N°06 del 18/02/2016

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0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it
Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177
Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1,
comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Anno XVII
n° 06 del 18 febbraio 2016
BCC varata la riforma
Un miliardo di capitale o 200 milioni per essere soli
Cerco l’uomo,
trovo un sindaco
Indebolita la
cooperazione
i nuovo un sindaco! Inghiottito dal buio di una
notte di fine estate mentre
si sentono, in serrata sequenza, nove
colpi di pistola. È l’ultima sequenza
di un film che quasi richiama, anche
se con colori accattivanti, un’altra
tragica notte, questa volta d’inverno, quando a scomparire é Lorenzo Rago, sindaco di Battipaglia,
il 20 gennaio 1953.
on sono state positive le
prime reazioni del mondo
cooperativo all'indomani
del provvedimento di riforma che rischia seriamente di modificare uno
dei settori che più ha dato ossigeno
all'economia italiana.
Queste le parole del Direttore Generale della Banca Monte Pruno
D
L.R. A PAGINA 5
Fiumi e
letterarietà
“N
ulla è più prezioso
dell’acqua (ariston
men udor)” – cantava
Pindaro nella prima
olimpiade, il famoso
epinicio in onore di Jerone di Siracusa. E dovettero pensarlo anche i
nostri antenati greci, quando, sulle
rotte del Mediterraneo, approdarono
nella pianura e vi fondarono Poseidonia.
LIUCCIO A PAGINA 12
N
Toscani non ci stanno, i Romani dicono sì e i Trentini riflettono. Ecco in sintesi il
quadro di riferimento a cui devono
rapportarsi le Bcc del nostro territorio
e, indirettamente, tutti i soci che ne
costituiscono la base sociale.
I capisaldi della riforma li trovate
nella scheda pubblicata a parte. Pertanto, nelle righe che seguono tenterò
di chiarire le posizioni della Bcc del
nostro territorio nei confronti delle
scelte del governo. La federazione
campana, costituita soprattutto da Bcc
I
MASTRANDREA A PAGINA 9
SCANDIZZO A PAGINA 8
LA LETTERA
L’INTERVISTA
Marino scrive
ai CdA
C
on l’autoriforma e il Gruppo
Unico voluto da Azzi & C.
probabilmente celebreremo, dopo 130
anni, il funerale
del credito cooperativo delle persone per passare a
quello dei capitali.
MARINO A PAGINA 8
Accordo
Convergenze-NaMeX
uando 3 anni fa venimmo ad occupare i locale
della
nuova
sede, mi interrogai su
quanto tempo fosse
stato necessario per
occuparne tutti gli
spazi che prevedevano
CONTINUA A PAGINA 2
“Q
RICEVIAMO E
PUBBLICHIAMO
Centri
storici
H
o letto con interesse sul settimanale UNICO n° 4 del
04 febbraio 2016 gli appassionati articoli dedicati alla problematica dei Centri Storici, che, come
viene evidenziato, rischiano lo spopolamento ed il completo abbandono. Per secoli, la diffusa
distribuzione della popolazione sul
territorio nazionale, oltre a costituire una ricchezza insediativa, ha
rappresentato una peculiarità e una
garanzia del sistema territoriale sociale, economico e culturale del nostro paese, nonché un’opportunità
di diffuso sviluppo economico.
Questa caratteristica ha garantito,
altresì, un efficace presidio nella
manutenzione del territorio e una
“vigilanza” nei confronti del dissesto idrogeologico, in un Paese come
l’Italia, periodicamente colpita da
gravi fenomeni di natura ambientale
(terremoti, alluvioni, frane).
RANAURO A PAGINA 3
2
CAPACCIO-PAESTUM
n° 06 18/02/2016
nostra
INTERVISTA A ROSARIO PINGARO
“Convergenze e NaMeX
firmano un accordo storico”
DALLA PRIMA
U
n organico di 50 persone. Immaginai che fossero necessari
20 anni! Oggi che siamo 40,
comincio a preoccuparmi di come trovare soluzioni per fare spazio se dovessimo mantenere i nostri ritmi di crescita.”
Chi parla è Rosario Pingaro, CEO e
CTO di Convergenze Spa, è un uomo di
successi che dimostra con i fatti quello
che in tanti raccontano a parole: le nuove
tecnologie hanno consentito al Sud di
scavalcare il gap infrastrutturale che lo
hanno costretto a rincorrere perennemente un pareggio delle condizioni di
partenza per immaginare uno sviluppo
economico che, da sempre trascina con
sé quello sociale e culturale. Infatti, anno
dopo anno, dal novembre del 2005, anno
di costituzione di Convergenze spa, Pingaro ha fatto crescere Convergenze in
modo esponenziale con ritmi sconosciuti
al nostro territorio: da 0 a 7,200 milioni
di fatturato nel 2015. Oltre i 9 mln previsti nel 2016. Sono con lui, nell’avveniristica sede di via Seliano a Capaccio
Paestum, per raccontare l’ultima frontiera abbattuta da un’azienda lanciata
verso il futuro: l’accordo strategico con
NaMeX un Network Access Point con
sede a Roma.
Quali vantaggi porterà questo accordo?
GliInternet Service Provider di tutto il
territorio del Cilento potranno di collegarsi al NaMeX direttamente dal datacenter di Convergenze migliorando la
connettività e aprendo una finestra sul
mondo digitale.
In realtà, quali tipi di aziende potranno usufruire di questo servizio?
Dalle banche, alla pubblica amministrazione, dagli ospedali alle grandi aziende,
dai produttori di media a chiunque ha necessità di mettersi in rete direttamente
con i grandi network … ovviamente, la
possibilità è anche in entrata. Nel senso
che una grande azienda che ha necessità
di essere connessa con il mondo, potrà
porre la sua sede operativa nel Cilento
senza dover subire il digital divide. Il
tutto a costi bassi perché il servizio è acquistato senza intermediazioni.
Perché lei ha dichiarato che sono stati
abbattuti gli ostacoli che impedivano
lo sviluppo della New Economy locale? C’è già un primo cliente?
Sì! È una grande azienda di Melfi, già
cliente, che ha già contrattualizzato il servizio. Ovviamente, Convergenze ha fatto
altri investimenti per portarsi avanti rispetto a ciò che accadrà nel prossimo futuro in tema di comunicazioni … Con
risorse nostre, abbiamo già posato la
fibra nel comune di Capaccio Paestum e
a Capaccio Scalo stiamo procedendo agli
allacciamenti. Entro il 2016 si potrà
avere la banda ultra larga a Cafasso e
Laura. Nel 2017 copriremo tutto il territorio comunale. Siccome il governo e la
regione hanno destinato risorse all’agenda digitale, penso che, potendovi
attingere, potremo andare oltre e servire
molte altre realtà della Chora pestana.
Sappiamo anche che senza ricerca applicata non si riesce a stare al passo
con i tempi veloci dello sviluppo delle
nuove applicazioni. Come vi siete attrezzati?
Con il nostro progetto MyLife, attivo
dall’inizio del 2016, abbiamo dato gratuitamente ai nostri clienti la possibilità
di ricoverare i propri dati informatici
presso i nostri server.
“
Il Nautilus Mediterranean
eXchange point (NaMeX) è
uno dei maggiori snodi Internet italiani. Fondato a
Roma nel 1995 è ora costituito da tutti i maggiori ISP
nazionali ed internazionali
presenti in Italia, tra cui
Google, Telecom Italia, Fastweb, Aruba, Akamai,
Wind, ecc.
Convergenze è presente al
NaMeX dal 2006; l'ing. Rosario Pingaro, presidente
di Convergenze S.p.A., fa
parte del Consiglio Direttivo dal 2013.
”
Questo garantisce la privacy e un livello
di sicurezza inimmaginabile in un computer in un’azienda o casa. Inoltre, si rispetta anche la legge che punisce chi
ricovera i dati aziendali oltre i confini
UE. Sullo stesso filone, da noi è possibile
noleggiare “macchine” virtuali a potenza
Dipendenti Convergenze Spa
variabile in base alle necessità, anche
momentanee, dei clienti al fine di abbattere i costi di investimento diluendoli in
un noleggio a basso costo. Il vantaggio
evidente è quello di avere sempre a disposizione in meglio e più aggiornato
prodotto sia in termini di hardware che
software. Infine, dopo essere entrati nel
mercato dell’elettricità garantendo ai
consumatori un abbattimento dei costi
del 6% sul concorrente che pratica i costi
più bassi, da quest’anno commercializzeremo anche il gas metano con una riduzione dei costi di circa il 10%. Mi
riferisco soprattutto ad Eboli e Battipaglia dove il mercato vive in una zona grigia.
Convergenze è un’azienda che ha accresciuto il numero dei dipendenti ad
un ritmo non comune per le nostre latitudini. Sono molti i giovani che invidiano quelli che sono arrivati a
lavorare con voi. Come devono fare
per avere la loro opportunità?
Oggi siamo in 40. Nel 2015, grazie al job
acts, abbiamo assunto 12 giovani. Per
cui, nel 2016 si conteranno sulle dita di
una mano i nuovi arrivi. Saranno soprattutto sistemisti e programmatori. Il lato
amministrativo sarà sempre di più coperto dalla tecnologia: Convergenze
tende ad automatizzare il più possibile. I
giovani non si devono arrendere e “tentare” sempre l’impresa e l’imprenditore
che ne è a capo con idee e proposte innovative.
Rosario Pingaro è anche presidente
della Bcc di Capaccio.
Come riesce a conciliare i due incarichi?
In Convergenze, oltre ad essere presidente, ho anche il ruolo di direttore che
sopraintende ad ogni attività dell’azienda. Come presidente della Bcc di
Capaccio svolgo un ruolo di facilitatore,
mediazione e programmazione a medio
e lungo termine, come prevede lo statuto.
Mentre c’è un direttore che presiede alla
gestione della banca.
Intanto, siamo alla fine del mandato
per il Cda che lei presiede. Com’è la
situazione?
Veniamo da tre anni di buoni risultati con
progressi costanti. Il 2015 si è chiuso con
un utile di 520 mila € che, se va ad aggiungere all’abbattimento degli incagli e
delle sofferenze per diversi mln di euro
nei tre anni, ci fanno essere orgogliosi del
lavoro svolto. Oggi abbiamo portato
queste due problematiche al di sotto della
media nazionale. La raccolta è stata di
250 mlm a fronte di un impiego, in aumento, di 139 mln. Ma il fatto di cui andiamo più orgogliosi è di aver portato il
numero dei soci da 1400 ad oltre 2000.
La stragrande maggioranza dei nuovi entrati sono giovani residenti nei comuni
dove abbiamo filiali e usciti con i migliori voti dai licei e dall’università.
Nella prossima primavera si procederà al rinnovo delle cariche sociali,
presidenza e Cda. Immagino che Lei
chiederà al riconferma. Con quale
programma?
Viste le sfide che abbiamo davanti, è indispensabile dare al governo della banca
continuità al lavoro di pulizia e di ristrutturazione fatto finora. Per cui, chiederò
ai soci di dare fiducia alla lista che si presenterà in appoggio del sottoscritto. Il
mio augurio che tutti i componenti siano
eletti in modo che non ci sia spazio per
“frenatori” che strumentalmente o in
buona fede, possano minare l’azione amministrativa.
È stato emanato il decreto per la riforma delle Bcc che invita le piccole
banche ad aggregarsi per essere competitive. Come ha intenzione di muoversi?
Effettivamente, c’è la necessità di guardarsi intorno e capire da che parte muoversi. Abbiamo individuato una Bcc più
piccola della nostra che opera nel salernitano al fine di ampliare il nostro raggio
d’azione senza snaturare la nostra sessantennale storia.
Ma sarà necessario leggere attentamente
il decreto e la sua conversione in legge
da parte del Parlamento prima di darsi
una strategia consapevole su come affrontare le problematiche poste dalla riforma della Bcc.
