N°02 del 21/01/2016

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Transcript N°02 del 21/01/2016

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0828. 1991330 - unicosettimanale. it - redazione@unicosettimanale. it
Editore: Calore s. r. l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 86 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale:Viale della Repubblica, 177
Capaccio Paestum (Sa) - “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1,
comma 1, Aut: 952/ATSUD/SA - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 25, 00€
Pineta collassata
De Luca e
il Cilento
A
Si parla spesso di migliorare la qualità di vita nel Cilento, incrementarne il
turismo, sistemare la questione viabilità “una volta per tutte” … E il più
delle volte ci si arrende di fronte ad
una politica che appare sempre più
lenta e disinteressata.
Con il governo De Luca, però, le
cose potrebbero prendere una piega
diversa.
La volontà del Presidente della Regione Campania, infatti, è quella di
valorizzare al massimo il Cilento.
Come? Attraverso due grandi progetti: uno che prevede il miglioramento delle infrastrutture – dando
priorità ai lavori previsti per la Cilentana e incrementando i trasporti – ed
un altro che prevede un investimento
di risorse e fondi nella promozione
della Dieta Mediterranea.
Per quanto riguarda i problemi della
viabilità della Cilentana – in particolare quelli relativi al viadotto
“Chiusa” sulla SP 430, tra lo svincolo di Prignano Cilento e quello di
Agropoli Sud – circa due mesi fa la
ditta Castaldo Costruzioni di Napoli
si aggiudicò la gara d’appalto.
Potrebbe implodere improvvisamente
I
l fiume Sele taglia in due la Piana, a destra e
a sinistra della sua foce si estendeva una pineta litoranea vanto della bonifica integrale.
Poi il corso del Sele fu gratificato dalla Riserva
Fluviale Regionale, ma la fascia costiera invece
di beneficiarne è rimasta nell’abbandono e nell’incuria. A destra del Silaro, nella pineta del Comune
di Eboli, i soldati di Persano continuano a sparare
a mare nel poligono di tiro, gli spartifuoco sono
ricettalo di prostituzione, di traffici illeciti e monnezza.
CAPO A PAGINA 2
La sciagura ambientale
come business
Pensare Greco
Agire Romano
U
LIUCCIO A PAGINA 13
Il libro di
Francesco
Sono già trascorsi due mesi
dall’inizio dell’anno della misericordia: dopo l’apertura
della porta santa, quanti nel Cilento
l’hanno attraversata trovando la
Chiesa locale pronta a seguire e praticare l’insegnamento di Francesco?
Il papa ci sollecita di nuovo con il suo
ultimo libro: Il nome di Dio è Misericordia per le Edizioni Piemme,
tratto da un’intervista curata da Andrea Tornielli.
ROSSI A PAGINA 4
S
GATTA A PAGINA 3
n po’ dappertutto, nel territorio provinciale, ci
sono monumenti e pagine di storia che ci richiamano
alla memoria i nostri Padri Greci e
Romani, che hanno lasciato tracce
del loro passaggio. Una delle località più emblematiche di questa ossificazione della storia passata, che
spesso si riattualizza e diventa va-
Anno XVII
n° 02 del 21 gennaio 2016
P
eriodicamente, pare, il territorio di Capaccio
Paestum, viene attentato dalla meschinità più
deleteria, quella che pretende di essere valutata,
a tutti i costi, come furbizia al servizio del profitto. Sistematicamente, infatti, salta fuori l’idea (ma a chi?)
della costruzione di un inceneritore (mistificato con definizioni ad hoc) da ubicare sul suolo comunale. Da
Cannito, passando per Valle Cent’anni, arrivando alla
località Sorvella: i nefasti impresari della sciagura ambientale ci provano ripe-
NICODEMO A PAGINA 12
Paterno mare madre
di Rino Mele
Quando tutto esplode nell’imitazione di un vulcano, l’Africa
e l’Oriente vicini diventano fogli leggeri, li alza
un vento che torna e di nuovo s’adombra sul corpo largo
del mare. Quel tessuto
sporco di sangue sembra una bandiera ed è una mano
smossa dal pianto, ci uccidiamo
lungo le strade, nei fossati, sulle spiagge dove arrivano
barche gravide di bambini morti,
le curve braccine che stringono il niente. È sempre la stessa
carne d’uomo: cambia la maschera, l’iniquo
volto, il gelido sperma degli occhi, quel lacrimare dei morti,
la bocca dentata che divora cibo,
e a qualcuno sottrae. L’invidia muove il respiro, il solido buio
dei vagoni piombati mai aperti, che hanno assordato
le strade ferrate d’Europa. Ci ha allevati il Mediterraneo, lo
pensiamo nostro da quando (duemiladuecento
anni fa) come in un gioco spingemmo sulle onde del Metauro
la testa di Asdrubale, per poi lanciarla – triste
dono – ai piedi di Annibale glorioso. Mediterraneo è la
conca d’acqua dove gli dei si nettano ai piedi
e noi vi uccidiamo i fratelli.
Un muggito copre l’universo, il tremore infinito che piange la
sospesa richiesta di oblio, restituire il volto
che non è nostro allo sguardo che l’ha deturpato. L’anamorfosi
genera la fine, all’origine della visione
le parole s’inarcano, aprono vertigini, si spezzano
in sillabe inceppate. L’enigma
del lago intorno a cui
continuiamo a spiarci, i remi
abbandonati sulle barche, i motori sordi, il freddo notturno.
2
n° 02 21/01/2016
MARE E TERRA
La fascia pinetata ha settant’anni ed è vicina al collasso
Bisogna ricreare il sistema dunale, spalcare i rami secchi dei pini, arretrare i lidi ...
DALLA PRIMA
A sinistra del Silaro, nella pineta del
Comune di Capaccio, quello insignito dalla bandiera Blu, la situazione è ancora più grave, spiagge
zozze, con cadaveri di maiali, di vitelli bufalini e di aironi cinerini che
Il silenzio e il mare
Una passeggiata al mare, in una
mattinata ventosa ma soleggiata
di un gennaio, adesso abbastanza
fredda, è piacevole perché permette di osservare, in particolare
silenzio, tutto ciò che c'è intorno.
