I Domenica di Quaresima - Arcidiocesi di Catanzaro

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Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro - Squillace
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per l’Omelia domenicale a cura dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone
I Domenica di Quaresima
5 marzo 2017
Basta solo Dio
Introduzione
Con il rito liturgico dell’imposizione delle Ceneri siamo entrati nel cammino
quaresimale, di cui oggi percorriamo un primo tratto. È un tratto che passa attraverso
il deserto, ci mette di fronte al fascino seducente del male, ci avvisa anche del rischio
della divisione; ci instilla il coraggio e per ingaggiare la lotta perché – nel contempo –
ci dà le armi per vincerla. Questo il senso della liturgia della Parola di questa I
Domenica di Quaresima. Essa, infatti, ci introduce nella duplice consapevolezza di
fragilità e di forza, di impegno in una lotta inevitabile e di certezza di un sostegno
sicuro. La fragilità è data dalla caduta del primo uomo, Adamo, che per la sua
disobbedienza a Dio ha condannato l’intero genere umano a vivere su una terra piena
di triboli e spine, non più giardino ma deserto (I Lettura). La forza risiede invece in
Cristo, nuovo Adamo, che con la sua obbedienza a Dio ci ha restituiti all’amicizia
con Dio e, dunque, alla certezza che un giorno abiteremo di nuovo il Paradiso dei
giusti: “Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono costituiti peccatori, così
anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (II Lettura). Ma il
Paradiso dei giusti si conquista con la lotta, la lotta quotidiana fra il bene e il male, il
cui campo di battaglia è il cuore dell’uomo. È nel cuore dell’uomo, infatti, che mette
radici il fascino seducente del male e la bellezza trasparente del bene, è nel cuore che
maturano le scelte e si realizzano i progetti, è il cuore l’organo preposto ad aprirsi
all’amore e alla generosità o a chiudersi nell’odio e nell’egoismo. Ed è sempre nel
cuore che agisce il Signore per riparare i legami spezzati con le sue creature, ma è
anche nel cuore che agisce il Tentatore per spezzare di nuovo questi legami.
Sembrerebbe che per l’uomo non ci sia via d’uscita. E invece, proprio a partire da
questa domenica, e proprio a partire dal deserto e dalle tentazioni, il Signore si fa
incontro e ci offre la via d’uscita: la fede. La fede è la certezza di quel sostegno
sicuro, per cui anche nel deserto e tra le tentazioni della nostra vita impariamo a
scoprire la sorgente nascosta, il pozzo di acqua viva, che farà fiorire la nuova vita. E
il cuore umano del Figlio di Dio, Cristo, proprio nel deserto, ci insegna che
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l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio è l’arma potente della nostra vittoria. Allora,
approfittiamo di questo tempo di grazia nel deserto per allenare il cuore affinché,
sostenuti dallo Spirito di Dio, impari a riconoscere il vero volto della tentazione e
trasformi le proprie fragilità in punto di forza contro il potere illusorio del male.
“Che c’è di male”
In questa domenica ci siamo svegliati bruscamente da un bel sogno: dalla luce e dalla
gioia degli inizi alla realtà di vuoto e malessere di sempre. Il deserto delle tentazioni
ha preso il posto della montagna delle beatitudini; le “beatitudini” di Satana hanno
rubato la “scena” a quelle del discorso del monte. Così accade che se Gesù inneggia
ai poveri (in spirito), Satana nel deserto esalta quelli che si gloriano del possesso se
Gesù fa l’elogio degli umili dal cuore mite e misericordioso, Satana invita ad
ammirare quelli che hanno il potere e l’orgoglio di fare cose straordinarie. Se Gesù
chiama beati i perseguitati a causa della giustizia, Satana invece considera beati quelli
che ottengono l’applauso e il consenso. Quelle di Satana sono le beatitudini dei nostri
giorni. Esse si insinuano nel cuore dell’uomo, velate dal seducente inizio “non c’è
nulla di male” e mettono radici tali da non essere riconosciute come tentazioni. Che
c’è di male nel desiderare un po’ più di sicurezza economica, di comodità, di
prestigio sociale? Che c’è di male se si pensa un po’ a se stessi, magari ogni tanto
agendo nei propri interessi, usando le proprie abilità e risorse per ottenere un piccolo
successo personale? Che c’è di male vivere ogni tanto godendo pienamente della
terra senza avere l’assillo del cielo? Che c’è di male, infine, voler essere per una volta
vincenti a tutti i costi, magari esercitando il proprio potere sugli altri, stando anche
sotto i riflettori della ribalta? E così i “che c’è di male” si accumulano nel nostro
cuore finché arrivano a diventare normalità, regola di vita. Allora si comincia a
diventare schiavi dei propri desideri e di tutto ciò che permette di realizzarli. È a
questo punto che si è disposti a credere e a seguire: chi ci promette di trasformare “le