Biesse
PARCO CILENTO DIANO ALBURNI
Il recupero dei Centri Storici:
il futuro ha un cuore antico
La Regione torni a finanziare
sulla legge 26/2002
DALLA PRIMA
A
partire dal secondo dopoguerra, lo spopolamento e
l’impoverimento di vaste
aree – soprattutto pedemontane, montane e insulari – hanno assunto caratteri
strutturali,
determinando
l’abbandono di innumerevoli “luoghi”
abitati e provocando, come deteriore
effetto collaterale, la scomparsa di un
inestimabile patrimonio di cultura
materiale e di saperi legati all’artigianato.
Al progressivo spopolamento ha fatto
seguito il degrado e, soprattutto, la
manomissione del patrimonio edilizio
ed urbanistico che si era venuto a configurare nel corso dei secoli, a testimonianza
dell’identità
storico-culturale dei territori.
Paradossalmente, nel passato, i maggiori danni provocati all’immagine
edilizia ed urbanistica dei centri antichi sono derivati, non tanto dal degrado e dall’abbandono, bensì dalla
stessa attività di recupero e riqualificazione. Ancora oggi questa attività
costituisce la maggiore minaccia alla
salvaguardia del nostro patrimonio
storico-culturale e, quanto più è attiva,
tanto più va distruggendo proprio quei
caratteri che suscitano l’interesse
verso tale patrimonio.
A tal proposito dobbiamo ricordare
che l’edilizia storica costituisce una
risorsa effettiva fino a quando conserva la sua qualità. Nel momento in
cui questa viene persa, la risorsa si
auto annulla.
Ha ragione il Prof. Francesco Bandarin, Direttore Generale della Cultura
UNESCO, quando afferma che “oggi
la sfida di chi amministra i centri sto-
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Il N° 06 di Unico è stato
chiuso in redazione il 16/02/2016
ed è stato avviato alla spedizione agli
abbonati il giorno 18/02/2016
presso il CPO di Salerno
rici è non soltanto quella della conservazione delle sue strutture fisiche, ma
quella di farli vivere coniugandone la
necessaria tutela con l’opportunità di
ospitare spazi qualificati di vita e lavoro, senza creare il rischio di ridurli
a mere scenografie per turisti”.
È, però, evidente che tale concetto
presuppone la necessità di un cambio
di rotta nella programmazione urbanistica del territorio, nel senso che bisogna
partire
dall’esistente,
analizzandone e utilizzandone le potenzialità, siano esse residenziali o
commerciali o produttive, per poi realizzare nell’intorno le ulteriori necessarie strutture e infrastrutture.
Il futuro ha un cuore antico. Sono,
cioè, i Centri Storici che, se pulsano,
favoriscono lo sviluppo sociale, culturale ed economico delle collettività
locali.
Colgo l’occasione del dibattito aperto
da UNICO sull’argomento, per ricordare una legge, alla cui stesura ho partecipato, approvata dalla Regione
Campania nel 2002, con la quale si
cercò di avviare un discorso concreto
sulla sorte dei Centri Storici e di dare
risposte alle problematiche che ancora
oggi si dibattono. Anche di questa
legge, come quella di Ermete Realacci cui fa riferimento Michele Santangelo in un suo articolo su UNICO,
sono tanti anni che non se ne parla
più.
La legge regionale in questione è la n.
26 del 18 Ottobre 2002, recante
“Norme ed Incentivi per la valorizzazione dei Centri Storici della Campania e per la catalogazione dei beni
ambientali di qualità paesistica. Modifiche alla L.R. 19 Febbraio 1996, n.
3”, voluta dall’allora Assessore al Turismo e ai Beni Culturali, Avv. Marco
Di Lello.
Con tale legge la Campania si dotava,
per la prima volta, di una normativa
che, muovendosi non con lo strumento del vincolo, ma con quello dell’incentivo, intendeva perseguire
l’obiettivo di promuovere un’efficace
politica a favore dei Centri Storici, incentivando organici piani finalizzati
al loro recupero fisico e valorizzazione, ma anche e soprattutto alla loro
rivitalizzazione.
La predetta legge regionale, infatti,
“promuove la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale ed
ambientale, attraverso la salvaguardia
della presenza antropica, in quanto
presupposto per la conservazione dell’identità storico-culturale dei centri
stessi”. Ciò vuol dire che, per recuperare un insediamento storico, non è
sufficiente restaurare e ristrutturare
tutti i suoi edifici e spazi, ma è necessario far seguire a detti interventi atti-
vità capaci di
riportare in
essi la vita, le
occupazioni, i
servizi sociali,
amministrativi, commerciali, ecc.
È una normativa varia e
complessa,
forse ambiziosa, ma sicuramente
capace di dare
risposte positive all’istanza
di attenuazione dello spopolamento in
atto.
I contesti di riferimento (i Centri Storici) sono caratterizzati da un’estrema
fragilità e da un’elevata complessità,
soprattutto nel momento in cui si percorre la strada dell’intervento integrato, in cui si riscontra la presenza
contemporanea di una pluralità di funzioni (residenziale, terziario, urbanizzazioni primarie e secondarie, ecc.),
di tipologie di intervento (restauro, recupero, riqualificazione, ristrutturazione, manutenzione ecc.), di soggetti
pubblici e privati con le relative risorse economiche, culturali e organizzative.
La legge in questione indica nel Programma Integrato di riqualificazione
urbanistica, edilizia ed ambientale,
già individuato nella legge regionale
n. 3 del 19.02.1996, lo strumento capace di perseguire gli obiettivi e le finalità sopra richiamate.
Esso è, infatti, uno strumento flessibile per intervenire rapidamente e organicamente in contesti edificati di
particolare complessità, quali sono i
Centri Storici, ma è anche innovativo, in quanto prefigura un nuovo
modo di fare urbanistica.
Innanzitutto, con esso si passa da un
sistema di pianificazione di stampo
dirigistico ad una pianificazione di
tipo strategico, attuativo, nel senso
che non ci si troverà, non di fronte ad
una serie di vincoli, prescrizioni, standard e parametri da rispettare, bensì di
fronte a ben determinati interventi da
realizzare, per i quali sono definiti il
come, il quando e il quanto, nonché la
certezza dei tempi, dei costi e dei risultati, superando la separazione tra
previsione e attuazione.
Nel Programma fa la comparsa, per la
prima volta in uno strumento urbanistico, la concertazione pubblico-privato. Elemento importantissimo nei
processi di trasformazione del territorio, in quanto nel P.I. la gestione delle
trasformazioni edilizie ed urbanistiche di un determinato contesto è concepita non più come un modello
astratto, definito a priori da chi ne detiene la competenza istituzionale,
bensì come convergenza di interessi
diversi che devono comporsi in unica
strategia di recupero e di riqualificazione del contesto interessato.
E’ previsto, quindi, il coinvolgimento
dei privati, ritenendo che la consulta-
n° 06 18/02/2016
3
Piaggine
zione, nel tener conto delle preferenze
espresse dai cittadini, vada oltre la
semplice comunicazione.
Altro significativo elemento di innovazione è la comparsa in uno strumento urbanistico dell’economia, da
sempre estranea all’urbanistica classica, tradizionale.
Il Programma Integrato va, infatti,
sviluppato anche in termini economici
con particolare riferimento alla verifica, in termini scientifici, dell’attuabilità
dell’ipotesi
di
assetto
prefigurata e all’interesse della collettività agli interventi previsti dal Piano.
Se il privato, infatti, ha coscienza e
conoscenza dei termini di guadagno,
suoi e del pubblico, sicuramente si rivolgerà al Programma con meno diffidenza e forse con interesse.
In Campania, pertanto, le norme che
possono contribuire a trovare una via
di soluzione in merito all’abbandono
dei Centri Storici ci sono; vanno applicate, favorendo l’incentivazione di
adeguati programmi di valorizzazione
e rivitalizzazione. Ciò, a mio avviso,
può verificarsi a condizione che:
1) la Regione torni a reinvestire sulla
legge n. 26 del 18.10.2002 sia in termini di supporto tecnico e amministrativo
sia
in
termini
economico-finanziari;
2) gli Amministratori pubblici, responsabili delle scelte in ordine alle
strategie di sviluppo, puntino sulle
politiche di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale dei Centri
Storici, abbandonando l’idea dell’accaparramento del singolo finanziamento (poco, maledetto e subito!), e
considerino la programmazione non
come un vincolo, come un qualche
cosa che fa perdere tempo, ma come
la condizione favorevole allo sviluppo
delle collettività e al reperimento di risorse.
In altri termini, c’è l’esigenza di predisporre strategie di conservazione urbana innovative, tenendo presente che
il recupero dei Centri Storici non si
attua attraverso interventi slegati, conseguenti a sporadici finanziamenti che
i Comuni riescono ad ottenere, bensì
sulla base di un preventivo progetto
complessivo che razionalizzi gli interventi e ne detti una gerarchia, in relazione alle necessità dei residenti e
allo stato degli immobili e degli spazi
urbani.
Antonio Ranauro
4
TEGGIANO
n° 06 18/02/2016
Cade l’amministrazione Cimino
4 consiglieri di maggioranza si dimettono
IN FARMACIA
I FARMACI PER
POTENZIARE LE
CAPACITA’ COGNITIVE
nootropi
sono conosciuti anche
come smart nutrients, cioè sos t a n z e
potenzialmente in
grado di aumentare le capacità cognitive dell’essere umano, per esempio
migliorando concentrazione e memoria.
Uno dei farmaci più usati per il potenziamento cognitivo è il metilfenidato,
originariamente sviluppato per il trattamento del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (Adhd).
Il metilfenidato è uno psicostimolante,
simile alla cocaina e alle anfetamina.
Studi recenti hanno portato a considerare questo farmaco come potenziatore
cognitivo. Il problema è prevedere
come una certa dose di metilfenidato
modificherà il comportamento di una
persona è rischioso allo stato attuale
delle conoscenze. Ciò nonostante, il
metilfenidato è attualmente il nootropo
più usato e venduto sul mercato nero
tra gli adolescenti, soprattutto negli
USA. Questo è particolarmente grave
dato che l’assunzione di una sostanza
che altera i livelli di dopamina e noradrenalina, come il metilfenidato, può
interrompere la maturazione della corteccia prefrontale, con conseguenze
comportamentali potenzialmente pericolosi.
Le ampachine, come il piracetam, rappresentano forse il gruppo più promettente di farmaci per il potenziamento
cognitivo, ma è probabile che il loro
uso sia rischioso per ragazzi, adolescenti e giovani adulti, a causa dell’effetto eccitotossico conseguente ad un
eccessiva stimolazione dovuta al glutammato in eccesso.
Questo non è un problema finché le
ampachine sono utilizzate in clinica
nell’uso terapeutico, non ricreazionale;
ma se il farmaco diventa disponibile
come potenziatore cognitivo, o raggiunge il mercato nero, gli utilizzatori
possono superare facilmente le dosi
farmacologiche e subire un danno neuronale indotto dal glutammato
Alberto Di Muria
[email protected]
I
Rocco Cimino
ette consiglieri, quattro di
minoranza (Rosa Cimino,
Elisabetta D’Elia, Michele
Di Candia e Pietro Di Candia) e tre
del gruppo “Insieme per Teggiano”
(Lisa Grazia Babino, Sonia Marino
e Mario Ubaldo Trezza) hanno siglato, lo scorso 10 febbraio a Teggiano,
la
caduta
dell’amministrazione Cimino. Un
evento prevedibile dopo ventuno
mesi di rassegnazione quando cioè si
è deciso di spaccare equilibri interni.
Sono state tante e insanabili le questioni sollevate. Malumori esasperati
hanno determinato, a settembre, la
formazione del gruppo autonomo
“Insieme per Teggiano” costituito
dai due ex assessori Babino e Marino e dal consigliere Trezza, poi
fuoriusciti dalla maggioranza.
“Chiedo scusa alla Città di Teggiano.
Il paese non merita questo epilogo.
