionale nel caso
di un dibattito aperto con alternanza di battute.

Va ricordato, infine, che questi discorsi subiscono un successivo
processo di trascrizione (in forma di resoconto stenografico) che
eliminando i tratti tipici della produzione orale (pause, ripetizioni,
lapsus) ne ripristina i caratteri di testo scritto.
Parlato-scritto

I discorsi preregistrati e trasmessi alla radio o in
televisione (come il messaggio di fine anno del
Presidente della Repubblica) si fondano un testo scritto e
pianificato e la loro stessa esecuzione orale è sottoposta
a prove, registrazioni e riascolto che ne disciplinano
l’adeguatezza ai tempi della messa in onda.

È evidente che la comunicazione è unidirezionale e che si
tratta di messaggi che presentano un alto grado di
formalità.

Notevole, in questo caso, anche il peso di tratti
paralinguistici (come la mimica e l’intonazione della
voce) e della scenografia circostante. Siamo quindi in
presenza di un’oralità non solo trasmessa ma, per così
dire, recitata.
Scritto-scritto

Sotto l’etichetta di scritto-scritto si possono raccogliere:




tesi programmatiche
opuscoli informativi
manifesti
volantini

Si tratta di testi scritti e diffusi in forma scritta (e grafica)
che non portano la firma di un singolo personaggio
perché vengono prodotti o da un intero gruppo o
movimento politico o da un Ufficio stampa.

La comunicazione, come per quasi tutte le produzioni
scritte, è unidirezionale.
Scritto-scritto

Nelle tesi programmatiche vengono esposti i
fondamenti teorici dell’azione politica. Sono testi molto
lunghi (perciò detti anche “lenti”), provvisti di indice e
suddivisi in capitoli e paragrafi. In questi documenti si
alternano sequenze argomentative e sequenze
descrittivo-narrative a carattere storico.

Alle tesi programmatiche si può assimilare anche un
testo più breve, ultimamente molto in voga: la “Carta
dei valori”. Si tratta di un documento in cui i vari
movimenti tracciano una sorta di summa valoriale che
pongono a fondamento dell’azione e delle decisioni
politiche.
Scritto-scritto

Gli opuscoli, i manifesti e i volantini sono testi di
pubblicizzazione pura che interessano soprattutto per la loro
natura di forme brevi della comunicazione politica scritta.

Sono caratterizzati da una scrittura molto concentrata e da
uno stile brillante e tendente alla nominalizzazione. Sono
perciò molto simili alle forme della comunicazione
pubblicitaria. Si pensi in particolare ai manifesti che associano
al testo breve anche l’elemento iconico (per esempio tramite
l’accostamento ricercato di immagini e colori che richiamano
la simbologia del partito)

Un tempo legati agli appuntamenti elettorali, questi testi oggi
sono piuttosto l’emblema della tendenza alla campagna
elettorale permanente.
Testi primari e testi secondari

I messaggi politici (testo scritto o discorso orale) si possono
distinguere in primari e secondari.

I testi politici primari sono quelli prodotti in prima persona dai
politici in relazione alle attività e ai fatti elettorali e istituzionali
in cui sono impegnati. Sono i testi fin qui delineati, quelli più
utili per chi voglia studiare il linguaggio politico.

I testi politici secondari possono essere prodotti non solo da
politici ma anche da non politici (giornalisti, politologi,
costituzionalisti e così via) e nascono dall’osservazione dei
fatti politici. Sono testi di commento, di studio e di analisi e
possono contenere discussioni teoriche di più ampio respiro.
Rientrano in questa categoria anche gli editoriali dei quotidiani
e i cosiddetti pastoni che presentano comunque elementi utili
per lo studio della lingua della politica.
Il discorso politico

Abbiamo visto finora le varie forme che la
comunicazione politica può assumere in rapporto
alla diamesia.

Altre categorie di discorso politico possono
essere individuate in base al rapporto tra
emittente e destinatario, alle occasioni di
produzione del messaggio (discorso politico
polemico e discorso politico didattico) e al ruolo
che l’emittente ricopre nel sistema politicoistituzionale di riferimento (discorso politico
elettorale e discorso politico istituzionale).
Dinamiche di contesto

Le dinamiche di contesto sono quelle prodotte
dal medium e dal rapporto che intercorre tra
emittente e destinatario. Nella comunicazione
politica questo rapporto dipende da fattori
diversi ma strettamente legati tra loro:
1.
consistenza quantitativa del pubblico
orientamento ideologico del destinatario
processo decisionale di voto sganciato
dall’appartenenza politico-ideologica.
2.
3.
Dinamiche di contesto

Per effetto di questi elementi lo stile
argomentativo oscilla tra:
•
comunicazione politica rituale o interna
(rivolta all’elettorato d’appartenenza)
e
•
comunicazione politica argomentativa o
esterna (rivolta a tutti i potenziali elettori
per ottenerne il consenso)
Dinamiche di contesto

