Transcript RISCHIO
Prof. Marco Guida Dip. Biologia lab. di Igiene Via mezzocannone, 16 0812534641 [email protected] Qualità e sicurezza • Negli ultimi decenni, il concetto di qualità di un alimento si è esteso a comprendere una valutazione globale, dalle caratteristiche nutrizionali ed organolettiche al giusto rapporto qualità prezzo, dalla comodità di uso fino alla salubrità che rimane, ovviamente, il requisito principale della qualità. Tutti questi aspetti dovrebbero essere contemporaneamente presenti • Per la chiara informazione e per la tutela della salute, è necessario sollecitare i necessari controlli e segnalare alle autorità abusi e frodi. Primarie si verificano negli alimenti in fase di produzione (materie prime) ad opera dell'aria, dell'acqua, del suolo e dell'animale produttore stesso Secondarie Terziarie Si verificano in fase di lavorazione; dipendono pertanto dall'ambiente di lavoro, dagli strumenti utilizzati e dalla manipolazione Si verificano nella commercializzazione del prodotto; cioè durante il trasporto, stoccaggio, conservazione Quaternarie Si verificano in fase di consumo degli alimenti; sono particolarmente importanti nella ristorazione collettiva Miliardi di dollari di spesa sanitaria Centinaia di milioni di casi ed elevata mortalità infantile Ricomparsa di batteri in aree indenni: patogeni riemergenti Salmonella, Clostridium botulinum Comparsa di batteri non collegati ad alimenti: patogeni emergenti L. monocytogenes, E.coli O157:H7, Cyclospora cayatanensis, Virus epatite A Adozione di nuovi sistemi di conservazione Aumento delle alimentari sicurezza delle Nuovo approccio nella gestione problematiche igienico-sanitarie derrate delle DEFINIZIONE DI PERICOLO Un agente biologico, chimico e fisico potenzialmente in grado di causare un danno alla salute DEFINIZIONE E MISURA DEL RISCHIO “ Viene definito RISCHIO la probabilità (o frequenza) dell’accadimento di una certa dimensione (magnitudo) di effetti o conseguenze non desiderate (VISMARA 1992) RISCHIO: probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego e/o esposizione (CEE 1992) Le due definizioni riportate, tratte dalla letteratura scientifica e dalla normativa europea chiariscono che il rischio non è l’evento pericoloso o il danno, con i quali spesso vengono identificati, ma una probabilità, intesa in senso quanti-qualitativo, ovvero il rischio dipende dalla: Gravità del danno possibile Probabilità di accadimento del danno DEFINIZIONE E MISURA DEL RISCHIO La gravità del danno, detta anche magnitudo si configura sulla base di: • Persone direttamente o indirettamente coinvolte • Beni durevoli e/o materiali interessati • Ambiente coinvolto La probabilità di accadimento è legata a: • Frequenza o durata dell’esposizione all’evento pericoloso • Probabilità di accadimento di un evento pericoloso • Misure per evitare o limitare il danno DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO La matrice del rischio DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO La matrice del rischio L’attribuzione dei parametri G e P determina univocamente, in base al grafico Matrice dei Rischi, il grado di criticità C del rischio, ed in conseguenza di esso devono essere eseguiti gli interventi necessari per eliminarlo (interventi di tipo strutturale o sull’attività lavorativa svolta). DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO La matrice del rischio I RISCHI C4 sono inaccettabili; è necessario affrontarli immediatamente, e nelle more degli interventi correttivi l’attività lavorativa è sospesa. I RISCHI C3 sono tempestivamente. gravi; è necessario affrontarli I RISCHI C2 sono relativi ad eventi che si manifestano con maggiore frequenza significativa ma con conseguenze «raramente» gravi; verranno pertanto affrontati con la dovuta attenzione. I RISCHI C1 possono essere considerati trascurabili; vanno PROVVEDIMENTI Misure preventive: provvedimenti tecnici e procedurali volti a diminuire la probabilità che si verifichino eventi indesiderati Misure mitigative: provvedimenti tecnici e e procedurali volti a ridurre l’entità delle conseguenze delle sfavorevoli LE CURVE DI ISORISCHIO (isochindone) dalla situazione a alla b occorre impiegare misure preventive dalla situazione a alla c occorre impiegare misure mitigative