La scelta: il mare di Paestum. Il
mare è agitato, il vento freddo di
tramontana ti taglia il viso, la costiera amalfitana è lì a portata di
mano e la pineta? È alla destra
del cammino e offre il riparo che
serve. Ci si sposta per questa passeggiata all'interno della pineta
ma lo spettacolo che ti si presenta
non è certo affascinante come ci
si aspetta: gli alberi di pini sono
immensi, altissimi e sovrastano
proteggono dal vento freddo ma
toglie anche il piacere di vedere
il sole. Si cammina su un letto di
aghi, tanti frammisti a spazzatura
sparsa qua e là che regala, al tappeto che calpesti, un pizzico di
colore stonato. Il vento fa muovere i rami degli alberi e provoca
a volte dei rumori secchi, di frattura che insieme alle onde che si
infrangono sulla spiaggia fanno
un concerto. Di tanto in tanto
qualche ramo secco cade a terra.
Gli alberi sono quasi tutti morti,
sopravvive solo la punta di questi
pini e, in alcuni punti, si sono già
create delle chiarìe che lasciano
intendere che presto, probabilmente molto presto, la nostra bellissima
pineta
cederà
accartocciandosi su se stessa. Ci
vorrebbe poco per recuperarla:
una potatura adeguata, una integrazione degli alberi morti e un
po' di pulizia in più. Basterebbe
ciò per ridare, agli amanti della
natura, il piacere di godere di
questa stupenda fascia pinetale,
orgoglio della piana e del mare di
Paestum.
G.C.
imputidriscono la spiaggia, tra il
molo Sirena e Varolato, uomini muniti di asce e motoseghe, che di
buona lena, fanno scempio di pino
d’aleppo e di macchia mediterranea,
cumuli di monnezza sparsi ovunque,
come semina d’autunno, sentieri e
strade percorsi da moto e fuoristrada. Tutto quello che rimane della
gloriosa fascia pinetata di Paestum,
e, messa in bella mostra per gli ambiti riconoscimenti della FEE, è una
mega- discarica lunga 12 km. Dodici
chilometri di pineta e di spiaggia che
diventano oggetto d’interventi e di
discussione popolare solo tra luglio
e agosto, quando masnate di barbari
infoiati e laidi si accalcano lungo le
strade costruite sulle dune, in stabilimenti di cemento e eternit, che
hanno preso il posto del giglio e del
finocchio di mare. Se ci fossero amministratori seri e coscienziosi, tecnici comunali capiscienti e probi, si
potrebbe trovare adeguata soluzione
“all’annosa problematica della Pineta di Paestum”, come dicono ad
ogni campagna elettorale comunale
i candidati a sindaco della Città dei
Templi. La soluzione è ha portata di
mano. Eliminare la strada abusiva
Pineta
sulle dune, ripristinare i sistemi dunali distrutti dai lidi, arretrare gli
stabilimenti balneari, spalcare i rami
secchi dei pini, diradare la pineta e
La pineta di Paestum
Il litorale di Capaccio-Paestum ha
una lunghezza di 12 Km di costa
ed è di grande valore naturalistico
grazie alla presenza di eco-sistemi
rari. La spiaggia è composta da
sabbia. La profondità dell'arenile è
di circa 80 metri. Nel sistema litorale sono presenti le "Dune", le
quali ospitano elementi di vegetazione psammofila. La fascia Retro
Dunale è ricoperta da un'estesissima pineta con elementi di macchia mediterranea e di leccio. La
pineta non è una formazione spontanea ma il risultato della messa a
dimora di due specie di conifere il Pino Domestico (Pinus Pinea) ed
il Pino d'Aleppo(Pino Halepensis)
- compiuta circa quarantacinque
anni fa dal Corpo Forestale dello
Stato per proteggere le aree coltivate più interne dai venti salmastri
provenienti dal mare. Di origine
naturale è invece la Quercia, mentre il Leccio è presente in modo
frammentario sulle cime delle
Dune. Il sottobosco della pineta è
molto rado e povero di specie poiché i pini, mai diradati, sono
troppo fitti. La scarsità di luce solare, la resina dei pini e gli aghi,
che coprono completamente il terreno, lo rendono quindi sterile.
Fanno eccezione le "Chiarìe", zone
circoscritte in cui la maggior umidità e la penetrazione del sole permettono la crescita delle piante
autoctone, arboree ed arbustive.
Un'analisi ancora più specifica
della fascia compresa fra la duna e
la pineta, consente di vedere che la
macchia mediterranea si presenta
con aspetti diversi per struttura e
composizione floristica. Tra le specie si trovano il Lentisco, l'Oleandro, il Ginepro, il Carrubo, il
Corbezzolo, il Mirto, l'Eucalipto e
l'Acacia – queste ultime due sono
piante esotiche.
ripiantumare nuovi alberi, rendere
esclusivamente pedonali e ciclabili
gli accessi degli spartifuoco, costituire un’unica oasi dunale lunga 12
km.
Lucio Capo
Tel 0828. 1991330
Fax 0828. 1991331
e-mail: redazione@unicosettimanale. it
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Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo
In redazione Lucio Capo e Gina Chiacchiaro
Grafica ed Impaginazione Veronica Gatta
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Contrada Malagenia, 84061 Ogliastro Cilento - (SA)
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Tiratura: 3500 copie
Il N° 02 di Unico è stato
chiuso in redazione il 19/01/2016
ed è stato avviato alla spedizione agli
abbonati il giorno 21/01/2016
presso il CPO di Salerno
ECONOMIA
n° 02 21/01/2016
3
La BCC di Aquara: banca solida e in crescita
Intervista al Direttore Antonio Marino
D
irettore si parla troppo di
banche ultimamente?
Nelle ultime settimane i
principali organi di stampa stanno lanciando allarmi sul sistema bancario
italiano, alimentando timori del tutto
infondati. Le 4 banche di cui si parla
rappresentano solo l'1% del sistema
bancario italiano. Le BCC ne rappresentano il 14%.