Invito la cittadinanza, se può, a dimenticare tutto” sono state le parole
dell’ex sindaco, Rocco Cimino, in
apertura della conferenza stampa del
gruppo “Rinnoviamo Diano”. “E’
stato un atto vile e vergognoso nei
confronti della cittadinanza – ha
detto Cimino ai giornalisti – Non
avrei mai compiuto un’azione del
genere se fossi stato consigliere di
minoranza”. Cimino, prende fiato e
aggiunge: “I tentativi di riconciliazione con il gruppo Insieme per Teggiano sono stati diversi ma
infruttuosi. Mario Trezza in un’intervista ha dichiarato che i motivi della
sfiducia sono riconducibili alla revoca delle deleghe, ai rapporti lacerati e a inciuci con la minoranza. I
S
fatti hanno dimostrato che sono stati
loro ad avere rapporti con la minoranza. La richiesta di far gruppo è
stata fatta al Segretario da un consigliere di minoranza. Mi viene da
pensare che fosse una trappola ideata
a tavolino. E comunque questi non
rappresentano un valido motivo per
far commissariare un Comune. Le
regole che avevamo stabilito all’inizio sono cambiate in corso d’opera”.
“Se le indennità le avessimo corrisposte – afferma ancora Cimino –
forse adesso non saremmo qui”. In
questi mesi, l’ex primo cittadino ha
ammesso di essersi domandato se e
dove ha sbagliato e ha espresso la
sua sull’operato del Commissario ritenendo che ci saranno quasi certamente problemi legati al rincaro
delle imposte. Va detto che sull’amministrazione retta da Rocco Cimino
è stata posta la parola fine dopo nemmeno due anni di governo. Nell’ultima tornata elettorale, “Rinnoviamo
Diano” con 700 voti aveva prevalso
su “Teggiano va avanti”. E ora si deciderà nuovamente alle urne le sorti
amministrative della storica Teggiano. Fino a giugno infatti quando
si andrà a votare, sullo scranno più
alto, siederà un Commissario Prefettizio. “Il gruppo resta unito. Se la
gente vorrà non mi tirerò certo indietro” ha detto infine Rocco Cimino in
vista di una eventuale candidatura
alle prossime elezioni. Intanto Teggiano recupera le forze dopo questa
bomba esplosa ma annunciata da
mesi.
Antonella Citro
FILM SU VASSALLO
Cerco l’uomo,
trovo un sindaco
DALLA PRIMA
A
llora faceva freddo dentro e
fuori l’animo angustiato, oggi
il dramma risulta ancora più
esasperante: una calda notte d’estate non
riesce a riscaldare il cuore e consolidare
la speranza che è possibile far giustizia.
Rago scomparve nel nulla, inghiottito
dal buio. Questa volta, invece, a rimanere nel buio è il nome di chi ha sparato
contro Vassallo. Del sindaco desaparecido, dopo oltre sessant’anni, non se ne
sa nulla, solo articoli di giornale, qualche
libro, le piste degli inquirenti, ipotesi rimaste senza risposta. L’auto di Rago fu
bloccata da un’altra vettura, come è capitato a Vassallo, fermatosi per osservare
un’automobile con le frecce lampeggianti. Il sindaco di Pollica stava percorrendo una strada di collina, verso casa;
ritornava da uno dei consueti impegni di
amministratore locale. Costretto a fermarsi, un uomo gli scarica addosso nove
colpi, dei quali sette vanno a segno. Un
thriller che vede vittima un sindaco protagonista? No! Una tragica vicenda che
attende da cinque anni una soluzione: individuare mandanti ed esecutori. A far
pensare è il fatto che a molti il protagonista appaia un rivoluzionario, mentre il
suo messaggio è solo un ovvio invito
all’onestà, base della buona amministrazione che non tollera abusi edilizi o
comportamenti inquinanti. Impegnato a
rilanciare il turismo, egli invita la cittadinanza ad avere la dignità di farlo bene,
con professionalità e modi gentili, attenti
ai dettagli nell'accoglienza, consapevole
che prima di ricevere occorra saper dare.
Questa sensibilità marca la distanza da
un ceto amministrativo che oggi dà
un'idea di mediocrità, quando non precipita in un evidente squallore; perciò,
l’esempio del sindaco pescatore ha potuto dar fastidio persino ad eventuali colleghi.
Intanto
continuano
gli
interrogativi: chi lo ha ucciso? E i complici dell’omicida? Chi è il mandante interessato a tacitare un simbolo della
buona politica nel Sud, quella attenta alla
legalità e alla salvaguardia dell’ambiente
e, perciò, generatrice di sviluppo? Il sindaco di Pollica non ha voluto pagare pedaggi vassallatici; ha rivendicato la
propria autonomia per esaltare il bene
della sua comunità. Egli ha proposto un
programma innovativo nella sua semplicità perché pronto ad esaltare il senso civico. Portare questo messaggio è ora la
missione del fratello ed anche dello
schermo, sul quale, sia pure con il linguaggio cinematografico, è stata illustrata la sua figura. Il racconto della sua
vita si è trasformato nell’epopea di un
piccolo paradiso ambientale arricchito
da un messaggio etico che, bene inteso,
diventa opportunità economica. Da qui
il potere di coinvolgere, come è capitato
a Castellitto; a suo dire la recitazione è
approdata in una coinvolgente esperienza personale. Costretto ad immergersi nel personaggio per conferirgli
credibilità, anche quando racconta di
piccole cose come la battaglia contro i
mozziconi di sigarette gettati a terra, l’attore pratica un esercizio di responsabile
comportamento civico; esalta la rilevanza di un carismatico primo cittadino
nei nostri paesi, una figura pronta ad
ascoltare, simpatetica verso i problemi
della gente, disposta a rischiare per realizzare un sogno. Sono pochi questi sindaci, ma esistono anche nel nostro
territorio e la loro presenza riaccende la
speranza pur se il panorama della classe
amministrativa non aiuta a volare alto.
Come Rago a Battipaglia, Vassallo ricorda Marcello Torre di Pagani, ucciso
nel 1980 perché impegnato a cambiare
le sorti del suo paese e per questo scontratosi con gli interessi illeciti della ricostruzione dopo il terremoto. Questi fu
lasciato solo da chi non voleva cambiare
un sistema progressivamente deterioratosi fino all’amaro spettacolo della nostra quotidianità, un “sindaco gentile”
che non poteva tollerare comportamenti
camorristici, come ha scritto Marcello
Ravveduto, un cristiano pronto a dimostrare che è possibile amalgamare i principi della Costituzione e l’intransigenza
etica del Vangelo, come nota don Ciotti
nell’introduzione al saggio. Di questi
operatori di pace si sente il bisogno per
impedire ai soliti noti di mettere “Le
mani sulla città”. Ne deriva l’improrogabile necessità di superale lo iato tra verità storica e giudiziaria anche per
l’assassinio di Angelo Vassallo. Pochi
mesi prima di morire, Marcello Torre affidò al giudice una busta col suo testamento, stilato pochi giorni prima
dell’assassinio. Egli augurava a moglie
e figli di «essere degni del suo sacrificio». È la stessa raccomandazione fatta
con le sue azioni dal sindaco pescatore
per rendere Pollica libera e civile. Per
questo motivo Angelo Vassallo non ha
avuto paura di confrontarsi col gioco di
potere, vigile nel denunciare chi operava
a proprio vantaggio nelle pieghe di
un’apparente normalità e ciò per non deludere la fiducia della gente che lo aveva
sostenuto. Perciò occorre evitare che
anche sulla sua memoria si stenda un
alone d’imbarazzante silenzio che darebbe ragione alla vendetta dei suoi nemici e convenire con le dure parole di un
magistrato, che lo ha conosciuto ed ha
apprezzato il suo lavoro, contro le critiche levatisi dopo la proiezione del film.
Insopportabili e chiaramente pericolose,
esse ricordano la nota reazione di chi
guarda il dito e non intravede la Luna,
quella luna che è assente quando il rimbombo dei colpi alla fine della proiezione scuote ed induce a pensare per
sollecitare coralmente una risposta chiarificatrice e mettere in guardia contro la
strumentalizzazione che si tenta di fare
dell’eroe, dimenticando il messaggio
semplice ma coinvolgente dell’uomo.
Esso comunica una drammatica attualità
se si considera la lunga teoria di notizie
sul malaffare nelle grandi città e nei piccoli paesi, anche per colpa della sonnolenta e rassegnata soggezione di chi
rimane insensibile a piccole e grandi
corruttele. Occorre invece testimoniare
con determinazione una pratica di legalità semplice e comprensibile per tutti;
per gli amministratori pubblici essa si
riassume nel fare sempre e solo il proprio dovere nell'interesse dei cittadini.
A giudicare dal suo modo di porgersi,
appare chiaro che Vassallo era un timido
e, come tanti con queste caratteristiche,
assumeva atteggiamenti che potevano
essere bollati come arroganti o apparire
presuntuosi, come qualcuno ha scritto.
La fiction televisiva, come sempre capita
per esigenze di spettacolo e di copione,
enfatizza alcuni aspetti e passa in secondo piano o sotto silenzio altri, ma
certamente non può essere misconosciuto il suo sacrificio sull'altare della legalità, l’azione di un uomo del popolo
che con coraggio ha dato vita ad una rivoluzione culturale il cui fuoco rischiaratore non dobbiamo fare spegnere,
mentre non si dovrebbe mai appiccare
un incendio come quello di origini dolose che ha privato del piacere di vedere
lo sceneggiato alcuni a Pollica: stupida
goliardata o una puerile vendetta? Comunque segno d’impotenza rispetto alla
forza delle idee!
Ognuno è libero di criticare la proposizione romanzata di una vicenda storica,
ma non ne può negare la realtà. La fiction ricorre agli elementi propri del genere per rispondere ai gusti dello
spettatore, scelte che possono a volte risultare poco convincenti – l’accento nei
dialoghi, musiche poco pregne di cilentanità, caratterizzazione eccessivamente
farsesca di alcuni personaggi - ma molte
sono le sequenze emozionanti, soprattutto il messaggio. Esso dovrebbe richiamare l’attenzione dei giovani ed è
n° 06 18/02/2016
5
sintetizzato da tre battute pronunciate in
tre momenti diversi: quando inizia la sua
sindacatura e ci si deve confrontare con
i problemi, Vassallo-Castellitto dichiara
“Tanto non mi fermo!”; quando cita ai
figli l’anarchico Nicola Sacco che, in attesa dell’esecuzione, scrive “L’unica
cosa che conta nella vita è essere
buoni…e difendere le proprie idee…
così esse, rimarranno belle anche per
quelli che verranno dopo di noi…questa
è l’unica maniera per sentirsi felici…e
io ci tengo alla vostra felicità”. Mettiamo
da parte il chiacchiericcio, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo in silenzio
più uniti per superare grettezze campanilistiche e costruire una comunità capace di liberarsi da atavici
condizionamenti per innata autocommiserazione, la quale rende incapaci di
guardare al tanto di positivo di cui dovremmo essere custodi. Angelo Vassallo
esclama: “per andare avanti bisognava
tornare indietro”, pronti a recuperare i
valori del passato, quando comandava il
mare, quel mare generoso nel regalare la
pesca miracolosa descritta da Ungaretti
negli anni Trenta e custodita per millenni
dal mare di Acciaroli. Il poeta intra¬vede
nella testa di Apollo recuperata un canto
di giovinezza, reso possibile dalla mano
rugosa del pesca¬tore, il quale resuscita
una sorta di Battista, homo cilentanus,
volto apollineo per secoli cesellato dalle
onde. Purtroppo le autorità per logiche
di potere che puniscono i protagonisti
deboli della storia hanno collocato quel
reperto lontano, nel museo di Salerno.
Ma varianti e persistenze di una società,
cesure e tornati di una civiltà non si rinvengono nei mu¬sei, mera custodia
della pietrificazione della coscienza e
della cultura. Grazie alla sublimazione
e¬stetica e all’esperienza educativa esse
conservano valore e significato se costituiscono una sorta di memoriale di civiltà che anima la vita di un paese.