dalla situazione a alla d occorre impiegare misure preventive e mitigative CURVE DI RISCHIO Rapporto complessità - rischio del sistema GESTIONE DEL RISCHIO ANALISI Risk assessment VALUTAZIONE Prevenzione Obiettivi Protezione CONTROLLO Sistemi procedurali e tecnici Mezzi Sistemi relazionali Eliminazione dei rischi Riduzione dei livelli di rischio Monitoraggio Informazione Formazione lavoratori addetti Coinvolgimento decisionale Identificazione e gestione dei CCP Non corrispondenza Ricaduta in termini di riduzione del rischio a livello di popolazione • Spesso insufficiente a produrre alimenti con un livello di sicurezza prevedibile • mancanza di uno strumento in grado di quantificare la reale diminuzione del rischio Evoluzione normativa • Direttive Comunitarie Verticali - 1992 Obbligo di attuazione (da parte del Responsabile dello stabilimento di produzione) di un’attività di autocontrollo sulle diverse fasi di produzione • Direttiva 43/1993/CEE (Direttiva orizzontale) Recepita in Italia con il D.lgs 155/97 Estende a tutte le attività commerciali riguardanti alimenti l’obbligo di predisporre i piani di autocontrollo • Libro Bianco (2000) realizzato con il Reg. 178/2002 Approccio metodologico basato sull’Analisi del rischio • Regolamento 852/2004/CE Sottolinea e ribadisce l’importanza delle HACCP per le imprese Regolamento 2073/2005 Individua criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari …la sicurezza dei prodotti alimentari è garantita da misure di prevenzione quali HACCP e GMP FAO/OMS (1997) Contenere il “rischio alimentare entro limiti ragionevoli e tollerabili”, in comparazione con gli altri rischi della vita di ogni giorno ANALISI DEL RISCHIO VALUTAZIONE CONTROLLO COMUNICAZIONE ESPERTI PUBBLICO Insieme di operazioni tese ad ottenere conoscenze necessarie a definire l’entità del rischio nelle varie circostanze Obiettivi di sicurezza alimentare FSO Appropriato livello di protezione della popolazione ALOP Procedura conoscitivagestionale Sistema di contenimento del rischio Si estende ad ogni tipologia alimentare Caratterizzazione del pericolo Valutazione del livello di esposizione Individua gli FSO e definisce gli ALOP Analizza solo CCP di una singola struttura Deve poter individuare CCP VALUTAZIONE DEL RISCHIO Collega la probabilità del verificarsi dell’esposizione ad una individuata noxa patogena e gli effetti dell’esposizione stessa in una categoria di soggetti esposti La Commissione europea ha indicato nella valutazione del rischio il sistema più attendibile per definire il livello massimo di pericolo nelle derrate alimentari VALUTAZIONE DEL RISCHIO GESTIONE DEL RISCHIO “Definisce i livelli tollerabili di rischio alimentare e le misure per raggiungerli” Vengono considerati aspetti sociali ed economici Percezione del consumatore del pericolo Distribuzione dei rischi e dei benefici Responsabilità di vari soggetti (settore produttivo, consumatori) Appropriato livello di protezione - ALOPStabilisce il livello di protezione che è ritenuto appropriato (dai paesi membri) per stabilire una misura di protezione sanitaria o fitosanitaria per la vita o la salute dell’uomo, degli animali, delle piante all’interno del loro territorio Potenziamento del sistema di sicurezza alimentare ALOP “numero massimo di casi di malattia riferibili ad un agente patogeno su 100.000 abitanti in un anno” analisi del rischio per i patogeni alimentari Frequenza di esposizione Gravità degli effetti Reversibilità degli effetti • Fattibilità tecnica • Nuovi rischi fisico-chimici e microbiologici • Entità dei benefici nutrizionali • Rapporti costi-benefici • Preferenze pubbliche Obiettivi di sicurezza alimentare - FSO – Trasforma un ALOP in un obiettivo misurabile per le aziende alimentari e le autorità preposte. ALOP = FSO RISCHIO = PERICOLO “Massima concentrazione di un pericolo microbiologico in un alimento che non produca effetti nocivi sulla salute (WTO)” FSO NOAEL La massima concentrazione di una sostanza chimica che non produca nessun effetto osservabile (WHO) Esempi applicativi di FSOs Il livello di L. monocytogenes nei cibi pronti per il consumo non deve eccedere le 100 U.F.C. per grammo Il livello di enterotossina stafilococcica nel formaggio non deve eccedere 1 µg/100g La concentrazione di Salmonella nel