Dal 1° gennaio sono entrate in vigore
nuove regole sulla gestione dei costi
dei salvataggi delle banche, che limitano la possibilità di interventi di denaro pubblico.
Il sistema bancario italiano è solido,
anche se non mancano casi isolati di
banche in difficoltà, soprattutto dove
non è stato rispettato il metodo della
sana e prudente gestione.
E la BCC di Aquara come si pone?
Per questo voglio chiarire che la nostra Banca è veramente solida. I nostri
Soci e Clienti hanno a disposizione indicatori chiari ed evidenti a garanzia
della solidità. E l'anno 2015 si è chiuso
con una ulteriore crescita, come si
evince dalle tabelle allegate.
Siamo una "banca sana" e questo ci
consente di contribuire allo sviluppo
ed al sostegno del territorio in cui operiamo, al fianco delle imprese e delle
famiglie.
Le BCC in Italia si confermano un sistema solido e ben patrimonializzato,
con un coefficiente patrimoniale medio
pari al 16,2% . In Italia ci sono circa
370 BCC e tra queste le situazioni di
difficoltà si contano sulle dita di una
mano.
La riforma o autoriforma probabilmente renderà più sicuro tutto il sistema, se il Governo ascolterà le
indicazioni di Federcasse.
Cosa conterrà la riforma?
In essa dovrebbe esserci il concetto che
saranno concessi limiti di autonomia
crescente alle banche meglio gestite e
noi, posso anticipare con certezza, saremo tra queste.
In circa 40 anni di attività della Banca
abbiamo costruito solidità, fiducia, capitale ed abbiamo aiutato l'economia
reale delle nostre piccole comunità.
Non abbiamo puntato a fare finanza
ma abbiamo creato occupazione e reddito.
Per fare ulteriore chiarezza sulla solidità della nostra Banca bastano due
Antonio Marino
indicatori.
Il nostro CET 1 ratio è pari al 18,5%
al 30.09.15. Questo indicatore rapporta il patrimonio della banca alle attività bancarie ponderate per il rischio
ed è ben superiore alla media del sistema delle BCC (16,2%) e addirittura
6 punti superiore alla media del sistema bancario italiano (media
12,1%).
Inoltre il nostro Patrimonio supera i 28
mln di euro, pari al 20% degli impieghi
alla clientela. La nostra storia è fatta
finora di 38 bilanci di esercizio tutti
chiusi positivamente.
La nostra Banca non ha mai emesso e
mai emetterà obbligazioni subordinate. Questo perché non solo per noi
non è eticamente plausibile ma perché
la nostra Banca non né ha mai avuto
bisogno in quanto detiene da sempre
riserve di utili ampiamente superiori al
minimo richiesto. Allo stato, non abbiamo in essere nemmeno obbligazioni
ordinarie.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla
BCC di Aquara nel 2016?
Sicuramente un altro bilancio all'insegna della crescita e della ulteriore solidità. Ci sono tutti i presupposti.
Inoltre ci piacerebbe concludere il percorso già avviato da lungo tempo per
la fusione con la BCC Monte Pruno di
Roscigno. Non mi dispiacerebbe se il
2016 ci portasse anche una fusione
con la BCC di Capaccio. E' una scelta
logica nonchè uno sbocco naturale per
entrambe le BCC in quanto operiamo
su un territorio abbastanza simile e potremmo creare sinergie importanti
nonché liberare alcuni sportelli dove
abbiamo una co-presenza per trasferirli in Comuni non serviti da noi. Non
è più tempo di sterili campanilismi!
V.G.
De Luca: “Unesco, Metrò del mare e Treno Blu”
DALLA PRIMA
Ora, dopo aver posto all’attenzione di
tecnici qualificati il progetto esecutivo
per i lavori – e qualora non ci fosse
nulla da eccepire –, si potrà procedere
con l’allestimento del cantiere e dare il
via ai lavori. «Ormai ci siamo – assicura
il funzionario provinciale del Settore
Lavori Pubblici, Domenico Ranesi – si
tratta di attendere ancora pochissimi
giorni e poi la ditta sarà a lavoro per restituire, nel giro di qualche mese, la
piena fruibilità dell’arteria». Il tempo di
esecuzione è fissato in «15 giorni per la
redazione del progetto esecutivo e 150
giorni per l’esecuzione dei lavori».
Tempi lunghi che rischiano di far restare chiuso il tratto anche per la prossima estate. Da bando i lavori
dovrebbero durare, infatti, cinque mesi
e mezzo, quindi fino a giugno 2016. E
se i lavori dovessero sforare tale tempistica? A pagarne le conseguenze sarebbero ancora i residenti e turisti, costretti
a subire i disagi per chi sa quanto
tempo. Ma una soluzione c’è: durante
un incontro tenutosi negli uffici tecnici
di Palazzo Sant’Agostino nello scorso
novembre – tra il dirigente del settore
viabilità, Domenico Ranesi, il segretario del PD di Vallo della Lucania, Riccardo Ruocco, e l’ingegnere Luca
Lombardo – fu proposto di installare un
ponte militare in attesa che i lavori vengano ultimati. «Una proposta interes-
sante e intelligente che va incontro alle
esigenze dei cittadini» ha affermato Ranesi. L’idea era stata lanciata da Riccardo Ruocco già nei mesi precedenti a
tale incontro ed ha avuto l’appoggio del
Governatore Regionale Vincenzo De
Luca. Intanto non va messa da parte la
questione relativa ai trasporti: con il governo De Luca non solo sarà ripristinato
il Metrò del Mare – direttamente collegato a Napoli –, ma saranno anche favoriti i trasporti ferroviari attraverso il
prolungamento dei treni ad alta velocità
che dovranno arrivare nel Cilento – prevedendo quattro fermate lungo la tratta
ferroviaria Salerno-Sapri; se ciò non
dovesse essere possibile, sarà introdotto
un treno che percorrerà esclusivamente
la tratta della costa cilentana – “Cilento
Blu” appunto – che parta da Salerno e
arrivi a Sapri.
