CASO: nell`UO di Chirurgia viene ricoverata la

Download Report

Transcript CASO: nell`UO di Chirurgia viene ricoverata la

LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON DEMENZA IN
OSPEDALE
L’APPROCCIO AL PAZIENTE,
LA CONTENZIONE
U.O. di Geriatria
P.O. di Conegliano
Giovanna Barbacetto
Sonia De Pecol
Barbara Schincariol
CASO: nell’UO di Geriatria viene ricoverata la signora Rosa B., di
anni 75, con diagnosi di “ulcera duodenale sanguinante”. La
paziente era giunta in Pronto Soccorso perché, a domicilio, aveva
avuto un episodio di vomito con presenza di tracce di sangue. La
EGDS, a cui era stata sottoposta, aveva evidenziato la causa del
sanguinamento. All’arrivo la signora è in stato saporoso,
l’esecuzione dell’EGDS aveva richiesto la somministrazione di un
sedativo. L’infermiere che la accoglie la sistema a letto, le rileva
i parametri vitali e comincia l’accertamento con la collaborazione
dei familiari che accompagnano la signora. Rosa soffre di
ipertensione arteriosa, di cardiopatia ed è affetta dalla Malattia
di Alzheimer. Vive vicino a un figlio e alla nuora, viene seguita da
una badante. Deambula autonomamente, saltuariamente è
incontinente, di solito si agita quando vuole comunicare che ha
bisogno di eliminare. A volte mangia sola, altre volte necessita
che qualcuno la imbocchi. La comunicazione verbale è
difficoltosa. Il buio la spaventa, piange e si agita. Di notte dorme
poco, preferisce vagare per la casa (wandering).
Il medico prescrive terapia infusiva e digiuno almeno per le prime 24
ore, può bere solo qualche sorso d’acqua. L’infermiere consiglia ai
familiari che qualcuno rimanga a farle compagnia, evitando che al
risveglio si possa spaventi non riconoscendo l’ambiente dove si trova.
Verso le ore 16.00, mentre Rosa ancora dorme, l’infermiere inizia la
somministrazione della terapia infusiva, sono stati prescritti 1000cc di
Soluzione Fisiologica da infondere nelle 24h. Arriva sera, Rosa comincia
a svegliarsi, nonostante il continuo viavai di persone che entrano ed
escono dalla sua stanza, è tranquilla e sembra osservi incredula ciò che
la circonda. Nel frattempo, la badante che le sta accanto le parla,
cercando di attirare la sua attenzione. Nella stanza c’erano altre due
degenti che stavano cenando, una a letto e una seduta a tavola. E’ sabato
sera e dopo cena molte persone vengono a far visita alle compagne di
stanza, si parla del più e del meno, si ride. Rosa comincia ad essere un
po’ infastidita, inquieta, si muove sul letto, la badante le offre un sorso
d’acqua. Quando termina l’orario di visita l’operatore entra in stanza e
dopo aver controllato che tutto sia apposto spegne le luci. Rosa comincia
ad essere sempre più inquieta,vuole scendere dal letto, si accorge che
attaccato al suo braccio c’è un filo, il deflussore, che cerca ti toglierlo
in un momento di distrazione della badante. In tanto 500cc di infusione
erano già stati somministrati, a Rosa era stato messo un presidio di
assorbenza per risolvere l’incontinenza.
L’infermiere, nel frattempo ha elaborato il piano di assistenza per la
signora Rosa, tra le diagnosi infermieristiche stilate vi è la “confusione
mentale cronica”, con relativi NOC e NIC.
NOC = abilità cognitive,
orientamento cognitivo,
autocontrollo delle distorsioni
del pensiero,
sorveglianza:sicurezza, sostegno
emozionale, gestione
dell’ambiente, prevenzione delle
cadute, tecnica calmante.
NIC = stimolazione cognitiva,
tecnica calmante, orientamento
alla realtà, gestione
dell’ambiente: sicurezza.
La badante avverte l’infermiere della situazione il quale si precipita in
stanza a controllare l’assistita.
Gli obiettivi che il collega si prefigge di raggiungere, in questo momento
di disagio notturno, sono: garantire la sicurezza della paziente,
prevenendo un’eventuale caduta dal letto e permettere il
trattamento in corso.