latte in polvere deve essere inferiore a 1/100g Valori soglia [oltre il quale possono insorgere tossinfezioni alimentari e malattie infettive] AGENTE Livello soglia per popolaz. sana Salmonella <105 Tossina stafilococcica <1 mcg Clostridium perfrigens 106 Campylobacter 106 Vibrio cholera 106 Shigella 101 – 102 H.A.V. 103 Yersinia 109 Norwalk virus 10 Analisi dei pericoli Valutazione dei rischi Gestione dei CCP Corretta prassi igienica MISURE DI CONTROLLO CRITERI DI PERFORMANCE - criteri d’efficacia – Vengono definiti come il risultato microbiologico richiesto da una o più misure di controllo che possono contribuire ad assicurare la sicurezza di un alimento Risultato microbiologico richiesto da una o più misure di controllo espresso come cambiamento nel livello di pericolo in un alimento, assicurando il raggiungimento di un FSO es. riduzione nel livello di un patogeno in concentrazione o n log10 CRITERI DI PERFORMANCE - criteri d’efficacia – CRITERI DI PERFORMANCE - criteri d’efficacia – (Log10H0 – log10H) + log10 SF Dove H0 = concentrazione iniziale del pericolo considerato H = concentrazione finale del pericolo (dopo trattamento) SF = fattore di sicurezza eventualmente imposto dall’Autorità Sanitaria (in genere viene assunto 100 volte più basso del peggior caso di contaminazione) Es. H0 = 104 patogeni/g H = 10–6 patogeni/g SF = 100 Cr. Per. = 4 - (-6) + 2 = 4 + 6 + 2 = 12 Se un criterio di performance è utile per pervenire ad un FSO (Log10H0 + Log10HG – log10HR) log10 FSO Dove H0 = iniziale livello di pericolo HG = aumento totale del pericolo considerato dovuto al processo HR = riduzione totale del pericolo considerato dovuto al processo FSO = obiettivo di sicurezza alimentare H0 = 103 ufc/g FSO = < 1 ufc/100g Cr. Per. = 3 + 0 – log10HR – 2 = – log10HR –5 = log10HR 5 Es. CRITERI DI PROCESSO Es. I parametri di controllo della pastorizzazione del latte in strato sottile sono 71,7°C per 15 secondi Es. Per le conserve acidificate il pH deve essere inferiore a 4,4 CRITERI MICROBIOLOGICI Obiettivo del Reg. 2073/2005: protezione della salute pubblica CRITERI MICROBIOLOGICI – elementi costitutivi – Elenco dei microrganismi o loro tossine/metaboliti di rilievo e ragione della loro scelta Metodi analitici atti a rilevarli, compreso il limite di rilevabilità e le tolleranze Piano di campionamento che indiche il numero e la dimensione delle unità campionarie e i limiti di conformità Limiti specifici per il tipo di alimento, in un determinato punto Specifiche sui punti di prelievo Azioni da intraprendere in caso di non conformità CRITERI MICROBIOLOGICI – impieghi – Validare e verificare che le misure di controllo adempiano ai criteri di performance (es. verifica dell’HACCP) Determinare l’accettabilità di un alimento in assenza di sistemi efficaci per accertarlo (es GHP e HACCP non verificabili) CRITERI MICROBIOLOGICI Di processo Si applica a livello dell’impianto che realizza il prodotto Individua uno specifico prodotto o fase del processo Non si applica al prodotto una volta sul mercato Consente di verificare l’adozione dei piani HACCP o GHP Del prodotto finito Si applica al prodotto finito immesso sul mercato Si applica alla fase di distribuzione, vendita agli operatori al dettaglio e al consumatore Criteri microbiologici e FSO - le differenze – L’FSO non viene applicato ad un singolo lotto non specifica piani di campionamento, unità analitiche, ecc definisce il livello di controllo che ci si aspetta da un’operazione su alimenti che può essere raggiunto attraverso l’implementazione di piani HACCP o GHP e applicazioni di criteri di performance e di processo GLI FSO e gli eventi di filiera Gli FSO e gli eventi di filiera Se in alcuni prodotti non è possibile un ulteriore sviluppo microbico o un ulteriore significativa contaminazione a livello di produzione e distribuzione Gli FSO e gli eventi di filiera Impiego degli FSO Politica sanitaria della sicurezza alimentare Punto fondamentale Valutazione e corretta gestione rischi Definizione dei livelli di accettabilità In conclusione… Risulta necessario: maggiore collaborazione tra le industrie alimentari e le autorità preposte al controllo continua riconsiderazione e rivalutazione degli FSO, in modo da individuare i punti della filiera bisognosi d’intervento