Per quanto riguarda, invece, la Dieta
Mediterranea, essa e il Cilento rappresentano, per De Luca, uno degli assi di
sviluppo turistico dell’intero territorio
regionale. 15 milioni di euro provenienti da fondi europei e del Ministero,
saranno destinati alla promozione della
Dieta Mediterranea per valorizzare le
qualità e le eccellenze agroalimentari
del Cilento. In occasione del quinto anniversario del riconoscimento da parte
dell’Unesco della Dieta Mediterranea
quale Patrimonio Culturale Immateriale
dell’Umanità, il 15 novembre 2015 si è
tenuto un convegno dal titolo “Dieta
Mediterranea Unesco, un patrimonio
responsabile” durante il quale Regione
e Sindaci del Cilento hanno sottoscritto
la Carta dei Valori della Dieta Mediterranea. Il presidente De Luca ha sottolineato quanto essa sia fondamentale per
il rilancio dell’agroalimentare campano.
«Per noi “Dieta Mediterranea” significa
non soltanto tutelare beni enogastronomici valorizzati e protetti dall’Unesco,
ma anche […] valorizzare le produzioni
di eccellenza, valorizzare uno stile di
vita, valorizzare una cultura della tolleranza e dell’accoglienza che mai come
in questo momento è una necessità assoluta per il mondo contemporaneo».
Ai fini della valorizzazione dello stile
di vita scoperto e adottato da Ancel
Keys, il Governo De Luca prevede due
iniziative molto importanti: l’istituzione
nel territorio cilentano di una Scuola
della Dieta Mediterranea e l’allestimento di una fiera presso la Mostra
d’Oltremare di Napoli, con l’esposizione di aziende che producono i prodotti della Dieta Mediterranea.
Ma la promozione del Cilento non finisce qui. È infatti in corso il progetto per
la realizzazione di un Brand della Costa
Cilentana che possa dare slancio al turismo attraverso il miglioramento della
percezione di quanto c’è di bello nel nostro territorio.
Veronica Gatta
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GIUBILEO
n° 02 21/01/2016
DALLA PRIMA
Questi evidenzia l’incidenza
del sano realismo nel guardare al proprio peccato per riconoscersi bisognosi di aiuto,
perdono, misericordia, caratteristiche fondamentali dell’essere cristiani.
Durante la presentazione, Benigni ha definito Francesco
un gioioso e misericordioso
rivoluzionario, a suo giudizio
l’atteggiamento giusto e necessario per tirare la Chiesa
verso Cristo. Il Pontefice possiede il carisma di usare parole semplici e dirette per
rivolgersi ad ogni uomo e ad
ogni donna ed invitarli ad un
dialogo intimo e personale.
In questo libro egli pone al
centro della riflessione il
tema della misericordia, da
sempre perno della sua testimonianza. Il desiderio di raggiungere tutti, dentro e fuori
la Chiesa, è un anelito che
strugge Francesco, impegnato a fornire una risposta a
chi cerca di dare un senso alla
vita, a chi desidera percorrere
una strada di pace e di riconciliazione curando ferite fisiche e morali. Ad una umanità
inquieta e dolente - che attende di essere accolta e non
respinta, in particolare gli ultimi, i poveri e gli emarginati,
i disorientati, chi è lontano
dalla fede – egli ricorda di appellarsi alla Misericordia. Il
papa richiama episodi della
sua esperienza pastorale per
enumerare alcune delle ragioni che lo hanno indotto a
promulgare l’Anno Santo
straordinario; non disconosce
la portata delle questioni etiche e teologiche, ma è fermamente convinto che la Chiesa
non può sbarrare la porta a
nessuno, sarebbe un tradimento del Maestro, che l’ha
aperta a tutti.
Gesù prima ha abbracciato,
poi ha invitato a non peccare
più; su questa base si fonda la
gioia raccontata in tante parabole. È la modalità con la
quale Dio ci sorprende prendendo l’iniziativa, dinamica
descritta nei Vangeli: l’ab-
Il libro
di Francesco
Nella foto Roberto Benigni alla presentazione del libro
braccio misericordioso del
Padre e di Gesù viene sempre
prima; esso ci aiuta a scoprire
la nostra piccolezza. Nucleo
centrale delle parabole di
Gesù, questo tema è sempre
presente nel pensiero e nell’azione di Francesco, il cui
costante anelito è trascinare la
Chiesa verso il Misericordioso, Figlio del Padre di
tutte le misericordie, pronto
ad infondere serenità, segreto
della grazia cristiana.
Il giornalista Tornielli ha evidenziato un particolare estremamente
significativo.
Nell’elaborazione redazionale del materiale registrato
egli ad un certo punto aveva
così sintetizzato una affermazione del papa: “La medicina
c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo
passo verso Dio”. Francesco
ha sollecitato l’aggiunta “...o
abbiamo almeno il desiderio
di muoverlo”, espressione
che il redattore aveva tralasciato. Queste poche parole
rivelano l’intensità dell’azione pastorale del papa,
attento ad uniformarsi al
cuore misericordioso di Dio
e, perciò, non lascia nulla
d’intentato per raggiungere il
peccatore.
Dio s’accontenta di uno spiraglio per poter donare il per-
dono; Egli ci attende a braccia aperte, è sufficiente un
primo passo, come il figlio
minore nella parabola, poi
l’abbraccio coinvolgente è
del Padre prodigo. Francesco
fa capire che se non abbiamo
la forza di compiere nemmeno questo gesto perché
troppo deboli, per il cuore
amorevole di Dio è sufficiente il desiderio di farlo. È
già un inizio per consentire
alla grazia di operare; infatti,
Dio cerca ogni circostanza
per venirci incontro, attende,
pronto a prenderci per mano
ed accompagnarci nel cambiamento anche se solo confusamente desiderato.
Un auspicio: l’ufficio cultura
della diocesi organizzi la presentazione del libro-inchiesta
reiterandola nei paesi come
guida alle esperienze comunitarie collegate all’anno
santo.