Tra le tecniche a disposizione per ridurre il rischio di autolesionesismo
c’è la CONTENZIONE.
COSA SI INTENDE PER CONTENZIONE?
 limitazione, meccanica o farmacologica, delle possibilità di
movimento spontaneo ed autonomo di un individuo.”
CHE COS’E’ UN MEZZO DI CONTENZIONE?
 È uno strumento o dispositivo, applicato al corpo, o parte di esso
o all’ambiente circostante l’individuo, atto a limitare la libertà
dei movimenti volontari dell’intero corpo o di un suo segmento.
QUALI SONO I MEZZI DI CONTENZIONE’?
Esistono vari tipi di contenzione:
Mezzi di contenzione per il letto
Spondine
Fasce imbottite di sicurezza per il letto fissate ad esso mediante
cinghie di ancoraggio
Mezzi di contenzione per la sedia
Fascia pelvica che impedisce lo scivolamento in avanti del bacino per
pazienti talmente compromessi
Divaricatore inguinale imbottito, mantiene in asse le anche
impedendo lo scivolamento
Corsetto con bretelle e cinture, per chi ha perso la capacità di
controllare il tronco
Tavolino, impedisce di sporgersi in avanti e di utilizzare il piano di
appoggio
Mezzi di contenzione per i segmenti corporei
Braccioli per polsi o caviglie, sono regolati con chiusura in velcro e
cinghie di fissaggio
Mezzi di contenzione usati nell’UO di Psichiatria
Contenzione per i polsi
Contenzione per le caviglie
Sistemi di postura utilizzati a fini di contenzione
Frail-help, è un ausilio che abbiamo ideato e creato all’interno
della nostra UO per permettere al paziente di mantenere la
posizione seduta con le gambe fuori dal letto avendo un
sostegno per la schiena.
I mezzi ci contenzione possono essere usati anche nelle
persone con attività motoria limitata che necessitano
prevalentemente di ancoraggio e supporto ortesico per
mantenere una corretta postura. Il programma alternativo
alla contenzione per questi pazienti prevede un
programma riabilitativo e l’uso intelligente del mezzo di
contenzione, che in questo caso diviene un supporto
ortesico, pertanto privo di quelle accezioni negative
proprie della contenzione.
LE RAGIONI DELLA CONTENZIONE
Protezione contro l’auto-etero-danneggiamento.
Mantenimento di una postura utile al paziente
Controllo di pazienti confusi, agitati, a rischio di cadute,
tendenti al wandering
Necessità di attivare piani di trattamento che richiedono la
collaborazione del paziente (infusione di farmaci per via ev,
SNG, PEG, ossigeno terapia, evitando rimozioni delle medicazioni
e dei cateteri)
Permettere un periodo di riposo a pazienti iperattivi
Convinzione di aumentare il senso di sicurezza (esempio
prevenire le cadute notturne)
“Salvaguardia” del sistema organizzativo (carenza di personale,
diminuzione costi assistenziali)
MONITORAGGIO CONTENZIONE
Raccomandazioni per l’assistenza
Implementare la ricerca di interventi alternativi che riducano la
necessità di contenere nei setting per acuti, nelle strutture riabilitative e
nelle case di riposo. Si raccomanda l’adozione di un approccio
standardizzato per l’uso dei mezzi di contenzione:
 1. La contenzione deve essere utilizzata come ultima risorsa e solo se i
potenziali benefici sono superiori ai potenziali danni.
 2. Utilizzare il minimo contenimento per il minor tempo.
 3. Rivalutare frequentemente la necessità di contenere per minimizzare il
rischio di lesione.
 4. Applicare i mezzi di contenzione nel rispetto delle indicazioni fornite
dal costruttore.
 5. Osservare la persona durante il periodo di contenzione
 6. Durante il periodo di contenzione garantire alla persona la possibilità
di movimento ed esercizio per non meno di 10 minuti ogni 2 ore, con
esclusione della notte.
 7. Durante il periodo di contenzione la persona deve avere la possibilità
di essere idratata, nutrita, accompagnata in bagno.
 8. La valutazione di eventuali effetti dannosi direttamente attribuibili
alla contenzione, quali abrasioni o ulcere da decubito, deve essere fatta
ogni 3 o 4 ore e il paziente deve essere controllato ogni 30’.
 9. Registrare eventuali osservazioni rilevate durante il controllo e i
conseguenti interventi adottati.