Questa esperienza deve aiutare a superare ataviche contraddizioni: bellezza e
trasandatezza, sensibilità e volgarità, sufficienza e protervia del potente. Angelo
Vassallo si é confrontato con tutti questi
problemi per cui passano in secondo
piano i suoi difetti non solo di carattere;
infatti, tirando le somme si deve convenire che nessun comune cilentano in un
quarto di secolo ha vissuto una così intensa storia di rinascita grazie alla passione per il bello del sindaco pescatore,
la cui leadership era pregna di antica
saggezza popolare, agli antipodi rispetto
all'apatia, all'abbandono, al servilismo
verso il piccolo potente di turno, al lasciar andare come sempre si è fatto. Il
Cilento ha bisogno di amministratori in
grado di ribaltare logiche che ostacolano
necessarie politiche di riforma, da adottare anche se richiedono il coraggio di
sfidare l'impopolarità. I cittadini hanno
la sola arma credibile per operare questa
grande rivoluzione: l’urna. Ma se continuano ad ascoltare imbonitori di professione allora non diventeranno mai la
Pollica del sogno di Vassallo ed il sindaco pescatore s’inabisserà nel glauco
mare antistante Acciaroli riducendosi a
mito sempre più sbiadito dal tempo!
L. R.
6
FASCIA COSTIERA
n° 06 18/02/2016
Gli scogli artificiali non ci salveranno dall’erosione
70 milioni di euro per distruggere la spiaggia e affossare il turismo
n’opera inutile e costosa, che
non fermerà i fenomeni erosivi della costa salernitana.
Il Grande Progetto denominato “ Interventi di difesa e ripascimento del
litorale del Golfo di Salerno”, altisonante titolo per non addivenire a
nulla, servirà solo a sprecare milioni
di euro per distruggere l’ecosistema
costiero, l’economia turistica balneare e la pesca. Un maldestro tentativo prodotto dai tecnici della
Provincia di Salerno, per giustificare
interventi che nulla hanno a che fare
con la difesa delle spiagge e con la
sicurezza dei bagnanti. Gli esempi
del Lido Azzurro di Agropoli e della
spiaggia di San Lucido in Calabria,
sono il fulgido esempio dell’inutilità
della soluzione proposta. Emblematico è quanto avvenuto a San Lucido
(CS), dove la costa è stata letteralmente stuprata dalla costruzione di
pennelli a “T”, costruiti dalla Ferrovia dello Stato, che hanno eroso la
spiaggia causando ingenti danni all’ambiente ed all’economia turistica.
Un esempio concreto dei rischi che
si corrono facendo interventi “ sconsiderati” senza conoscere le dinamiche ambientali. A San Lucido è stato
dimostrato sul campo che spendere
soldi a casaccio, con inutili e dannosi interventi di ripascimento o barriere artificiali, non risolve il
problema dell’erosione costiera.
Forse sarebbe l’ora di intervenire a
monte, come più volte è stato affermato dagli ambientalisti e dagli
scienziati più seri. Il Comune di San
Lucido, a fronte di un disastro annunciato, costato all’economia turistica della zona decine di milioni di
euro, ha ricevuto, a titolo di risarcimento poco più 2 milioni di euro, da
parte della Ferrovia dello Stato, che
U
aveva realizzato le massicciate artificiali, dopo un battaglia giudiziaria
durata vent’anni. Non vorremmo
trovarci anche noi a combattere una
analoga battaglia con i tecnici, il
RUP, i politici e i costruttori dei 42
pennelli a “T” da 70 milioni di
euro… che questi buontemponi vogliono costruire da Salerno a Paestum. A tale proposito Legambiente
e il Comitato Rinascimare, ha organizzato per giovedì 18 febbraio a
Capaccio Scalo nella Sala Erica un
convegno dal titolo “Salvare la
Costa fermare lo Scempio”. Una serata di discussione per spiegare ai
cittadini, agli operatori turistici ed
agli amministratori, dell’inutile
spreco di 70 milioni di euro che la
Regione Campania vuole “buttare” a
mare, per realizzare 40 massicciate
artificiali, tra Pontecagnano e Paestum. Un mare di milioni che non
darà risposte certe alla soluzione dell’erosione costiera. Un progetto non
proponibile, privo di sistematicità e
di prospettive, in cui il ripristino e la
difesa del sistema dunale, quale
unica soluzione per combattere naturalmente l’erosione della spiaggia,
non viene assolutamente preso in
considerazione. Alla Regione Campania e al Presidente De Luca è demandato il compito di “Salvare la
Costa e fermare lo Scempio”. Le risorse disponibili, invece, potrebbero
essere utilizzate per ridisegnare la
costa, valorizzandone la bellezza, liberandola dagli abusi e prospettare
una economia turistica responsabile.
Massi a mare e sulla spiaggia, “NO
GRAZIE”, preferiamo la sabbia.
Lucio Capo
GIOVEDÌ 18 FEBBRAIO
2016
Sala Erica Capaccio Scalo
ORE 18.00
Ne discutono: Italo Voza Sindaco del
Comune di Capaccio, Roberto Pizzuti
Sindaco del Comune di San Lucido
(Cosenza), Franco Ortolani Prof. Ordinario di Geologia Università di Napoli Federico II, Maria Gabriella
Alfano Presidente Risarva Fluviale
Sele/Tanagro, Michele Buonomo Presidente Legambiente Campania, Giuseppina Letteriello Coordinatrice
Comitato RinasciMare.
INFO&CONTATTI
tel 0828 730510 / fax 0828 72805
S. S 18, Km 89, 700 Capaccio
[email protected]
www. planetbeverage. it
[email protected]
CAPACCIO PAESTUM
“NO BIOMASSA”, Italo Voza
incontra le Istituzioni
Franceschini e De Vincenti si fanno carico
di risolvere la questione “inceneritore”
lla Borsa Internazionale del
Turismo di Milano, il Sindaco di Capaccio-Paestum,
Italo Voza, ha incontrato il Ministro
dei Beni Culturali Dario Franceshini.
Alla presenza del Direttore del Parco
Archeologico di Paestum, Gabriel
Zuchtriegel, il Primo Cittadino della
città dei Templi, ha manifestato al
Ministro tutto il suo disappunto circa
la costruzione di un “inceneritore” a
Paestum, illustrando i pericoli della
realizzazione di una “Centrale a Biomassa” nella Chora della Città Antica. Si tratta di un impianto che
arrecherà una cattiva immagine di
A
Paestum a livello internazionale
nell’eventualità che lo scempio si
compisse. Ora tutta la documentazione sulla “Centrale a Biomassa” di
Paestum è sul tavolo di Franceschini,
forse l’unico che può fermarne la costruzione. Il Sindaco di Capaccio,
scendendo da Milano, si è fermato a
Roma, dove è stato accolto a Palazzo
Chigi dal Sottosegretario De Vincenti. Dopo un’ora di colloquio, in
cui sono state esperite tutte le problematiche e le criticità della costruzione
della “Centrale a Biomassa” a Paestum, il sottosegretario De Vincenti,
a nome del Governo, ha assicurato
che rifletterà a 360 gradi sulla questione, ricercando una soluzione. Il
Sindaco Italo Voza ha portato a conoscenza del Governo, tramite il sottosegretario, una documentazione
esaustiva, tra cui:
1) il recente Protocollo d’Intesa tra
Ministero dell’Ambiente, ANCI e
Conferenza delle Regioni, per la riduzione delle emissioni di polveri sottili
e CO2, con l’impegno diretto e cogente a ridurre da subito le PM10 e
porre un tetto alle PM2,5;
2) l’indagine in corso da parte della
Procura della Repubblica di Salerno
relativa alla disponibilità degli immobili su cui dovrebbe sorgere la “Centrale a Biomassa” in agro di
Capaccio, gravata da indisponibilità a
favore dell’Ente Comunale in forza di
una lottizzazione abusiva di terreni a
scopo edificatorio.
Solo la magistratura e forse la politica
possono fermare la costruzione della
“Centrale a Biomassa” di Paestum.
Veronica Gatta
La stazione del marinaio
di Sergio Vecchio
n° 06 18/02/2016
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RIFORMA BCC
n° 06 18/02/2016
BCC, varata la riforma
Un gruppo unico con oltre un miliardo e mezzo di capitale
DALLA PRIMA
C
he operano nella provincia di
Salerno, dopo un dibattito
molto duro che affonda le sue
radici in anni di contrapposizioni forti sia
nel merito sia nel metodo di gestione tra
la maggioranza, che ha avuto come
perno Silvio Petrone, prima, e Lucio Alfieri oggi, e Antonio Marino e Michele
Albanese. In mezzo un gruppo che pur
non impegnato direttamente nella dispta
ha fatto pendere la bilancia verso Petrone. I due gruppi hanno partecipato al
dibattito che ha portato alla proposta di
autoriforma proposta al governo da Azzi,
presidente nazionale di Iccrea che raggruppa tutte le 380 Bcc italiane. Alla fine
hanno condiviso, con molti distinguo
dall'accoppata Albanese Marino, la
scelta. Il decreto governativo ha sostanzialmente accolto la proposta di Azzi che
prevede la costituzione di un unico
gruppo nazionale con oltre un miliardo
di € di patrimonio con la possibilità di
vorrà tentare la strada solitaria di farlo a
condizione che abbia un patrimonio di
oltre 200 milioni di €. A questo punto il
dibattito si sposterà dal centro alla periferia e, soprattutto, nei Cda delle singole
Bcc che dovranno presentarsi alle assemblee convocate nella tarda primavera per
approvare i bilanci 2015. Sarà quella
l'occasione per un confronto con la base
sociale titolare della sovranità decisionale in merito a dove e come collocarsi
nel processo di aggregazione nazionale.
Ovviamente, in un grande gruppo nazionale le Bcc conteranno in base al patrimonio che conferiranno alla Spa. Per cui,
si aprirà in tempi brevi il risico bancario
locale alfine di porsi nelle migliori condizioni per arrivare all'appuntamento definitivo nazionale previsto tra 18 mesi.
Non credo che ci saranno le condizioni
né le volontà di un gruppo di Bcc locali
di tentare aggregazioni fino a comporre
un soggetto unico che porti ad un patrimonio che vada oltre i 200 milioni per
imboccare la via autarchica, anche se
sulla carta potrebbe essere possibile. Potrebbe però accadere che un gruppo forte
nazionale, per esempio la federazione
Trentina, faccia un passo in questa direzione. Allora potrebbe accadere che le
Bcc di Aquara e Montepruno, che hanno
un rapporto consolidato e rafforzato dal
fatto che sono presenti con quote di capitale in Fenix Spa (il gestionale bancario
che serve oltre 400 banche italiane), possano fare il passo decisivo in quella direzione. Questa scelta darebbe ragione alla
battaglia che da mesi combattono in trincea Marino e Albanese che vorrebbero
un gruppo forte e non inquinato da zavorre costituite da Bcc con problemi di
bilancio e on parametri bancari al di sotto
della soglia di compatibilità economica
che esclude rischi sistemici. Infatti, è
stata loro la battaglia contro chi vorrebbe
diluire il problemi irrisolti causati da errori gestionali di dirigenti e amministratori disattenti per rifarsi una "verginità"
attingendo a piene mani ai patrimoni
delle Bcc virtuose. Prevedere cosa accadrà non è semplice, ma alcuni punti
fermi esistono e difficilmente potranno
essere messi in discussione. Per esempio,
tutti i servizi che le Bcc hanno già delegato ad Iccrea banca (carte di credito,
bancomat, leasing ...)saranno certamente
appannaggio del soggetto nazionale.
Come lo sarà la responsabilità di controllare e vigilare sui bilanci delle singole
Bcc (finora lo faceva con controlli periodici la Banca d'Italia). Altro aspetto che
dovrà essere affidato alla discrezionalità
della capofila sarà l'apertura di nuovi
sportelli in realtà già coperte da consorelle. Come dovrà per forza maggiore
farsi carico di un piano di riordino proprio della rete degli sportelli. Ci sarà
anche da affrontare il problema degli
esuberi di personale che andrebbe ricollocato e formato premiando le Bcc virtuose e snellendo quelle con problemi.
