Prof. Sabatini

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ADO – UISP GENOVA
CORSO PER EDUCATORI
FISICO-SPORTIVI
ASPETTI PSICOPEDAGOGICI
DELL’INSEGNAMENTO.
Genova, 15/10/2011
a cura di Sergio Sabatini
Argomenti del corso
Le variabili di processo
Attivare una comunicazione (componenti
affettivo comportamentali, la mobilitazione
energetica,fattori soggettivi e di relazione)
Aspetti metodologici della docenza
L’apprendimento motorio e le componenti
cognitive
Aspetti legati alla comunicazione
Etica e sport
Le variabili di processo
LE VARIBILI DI PROCESSO RIGUARDANO:
• I COMPORTAMENTI DEL DOCENTE
• LE CARATTERISTICHE DEGLI ALLIEVI
• LA DEFINIZIONE DEL PROGRAMMA DI APPRENDIMENTO
• IL CONTESTO: SPAZIO A DISPOSIZIONE E ATTREZZATURE
ATTIVARE UNA
COMUNICAZIONE
Componenti affettivo comportamentali.
Con tale termine s’intende quel
complesso sistema di attrazione e
repulsione, piacevolezza-spiacevolezza
nei confronti dei contenuti proposti.
Tanto più siamo interessati a ciò che
stiamo apprendendo, tanto maggiore
sarà il nostro impegno nel riuscire nel
compito.
Se dobbiamo apprendere un contenuto che ci
interessa poco, o verso il quale pensiamo di
non essere portati, la possibilità di riuscita
diminuisce notevolmente in rapporto
all’ampiezza della nostra repulsione. Ciò,
tradotto nella pratica didattica, significa
acquisire una metaconoscenza su come poter
attivare l’informazione mobilizzando al
massimo le risorse positive.
Aspetti legati alla “mobilitazione energetica”.
Con tale termine s’intende prendere in considerazione
la necessità di supportare il soggetto che apprende
riconoscendogli uno sforzo suppletivo. Ciò richiama
alla mente alcuni postulati di J. Piaget quando sostiene
che il processo di apprendimento segue le fasi di
assimilazione e accomodamento. Se passiamo da uno
schema A ad uno B dobbiamo creare una serie di
connessioni che prima non c’erano e che
successivamente si creeranno. Tale operazione
comporta uno sforzo aggiuntivo che deve essere
tenuto sotto controllo
Aspetti soggettivi.
Tra questi si distinguono:
l’identificazione persona ruolo, cioè il livello di
adesione al compito che si sta svolgendo in
quel dato momento;
la componente motivazionale che “esprime
l’organizzazione di bisogni e desideri collegati
al nuovo oggetto di apprendimento e la
percezione stessa di tale organizzazione”
(Bruscaglioni, ’87).
Fattori di relazione
Questi fattori riguardano da un lato le
modalità d’interazione con gli altri,
dall’altro con le relazioni mentali che i
nuovi apprendimenti evocano nella
persona (esempio: la direttività e non
direttività nella conduzione del gruppo).
FORMARE ALLA DOCENZA
Abituarsi a pensare che la lezione è un ausilio didattico e
necessita di un’attenta analisi volta a costruirne le tappe
un po’ come fa un ingegnere o un architetto quando si
accinge a programmare una costruzione.
Descrivere le esperienze didattiche e provare a
confrontarle con i colleghi.
Presentare del materiale accompagnato da una breve
descrizione scritta e talvolta da sequenze filmate.
Tutto ciò va nella direzione di mobilizzare al massimo
l’energia motivazionale al fine di rendere il più proficue
possibili le ore di docenza.
La percezione di sé nel
gruppo
Per lavorare con un gruppo ritengo
necessario che l’insegnante sia sensibile
alle modalità principali di relazione con gli
altri .
Per raggiungere tale scopo è molto utile
imparare ad osservare e commentare il
proprio modo di stare in gruppo (ad
esempio mediante dinamiche di gruppo
strutturate).