L. R.
LA STAZIONE DEL MARINAIO
di Sergio Vecchio
n° 02 21/01/2016
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6
CILENTO
n° 02 21/01/2016
Ad Agropoli un convegno di programmazione del PD
L’assessore Angioli delinea la strategia di De Luca sui fondi europei
ondi europei 2014 2020 per
la Campania ed il Mezzogiorno è questo il titolo del
convegno che si è tenuto ad Agropoli
venerdì pomeriggio al Cineteatro
Eduardo De Filippo. L’appuntamento
è stato voluto dal circolo di Agropoli
del Partito Democratico e dal sindaco
Franco Alfieri. Presenti i rappresentanti dell’intera filiera politica istituzionale, dai Comuni al Parlamento
Europeo. Tra i relatori il segretario
provinciale del Pd, Nicola Landolfi,
quello cittadino, Alberto Sorrentino, il
sindaco Franco Alfieri, il consigliere
regionale, Franco Picarone, assessore
regionale ai fondi europei, Serena Angioli, la parlamentare e responsabile
nazionale agricoltura della segreteria
Pd, Sabrina Capozzolo, responsabile
nazionale agricoltura e Nicola Caputo, europarlamente. In sala tantissimi
cittadini,
sindaci
ed
amministratori del Cilento e della provincia di Salerno.
“Questo è un momento di confronto –
dice il sindaco di Agropoli Franco Alfieri – sulla gestione e l’utilizzo dei
fondi europei per la Campania ed il
Mezzogiorno, con una riflessione
sugli errori fatti in passato e le prospettive per il futuro, nell’ottica della
programmazione 2014 2020, per garantire crescita reale e sviluppo. È importante, in questo momento, la
condivisione con tutti i protagonisti
della filiera istituzionale, partendo
dagli enti locali, passando dalla Regione, al Parlamento Italiano, per finire all’Europa. Il convegno è anche
il primo passaggio delle conferenze
programmatiche promosse dal Pd Salerno”.
“Con la consueta forza di Franco Alfieri –ha commentato Nicola Landolfi
– è stato organizzato l’evento di Partito che ci porterà alla Conferenza
Programmatica. Al centro della discussione le cose da fare con la nuova
programmazione dei Fondi U.E. e i limiti del passato. In questi anni i fondi
spesso non sono diventati opere e,
quando lo sono stati, sono serviti per
sopperire alla mancanza di risorse ordinarie. Spesso sono stati soltanto assistenza per studi e consulenti. Ora
vanno spesi per cambiare la storia
F
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tel 0828 730510 / fax 0828 72805
S. S 18, Km 89, 700 Capaccio
[email protected]
www. planetbeverage. it
Serena Angioli
delle nostre città, delle nostre zone interne, per l’ambiente, per il lavoro e
realizzare opere che restano”.
Franco Picarone punta l’obiettivo del
suo intervento sullo sviluppo delle
aree interne e sollecita il Parco ad
avere un ruolo di coordinamento. Il
Piano di Sviluppo Rurale, poi, deve
incentivare il lavoro agricolo per favorire i giovani in una logica integrata. Lavoreremo sul modello De
Luca per cambiare la nostra terra.
“In pochi mesi c’è stato del denaro
fresco immesso nel circuito e i risultati sono già evidenti perché hanno risposto enti ed imprenditori - afferma
Serena Angioli - Il volano sarà affidato alle città capoluogo e a quelle
con più di 50.000 abitanti. Saranno
attivate strategie finanziare per finanziare le opere di riqualificazione.
L’obiettivo è quello di permettere ai
giovani di rimanere nelle città dove
sono nati. Saranno diversi i piani di
sviluppo e coesione finanziati con i
fondi europei. La regione deve fare la
sua parte per integrarli con risorse
proprie. Tenendo conto però che le risorse nazionali sono diminuite. Tutto
deve partire dalla regione che deve
ben distribuire le risorse per poter ripartire. Il territorio compreso nel perimetro del Parco Nazionale del
Cilento, Diano e Alburni è ricca di
cultura, ed è da essa che dobbiamo
partire inglobando il resto come ad
esempio già avviene nell'agroalimentare. Allargando orizzonte, è necessario rafforzare il coordinamento tra
le regioni del Sud per affrontare la
competizione in base alle scelte che
vengono fatte a livello nazionale”.
Sabrina Capozzoli fa presente che il
[email protected]
“Por Campania è stato approvato per
ultimo. Il piano porterà risorse superiori a 4miliardi si euro. Il comparto
agricolo si sta innovando e i giovani
si stanno riavvicinarsi alla terra. Oggi
abbiamo la disponibilità e gli strumenti per poter ripartire puntare sulle
peculiarità del nostro territorio c'è la
possiamo fare i soldi ci sono. Farlo in
maniera costruttiva per avviare il superamento della questione meridionale vuol dire farlo partendo dalle sue
specificità”.
Nicola Caputo afferma che “siamo al
settimo ciclo di programmazione e
non siamo ancora nella perfetta spesa
che consente alla nostra regione di utilizzare ogni risorsa disponibile.
Manca una programmazione adeguata
perché non abbiamo fatto qualità della
spesa. Dobbiamo avere un pizzico di
ambizione per attivare un cambiamento di rotta, che in parte già si avverte, la vicinanza dell’Europa e le
opportunità per il Mezzogiorno ci daranno ciò di cui abbiamo bisogno. Ad
esempio il programma Live è orientato a migliorare la qualità della vita
della nostra gente”.
Si è trattato di un bagno di folla per la
filiera politica del PD. È solo un
primo passo verso una informazione
più compiuta nei confronti di cittadini, amministratori e imprese. A questo dovrà seguire una vera e più
incisiva strategia di comunicazione
che renda forte e chiaro il messaggio
che De Luca e i suoi collaboratori vogliono veicolare per far rinascere una
speranza sepolta da infinite delusioni
nell’ultimo decennio.
Gina Chiacchiaro
Franco Alfieri
VALLO DI DIANO
IN FARMACIA
INCENSO, UN POTENTE
ANTINFIAMMATORIO
i n censo
è una
oleogommoresina che
essuda, a seguito di incisioni,
dai
tronchi e dai rami di alberi del genere Boswellia. Dal punto di vista
chimico, l’incenso è una miscela
complessa costituita da un 60-85%
di componente resinosa, da un 630% di gomme, e da un 5-9% di olio
essenziale.