Una variabile che è sempre presente nei
discorsi politici è quella dei cosiddetti
messaggi trasversali, ovvero di quei
messaggi che sembrano diretti all’elettore
(destinatario apparente) ma che sono
rivolti di fatto ad alleati o avversari politici,
o a entrambi (destinatario reale), in forma
allusiva o implicita.
Dinamiche di contesto

•
•
•
•
Il rapporto tra emittente e destinatario è però
legato, come si è detto, anche ad altri fattori:
presenza o assenza del destinatario
carattere unidirezionale o bidirezionale della
comunicazione e del messaggio
grado di partecipazione al discorso da parte del
destinatario (dibattito, monologo, intervista)
presenza o assenza di mediazione esterna a
emittente e destinatario (conduttore-mediatore
del dibattito televisivo, intervistatore e così via)
Dinamiche di stile
Le dinamiche di stile che pesano sulla
comunicazione politica hanno a che fare con il
temperamento di ciascun politico, con la
formazione culturale di provenienza, con la
dimestichezza nella produzione di discorsi e testi
e con l’abitudine al confronto argomentativo.
 Queste caratteristiche si fondono con quello che
Giuseppe Antonelli definisce il DNA linguistico di
ciascun politico, ovvero con la tradizione
espressiva dell’area ideologica di riferimento.

Dinamiche di stile
Naturalmente, con la scomparsa dei partiti della Prima
Repubblica, la componente ideologica è andata scemando.
Così la tradizione linguistica dei vecchi partiti ha perso la sua
capacità di agire sullo stile dei singoli politici.
 Il DNA linguistico conserva oggi una certa importanza solo per
quei partiti che hanno mantenuto uno stretto legame con
l’impianto ideologico tradizionale (Rifondazione comunista,
Partito Radicale, La Destra e pochi altri).
 In altri casi sono i leader carismatici (come Berlusconi e Bossi)
a improntare lo stile comunicativo dei rispettivi movimenti.
 La tendenza generale è però all’appiattimento dei tratti
personali e alla scelta di andare incontro a un pubblico
sempre più vasto con argomenti comuni. Di questa
combinazione di generalizzazione e genericità Umberto Eco si
era accorto già negli anni Settanta quand parlava di
argomentazione media.

Discorsi politici 1

Si deve a Paola Desideri l’individuazione
di due tipologie di discorso politico,
distinte in base alle procedure di
generazione del discorso e,
conseguentemente, di determinati
procedimenti testuali:
1.
discorso politico polemico
discorso politico didattico
2.
Il discorso politico polemico

Il discorso polemico (orale, ma anche
scritto) presuppone il confronto con gli
avversari politici e presenta quindi un alto
grado di allusività.

Il confronto con l’antagonista porta con sé
l’adozione di diversi espedienti testuali
come l’obiezione, la negazione, la replica,
la ripetizione.
Il discorso politico polemico

L’emittente del discorso polemico cerca di portare il
destinatario a immedesimarsi con lui e a condividere
le sue tesi, il suo punto di vista. Per raggiungere il
suo obiettivo, l’emittente ricorre a una serie di
tecniche testuali dette di avvicinamento attanziale.

L’avvicinamento attanziale (o embrayage) è una
tecnica comunicativa “calda” che mira coinvolgere e
sedurre il destinatario per innescare un processo di
identificazione tra emittente e destinatario. L’oratore
genera empatia parlando al cuore (o, come si dice
anche, “alla pancia”) del pubblico per accattivarsene
la simpatia.
Il discorso politico polemico

Gli elementi linguistici (forme della semplicità) tipici di questo
tipo di discorso sono molteplici:
•
uso dei pronomi di prima persona (io, noi) e dei possessivi
(mio, nostro) per avvicinare il soggetto politico (io) o la parte
politica (noi) ai destinatari (noi può indicare anche l’emittente
insieme ai destinatari)
avverbi di tempo e luogo per contestualizzare il messaggio
(indicatori deittici come qui, oggi e simili)
sintassi breve (basata sulla coordinazione) che si fa
martellante per l’uso delle figure retoriche di ripetizione
lessico enfatico e colorito
gestualità e mimica espressive.
•
•
•
•

Ovviamente questi espedienti sono più efficaci quando il
discorso viene pronunciato in presenza del destinatario
(manifestazioni di piazza, congressi) ma compaiono anche in
altre situazioni comunicative (dibattiti televisivi).
Un esempio di discorso politico polemico

Ecco un estratto del comizio tenuto da Fausto Bertinotti il 16
ottobre del 1999 a Roma, in occasione della manifestazione
nazionale contro la legge finanziaria:

« [...] E non si dica, per favore, che così
mostriamo i muscoli. Questa piazza si riempie
con la testa! Questa piazza si riempie col cuore!
In questa piazza mostriamo la testa e il cuore
dei comunisti. E non è soltanto una massa,
questa: è la realtà di tanti individui, di tante
donne e di tanti uomini che giorno per giorno
lottano in tanti luoghi, parlano con tanti altri,
soffrono e gioiscono insieme».
Il discorso politico didattico

Il discorso politico didattico presenta caratteristiche
opposte a quelle rilevate nel discorso politico
polemico. In particolare, si fonda sul criterio
dell’oggettività e prevede il susseguirsi di sequenze
descrittive. Il mittente tende a eclissarsi per favorire
l’identificazione del destinatario con il contenuto del
messaggio. Le tecniche testuali adoperate per
raggiungere questo scopo sono quelle
dell’allontanamento attanziale.