Sono tutte situazioni che, pur comportando dei sacrifici, possono essere affrontate e risolte come è già è avvenuto in
decine di altre situazioni. In un'ottica di
sistema, rimane intatto il problema della
dicotonia dei due sistemi gestionali: Inbank e RelaxBanking. Si tratta di due realtà consolidate e con fatturati importanti
e frutto di anni di investimenti con mar-
gini operativi che fanno invidia. Potrebbe
essere questo lo scoglio su cui potrebbe
infrangersi la pur dichiarata volontà di rimanere parte del sistema. Trovare la soluzione non sarà facile né indolore, ma
se si trovasse la quadra su tutti gli altri
problemi che, in ogni caso, andranno affrontati. Allora ricercare la soluzione per
integrare i due sistemi sarà un sacrificio
duro ma necessario per far risorgere il
credito mutualistico a nuova vita. Infatti,
con oltre 1,5 miliardi di € di patrimonio
e con la presenza capillare sul territorio
nazionale, soprattutto nell'Italia profonda
dei piccoli comuni, diventerebbe, ancora
di più, un caposaldo su cui rifondare la
rinascita economica dell'Italia e, soprattutto, del Sud che è diventata sempre di
più terra di conquista dei grandi gruppi
bancari che hanno la testa al Nord e i
piedi in ogni tinozza con uva da spremere. Pertanto i giochi sono aperti e le
varianti che potrebbero concretizzarsi
poterebbero a situazioni disarticolate tra
loro ma in un quadro sistemico che, a livello nazionale avrebbe punti di contatto
e sinergie forti sia nella gestione dei servizi sia nell'eventualità di mettere sul
mercato internazionale quote azionarie
destinate ai fondi di investimento.
Bartolo Scandizzo
LA LETTERA
Antonio Marino scrive
agli amministratori delle BCC
DALLA PRIMA
L
e BCC non avranno verosimilmente nessuna autonomia e finiranno per essere “possedute”
dall’attuale (inamovibile)cerchio magico del credito cooperativocioè da coloro che ci hanno governato talmente
bene fino a farci aver bisogno della riforma. Sarà l’olocausto del merito. LE
BCC CON GLI INDICI DI BILANCIO
INADEGUATI
PREVARRANNO
SULLE BCC MERITEVOLI. Tombola!
Al contrario, mi risulta che vi è anche un
altro progetto del credito cooperativo
che mette al centro la singola BCC e non
vuole assolutamente trasformarle in filiali della Capogruppo. Diamo forza a
questo progetto che vuole lasciare in totale autonomia le BCC meritevoli ovvero aiutare quelle in difficoltà fino a
traghettarle tra le meritevoli. Questa è la
soluzione giusta. Altre non ve ne possono essere. Con ogni probabilità le
BCC che hanno qualche difficoltà sono
il 10% del totale ma questo significa che
il 90% sono in buona salute eppure si
continua a parlare solo di quelle in difficoltà trascurando di dire che noi siamo
stati sempre capaci di risolvere le nostre
crisi con soluzioni domestiche e indolori
per i contribuenti. Dobbiamo riconoscere che i nostri “vertici” sono proprio
bravi nel portare avanti il loro disegno
di conservazione delle poltrone. Il che
significa che gli altri si sono intestati un
bel certificato di inettitudine. Azzi continua giustamente a dire che lui ha ricevuto l’unanimità dei consensi nelle
riunioni dei vari poltronifici onerosi che
sono diventate le federazioni regionali
ma non dice che nessuno conosce veramente il “nostro” testo dell’auto-riforma
che ci pioverà addosso, ergo nessuno
può dire di averlo condiviso se non per
dogma. Se avremo una riforma sbagliata, la colpa non è di Azzi ma di ciascun amministratore delle nostre BCC
che non ha saputo nè voluto prendere
posizione su questa auto-riforma. Il
sonno della ragione genera mostri! Fate
sentire la vostra voce adesso prima che
sia troppo tardi. Cari Amministratori fate
sentire la vostra voce adesso altrimenti
sarete poi odiati giustamente da Soci,
Clienti e Dipendenti (in esubero) delle
nostre gloriose BCC scomparse. Infine,
alcune domande che attendono risposte
chiare: le nostre BCC rappresentano un
business allettante per fondi e investitori
stranieri. Ma quale sarebbe il prezzo da
pagare? dove finirebbe la massa di liquidità raccolta dalle nostre banche sul territorio? quale ruolo della mutualità in
presenza di azionisti stranieri? Chi (e
come) sceglierà gli amministratori della
Capogruppo?
Buona riforma a tutti.
Antonio Marino
n° 06 18/02/2016
9
CA
RIFORMA BCC
Preoccupazione all’interno del sistema governativo
Indebolita la coerenza associativa
DALLA PRIMA
M
ichele Albanese : "C'è
grande preoccupazione all'interno del movimento
del credito cooperativo e lo si legge
anche dalle reazioni di Federcasse,
che parla di "indebolimento della coerenza cooperativa".
Con l'ultimo Consiglio dei Ministri
sono venuti al pettine tutti i nodi che,
da circa un anno, cerchiamo di sottoporre, insieme alla BCC di Aquara,
all'attenzione di tutti attraverso lettere, comunicati ed interventi vari. Il
grido d'allarme non è stato ascoltato
ed oggi ci troviamo a contare i danni
di un provvedimento che cancellerà
più di 130 anni di storia. Nel giro di
pochi mesi, quindi, ci potremmo ritrovare di fronte a qualcosa di completamente diverso rispetto all'attuale
sistema. Sono diverse le preoccupazioni che ci assillano, a partire, in
primo luogo, dall'effetto che questa
riforma avrà sul territorio, in quanto,
le linee strategiche della holding e
della capogruppo cambieranno il
modo di operare, di pensare e di confrontarci con la clientela, dandoci il
ruolo di meri esecutori di decisioni
adottate da chi avrà il grave limite di
fondo di non conoscere il territorio e
le sue dinamiche.
Il nostro sistema rischia seriamente di
essere intaccato nelle sue radici, nel
modo unico di supportare l'economia
locale, nell'azione di vicinanza al territorio. Se a questo aggiungiamo
anche il negativo impatto occupazionale che avrà il provvedimento, si capiscono benissimo le conseguenze
generali che produrrà.
Essendo noi tra le banche considerate
virtuose, non abbiamo paura di confrontarci con le logiche di un gruppo
bancario, ma abbiamo la consapevolezza che nulla sarà più come prima e
che potremmo trovarci in una situazione meno solida rispetto a quella
che il Governo immagina.
La riforma, infatti, creerà un rischio
molto serio e delicato, che preoccupa
tutti noi: l'uscita dal gruppo di quelle
BCC più grandi e patrimonializzate,
così da generare, già in partenza, una
holding debole, a danno di tutto il sistema; principio questo completamente incoerente rispetto agli
obiettivi primari della riforma fissati
dal Governo.
Siamo convinti che la scelta connessa
al way out a 200 milioni, per l'appunto, sia stata tarata dal Governo
esclusivamente per favorire alcune
lobby o alcuni territori d'Italia, (si ricordi come tra queste ci siano solamente Banche del Nord e del Centro
Italia ...) in quanto, è palese come
poche BCC abbiano la possibilità di
tirarsi fuori dal gruppo bancario, oltretutto, senza versare un euro al
Fondo per la Mutualità.
Ed a proposito di patrimonio e di so-
lidità, non condividiamo l'obbligo di
mettere a fattor comune i patrimoni
delle BCC, in quanto, penalizza chi
ha lavorato con sacrifici e criterio alla
crescita della propria Banca, a favore
di realtà che hanno operato con spregiudicatezza e contrariamente ai principi di sana e prudente gestione.
Risorse queste che non sono di proprietà delle BCC, bensì dei soci, sulle
quali qualcuno sta impropriamente
speculando.
E' questo un modo autoritario e forse
anche incostituzionale per dire stop al
fare banca con finalità mutualistiche.
Attendiamo adesso la pubblicazione
dei documenti definitivi per fare una
valutazione complessiva, ma resta il
fatto che si è trattato di una pessima
riforma, consegnata nelle mani di un
mondo che doveva essere migliorato
e fortificato, non annullato, riuscendo
dove aveva fallito il fascismo che, a
suo tempo, cercò già di eliminare il mondo della cooperazione.
L'appello ora va a chi si troverà
di fronte ai prossimi atti e ci riferiamo al Presidente della Repubblica, il quale dovrà
valutare concretamente la possibilità di non firmare il decreto, in quanto, non è
individuabile chiaramente il carattere dell'urgenza; in aggiunta, anche il Parlamento e
qui richiamiamo la sensibilità
dei Parlamentari del territorio e
del Sud Italia, proprio dove il
provvedimento creerà i maggiori problemi in termini, ad esempio,
di sostegno al tessuto delle PMI, perché valutino seriamente l'opportunità
di non convertire in legge un provvedimento che cancella un sistema che
può dare ancora tantissimo all'econo-
Michele Albanese
mia italiana e che non si è tirato indietro nel momento del bisogno, valorizzando il localismo e la
mutualità".
Dott. Antonio Mastrandrea
Resp. Comunicazione
Banca Monte Pruno
Bcc: ecco i punti salienti del decreto ministeriale
Chi ha oltre 200 min di patrimonio può fare da sé...
U
na soglia minima 'alta' a 1
miliardo di euro che porterà così alla costituzione
di un unico gruppo delle Bcc ma
una via d'uscita per chi non vuole
aderire, sebbene il governo pensa
che saranno pochi a non farlo, permettendo la trasformazione in spa
senza rinunciare alle riserve dietro
il pagamento di una quota allo
Stato. Questi i principali punti
della riforma delle Bcc varata questa notte dal consiglio dei ministri
modificando in parte l'autoriforma
del settore attraverso una mediazione fra le diverse ipotesi.
Nel dettaglio quindi le norme prevedono:
- OBBLIGO BCC ADERIRE A
GRUPPO UNICO, SOGLIA 1
MLD.Obbligo per di aderire ad un
gruppo bancario cooperativo che
abbia come capogruppo una società per azioni con un patrimonio
non inferiore a 1 miliardo di euro.
L'adesione ad un gruppo bancario
è la condizione per il rilascio, da
parte della Banca d'Italia, dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria in forma di banca di
credito cooperativo.
- PARACADUTE D'USCITA La
Bcc che non intende aderire ad un
gruppo bancario, può farlo a condizione che abbia riserve di una
entità consistente (almeno 200 milioni) e versi un'imposta straordinaria del 20 per cento sulle stesse
riserve. Attualmente sono una decina le banche sopra tali soglie ma
si tratta comunque di "una possibilità" e il governo auspica che
siano pochi a farlo. Non può però
continuare ad operare come banca
di credito cooperativo e deve deliberare la sua trasformazione in
spa. In alternativa è prevista la liquidazione.
- LA HOLDING 'BANCA CENTRALE' SISTEMA La società capogruppo svolge attività di
direzione e di coordinamento sulle
BCC in base ad accordi contrattuali chiamati ''contratti di coesione''.
Il contratto di coesione indica disciplina e poteri della capogruppo
sulla singola banca. I poteri saranno più o meno stringenti a seconda del grado di rischiosità della
singola banca misurato sulla base
di parametri oggettivamente individuati. La maggioranza del capitale della capogruppo è detenuto
dalle BCC del gruppo. Il resto del
capitale potrà essere detenuto da
soggetti omologhi (gruppi cooperativi bancari europei, fondazioni)
o destinato al mercato dei capitali.
Al fine di favorire la patrimonializzazione delle singole BCC è
stato elevato il limite massimo dell'investimento in azioni di una
banca di credito cooperativo e il
numero minimo dei soci.
La capogruppo potrà sottoscrivere
azioni di finanziamento per contribuire al rafforzamento patrimoniale delle BCC, anche in
situazioni diverse dall'inadeguatezza patrimoniale o dall'amministrazione straordinaria.