L’obiettivo che mi prefiggo in queste
proposte didattiche è quello di favorire una
migliore connessione tra il sapere e il
saper essere, quest’ultimo inteso come
“approfondimento degli elementi di
conoscenza di sé, sul proprio
comportamento, sulle proprie modalità di
strutturare la relazione sociale o i rapporti
all’interno dei diversi gruppi sociali di
appartenenza “.
Un modello teorico che si presta piuttosto bene a
rappresentare le possibili modalità di percezione
di sé nel gruppo è quello dello schema di Bass :
(1)
Orientato al sé
Orientato al gruppo
Orientato al compito
Orientato al sé
(1) Fonte modificata Gruppo Tesi
Orientato al
compito
Orientato
al gruppo
Ognuno dei vertici del triangolo rappresenta una
delle modalità più ricorrenti di percezione di sé
nel gruppo:
chi è orientato al sé tenderà ad utilizzare il
gruppo a scopi personali;
chi è orientato al gruppo tenderà a porsi in
termini “altruistici”;
infine chi è orientato al compito tenderà a
finalizzare le proprie risorse e quelle del gruppo
per ottenere l’obiettivo assegnato
L’apprendimento motorio:
implicazioni cognitive
E’ noto che il primo sviluppo cognitivo ha a
che fare con lo sviluppo psicomotorio che si
attua nei primi mesi di vita.
Piaget parla di intelligenza sensomotoria.
Il bambino apprende in funzione della sua
azione che è inizialmente un’azione motoria,
solo in seguito riuscirà ad anticipare il
movimento mediante una rappresentazione
mentale di ciò che vuole fare
Inizialmente il bambino (3-8 mesi) ha una
vaga consapevolezza dei fini della sua
azione,
solo verso l’anno di età finalizza i propri
comportamenti al raggiungimento di un
obiettivo,
a 18 mesi circa le sue azioni osservabili
sono collegabili a schemi mentali.
Si può sostenere che “ non esiste
l’apprendimento solo motorio, ma
apprendimenti più o meno complessi in cui
le azioni (sia esterne che interiorizzate) sono
sempre mediate da qualcosa che avviene a
livello mentale”.
(1) Vianello
(1)
Facilitare l’apprendimento
creare condizioni di apprendimento di
schemi motori non rigidi ma adattabili a
situazioni impreviste;
favorire la motivazione all’apprendimento;
rendere l’allievo attivo e coprotagonista del
proprio apprendimento, favorendo
consapevolezza di mezzi e fini.
Meinel e Schnabel : l’ apprendimento
motorio
(K. Meinel, Teoria del movimento, SSS, Roma, 1984)
Per realizzare l’acquisizione delle abilità
motorie è necessario creare una gerarchia
di comportamenti motori guidati da un
preciso schema. Quest’ultimo dovrà
essere elaborato a partire da un’ipotesi di
tipo cognitivo
Generalizzando si può dire che :
ogni apprendimento è legato a elementi
costitutivi che lo precedono, lo facilitano, lo
introducono, e lo rendono possibile;
l’apprendimento non avviene soltanto nel
momento in cui l’azione viene eseguita ma
anche prima (quando viene preparata) e dopo
(quando è rivissuta)
Mainel distingue tre fasi distinte
dell’apprendimento
La prima è definita stadio della
coordinazione grezza durante la quale
l’allievo cerca di comprendere il compito
formandosi una prima rappresentazione
generale ed incompleta del movimento. In
questa prima fase si distinguono alcune
caratteristiche generali
Le caratteristiche della prima fase
sono
uso eccessivo e parzialmente errato della
forza
mancanza di un adeguato ritmo del
movimento
insufficiente fluidità del movimento
eccessiva ampiezza del movimento
mancanza di rapidità del movimento
poca precisione e costanza del movimento
La seconda fase dell’apprendimento è costituita dallo
sviluppo della coordinazione fine in cui l’allievo adatta in
modo più preciso il suo movimento al modello proposto.