L’allontanamento attanziale (o débrayage) è una
tecnica “fredda” che produce impersonalità del
discorso e apparente distacco tra emittente e
destinatario.
Il discorso politico didattico

Gli elementi linguistici (forme dell’oscurità) che
caratterizzano questo tipo di discorso sono:
uso dei pronomi di terza persona
verbi in forma impersonale
sintassi complessa basata sulla subordinazione
(tipica della testualità descrittiva e scientifica)
• scarsità o assenza di indicatori deittici
• lessico ricercato e tecnico
• richiamo a temi generali
•
•
•
Un esempio di discorso politico didattico

Ecco un passaggio del discorso di sfiducia al primo governo
Berlusconi pronunciato da Umberto Bossi il 21 dicembre 1994 alla
Camera dei deputati:

«Qualcuno potrebbe affermare, in polemica con il
dissenso della Lega, che in sette mesi è difficile
riedificare uno Stato italiano completamente nuovo e
quindi strutture politiche, economiche e sociali distrutte
dal passato partitocratico. Tuttavia, quando la Lega
accettò di far parte della coalizione per garantire la
governabilità, i patti che l’onorevole Berlusconi
sottoscrisse furono molto chiari. La Lega decise di
aderire al governo Berlusconi superando le legittime
resistenze di molti suoi elettori e della totalità dei suoi
militanti verso la contiguità con la frangia fascista
missina, considerando prioritario garantire la
governabilità del paese».
Discorsi polemici e didattici

I discorsi politici polemici sono più frequenti di quelli
didattici. Va però rilevato che tra le due tipologie non
esiste una demarcazione netta: nello stesso discorso
possono susseguirsi sequenze polemiche e sequenze
didattiche (soprattutto nei discorsi più lunghi e
articolati).

Occorre inoltre distinguere tra aspetti formali e testuali
da un lato e intenzionalità comunicativa: anche una
sequenza didattica può servire a rafforzare il legame tra
emittente e destinatario. È quanto avviene, per esempio,
nei discorsi di Bossi in cui le frequenti sequenze storiche
spesso non hanno una funzione neutra di rievocazione
ma servono a giustificare l’azione politica della Lega nel
segno di un passato comune che riguarda le genti del
Nord, della Padania.
Discorsi politici 2

Sulla base dei contenuti, delle finalità dei
messaggi e del contesto comunicativo si
possono individuare altre due tipologie di
discorso politico:
1.
discorso politico elettorale
discorso politico istituzionale
2.
Il discorso politico elettorale

La comunicazione elettorale ha un ruolo
centrale nella politica. Il discorso politico
elettorale è condizionato da tre fattori
fondamentali:
1.
la natura agonistica della competizione
elettorale
la presenza di meccanismi della domanda e
dell’offerta
il peso dei mezzi di comunicazione di massa
2.
3.
Il discorso politico elettorale

Questo tipo di discorso è, naturalmente, quello in cui si
esprime con più forza la funzione conativa o persuasiva
della lingua.

Le strategie linguistiche e testuali adottate sono quindi
funzionali alla raccolta del consenso. Le idee sono
organizzate e presentate non per informare ma per
convincere usando i modi e gli strumenti della
propaganda.

I media hanno modificato anche formalmente questo
genere di discorso che fino a quarant’anni fa si svolgeva
prevalentemente nelle piazze. Oggi il politico ottiene
visibilità e raccoglie consenso soprattutto grazie alla
diffusione mediatica delle sue idee e dei suoi discorsi.
Il discorso politico istituzionale

Si definiscono discorsi politici istituzionali quei
discorsi che le alte cariche dello Stato e i
parlamentari pronunciano in sedi e/o contesti
istituzionali (altra cosa è invece la
comunicazione istituzionale della pubblica
amministrazione).

In questo caso l’emittente non partecipa al
dibattito elettorale e non si pone come
obiettivo la ricerca del consenso.

Si tratta di discorsi che fanno leva su aree
semantiche ben codificate: l’impegno, la
legalità, i doveri istituzionali, l’azione e gli
strumenti del potere esecutivo.
Il discorso politico istituzionale

Sul piano dei contenuti e dell’organizzazione
testuale vanno ricordati, almeno, il richiamo ai
principi della Costituzione e ai temi cardine
dell’economia, del lavoro, delle politiche sociali.

Se l’emittente è un presidente del Consiglio il
suo discorso può presentarsi al tempo stesso
come “di parte” (difesa dell’azione di governo) e
istituzionale. Il peso delle due componenti può
dipendere da molti fattori (contesto, contenuto,
occasione comunicativa e così via). I discorsi
politici istituzionali per eccellenza sono quelli
pronunciati dal presidente della Repubblica.