- I TEMPI DI ATTUAZIONE Disposizioni transitorie: la banca che
intende assumere il ruolo di capogruppo deve trasmettere la relativa
comunicazione alla Banca d'Italia
entro 18 mesi dalla data di entrata
in vigore delle disposizioni di attuazione della stessa Banca d'Italia. Il contratto di coesione è
stipulato entro 90 giorni dalla conclusione degli accertamenti di
Banca d'Italia. Sono previsti 60
mesi dall'entrata in vigore della
legge per l'adeguamento da parte
delle BCC al nuovo numero minimo di soci.
10 n° 06 18/02/2016
CULTURA
Mimmo Jodice il Re della Fotografia
New York, Pechino e Dusseldorf luoghi di mostre
M
immo Jodice è uno dei
grandi fotografi della storia
della fotografia italiana.
Vive a Napoli dove è nato nel 1934.
Fotografo di avanguardia si dagli anni
sessanta, attento alle sperimentazioni
ed alle possibilità espressive possibilità espressive del linguaggio fotografico, è stato protagonista instancabile
nel dibattito culturale che ha portato
alla crescita e successivamente alla affermazione della fotografia italiana
anche in campo internazionale.
Nel 1980 pubblica VEDUTE DI NAPOLI che segna una svolta nel suo linguaggio e contribuisce a fornire una
nuova visione del paesaggio urbano e
dell'architettura. Nel 1981 partecipa
alla mostra EXPRESSION OF
HUMAN CONDITION, curata da Van
Deren Coke, al San Francisco Museum of Art con Diana Arbus, Larry
Clark, William Klein, Lisette Model.
Nel 1985 inizia una lunga ed approfondita ricerca sul mito del Mediterraneo. Il risultato è un libro
MEDITERRANEO, pubblicato da
Aperture, New York, e una mostra al
Philadelphia Museum of Art, a Philadelphia.
Sue mostre personali sono state presentate nei seguenti Musei: New York,
Memorial Federal Hall,1985; Pechino,
Archivi Imperiali, 1994; Philadelphia
Museum of Art, 1995; Kunstmuseum
Dusseldorf, 1996; Maison Européenne
de la Photographie, 1998, Paris; Palazzo Ducale di Mantova, 1998;
Museo di Capodimonte, Napoli 1998;
The Cleveland Museum of Art, Cleveland 1999; Galleria Nazionale di Arte
Moderna, Roma 2000; Castello di Rivoli, Torino 2000; Galleria d'Arte Moderna, Torino 2000; MassArt, Boston
2001; Wakayama, Museum of Modern
Art, Japan 2004, The Museum of Photography, Moscow 2004; MASP –
Museu de Arte de Sao Paulo 2004;
MART – Museo di Arte Moderna e
Contemporanea di Trento e Rovereto
2004; Istituto Italiano di Cultura,
Tokyo 2006, Galleria d'Arte Moderna,
Bologna 2006; Galleria d'Arte Moderna, Bologna 2006; Spazio Forma,
Milano 2007, Museo di Capodimonte,
Napoli 2008, Palazzo delle Esposizioni, Roma 2010, M E P Maison Européenne de la Photographie, Parigi
2010.
Nel 2003 l'Accademia dei Lincei gli ha
conferito il prestigioso premio 'Antonio Feltrinelli' per la prima volta dato
alla Fotografia. Sempre nel 2003 il suo
nome è stato inserito nell'Enciclopedia
Treccani. Nel 2006 l'Università degli
Studi Federico II di Napoli gli conferisce la Laurea Honoris Causa in Architettura.
Valerio Falcone e Mimmo Jodice
VARIE
La “Biblioteca diffusa”
del Cilento
Iniziativa della
Fondazione Vico
e biblioteche del territorio cilentano sono
in pieno fermento in questi giorni per
l’arrivo di nuovi volumi. Oltre diecimila,
infatti, sono i libri donati dalla Fondazione Giambattista Vico a biblioteche di sette comuni dell’entroterra cilentano. Beneficiari dell’iniziativa
“Biblioteca diffusa” sono i comuni di Moio della
Civitella, Gioi, Orria, Perito, Torchiara, Vatolla
di Perdifumo e Salento. Prossima funzione del
progetto, promosso dal Presidente della Fondazione Vico, Vincenzo Pepe, sarà quella di catalogare gli oltre 50mila libri delle varie
biblioteche cilentane in un grande archivio virtuale per rendere disponibile la raccolta a chiunque ne facesse richiesta. Il portale, che sarà
lanciato on-line nelle prossime settimane, sarà un
patrimonio pubblico e andrà arricchire non solo
il Cilento. Il sito web non si fermerà alla catalogazione dei libri, ma diverrà una fonte per diffondere e promuovere le iniziative e gli eventi
culturali organizzati da tutti i comuni cilentani
che creeranno questa sinergia tra di loro, per
spingere il nostro territorio ad uno sviluppo diverso, che parta dalla cultura. I sindaci dei comuni dell’entroterra hanno espresso grande
soddisfazione per l’iniziativa ed hanno dato subito il via alla catalogazione dei libri ricevuti.
Proprio durante i lavori di pulizia degli archivi
per la catalogazione dei libri in arrivo, a Salento,
è stata fatta una scoperta importante per il suo
valore storico-culturale e per mantenere in vita
la memoria del passato. In uno scatolone impolverato, infatti sono stati trovati vecchi registri
scolastici, alcuni risalenti addirittura agli anni
’30, e altro materiale del passato. Il Sindaco, Gabriele De Marco, ha dato subito ordine di ripristinarli e creare all’interno della biblioteca un’ala
adibita a questi volumi. Un angolo della memoria
di come eravamo, per non dimenticare il nostro
passato.
Alessandro Pecoraro
L
n° 06 18/02/2016
11
MISCELLANEA ITALIA
Sostegno alle
famiglie numerose:
arriva la
Carta Famiglia 2016
La carta sarà resa disponibile dai
Comuni alle famiglie con almeno
tre figli per gli sconti a servizi di
trasporto, culturali, sportivi, ludici, turistici ed altro. Tra le varie
misure per il sociale la legge di
stabilità per il 2016 ne contiene
una in favore delle famiglie numerose che entrerà in vigore da
quest’anno. Si tratta della cosiddetta carta familiare destinata alle
famiglie costituite da cittadini italiani o da cittadini stranieri regolarmente residenti sul territorio
italiano, con almeno tre figli minori a carico. Per le modalità di
rilascio della carta dovrà essere
emanato un decreto del Ministero
del lavoro e delle politiche sociali
entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge di stabilità, cioè
entro il 1° Aprile prossimo. La
Carta, a differenza della social
card tradizionale, permetterà ai titolari di accedere solo a particolari sconti per l’acquisto di beni o
servizi legati ad esempio alla
istruzione o alla formazione ovvero a riduzioni tariffarie per i
mezzi pubblici erogati da soggetti
pubblici o privati che aderiscono
all’iniziativa. Ad esempio sarà
possibile fruire di un abbonamento per i trasporti pubblici ad
un prezzo scontato rispetto alla
tariffa standard oppure acquistare
libri o materiale didattico, anche
digitale, ad una tariffa agevolata.
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
84047 - CAPACCIO (SA)
Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
e-mail:[email protected]
vero 43 euro di prestazione imNASPI (Nuova
mediata o differita (il contributo
prestazione di
figurativo alle pensioni) a fronte
Assicurazione
di un euro versato.
Sociale per
l’Impiego)
Cartelle Equitalia
durata ridotta per i solo via PEC
lavoratori
stagionali?
Scatta la stretta dell’ammortizzatore sociale per coloro che prestano lavoro per sei mesi
all’anno. Ai fini dell’accesso alle
prestazioni di disoccupazione, i
lavoratori stagionali saranno trattati, dal 1° gennaio 2016, alla
stregua di qualsiasi altro lavoratore. E pertanto potranno godere
di una naspi pari alla metà delle
settimane lavorate nell’ultimo
anno, cioè sino ad un massimo di
tre mesi. Lo certifica l’Inps con
la quale l’Istituto riepiloga le novità in vigore da quest’anno con
riguardo ai lavoratori stagionali
dei settori produttivi del turismo
e degli stabilimenti termali. Il lavoro stagionale, com’è noto, si
caratterizza per la mancanza di
continuità dell’attività esercitata,
ossia per l’alternarsi – nel corso
dell’anno – di periodi di attività
lavorativa a periodi di non lavoro
in corrispondenza di eventi intrinsecamente connaturati all’attività. Con le nuove regole, un
lavoratore stagionale con una retribuzione di 1.500 euro mensili
che in un anno lavora per sei mesi
e per tre mesi percepisce il trattamento NASPI, a parità di contributo (118 euro) otterrà una
prestazione di circa 3.600 euro e
una copertura figurativa del periodo pari a circa 1.480 euro. Il
rapporto tra contribuzione e prestazione passa a cosi al 2,3%, ov-
In questi giorni Equitalia sta notificando a mezzo PEC degli avvisi
di
“intimazione
di
pagamento” con i quali intima il
pagamento entro cinque giorni
dal ricevimento dell’avviso
stesso. Si ribadisce, dunque, l’importanza di aprire quotidianamente la posta certificata. Dal 1°
giugno 2016, inoltre, le cartelle
di pagamento viaggeranno solo
via PEC anche per le imprese individuali, le società ed i professionisti. La notifica delle cartelle
di pagamento a mezzo PEC, ad
oggi operava in via sperimentale
nei confronti di società di persone
e di capitali di alcune Regioni
(Molise, Toscana e Lombardia),
ma a breve diventerà l’unica modalità valida di invio per tutti i
soggetti obbligati per legge a dotarsi di una casella di posta elettronica certificata. Nell’ipotesi in
cui l’indirizzo di posta elettronica
certificata del destinatario risulti
non valido e attivo ovvero
quando la casella di posta risulti
satura gli agenti della riscossione
procederanno alla notificazione
mediante deposito presso la Camera di Commercio competente.
Sarà poi onere di Equitalia pubblicare il relativo avviso sul sito
informatico della Camera stessa
e inviarne notizia al destinatario
mediante raccomandata con avviso di ricevimento. Nessun altro
adempimento sarà richiesto a suo
carico.
Anig
PAESTUM
12 n° 06 18/02/2016
Sele, Solofrone e
Capodifiume
Le sacre acque e la loro letterarietà
DALLA PRIMA
I
l Sele a Nord la divideva dagli
Etruschi, che governarono città
potenti e prosperose, Picentia
(Pontecagnano?) sui declivi dei monti
e Marcinna (Vietri) sul mare, e costituiva una naturale barriera contro
possibili invasioni. Il Solofrone a
Sud, il cui corso pacioso, dalla portata limitata, consentiva facili trasmigrazioni/invasioni verso i promontori
di Agropoli e Tresino. La cinta dei
monti lussureggianti di boschi secolari, alle spalle, era un ostacolo non
facilmente sormontabile dalle bellicose popolazioni italiche, prima, e lucane, poi, che cercavano uno sbocco
al mare. Quei fiumi, Sele e Solofrone,
hanno acceso la fantasia dei poeti e
dei viaggiatori colti, da Virgilio a
Gatto e passando per Ungaretti, il
primo, di Bernardino Rota umanista
di buon livello, oltre che signore di
feudi, il secondo. E sarebbe una bella
ricerca, non priva di sorprese, la
LETTERARIETÀ dei corsi d’acqua
che hanno scandito storia e vita del
territorio, raccogliendole alle radici
dei monti ed arricchendola nei percorsi zigzaganti di pianura prima di
miscelarle nei vortici spumeggianti
alle foci. Ma la pianura era ed è ferita
da altri fiumi, brevi di corso e di bacino, ma preziosi per la fecondità dei
campi e, oltretutto, carichi di storia in
grado di accendere i riflettori sulla sacralità delle nostre origini: Capodifiume, innanzitutto. Sgorga alle radici
del Calpazio, da cui una Madonna
nera veglia e protegge uomini e campagne, reiterando nella ritualità cristiana il culto che fu di Era e di
Persefone, dee di tenebre e luce, di
morte e vita e, soprattutto, di fecondità nell’alternarsi delle stagioni. Il
Salso ne arricchisce la portata con
quel salto di allegra e vociante libertà,
che esplode all’argento della luce
dopo un percorso di prigionia nel
ventre oscuro e miserioso della terra.