 10. Fornire un orientamento allo staff e la formazione sull’uso corretto
dei dispositivi meccanici.
 11. La contenzione non può superare le 12 ore consecutive, salvo che non
lo richiedano le condizioni del paziente.
DANNI DELLA CONTENZIONE
Certamente la contenzione fisica è efficace nel consentire agli operatori di non
essere distolti dai pazienti durante lo svolgimento delle loro attività, ma ciò è
certamente in antitesi con molti obiettivi di cura e certamente con il rispetto
della dignità della persona.
Queste considerazioni, associate alle sequele della contenzione di seguito
descritte, rendono ragione della necessità di sviluppare specifiche modalità di
assistenza, che non contemplino la contenzione fisica come soluzione facilmente
adottabile.
Le conseguenze dell’utilizzo della contenzione fisica sono state ampiamente
descritte in letteratura: la loro gravità e ripercussione sulla qualità della vita del
soggetto sono tali da scoraggiarne l’uso.
Le lesioni associate a contenzione possono essere distinte in due gruppi:
 1. danni diretti causati dalla pressione esercitata dal mezzo di contenzione
(lacerazione, abrasione o compressione);
 2. danni indiretti che comprende tutte le possibili conseguenze della forzata
immobilità (lesioni da pressione, aumento della mortalità, cadute, prolungamento
dell’ospedalizzazione).
Tra i danni diretti si annoverano: le lesioni nervose del plesso
brachiale; le lesioni ischemiche;la morte per asfissia, la quale, in
tutti i casi riportati, era associata all’utilizzo della cinghia per il
letto, alla fascia addominale o alla cintura di contenzione; la
morte per strangolamento, che si associa maggiormente
all’utilizzo della cinghia per il letto, alle spondine e alla fascia
addominale o cintura di contenzione.
Tra i danni indiretti nei pazienti anziani ospedalizzati si
evidenzia che: è maggiore la durata del ricovero tra i soggetti
contenuti rispetto ai non contenuti, aumenta la mortalità
intraospedaliera, è maggiore l’istituzionalizzazione dopo la
dimissione, aumentano le infezioni acquisite durante il ricovero e
le cadute.
La contenzione può essere causa indiretta di incontinenza
funzionale e di danni da immobilizzazione.
Esiste una relazione tra la durata della contenzione e la
comparsa di danni indiretti tra i soggetti ospedalizzati: le
persone contenute per più di quattro giorni hanno un’alta
incidenza di infezioni ospedaliere e lesioni da pressione.
Oltre ai danni fisici, diretti o indiretti, certamente la
contenzione fisica causa sofferenza psicologica: pochi studi
hanno indagato questo aspetto, ma non è difficile affermare che
la contenzione fisica, anche nei soggetti con deficit cognitivo,
rappresenti un’esperienza negativa.
Gli effetti negativi della contenzione non si riflettono solo su chi
ad essa è sottoposto, ma coinvolgono anche gli altri pazienti per
il suo effetto moltiplicatore di rassegnazione.
ASPETTI PSICOLOGICI
Senso di impotenza
Umiliazione
Aumento dell’ insicurezza
Aumento dello stato di agitazione
Rabbia
SENSAZIONI PERSONALI
“sono bloccato”
“sono in gabbia”
“sono bardato come un
somaro”
“non posso neanche unire le
mie mani”
“è una cosa da matti”
“i cani hanno solo un
guinzaglio,…io invece…”
ASPETTI ETICI DELLA CONTENZIONE
Art. 1, Codice Deontologico
dell’infermiere
L’infermiere “è operatore
sanitario che…è responsabile
dell’assistenza e che è sua
responsabilità curare
prendersi cura della persona
nel rispetto della vita, della
salute, della libertà e della
dignità dell’individuo”.
Art. 4.10, Codice Deontologico
dell’infermiere:
“L’infermiere si adopera
affinché il ricorso alla
contenzione fisica e
farmacologica sia evento
straordinario e motivato e
non metodica abituale.