pietre in pane”; chi ci suggerisce di contare solo sulle nostre forze per ottenere tanto e
meglio; chi infine ci presenta come vita vera, una vita da viversi solo sotto i riflettori,
sempre sulla cresta dell’onda e da tutti ammirata. Non sono forse queste le tentazioni
di Gesù nel deserto? Non sono forse queste stesse che deturpano e contaminano la
bellezza e l’amore del cuore umano, spezzando il rapporto con Dio, con se stessi e
con gli altri? Non è infine questa la natura della lotta che ci impegna ogni giorno
scegliendo e decidendo della nostra vita in ogni istante? Sì, sono queste le tentazioni
e questo è il motivo per cui rischia di incrinarsi quotidianamente il filo diretto con
Dio. Ma Gesù nel deserto ci ha dato una grande lezione: quali armi affilare per uscire
vincitori dallo scontro. In realtà si tratta di una sola arma, giacché tutte le tentazioni
hanno una radice comune: il tentativo di separarci dalla fonte del nostro vero unico
bene: Dio. Tutte in un modo o nell’altro mirano a scalfire la fiducia in Dio, cercando
subdolamente di insinuare il dubbio sul suo amore per noi. Ma Gesù vince perché
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rimane assolutamente fedele alla parola di Dio e pienamente disponibile alla volontà
del Padre, certo che qualunque cosa gli fosse accaduta, gli sarebbe bastata per sapere
di essere nelle mani del Padre Suo. La fedeltà a Dio e la disponibilità docile alla Sua
volontà sono le armi da usare nella lotta contro il Maligno. Sulla base di questi due
atteggiamenti è possibile rivedere le nostre priorità e mettere ordine nella nostra vita,
avendo il coraggio di rivedere e riprogettare tutto, sapendo che in qualsiasi
circostanza non saremo mai soli nel cammino e agiremo protetti dal palmo della
mano di Dio.
Un tempo per riprogettare
Ecco, la Quaresima ci offre un tempo di riflessione per operare questo lavoro di
revisione dell’anima, del cuore, della vita. È il momento propizio per entrare nel
deserto con Gesù e in compagnia del Verbo di Dio prendere le distanze necessarie da
un’esistenza quotidiana sregolata e vuota. È il tempo propizio, dunque, per sottoporre
le nostre attività, i nostri pensieri e i nostri sentimenti al vaglio della Parola di Dio
quanto mai necessario, ai nostri giorni, non solo per rimettere i binari della nostra vita
sulla direzione che conduce all’amore di Dio, ma anche per il bene degli altri, di
quanti cioè, non credenti o deboli nella fede, disorientati da un mondo in cui non si sa
più a quale sapienza votarsi, attendono da noi, credenti, un messaggio, un motivo di
speranza e ragioni di vita, insomma: un esempio credibile! Approfittiamo di questo
tempo di grazia per ridestare la nostra fede, trasformandola in abbandono fiducioso
nelle mani di Dio, senza paura di rischiare, ma consci che in qualsiasi circostanza,
bella o brutta che sia, ciò che basta è la grazia di Dio, l’indiscutibile presenza del Suo
amore. E, infine, approfittiamo di questo tempo per renderci più attenti alla sua
Parola, docili alla sua volontà e aperti ai bisogni dei fratelli. Perché tutto ciò avvenga
occorre digiunare a imitazione di Cristo nel deserto. Ovvero bisogna privarsi di tutto
quanto impedisce di ascoltare la voce di Dio. Occorre esercitare l’amore, stando
attenti alle necessità dei fratelli e, se occorre, soffrire con essi e per essi, perché se il
muscolo del cuore non si allena nella carità rischia di atrofizzarsi e dunque
difficilmente si potrà sentire l’amore di Dio. Infine, è importante privilegiare la
preghiera, perché ci permette di mettere le ali e accorciare le distanze con Dio.
Conclusioni
Chiudo queste brevi riflessioni di inizio Quaresima ponendo attenzione ad un aspetto
del messaggio di questa domenica: la fedeltà e la disponibilità di Cristo al Padre e alla
Sua volontà. Penso, infatti, che questi due atteggiamenti di Cristo ci suggeriscano il
modo migliore per vivere con senso, trasparenza e vera serenità la nostra vita,
nonostante essa sia inevitabilmente un tronco nodoso. L’immagine che meglio
esprime la fedeltà e la disponibilità del Figlio nei confronti del Padre è quella di una
relazione d’amore intensa e smisuratamente generosa. Forse alcune parole di poeta
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mi aiuteranno meglio ad esprimere ciò che timidamente si vuole spiegare di quanto è
nascosto nel cuore dell’Uomo-Dio Gesù: “Aveva passato nella sua vita breve tutti i
triboli degli uomini./Conosceva persino l’ora delle loro nascite, in quanto non viveva
nel nostro tempo, ma nell’eternità./Aveva in sé il sentimento dell’uomo che muore e
il senso dell’uomo che nasce./Così speranza e vita, nascita e morte, abitavano in
quelle labbra che tutti avrebbero sfiorato con un bacio e che non proferirono mai una
parola d’amore se non per il Padre.” (A. Merini)
Buon cammino quaresimale.
 Vincenzo Bertolone
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