La frazione resinosa è costituita
principalmente da triterpeni pentaciclici, detti acidi boswellici, che rappresentano la principale componente
attiva della droga, e anche quella che
varia maggiormente tra le diverse
specie di Boswellia presenti in natura.
Nella medicina Ayurvedica l’incenso
ottenuto da Boswellia serrata viene
usato come antinfiammatorio, antiartritico e analgesico; nella Medicina Tradizionale Cinese, invece, si
utilizza l’incenso ricavato da Boswellia sacra, per migliorare la circolazione sanguigna e alleviare il
dolore.
In Occidente, l’uso dell’incenso è riservato soprattutto al trattamento di
varie patologie infiammatorie croniche. Ad esempio, pazienti affetti da
osteoartrite al ginocchio, trattati per
8 settimane con 300 mg tre volte al
dì di una formulazione di estratto di
Boswellia serrata, hanno riportato un
significativo miglioramento, con diminuzione del dolore e aumento
della flessibilità articolare.
Anche le malattie infiammatorie
croniche intestinali, come il morbo
di Crohn o la rettocolite ulcerosa,
possono essere trattate con un
estratto di Boswellia. A livello dermatologico estratti di Boswellia
sono in grado di ridurre diverse tipologie di irritazione cutanea, come
psoriasi e dermatiti eczematose.
Gli estratti di Boswellia non hanno
mostrato effetti collaterali rilevanti.
Alberto Di Muria
[email protected]
Liceo Classico “M. T. Cicerone”
Notte bianca per un sapere consapevole
L’
Nella foto un momento della Notte Nazionale
H
a aderito alla Notte Nazionale del Liceo Classico pure
il Liceo Classico “M. T. Cicerone” di Sala Consilina. Si tratta dell’evento che, giunto alla sua seconda
edizione, ha avuto luogo lo scorso 15
gennaio in contemporanea in 234 licei
sparsi su tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo è stato quello di promuovere la cultura classica nelle sue molteplici e multiformi espressioni. E
proprio in questa particolare circostanza, il Liceo Classico salese dalle
18.00 alle 24.00, ha deciso di aprire le
sue porte al Vallo di Diano per testimoniare, attraverso una serie di iniziative
culturali concepite da docenti e allievi,
come la cultura classica sia un mondo
caratterizzato da valori etici, culturali,
politici e pedagogici universalmente
validi e paradigmatici.
Letture tratte da autori antichi, recite,
proiezioni di cortometraggi, dibattiti a
tema, mostre di lavori prodotti per concorsi artistici e scientifici, interventi di
ex alunni, ex docenti, giornalisti, personalità, esponenti delle istituzioni amministrative e politiche, esecuzioni
musicali e canore, degustazioni enogastronomiche hanno arricchito il già
corposo programma che è risultato ben
gradito da chi era presente e non ha voluto certamente mancare alla serata. Il
Liceo Cicerone, d’altronde, da sempre
fedele al suo consolidato ruolo di formatore delle menti del Vallo di Diano
alla vita, al pensiero complesso e al
successo lavorativo anche questa volta
si è reso interprete di una sinergia di
forze coinvolgenti. “È una grande
gioia perché sono prima di tutto un’ex
alunna del liceo classico – riferisce la
preside Marialuisa Buono – poi ritengo
che questo liceo abbia fatto la storia
del Vallo quindi è giusto che si partecipi a una manifestazione del genere
ma è giusto anche questo clima festoso. È la festa degli ex alunni e degli
alunni che sono felici perché non si
smette mai di essere alunni del liceo
classico. Le lingue del liceo classico
sono veicolo privilegiato per arrivare
alla cultura classica che è alla base
della nostra e hanno un valore altamente formativo. Dagli ex allievi
giunge il messaggio e la loro testimonianza: noi siamo ciò che siamo grazie
al liceo classico. Il liceo classico è
sempre stato una scuola globalizzata
anche in epoche in cui questa parola
non esisteva perché è una formula universale e si basa sui valori più autentici dell’uomo”. Una serata che è
scivolata via tra ricordi e suggestioni
di quegli anni che, si sa, sono stati la
base per la realizzazione personale e
professionale. Una vera rimpatriata per
chi è partito con poco ed è arrivato lontano e tenacemente ha realizzato quei
sogni che coltivava sui banchi tra una
lezione di greco e l’altra di latino. Un
amarcord piacevolissimo fatto di soddisfazioni ma anche di ansie per le interrogazioni fino all’esame, i primi
innamoramenti e le prime speranze di
diventare adulti consapevoli e felici. A
chi intimamente è ancora legato a
quelle aule che profumano ancora di
sogni, quei cinque anni che hanno saputo dare l’impronta giusta per proiettarsi verso il futuro, questa notte bianca
ha regalato tutto questo.
Antonella Citro
Nella foto
un momento della Notte Nazionale
n° 02 21/01/2016
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ROCCADASPIDE
n° 02 21/01/2016
Girolamo Auricchio, luci ed ombre di un sindaco di successo
Un’eredità pesante su cui innestare il futuro della città dell’aspide
proposito di Roccadaspide,
vale la pena fare un bilancio
dell’azione amministrativa di
Girolamo Auricchio capo indiscusso
del paese negli ultimi dieci anni. Questo sia per dargli atto di quanto realizzato sia per ricordare a lui e a noi
cittadini di cosa rimane da fare. Si tratta
dell’eredità di un uomo che ha fatto la
storia della città dell’aspide ch ha avuto
ambizioni di porsi come punto di riferimento per l’intera Valle del Calore.
Cominciamo dal fiore all’occhiello che
Auricchio ostenta in ogni circostanza:
l’ospedale. Ne ha fatto una ragione di
vita, politica e personale. L’ha fortemente voluto e perfino quando fu
aperto e inaugurato, pur non essendo
A
Girolamo Auricchio
sindaco, fu protagonista quasi indiscusso.