Considera la contenzione
una scelta condivisibile
quando vi si configuri
l’interesse della persona e
inaccettabile quando sia
un’implicita risposta alle
necessità istituzionali”
ILLEGITTIMITA’ DELLA
CONTENZIONE
Art. 13 della Costituzione
Italiana:
…”La libertà personale è
inviolabile”
Art. 32 della Costituzione
Italiana:
…”La repubblica tutela la salute
come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della
collettività… Nessuno può essere
obbligato ad un determinato
trattamento sanitario se non per
disposizione di legge”
Art. 571 Codice Penale:
”Chiunque abusa di mezzi di
contenzione o di disciplina in
danno di una persona sottoposta
alla sua autorità, o a lui affidata
per ragioni di educazione, cura o
vigilanza, ovvero per l’esercizio
di una professione, è punibile,se
dal fatto deriva il pericolo di una
malattia nel corpo o nella
mente.”
ILLEGITTIMITA’ DELLA
CONTENZIONE
Si configura se è sostenuta da:
 Motivazioni di carattere
disciplinare
 Esigenze di carattere
organizzativo
 Convenienze del personale
sanitario
Si possono configurare i reati
di:
 Sequestro di persona(art.
605 c.p.)
 Violenza privata (art. 610
c.p.)
 Maltrattamenti (art. 572
c.p.)
LEGITTIMITA’ DELLA
CONTENZIONE
Se ricorrono gli estremi dello stato di necessità (art. 54 c. p.), la
misura di contenzione (sempre proporzionale al pericolo attuale
di un danno grave non altrimenti evitabile) non solo può, ma deve
essere applicata se non si vuole incorrere nel reato di abbandono
di incapaci (art. 591 C.p.)
Da quanto analizzato la contenzione fisica dovrebbe essere “un
atto ECCEZIONALE, da sottoporre a prescrizione medica e
giustificare”.
Applichiamo contenzione con la
consapevolezza di chi sa che è spesso
uno strumento della nostra inefficienza,
della nostra mancanza di risorse
alternative, con la speranza di ridurre al
minimo un metodo di assistenza che
resterà comunque ai limiti del lecito.
L’INFERMIERE OGGI
Dal 1999, ma ancora più compiutamente con il nuovo codice
deontologico degli infermieri del 2009, gli infermieri hanno un
ruolo primario, da co-protagonisti: ora gli infermieri possono,
devono e dovranno occuparsi anche di questo trattamento
terapeutico.
L’INEFFICACIA DELLA CONTENZIONE FISICA
I risultati, di alcuni studi finora condotti, sostengono la
necessità di un approccio individualizzato alla persona anziana
ospedalizzata, per ridurre il rischio di caduta e favorire la
mobilità, anziché l’immobilità. L’utilizzo delle spondine non si
associa ad una riduzione di cadute dal letto e la loro rimozione,
per contro, non è associata ad un aumento di cadute tra gli
anziani istituzionalizzati.
La prevenzione delle cadute, che è la principale causa di
contenzione, non trova alcun riscontro negli studi condotti: non vi
è infatti alcuna prova che la contenzione fisica eviti la caduta nei
soggetti anziani ospedalizzati.
Nei programmi di riduzione della contenzione gli studi che hanno
valutato l’incidenza di cadute hanno riportato che la significativa
riduzione dell’utilizzo dei mezzi di contenzione non si associa ad
un aumento delle cadute.
Nell’UO di Geriatria,la numerosità degli infortuni, nel corso degli
anni, ha subito una drastica riduzione a partire dall’anno 1999 (di
cui non siamo in possesso dei dati relativi), dal quale è iniziata
l’adesione al programma di “miglioramento della Qualità”. Questo
ha comportato l’utilizzo di presidi idonei come i letti elettrici,
regolabili in altezza.
Bisogna ridurre l’incidenza del ricorso alla contenzione fisica
attraverso la realizzazione di interventi informativi e formativi
garantendo l’utilizzo di soluzioni alternative.
L’infermiere deve adoperarsi affinchè il ricorso alla contenzione
fisica e farmacologica sia evento straordinario e motivato, e non
metodica abituale.
Ciò non si prospetta né immediato né facile, poiché richiede uno
sforzo non indifferente e dei cambiamenti culturali,
organizzativi e professionali notevoli e coinvolgenti tutta
l’organizzazione.