E l’acqua fu vita ed alimento di energia per la vecchia centrale elettrica e
forza motrice per le ruote del mulino.
Oggi, come ieri, attraversa e feconda
coltivi in operose contrade, mormora
sotto i ponti di strade e ferrovia, lambisce quasi a devota carezza le antiche mura di Porta Giustizia, devia a
gomito a conquista della popolosa Licinella, per, poi, correre spedito a
mare, dopo un assaggio d’ombra
nella pineta litoranea,Ripercorrere il
fiume dalla foce alla sorgente, o viceversa, sarebbe un viaggio ricco di
sorprese ad esplorazione di flora e
fauna ripariali, a fruizione di campagne con masserie e case sparse, che
hanno fatto la storia dell’agricoltura
pestana e, quel che più conta, a penetrazione nel cuore antico, palpitante
di fascino e di mistero, del territorio.
Ma ce ne sono anche altri di corsi
d’acqua, forse sconosciuti ai più.
Quanti, ad esempio, sanno che fu un
tempo in cui al Cafasso brillava alla
luce una sorgente limpida e freschissima, all’ombra di un pero selvatico:
Oh, il ricordo lacerante di nostalgia
della polla del “fiumarello”, dove al
seguito della mamma impegnata nel
lavoro carico di miasmi del tabacchificio mettevo in fresco melone e
“mommola” per la sosta del
“pranzo?”. Oh i canti ariosi delle
donne al lavatoio pubblico nell’assolato meriggio di un borgo oggi stravolto della speculazione edilizia da
rapina e dall’incultura che fa scempio
delle memorie! Oh, i miei voli di fantasia ad inseguire i vagoni carichi di
frutta della ditta Bonvicini! Li immaginavo a corsa rapida lungo i binari
per il mondo e, invece, finivano a “La
piccola” di Capaccio. Oggi i binari
non conoscono viaggi di vagoni e
non c’è più traccia, neppure, di quella
sorgente, così come è scomparso il lavatoio distrutto trafugato ed incorporato, forse, in proprietà privata nella
logica del più becero abusivismo?).
Ma il fiume riemerge più giù (potenza della forza della natura!) E, canale fecondo, punta a mare a Ponte di
Ferro, dopo aver ricevuto le acque
della Lupata, che sotto Porta Marina
alimentava ed, in parte, alimenta ancora sorgenti per lavandaie, prima, e
“tonzo” per bufale,poi.Ma c’è un
altro fiumarello. Nasce alle radici di
Torre di Mare e dopo un corso di
poche diecine di metri si versa a
mare. Se n’è perduta la traccia in quel
labirinto di sconcio urbanistico nel
polipaio di case e strade cieche e lidi
nel segno dell’abusivismo selvaggio.
Meriterebbe, invece, un recupero nel
segno della cultura e della tutela
dell’ambiente. Più giù, alla contrada
Linora, nella proprietà Salati sorgeva
e, nonostante tutto,vive ancora un’altra sorgente: “L’acqua dei Ranci”,
che nel toponimo rievoca polle fresche e limpide, popolate di granchi,
che nelle stagioni povere della mia
infanzia furono carnoso e saporito
nutrimento per i “chianaiuoli”, come,
d’altronde, le rane, che gracidavano
il loro canto d’amore alle lucciole
ubriache di profumi nelle processioni
intermittenti a volo di campi biondi
di spighe nelle sere di giugno e luglio
prima di finire infilzate (le rane) in
spiedi scoppiettanti su falò improvvisati a lacerar le tenebre. Oh, la dolce
poesia georgica di una pianura non
ancora imbastardita e violentata dalla
dilapidazione di un enorme patrimonio ambientale, povera, forse, di risorse economiche, ma ricca di valori!
È legittimo pensare che senza la ricchezza d’acqua i nostri Antichi Padri
non avrebbero scelto questa pianura
per fondarvi una città. L’acqua,
quindi, fu, è stata ed è la nostra vita
ed ha cambiato la nostra storia. Di qui
la necessità di un recupero e di una
valorizzazione dei nostri fiumi, riscoprendone ambiente e vita, flora e
fauna in una ricerca rigorosa, che
punti al censimento e alla catalogazione delle risorse ed alla analisi della
trasformazione del paesaggio rurale
attraverso i secoli e ne nobiliti ruolo
e funzioni attraverso la sua LETTERARIETÀ.
Giuseppe Liuccio
[email protected]
VALLO DI DIANO
Il libro sospeso
La cultura è il cibo della mente
roseguendo sulla strada intrapresa qualche anno fa in sinergia
con Ex Libris Cafè di Polla, con
l'iniziativa del libro sospeso che riprendeva l'antica tradizione napoletana del
caffè sospeso, ancora oggi in voga a
Napoli, grazie ad Autolinee Curcio ed
in particolare a Giuseppe Curcio, i libri
viaggiano nei bus. Si tratta di una vera
e propria biblioteca ambulante che organizza eventi di presentazione di volumi, come in tutte le librerie
tradizionali, ospitando gli autori dei
libri. Da diversi mesi i bus per Roma e
Firenze, sono dotati di una mini biblioteca che consente ai viaggiatori di prendere in prestito, per l’intera durata del
viaggio, dei libri da leggere. Inoltre, chi
è interessato può anche acquistare direttamente sul bus il libro che più gli
piace. Insieme alla possibilità di leggere
i libri, Autolinee Curcio, in collaborazione con Ex Libris Cafè e Michele
Gentile, hanno dato vita anche ad appuntamenti culturali con gli autori che,
nel corso dei viaggi sui bus, presentano
i loro lavori e i loro scritti spiegando
cosa li ha spinti alla stesura delle pagine
dei libri e cosa vogliono raccontare.
L'iniziativa, che ha riscosso un grande
successo tra i viaggiatori di Autolinee
Curcio, ha raccolto anche il consenso
di riviste di carattere nazionale come “Il
Fatto Quotidiano” che, attraverso un
ampio reportage, ha voluto raccontare
l'iniziativa intrapresa un pò per gioco
quest'estate e che è stata riproposta nei
mesi di novembre e dicembre sui bus a
lunga percorrenza di Autolinee Curcio.
L’idea progetto che ha modernizzato la
libreria rendendola mobile, ha suscitato
la curiosità del giornalista de “Il Fatto
Quotidiano” che ha voluto realizzarci
un reportage, pubblicando un'intera pagina per raccontare quello che un imprenditore del Vallo di Diano come
Giuseppe Curcio, nell'ambito della sua
attività mette in piedi a favore della cultura. Sarà stata probabilmente proprio
la passione per la lettura e per il territorio, in particolare per i giovani del territorio ad aver raccolto l'interesse del
giornalista. L'iniziativa vuole mettere in
risalto due messaggi che si cercano di
lanciare per far crescere un intero territorio: la sinergia e la condivisione delle
idee. La crescita dei giovani viene
anche e soprattutto dalla cultura e dalla
P
capacità e volontà di essere attenti lettori, in modo da riuscire ad acquisire
una scioltezza e capacità di linguaggio
che possa consentire loro di esprimersi
e farsi capire. La lettura, inoltre, apre
sempre a nuovi orizzonti ed è la migliore ginnastica per la mente. Con questa consapevolezza, Giuseppe Curcio
ha deciso di mettere la sua attività al
servizio della cultura, ricevendo peraltro un grande plauso anche dalle riviste
nazionali per la sua azione e per il suo
coraggio. Voglio raccontarvi, ora, ciò
che Giuseppe Curcio ha raccontato a
me. Desidero portarvi a conoscenza di
questa immensa iniziativa culturale di
cui mi ha parlato ed è giusto che lo faccia attraverso le sue parole. “La presentazione avviene a bordo di un autobus
impegnato lungo il tratto autostradale
A1 “Roma - Caserta”, sia perché è un
tratto rettilineo con velocità costante,
sia perché ha una durata di circa 2 ore
(la presentazione, tra apertura della
giornalista, intervento dell’autore e domande dal “pubblico” dura circa 1h30’)
ed anche perché non ci sono fermate intermedie.”
“Per garantire la massima presenza di
passeggeri gli incontri sono organizzati
il venerdì (da nord a
sud) e la domenica (da
sud a nord); non è previsto alcun gettone di presenza all’autore, mentre
è previsto il rimborso
spese per il viaggio di
rientro in sede; vengono
acquistate 55/60 copie
del libro presentato da
regalare ai passeggeri.”
“La nostra esperienza
(partita dall’agosto dello
scorso anno) ha evidenziato la positività dell’iniziativa riassumibile
in questi punti:
- lo scrittore si mette in gioco e “rischia” con un pubblico che non conosce (diversamente, quando si presenta
un libro i presenti sono in quel luogo
perché desiderano ascoltare);
- i passeggeri vivono un momento insolito, non richiesto ed inaspettato;
- il dialogo che nasce su quel bus avvicina un non lettore alla lettura (oltre ad
argomentare su temi spesso “insoliti”);
- si genera un momento di condivisione
che aiuta il confronto tra persone che
non si conoscono, pur seduti l’uno vicino all’altro per ore;
- anche se per poco tempo, si strappa i
più dall’ipnosi tecnologica del proprio
apparecchio di “non comunicazione”
n° 06 18/02/2016
13
Giuseppe Curcio
(quella vera);
- si aiuta il mercato del libro;
- si assiste al momento magico della
meraviglia che 50 persone vivono
quando all’inizio, guardandosi tra loro,
non capiscono che succede;
- si vive la delusione finale di tanti che
domandano “peccato che dobbiamo
scendere!”.”
E’ stato un racconto appassionante ed
io sono rimasto rapito dalle sue parole.
Spero che questa bellissima iniziativa
culturale possa diventare l'apripista per
altre iniziative di alto profilo a livello
territoriale. Nel nostro territorio c’è un
gran bisogno di cultura!
Massimiliano De Paola
[email protected]
Picciola sorpassa Santa Maria
I cilentani perdono in casa. La capolista vince a Cannalonga
P
ROMOZIONE – Girone D:
Continua a frenare la Polisportiva Santa Maria, che, dopo
essere stata in vetta praticamente dall’inizio del campionato, deve subire
nell’ordine: aggancio, sorpasso e allungo da parte del quotato Picciola.
In questo senso, i risultati dell’ultimo
turno sono emblematici. I cilentani
perdono in casa contro il Sassano penultimo della classe. La capolista, invece, va a vincere una partita
delicata, in casa del Cannalonga: 0-2.
La prossima partita, Calpazio-Santa
Maria assume un valore importante
per le ripercussioni che può avere il
risultato sulla classifica, anche in
chiave play. La partita Picciola-Giffonese non è da meno e, come l’altra
gara, le ripercussioni possono essere
diverse. Da non ricordare la nuova
vittoria della Poseidon che supera 20 il Real Aversana e si mantiene poco
sopra la zona play out.
PRIMA CATEGORIA – Girone G:
Lotta a due: Santa Cecilia-Montesano. A meno di clamorosi rientri da
parte di una o più inseguitrici, saranno queste due squadre a giocarsi
la vittoria finale.
Prossimo turno insidioso soprattutto
per il Montesano in visita a un Pro
Colliano di ottima caratura mentre la
capolista, nella pur insidiosa trasferta
di Padula, dovrebbe svolgere un compito più agevole.
Da seguire anche Herajon-Campagna, una specie di testa-coda che potrebbe dare risposte importanti sulle
aspettative e sulle ambizioni di entrambe le compagini.
SECONDA CATEGORIA – Girone
I: Pareggio nel derby Cafasso-Spartacus, 0-0 sul “lago” di Roccadaspide
e ne approfittano l’Acquavella (4-0
all’Haereditas), che aggancia lo Spar-
tacus al comando a quota 31, e il Real
Postiglione. Virtualmente primo con
29 punti in quanto ha già osservato il
turno di riposo. Chiude il quartetto di
contendenti proprio il Cafassofonte
che, a quota trenta si appresta a sfruttare la prossima occasione che gli
darà il calendario.