Infatti, sia Ettore Liguori sia Alfonso
Andria, suoi referenti politici di allora,
ai vertici della regione e della provincia, lo incoronarono artefice dell’evento.
Da allora ad oggi è stato un susseguirsi
di alti e bassi che sarebbe interessante
raccontare in un libro perché in parallelo si potrebbe dare conto della storia
politica di Roccadaspide degli ultimi
15 anni, proprio perché la vita politica
di Auricchio si intreccia con quella dell’intera comunità. Negli ultimi anni ha
cambiato i suoi referenti politici passando alla “corte” di Caldoro sempre
per garantirsi appoggio sulla questione
dell’ospedale.
È giusto riconoscere che se l’ospedale
è ancora aperto buona parte del merito
lo si deve alla sua caparbia ed inesauribile azione di pungolo sia nei confronti della regione sia nello spronare
la popolazione e i sindaci della Valle
del Calore a non desistere nel chiedere
il rispetto del territorio.
Oggi, sarebbe necessario rivolgere altrettanta determinazione nello spronare
tutti i portatori d’interesse a farne una
struttura d’avanguardia sia per quel che
riguarda il decoro sia per la funzionalità.
Altro successo di “Girolamo” sono stati
i risultati relativi alla raccolta differenziata della spazzatura. Oggi il paese è
uno dei primi nelle classifiche di efficienze ed efficacia. Come pare sia stato
bravo a tenere sotto controllo il bilancio
comunale. Altre sono stati i successi del
nostro sindaco (il rifacimento della
piazza XX settembre, la conquista di
sportelli di vari enti pubblici, la ristrutturazione di edifici scolastici, piazze,
fontane …) ma, mio giudizio, sono
stati questi i punti salienti e incontestabili per poter chiedere e ottenere la fiducia degli elettori.
Auricchio è stato anche consigliere al
parco Nazionale del Cilento, Diano e
Alburni negli ultimi 5 anni. Lui non ha
mai nascosto la sua poca considerazione nei confronti dell’istituzione
parco ed anche nei confronti delle tematiche ambientaliste in generale.
Il suo maggior insuccesso è stata la
mancata messa a reddito dell’insediamento rurale di “Pietra cupa” acquistato dal parco dagli eredi Bamonte per
circa 80 milioni delle vecchie lire, ristrutturate arredate di tutto punto con
un investimento di 1.200.000 € circa,
e lasciate marcire per e deperire a
causa della sua “cocciutaggine” di
voler realizzare prima un parcheggio, a
mio parere inutile ma che poteva essere
realizzato anche con la struttura aperta.
Oggi l’ente parco gli ha finanziato il
parcheggio con altri 300.000 € ma intanto quattro anni di abbandono hanno
reso inutilizzabile la struttura e inutile
il parcheggio stesso. Serviranno alte risorse per ristrutturarlo prima di metterlo a reddito.
Un’altra promessa mancata è stata la
mancata realizzazione della zona Pip
(Piano Insediamento Produttivi) a
Fonte. All’inizio del 2000, Fonte era
pervasa da un’eccitazione imprenditoriale per la gran parte autoctona che voleva investire per crescere. In più di
Ospedale di Roccadaspide
un’occasione Auricchio e la sua amministrazione ha promesso di dare una risposta coerente e strutturata per
garantire che gli insediamenti venissero
realizzati in un quadro ordinato di spazi
e servizi. Lo spesso progettista, l’ing.
Renato Carrozza, ha presentato in più
di un’occasione le varie ipotesi progettuali. Purtroppo, dopo una decina
d’anni siamo ancora all’anno zero!
C’è da dire che anche nelle altre contrade non si è visto un piano coordinato
con l’incentivazione di interventi che
stimolassero la messa in rete delle innumerevoli attività agricoli e agrituristiche che pure sono nate e in molti casi
prosperano. C’è da apprezzare invece
la ristrutturazione degli edifici scolastici. Per finire, non si può non sottolineare il grande problema del centro
storico del capoluogo. Infatti, lo stato
di abbandono in cui versa, nonostante
gli interventi (pure utili) fatti in alcune
vie. Lo spopolamento alimentato con la
costruzione di molte palazzine nella
zona alta ne ha fatto un “buco nero”
che nemmeno in occasione delle “notti
o festa dell’aspide” si è riusciti a rivitalizzare.
Girolamo Auricchio si accinge a “guidare” l’ennesima campagna elettorale
per garantire alla sua compagine di proseguire in lavoro da lui impostato da
dieci anni e più. Non sarà lui al timone,
per cui, almeno formalmente, dovrà cedere il passo ad altri che lui stesso ha
già individuato.
L’augurio è quello che chi dovrà raccogliere un’eredità importante, sappia
guardare avanti e non guardare il futuro
del paese dal “buco della serratura” di
ciò che è stata la storia politico-amministrativa di Girolamo Aurucchio.
Bartolo Scandizzo
C’è intesa tra “mi piace Roccadaspide” e “Grillini”
Ecco la lista anti Auricchio: “Antico - Morra - D’Angelo”
F
acendo seguito ad alcuni incontri preliminari, sabato 16
gennaio, si sono incontrate
due delegazioni: la prima facente
capo al gruppo Mi Piace Roccadaspide coordinato da Paolo Antico e
da Fernando Morra, e la seconda
facente capo agli attivisti del Movimento 5 Stelle di Roccadaspide,
capitanati da Lorenzo Iannone, da
Mimo D'Angelo.
L'incontro si è avuto presso l'Hotel
Panorama di Serre di Roccadaspide e si è svolto dalle 11,30 alle
13,30.
Per le prossime elezioni Amministrative che si terranno a Roccadaspide, ci si è riuniti con l'intenzione
di verificare eventuali punti di contatto affinché i due gruppi possano
confluire in un'unica lista.
In tutto erano presenti oltre 50 persone invitate dal gruppo Mi Piace
Roccadaspide e dai Pentastellati.
La discussione è stata assai cordiale e costruttiva.