STRATEGIE PER EVITARE LA CONTENZIONE
MODIFICHE AMBIENTALI
Sono certamente da incoraggiare e promuovere tutti gli
interventi che aumentano la sicurezza ambientale e riducono
pertanto la necessità di contenere. Una buona illuminazione, luci
che si accendono con facilità, pavimenti non scivolosi dovrebbero
essere caratteristiche diffuse in tutti i setting che accolgono o
potrebbero accogliere soggetti con disabilità funzionale e
cognitiva. Per i soggetti con wandering è inoltre utile disporre di
percorsi privi di ostacoli.
Abbassare il piano del letto all’altezza minima. Per facilitare i
movimenti autonomi minimizzando il rischio di caduta sono
proposti: altezza del letto adattata all’altezza del soggetto,
trapezio per aumentare la mobilità a letto, sedia o poltrona
posta a fianco del letto per facilitare i passaggi posturali.
ATTIVITÀ RIABILITATIVE E DISTRAENTI
Per contenere la disabilità vengono suggeriti interventi di
riabilitazione, deambulazione assistita, mentre per distrarre il
soggetto sono proposti terapia occupazionale, attività notturne
per coloro che vagano in tale fascia oraria, attività ricreative.
Rientrano in queste attività anche una serie di interventi che
possono essere affidati a volontari e famigliari istruiti o formati:
compagnia, supporto, assistenza nelle attività di base della
vita quotidiana, passeggiate.
PERSONALIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA
Uno spazio rilevante è certamente quello occupato
dall’organizzazione delle cure, che devono essere personalizzate
e rispettose delle abilità residue del soggetto. Ciò è certamente
un compito non facile, affidato agli infermieri e al personale di
supporto,ma rappresenta il passaggio obbligato per finalizzare gli
interventi.
PREVENZIONE DEGLI EVENTI AVVERSI
La prevenzione delle infezioni, la valutazione e identificazione
della sede del dolore, la promozione del riposo e del sonno,
l’attenzione agli effetti collaterali dei farmaci sono aspetti che,
oltre ad esprimere la qualità dell’assistenza, riducono,
soprattutto nei pazienti cronici, episodi di confusione,
agitazione, cadute accidentali. Eventi che spesso determinano la
decisione di ricorrere alla contenzione fisica.
LA VALUTAZIONE DEL DOLORE
La valutazione del dolore si basa su due attori principali: il paziente che
riferisce e il medico o l'infermiere che ascolta ed interviene. Tutto
procede per il meglio quando colui che prova dolore è in grado di
comunicarlo e colui che deve curare ha competenza sufficiente per
raccogliere la richiesta di aiuto. Nel paziente che non ha memoria sono
medici, infermieri e operatori ad individuare e cogliere i segni, che
rappresentano l’unico elemento di percezione del dolore.
Tutti i pazienti affetti da demenza ammessi in una divisione ospedaliera
dovrebbero essere valutati in relazione alla presenza e all’intensità del
dolore.
La valutazione dovrebbe riguardare i seguenti tre ambiti:
1. possibili cause di dolore in relazione all’evento
acuto e alla situazione attuale
2. modalità abituali con le quali il paziente esprime
dolore (informazioni ottenibili dai caregiver)
3. interventi utilizzati dai caregiver per gestire il dolore
L’osservazione del paziente dovrebbe focalizzarsi sulle seguenti sei
aree: espressioni facciali, verbalizzazione, movimenti corporei,
modificazioni delle relazioni interpersonali, modificazioni nelle abituali
attività, modificazioni dello stato mentale.
In letteratura sono state proposte scale di valutazione
finalizzate alla valutazione della presenza e intensità del dolore
nei soggetti affetti da decadimento cognitivo che dovrebbero
essere comprese tra gli strumenti a disposizione per la
valutazione dei pazienti. Nei pazienti con decadimento cognitivo
più grave, per i quali gli strumenti di valutazione proposti sono di
dubbia applicabilità, la valutazione della presenza e delle possibili
cause di dolore è affidata all’osservazione degli operatori:
spesso un’agitazione improvvisa o un comportamento insolito
possono rappresentare la modalità con cui il paziente cerca di
comunicare la propria sofferenza. Rimane estremamente difficile
in questi pazienti misurare l’intensità del dolore. Come già
accennato, il dolore provoca frequentemente "confusione"
associata a apatia o a disturbi comportamentali di tipo positivo,
come agitazione, deliri, allucinazioni, insonnia (il termine per
definire il tutto è "delirium"). In queste condizioni, è difficile
avere la collaborazione del paziente e ottenere risposte utili,
anche usufruendo delle scale proposte in letteratura che
sfruttano le capacità percettive dei pazienti .