Angelo Valletta
14 n° 06 18/02/2016
Banca affidabile, indicatori tutti positivi
La Bcc di Aquara ha aumentato raccolta, affidamenti, utile, soci e conti correnti
PER LE IMPRESE
La Bcc di Aquara banca solida e
con indicatori tutti in segno positivo
nel periodo compreso dal 2013 al
2015: + 13,6% la raccolta diretta
(da 191.191.439 euro a 243.400.384).
+ 4,7 % impieghi clienti per cassa
(da 130.596.428 a 142.128.373), +18%
crediti deliberati ( da 44.859.511
a 59.482.480), + 4,1 % per
quanto riguarda il numero
dei soci (da 1237 a 1337).
+ 4,1% numeri dipendenti
medio ( da 47 a 51), +12,5%
filiali (da 8 a 9), + 5,6% Comuni di competenza (da 36
a 38), + 9,7% fondi propri
ossia il “patrimonio” (da
23.873.000 a 28.312.000)
e + 11% conti correnti (da
9480 a 11.454).
In aumento anche l’utile
netto passato da un milione
e 606mila euro del 2014 a
due milioni e 854mila.
SE SMETTI DI FUMARE
RECUPERI 5 € AL GIORNO
E CI GUADAGNI 3 VOLTE…
1
SALVAGUARDI
LA TUA SALUTE
3
2
DIFENDI I
TUOI GUADAGNI
ACCUMULI NEL TEMPO
UN PICCOLO CAPITALE
CAPACCIO
Solidarietà con “In Caritate Servire”
Bcc di Aquara impegnata in attività di supporto a chi promuove
la solidatrietà. Come presso il
Santuario del Getsemani in Capaccio Paestum dove si è svolta la
consegna del Premio Internazionale “In Caritate Servire 2015” che
viene concesso dall’Associazione
Internazionale Onlus “ E ti porto
in Africa” a personalità che si
impegnano a favore del prossimo in
attività di volontariato e solidarietà
sociale sia in Italia che all’Estero.
ROCCADASPIDE
Conto
SALVADANAIO
OLIVETO CITRA
Clienti affezionati Asd Silarus, Cavalieri:
Logo Bcc sui tir «Grazie Bcc di Aquara»
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Anche con piccoli
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Filiale 1 AQUARA (SA) tel. 0828.962755 (pbx)
Filiale 2 CASTEL SAN LORENZO tel. 0828.944271
Filiale 3 ROCCADASPIDE tel. 0828.941146
Filiale 4 CAPACCIO V.le della Repubblica tel. 0828.723786
à
Filiale 5
Filiale 6
Filiale 7
Filiale 8
EBOLI Località Santa Cecilia tel. 0828.600033
OLIVETO CITRA tel. 0828.798286
CAPACCIO Loc. Capo di Fiume tel. 0828.723744
SALERNO Via Wenner 62 - Fuorni tel. 089.302000
Clienti affezionati alla Bcc di Aquara e
soddisfatti dei servizi tanto da identificare
la propria attività con il logo della banca
che, ad esempio, campeggia sui tir della
DUE T di Roccadaspide.
La Bcc di Aquara continua a sostenere lo
sport, soprattutto i sodalizi che operano sul
territorio aggregando i giovani. Così l’istituto
di credito presieduto da Luigi Scorziello affianca l’Asd Silarus di Oliveto Citra composta da circa 80 soci ed il cui settore giovanile
conta numerosi iscritti tra 6 e 18 anni. “Ringraziamo per la sensibilità mostrata la Bcc di
Aquara grazie a cui in tanti possono svolgere
attività sportiva”, ha spiegato Alfonso Cavalieri, presidente dell’Asd Silarus.
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 06 18/02/2016
15
Cesena, una città vivibile e una
ristorazione che funziona
eriodicamente vi ho abituato
a qualche uscita “fuoriporta”.
Pochi giorni fa sono andato a
Cesena, comune, di poco meno di
100.000 abitanti, della provincia di
Forlì-Cesena. È situato in un’area
geografica caratterizzata dalla presenza di numerose aziende che operano
in
campo
agricolo,
gastronomico, fitness e tecnologico.
Cesena è nota anche come «città dei
tre Papi», difatti, diede i natali a due
papi (Pio VI e Pio VII) e ospitò il vescovado di altri due (Pio VIII e Benedetto XIII). Il centro storico,
comprendente numerose chiese e palazzi di notevole interesse storico, artistico e culturale, è delimitato dalle
mura, la cui cerchia si è preservata
quasi intatta, e da vari torrioni e porte
posti ai piedi dell'antica Rocca Malatestiana. È una città leader nel mercato dell'ortofrutta europeo e vi è
un'elevata qualità della vita in tutti i
sensi. Non trovate una carta per terra,
il traffico è limitato e controllabile,
tutti rispettano le strisce pedonali (automobilisti e pedoni), non trovate una
macchina parcheggiata fuori posto,
grande rispetto del prossimo, la gente
lavora e guadagna. Per certi versi, Cesena è molto simile alla Svizzera:
calma, piacevole, precisa e ordinata.
Spero che un giorno anche dalle nostre parti riusciremo ad avere una così
bella vivibilità. Qualcuno penserà che
lì c’è il lavoro, ci sono i soldi e la
gente è più tranquilla. Non me ne vogliate, ma da noi, anche chi lavora ed
è benestante, nei luoghi pubblici,
spesso si comporta da incivile. È una
questione di cultura e rispetto verso il
prossimo che noi, purtroppo, secondo
me, non abbiamo. In questa mia parentesi cesenate ho testato due ristoranti
ed
entrambi
meritano
considerazione e rispetto per la loro
funzionalità. Il primo è stato l’Osteria
“Michiletta” (Via Strinati, 41), in
pieno centro storico. È una delle più
antiche osterie di Cesena sorta nel
1854. Dal 1993 è gestita dallo chef
Rocco Angarola insieme a Johanna
Rapberger, che accoglie gli ospiti con
grande calore, come se fosse a casa.
Noi, in tre, ci siamo stati un martedì
sera e fortunatamente avevamo prenotato, perché non c’era un tavolo libero. Leggiamo il menu, le proposte
sono allettanti e non banali, c’è solo
l’imbarazzo della scelta. Personalmente ho saltato il primo
ed ho scelto le “Crescentine con prosciutto crudo
e squacquerone” come
antipasto e successivamente il “Filetto di
manzo al sale di Cervia
con patate al rosmarino”,
seguito da “Panna cotta
con pan di miele e caramello”. Il tutto è stato
correttamente presentato
P
con le giuste quantità e una buona
qualità. Il servizio, non eccessivamente professionale, è stato attento,
presente e curato. Riguardo al vino,
anche se la lista è ricca e assortita,
meriterebbe più attenzione. Dico questo perché ho scelto il Taurasi 2008 di
Di Prisco, che ho visto alla modica
cifra di 22 euro, ed era esaurito. La titolare si è giustificata dicendo che era
andato a ruba e mi voleva rifilare, allo
stesso prezzo, un Campi Taurasini
sempre di Di Prisco. Per i non esperti
informo che il primo in enoteca si
vende a circa 27 euro, mentre il secondo è commercializzato a circa 12
euro. È evidente che c’era stata confusione nell’attribuire i prezzi, perché
il Taurasi del bravo viticoltore avellinese, nella ristorazione non si trova a
meno di 35 euro. A questo punto,
come faccio sempre, mi oriento verso
un vino del territorio e la mia scelta è
caduta su un “Bron & Ruseval 2013,
Sangiovese-Cabernet Igt Forlì” delle
cantine Celli di Bertinoro, commercializzato a 22 euro. Un vino ben fatto
e piacevole che ha accompagnato degnamente la nostra cena. In tre abbiamo pagato 114 euro che, in base
alla qualità, reputo corretto e onesto.
La mattina dopo, girovagando, a
pochi km da Cesena, mi sono ritrovato a Bertinoro. Bellissimo luogo
sulle colline cesenate e il paese della
cantina dove è stato prodotto il vino
bevuto da “Michiletta”. Inutile dire
che l’ho cercata ed ho fatto scorta del
vino bevuto. La sera avevamo qualcosa da festeggiare e abbiamo cercato
un ristorante, diciamo, più importante. Su consiglio del direttore dell’ottimo albergo “Best Western Hotel
Cesena” abbiamo prenotato a “Quel
Castello di Diegaro” (Via Emilia Ponente – Loc. Diegaro), su un colle appena fuori Cesena, un residence
storico a conduzione familiare. Il
posto di recente ha subito una ristrutturazione che gli ha conferito nuovamente il suo tradizionale splendore. Il
ristorante è suddiviso in diverse salette. Il nostro tavolo era in una graziosa, curata, calda ed accogliente,
finemente arredata con mobili dal
gusto retrò, tante candele e fiori freschi, dove in totale c’erano una decina di posti. A riceverci il cameriere
(credo Lorenzo) che ha garbatamente
curato la nostra serata. Eravamo in 4
e guardando il menu che era ben re-
Nella foto: Osteria Michiletta di Cesena
datto ed invitante, con degustazioni
sia di mare che di terra, noi dalla
“carte” abbiamo deciso di prendere
tutti la stessa cosa: “Acciughe Cantabrico Serie Oro e alici di Cetara con
pane di segale, piquillos dop di Lodosa e burro salato di Charentes”,
“Cappelletti di magro in brodo” e
“Costine di agnello in crosta di pistacchi al forno con carciofi in tegame”.
Abbiamo apprezzato il tutto e possiamo dire di aver trascorso una bella
serata. Come vino, ci siamo deliziati
con il “Franciacorta Brut Saten Millesimato Ca' del Bosco 2011” e l’
“Ombroso 2008, Sangiovese di Romagna DOC Superiore Riserva” delle
cantine di Giovanna Madonia di Bertinoro, anche questo un vino di tutto
rispetto.
Dopo aver pagato il conto (245 euro),
il cameriere ci ha offerto del rum (invecchiato 12 anni) con del cioccolato,
lasciando la bottiglia sul tavolo. A trovare un difetto, è mancata la presenza
di un responsabile (o titolare) che in
ambienti del genere fa sempre piacere
conoscere. Comunque Cesena, sotto
il profilo ospitalità, vivibilità, ristorazione e enogastronomia è una città
che merita di essere visitata.
La ricetta
Bucatini al sugo di alici e olive nere
Ingredienti per 4 persone: 320 g
di bucatini, 12 alici nostrane
grandi, 1 spicchio d’aglio, 16 olive
nere, prezzemolo tritato, olio extravergine d’oliva del Cilento, 500 g di
polpa di pomodoro, sale e pepe.
Preparazione: Pulite le alici, togliendo la testa, la lisca e la coda.
Tagliatele a pezzetti di un paio di
centimetri di larghezza. Tritate il
prezzemolo insieme all’aglio spellato. Snocciolate le olive. In una padella capiente mettete un filo d’olio
e il trito di aglio e prezzemolo. Fate
soffriggere a fiamma dolce e dopo
qualche minuto aggiungete la polpa
di pomodoro. Mescolate, unite le
olive, un pizzico di sale e fate cuocere per 5 minuti a fiamma media
per far restringere il sughetto. Alzate la fiamma, unite le alici e cuocetele a fiamma media per 2-3
minuti. Abbassate la fiamma e fate
cuocere per 5 minuti coperto. Spegnete il fuoco, regolate di sale e coprite. Lessate i bucatini in
abbondante acqua salata e, poco
prima di scolarli, aggiungete mezzo
mestolo di acqua di cottura nella
padella del condimento, quindi accendete il fuoco. Saltate i bucatini
scolati a fiamma vivace nella padella del condimento per qualche
minuto, girando di frequente. Servite immediatamente con un filo
d'olio a crudo ed una macinata di
pepe.
Vino consigliato: Cerasuolo 2015,
Montepulciano d’Abruzzo Doc, Faraone.