“Nella fase di apprendimento nella quale si forma la
coordinazione fine, con il continuo miglioramento
dell’elaborazione di una grande gamma di informazioni
sensoriali e verbali, la rappresentazione del movimento
diventa più dettagliata e precisa, ed in essa aumenta
l’importanza della componente cinestetica
La terza fase è definita di stabilizzazione della
coordinazione fine e sviluppo della possibilità di
variazione. Durante questa fase l’allievo è in
grado di padroneggiare in modo compiuto lo
schema motorio e sa trasferirlo in situazioni
diverse (ad esempio lo sciatore che appreso il
gesto tecnico lo sa adattare alle diverse
pendenze e alla diversa consistenza della neve).
Oppure nei giochi di squadra alle variazioni
dovute ad una imprevista variazione nel gioco
dell’avversario
In altre parole, l’avvenuta acquisizione
dello schema motorio permette al soggetto
di liberasi dall’attenzione rispetto
all’esecuzione del compito, perché è ormai
automatizzata, e di concentrarsi sugli
aspetti di dettaglio dell’immagine
dell’esercizio.
Considerazioni metodologicodidattiche sulle situazioni di
apprendimento
In generale se l’apprendimento prevede
l’acquisizione di un gesto sempre identico a se
stesso senza possibilità di variazioni ambientali
e o legate a comportamenti di altri, “sembra utile
insegnare all’individuo a non tener conto degli
stimoli disturbanti e ad eseguire una sequenza
motoria usando come feedback i vari particolari
della sequenza stessa”. In questo caso la
sequenza degli apprendimenti può essere del
tutto preordinata.
Questi tre modelli fondamentali riprendono grandi categorie di
riferimento che sono:
misura = conformità Si misura,
si valuta e si apprezza in rapporto
alla corrispondenza dell’azione
rispetto ad un modello dato,
corrisponde al Saper Fare, alla
TECNICA.
misura = forza.
misura = punteggio
Si misura attraverso la “capacità di
comprensione”, la “capacità di
adattamento”.
Corrisponde
alla FUNZIONALITA’ nel perseguire il
risultato.
si misura attraverso la distanza, il
tempo, il carico. Corrisponde alla
STRUTTURA (qualità fisica) del
soggetto.
Se la STRUTTURA si sviluppa e cresce attraverso il potenziamento, la
TECNICA si impara attraverso l’allenamento ed attraverso la educazione
della FUNZIONALITA’.
DOMINANTE DI UNA ATTIVITA’
Se la componente principale, in una APS data, è chiaramente evidenziata dalla modalità dell’ottenimento
del risultato, essa si può esprimere, quasi esclusivamente, in una certa forma; quando esige
necessariamente una combinazione con altre componenti, si potrà esprimere in forme diverse.
Così si differenziano tre grandi tipi di attività:
tecnica
1
le attività assiali, che si esprimono quasi esclusivamente
su uno solo degli assi.
La corsa veloce, per esempio, attiene prevalentemente
all’asse strutturale (più sono forte, più corro), mentre
l’arte dei tuffi e la ginnastica attengono maggiormente
all’asse tecnico (bisogna saper fare), lo sport della vela
attiene di più all’asse funzionale (occorre forza, tecnica
conoscenza della direzione e dell’effetto del vento).
struttura
funzionalità
tecnica
2
le attività di “superficie”, di “interfaccia” che si esprimono
attraverso due dimensioni:
esempio il nuoto (occorre saper nuotare prima di gareggiare) o il
ciclismo (occorre saper andare in bicicletta prima di incominciare
a correre).
struttura
funzionalità
tecnica
3
le attività che si esprimono attraverso tutte
tre le dimensioni, non trascurandone nessuna.
Esempio: il JUDO che richiede forza
(struttura) perché lo sviluppo tecnico possa raggiungere un
adeguato livello funzionale consapevole.
struttura
funzionalità
Per alcune attività sono possibili diverse modalità di pratica e sono possibili condizioni anche molto differenti
per ottenere il risultato;
esse usano, naturalmente, dominanti differenti.
In alcuni sports si può parlare di attività con uso di strumento, nella quale la forza propulsiva è
data dall’atleta (ciclismo) che fornisce anche l’attività di pilotaggio, si può parlare di attività con
uso di strumento nel quale la forza propulsiva non è fornita dall’atleta (sci, bob) che fornisce
solo l’attività di guida.