La valutazione della presenza e intensità del dolore
e del suo impatto sul singolo paziente rappresenta
la premessa indispensabile al trattamento ed è
fortemente raccomadata.
PERSONE CON DEFICIT COGNITIVO
Numerose strategie alternative all’utilizzo dei mezzi di
contenzione sono state proposte in letteratura per i soggetti con
deficit cognitivo e disturbi del comportamento:
attività distraenti come radio, televisione, attività ludiche,
piccoli lavori domestici
strategie per richiamare le informazioni nei soggetti
disorientati, ad es. orologio analogico, calendario a strappo
(progetto orientering)
orientamento alla realtà, coinvolgendo nelle conversazioni i
soggetti confusi e disorientati
PERSONE CHE MANIFESTANO WANDERING
Una tra le ragioni più comuni per l’attivazione di
contenzione in un soggetto con deficit cognitivo è
rappresentata dall’incessante pulsione a deambulare
che, non di rado, spinge il soggetto a tentare la fuga.
Obiettivo comune a tutti gli interventi messi in atto
per ridurre la contenzione in questi soggetti è poter
disporre
di spazi sicuri dove lasciarli liberamente deambulare.
sorvegliare i pazienti con wandering;
per i soggetti che deambulano anche durante la notte,
spesso recando disturbo agli altri degenti, è
consigliato proporre attività distraenti.
PERSONE CHE MANIFESTANO COMPORTAMENTI
AGITATI E VIOLENTI
Pochi suggerimenti sono riportati in letteratura per ridurre la
necessità di contenere i soggetti agitati o violenti.
Le strategie potenzialmente attuabili in questi casi fanno
riferimento a:
Strategie ambientali creando un ambiente confortevole con luci
soffuse, eliminazione di rumori e di oggetti dannosi
Individuare e prevenire situazioni a rischio per l’insorgenza del
disturbo, quali intolleranza ambientale o interpersonale
Proposte per distogliere il paziente con passeggiate o attività
occupazionali, allontanando l’evento scatenante.
CONTENZIONE FARMACOLOGICA
Si tratta di una vera e propria sedazione farmacologica il cui
insuccesso è spesso all’origine della decisione di contenere
meccanicamente il paziente.
E’ illecita se praticata al di fuori di un trattamento di tipo
terapeutico, cioè per riportare l’ordine in un reparto, o con
intenti punitivi nei confronti del paziente.
COME SI COMPORTA IL NOSTRO COLLEGA CON LA
SIGNORA ROSA?
o
Si avvicina alla paziente, toccandola, per esempio prendendole la mano e
cerca di rasserenarla parlandole con calma,ottenendo la sua attenzione
guardandola negli occhi.
o
Illumina la stanza, per permettere alla signora di ambientarsi e calmarsi,
considerando che teme il buio. Può indicarle l’orologio, per farle capire
che è notte, può essere utile farle vedere fuori dalla finestra.
o
Sospende l’infusione in corso, considerando che non è una terapia di
vitale importanza, la riprenderà solo in un momento successivo quando si
sarà calmata, avendo cura di coprire la zona interessata del braccio, per
ridurre il rischio che la signora se ne accorga.
o
Si assicura che abbia urinato utilizzando il presidio di assorbenza,
altrimenti, non avendo alcuna controindicazione alla mobilizzazione
l’accompagna al bagno, facendosi aiutare dalla badante perché è l’unico
riferimento che la signora ha in quell’ambiente, gli altri le sono estranei.
Tra i dati era stato riferito che a volte si agita quando vuole comunicare
un bisogno, la posizione supina non sempre è d’aiuto nell’eliminazione.
o
Di ritorno dal bagno, se sembra che la situazione non sia risolta,
considerando che dorme poco e che di solito cammina, le permette di
deambulare in corridoio, garantendole un percorso libero da ostacoli e di
vie di uscite, le porte devono essere chiuse e se possibile mascherate,
magari mettendo davanti dei carrelli chiusi.
o
È possibile coinvolgere e impegnare la signora in piccoli lavori manuali,
che possono essere il piegare la biancheria personale o dei fogli di carta,
noi per esempio facciamo piegare i sacchi puliti delle immondizie, oppure
facciamo ordinare nel porta provette le varie provette colorate.