Si parlerà, allora, di attività con modalità energetica (ciclismo) e di attività con
modalità funzionale (sci e bob), ma l’asse da coinvolgere, per valutare la prestazione,
sarà sempre quello della struttura
e
Se l’obiettivo è l’adattamento del
movimento a determinate caratteristiche
ambientali, allora sarà opportuno
privilegiare l’apprendimento basato su
prove ed errori o per soluzione di problemi
(problem solving) che tenda a favorire un
maggior accomodamento all’acquisizione
del gesto tecnico.
Da quanto detto deriva che dai 6 ai 13
anni è fondamentale privilegiare
apprendimenti generalizzabili in quanto
risulta estremamente utile insegnare
all’alunno ad esprimersi sul piano motorio
in situazioni molto diverse fra loro.
“L’attività sportiva infantile o preadolescenziale, deve
contenere ampie opportunità di gioco, rispetto a quelle
agonistiche che sono meno importanti. In età
adolescenziale invece le componenti di gioco sono meno
richieste, in quanto è prevalente nel giovane la spinta a
misurarsi e a confrontarsi; di conseguenza l’elemento
agonistico presente nello sport diventa un fattore
decisamente importante”.[1]
[1] CONI, op. cit., pag. 35
Apprendimento motorio e
rappresentazione mentale
Spesso quando si parla di apprendimento
motorio si fa riferimento alla capacità
dell’individuo di “imitare” un gesto visto e
immagazzinato nella memoria. Ho
sostenuto più sopra che l’apprendimento è
sempre un atto cognitivo che richiede la
capacità di connettere elementi diversi
(propriocettivi e rappresentazionali), ora
sinteticamente esporrò il metodo
“dell’allenamento mentale”.
Si tratta di un metodo che tende a
costruire un’immagine mentale del gesto
che si vuole produrre; è particolarmente
indicato per atleti evoluti , ma qualche
spunto può essere utilizzato anche per
soggetti in formazione.
La pratica mentale (MP) consiste
nell’immaginare di provare i movimenti che
si vogliono imparare o reimpostare. Si
tratta di condurre le proprie immagini ad
aspetti precisi legati al movimento che si
collegano a sensazioni tattili, uditive
emotive e muscolari.
“L’immaginazione motoria di un movimento o di
una sequenza di schemi motori, permette
all’atleta di creare e stabilizzare nella sua mente
con maggiore rapidità una copia del
comportamento da effettuare; in tal modo si può
confrontare con precisione il modello ideale
memorizzato con quello reale della sua
prestazione”
A. Cei, L’allenamento è anche mentale, in Riza Psicosomatica, Agosto
1987 n. 78, pag.16
Da ricerche effettuate è stato dimostrato che
l’attivazione di immagini mentali attivano
specifici circuiti nervosi che predispongono i
singoli apparati, cardiocircolatorio, muscolare
alla tipologia di lavoro. Ogni atleta riproducendo
l’immagine desiderata può autoindurre uno stato
di rilassamento volto a ristabilire l’ equilibrio
psicofisico dell’organismo che è la condizione
ideale per una corretta esecuzione del gesto
tecnico.
Tabella mostra in dettaglio le fasi
dell’allenamento MP
Fasi
Fase di apprendimento
Descrizione delle azioni
Creazione copia mentale del movimento.
L’immagine è, in genere, esterna e generalizzata.
Inoltre non comprende ancora tutte le sensazioni e i
pensieri associati a quei movimenti che si
sviluppano durante l’allenamento.
La prestazione è grossolana e da padroneggiare nei
suoi movimenti fondamentali
Fase di
consolidamento
dell’apprendimento
L’immagine mentale è sempre più precisa e
articolata. E’ interna e globale. E’ un’immagine
cenestesica, emotiva, visiva, acustica, muscolare.
La prestazione si perfeziona sempre di più in tutti i
suoi passaggi.
Fase di
automatizzazione degli
schemi motori
L’immagine mentale è automatica e corrisponde all’ideale
del movimento e della prestazione. E’ arricchita dalla
memoria delle esperienze positive dell’atleta.