o
Il continuo camminare può essere intervallato da momenti di riposo in
una poltrona, che non necessariamente deve essere all’interno della
stanza di degenza, da preferire un soggiorno se disponibile, dove si può
mantenere l’illuminazione, non disturbando gli altri degenti. Non c’è
confusione, si può avere anche la compagnia della televisione, sempre
che non crei ulteriore agitazione.
o
In questo caso è presente una risorsa, ossia la badante, se fosse sola la
signora, e non potendo garantirle una assistenza diretta, è possibile
accompagnarla in infermeria. Il controllo è diretto, la terapia
occupazionale può continuare e può essere interrotta da brevi
conversazioni.
Per ridurre il rischio che possa svegliarsi durante la notte, le può essere
permesso di dormire sulla poltrona, garantendole il comfort opportuno.
Se nelle notti successive le condizioni cliniche sono in miglioramento e
ha ripreso l’alimentazione si può offrire alla nostra paziente un piccolo
spuntino che spesso induce il sonno.
o
o




Solo se le condizioni cliniche peggiorano con una instabilità dei
parametri vitali, che richiedono una immobilizzazione a letto
(ipotensione, calo dell’Hb, ematemesi…) su prescrizione medica
verrà eseguita da prima una contenzione farmacologica e
successivamente una contenzione fisica.
La contenzione fisica che attuiamo può essere:
alzare le spondine del letto
immobilizzare l’arto interessato all’infusione
se portatrice di SNG a caduta immobilizzare entrambi gli arti
superiori con l’utilizzo di braccioli fissati distalmente per
permettere piccoli movimenti delle mani
solo se la situazione lo richiede l’utilizzo della fascia toracica
Ulteriori strategie per la continuità terapeutica:
 controllare che il drenaggio a caduta del SNG abbia un decorso
non visibile alla paziente
 permettere che il drenaggio del catetere vescicale decorra tra
le gambe per impedire l’autorimozione
 coprire gli eventuali accessi venosi periferici con fasce o ovatta
per distoglierne l’attenzione
Dovremmo capire che termini
come CURARE, ASSISTERE,
SORVEGLIARE, DEDICARSI, sono
tutti “termini vuoti” senza amore,
competenza e professionalità nel
lavoro quotidiano.
BIBLIOGRAFIA
Cester A. La contenzione fisica in Geriatria esiste ancora?, L’infermiere, 4/2009.
Zanetti E, Castaldo A, Gobbi P. Superare la contenzione: si può fare, Quaderni de
L’infermiere, 25/2009.
Carpenito-Moyet L.J. Diagnosi infermieristiche applicazione alla pratica clinica
(3a ed.). Milano: Casa Editrice Ambrosiana, 2006, pag. 269-273.
Cester A, Gumirato G. I percorsi della contenzione dal caos al metodo. S. Lucia di
Piave: Edizioni Vega, 1997.
Wilkinson J.M. Diagnosi infermieristiche con Nic e Noc. Milano: Casa Editrice
Ambrosiana, 2010.
Peruzza S. Aspetti della contenzione in una Unità Operativa di Geriatria per
acuti. In: Atti XII Congresso della Società Freniatrica Italiana per l’abolizione
della contenzione fisica nell’emergenza psichiatrica; 2004 18-22 Ottobre; Genova
(Italia).
Wilkinson J.M. Diagnosi infermieristiche con Nic e Noc. Milano: Casa Editrice
Ambrosiana, 2010.
Cartisano A . Le linee guida per la contenzione fisica dei pazienti in RSA.
Disponibile su: www.asl.bergamo.it Ultimo accesso: 20/04/2010.
Cerasoli S. Il consenso informato e le misure di contenzione (15/02/2010).
Disponibile su: www.altalex.com Ultimo accesso: 16/03/2010.
Collegio IPASVI-Como La contenzione fisica, meccanica e
farmacologica:implicazioni assistenziali, etiche, deontologiche. Disponibile su:
www.ipasvicomo.it Ultimo accesso: 20/04/2010.
Zanetti E. L’assistenza al paziente affetto da demenza in ospedale: tre priorità
per il nursing (2009). Disponibile su: www.grg-bs.it Ultimo accesso: 04/05/2010.