La prestazione tende a coincidere con la rappresentazione
mentale ideale della prova.
LA COMUNICAZIONE
INTERPERSONALE
DEFINIZIONE DI COMUNICAZIONE
SCAMBIO INTERATTIVO, OSSERVABILE FRA DUE O PIÙ PARTECIPANTI,
DOTATO DI INTENZIONALITÀ RECIPROCA E DI UN CERTO LIVELLO DI
CONSAPEVOLEZZA, IN GRADO
DI FAR CONDIVIDERE UN CERTO SIGNIFICATO SULLA BASE DI SISTEMI
SIMBOLICI E CONVENZIONALI
DI SIGNIFICAZIONE E DI SEGNALAZIONE SECONDO LA CULTURA DI
RIFERIMENTO
COMUNICARE
• L’azione del comunicare va oltre il semplice passaggio
d’informazioni e determina reazioni razionali e emotive
in chi riceve il messaggio
•Con la comunicazione si può modificare volontariamente
o involontariamente il comportamento dei nostri interlocutori
• La comunicazione efficace consente di costruire nella mente
di chi ci ascolta le immagini, le sensazioni e le idee che intendiamo
trasmettergli
DISTORSIONE DEL MESSAGGIO
Intesa come la distanza tra ciò che era mia intenzione dire e ciò
che è stato percepito dal mio interlocutore e viceversa
MESSAGGIO
E
F
I
L
T
R
I
R
β
TIPI FONDAMENTALI DI COMUNICAZIONE
•A
UNA VIA
Requisiti funzionali:
- Scelta accurata del codice
- Individuazione del ricevente
- Scelta del canale in funzione del ricevente
•A
DUE VIE
Requisiti funzionali:
- Comunicante disposto a ricevere
e vagliare le idee degli altri
- Possibilità di difesa a fronte dell’aggressività
del ricevente
PROCESSO DI APPRENDIMENTO
• TONO DELLA VOCE
30%
COME
• GESTUALITA’
60%
• CONTENUTO
10%
COSA
Da Pragmatica della comunicazione umana
Assiomi
1. E’ impossibile non comunicare
2. Ogni tipo di comunicazione si svolge su almeno due piani distinti
quello del contenuto e quello di relazione
3. Una sequenza di comunicazione può essere punteggiata
diversamente dai partners
4. La comunicazione si può svolgere secondo una strategia numerica
oppure analogica
5. Tutte le transazioni sono simmetriche o complementari
MARITO/STUDENTE
2
1
MOGLIE/DOCENTE
6
4
3
5
ETICA E SPORT
ETICA E SPORT
LIVELLO GIOVANILE:
EDUCARE ALLA LEALTA’ E ALLA
CORRETTEZZA
ED. ALL’AUTODISCIPLINA
ED. AL MIGLIORAMENTO DEI PROPRI
LIMITI
ED. AL RISPETTO DELLE REGOLE
LO SPORT COME EDUCAZIONE
PERMANENTE
DOVREBBE PERMETTERE DI:
1. ACQUISIRE L’ABITUDINE ALLA
PRATICA MOTORIA FINALIZZATA AL
MIGLIOR BENESSERE POSSIBILE
2. CONSENTIRE LA PROSECUZIONE DEI
PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE NEL
GRUPPO
SLOGAN FINALE
POSSIAMO QUINDI CONCLUDERE CON UNA FRASE
DI CESARE SCURATI:
SPETTA QUINDI ALLO SPORT IL PRIVILEGIO DI POTER
INCLUDERE NELLA SUA FORMA UMANISTICA:
•
IL SENSO DELLA COMPETIZIONE COME COLLABORAZIONE,
•
DEL CONFRONTO COME ESERCIZIO DELL’AMICIZIA,
•
DELLA GARA COME RECIPROCITA’ PROGETTUALE,
•
DELLA LOTTA, COME COSTRUZIONE CONDIVISA
DELL’ECCELLENZA.
Grazie per l’attenzione ed arrivederci al prossimo appuntamento