I Pentastellati hanno da subito
chiarito che non è loro intenzione
proporre una lista autonoma mo-
Michele Cammarano
Consigliere regionale 5 stelle
tivo per cui, una volta verificati
unità di metodo e di intenti, sono
dell'idea di confluire in una compagine unitaria che possa costituire
la lista alternativa a quella dell'amministrazione uscente.
La parola è stata presa a più riprese
dai "Responsabili" e da molte altre
persone presenti all'incontro.
I principi di legalità, partecipazione e trasparenza costituiscono i
capisaldi sui quali, tutti d'accordo,
è possibile costruire un cammino
comune di collaborazione e su
queste basi si è convenuto di ampliare la compagine a tutte le forze
attive ed ai gruppi politici che si
identifichino nei medesimi principi.
La politica fatta dai soliti pochi
"noti", con decisioni spesso monocratiche è quanto si è detto voler
mettere da parte per il futuro di
Roccadaspide.
La gestione della "res publica"
dovrà essere affidata a persone
competenti, desiderose di lavorare
per il bene della collettività, rappresentative del centro cittadino e
delle varie contrade e che sapranno
rendicontare del loro operato.
Tenendo presenti questi canoni
verrà scelta la squadra dei candidati che andranno a comporre la
lista ed il candidato Sindaco.
Se non dovesse esservi convergenza sui nomi, sarà proposta una
rivoluzione culturale a Roccadaspide: le primarie.
Staremo a vedere.
T
arallo attacca sulla partecipazione al voto mentre D’Angelo investe Fraiese… Chi ha
vinto le recenti elezioni al Consorzio
di Bonifica di Paestum? Mentre c’è
chi vede il bicchiere mezzo vuoto o
mezzo pieno, e chi invoca l’intervento
della Regione o del Tar, il dato di fatto
è che si riparte dai nomi di Carmine
Frunzo (lista Primavera), Giovanni
Mottola (lista Per la nostra terra),
Luigi Ciliberti (Lista Calpazio); II fascia Vincenzo Fraiese (Lista Consorziati e territorio),Roberto Ciuccio
(Lista Piramide), Gerardo Guariniello
( Lista Consorziati e territorio), Paola
Caggiano ( Lista Piramide), Pasquale
Marano ( Lista Melograno) e Giovanni Marra (Lista Zona alta); Fascia
III Giovanni Iannelli ( Lista Per il territorio) e Giuseppe Vicedomini ( Lista
Nettuno); IV fascia Giampaolo De
Rosa ( Lista Con i consorziati). Il “papabile alla presidenza” è Roberto
Ciuccio e, ovviamente, l’uscente
Enzo Fraiese. Possibile vicepresidente Luigi Ciliberti. Si tratta al momento però solo di ipotesi. Ora si
attende la sentenza del Tar che dovrà
esprimersi nel merito sulla sospensiva
dell’annullamento delle elezioni decise dal commissario ad acta. Sotto
accusa è il metodo elettorale che sei
anni fa portava a votare direttamente
un agricoltore su due e che invece ora
vede due consorziati su tre “delegare”
ad altri la loro scelta. Per le opposizioni interne capeggiate da Ettore
Bellelli a tali esiti si è giunti di proposito rimaneggiando le procedure interne per la formazione del corpo
elettorale. Da qui la decisione di ricorrere al Tar. Intanto le casse dell’ente
piangono
con
serie
conseguenze sulle retribuzioni dei dipendenti e per i pagamenti delle bollette energetiche. Il Consiglio dei
delegati sarà formato da 16 compo-
Consorzio di bonifica
Risultati elettorali sub judice
Consorzio di bonifica di Paestum
nenti: ai 12 eletti direttamente dai
consorziati, andranno ad aggiungersi
i componenti che siedono di diritto, 3
designati dal Consiglio della Provincia di Salerno ed 1 dalla Giunta della
Regione Campania (tutti e 4 dovranno
poi essere nominati dal presidente
della Giunta Regionale). Ora se ne
stanno tutti ai blocchi di partenza in
attesa dei tempi tecnici per presentare
eventuali ricorsi. Il primo consiglio
utile sarà convocato non prima di 40
giorni dalle elezioni, e nel corso del
medesimo saranno eletti i nuovi organi collegiali (presidente, vicepresidente, deputazione amministrativa e
Collegio dei Revisori). Qualcuno si
applica ancora alla discussione della
valutazione politica di queste elezioni, ovvero capire come è il famoso
bicchiere. A esprimersi è Franco Tarallo: “La partecipazione di quanti si
sono recati ai seggi è stata minima
quasi un flop e pertanto inopportune
e fuorvianti sono state le esternazioni
non richieste di organi istituzionali
quasi a voler determinare e influen-
A Roccadaspide iniziativa contro
l’usura con il direttore Marino
La messa in scena della commedia “I
cravattari” di Fortunato Calvino, ad
opera della compagnia teatrale “La
follia” di Roccadaspide, con regia di
Alfonso Rubini, interpretata dalla bravissima Francesca Iuliano e poi da
Enza Antico, Antonia Mancoletti e
Enzo Esposito e accolta con vivo successo di pubblico, il 30 dicembre 2015
ha aperto una giornata di conoscenza
e lotta al fenomeno dell’usura. L’iniziativa è stata voluta dal gruppo locale
de “Gli Ultimi”, l’associazione diretta
dal sacerdote di frontiera don Aniello
Manganiello e in loco diretta dal prof.
Michele Di Matteo. A seguire un dibattito dove ha preso la parola Antonio
Marino, il direttore generale della Bcc
di Aquara, che ha sottolineato il contributo dell’azione delle Bcc per tagliar l’erba sotto i piedi a questa
perniciosa e persistenza di questa patologia del mondo economica. Altri
interventi sono stati effettuati da don
Aniello Manganiello che ha proposto
una rete di prevenzione dell’usura formata da diverse professionalità. Proposta raccolta e fatta propria dai
giornalisti Alessandra Pazzanese e
Oreste Mottola. Assente invece, pur
essendosi fatta annunciare sui manifesti, l'assessore Musto.“La cultura
salva, i falsi modelli anche di scintillio
economico, distruggono” è stata la tesi
del filosofo Di Matteo
zare futuri giudizi. Solo per precisione desideriamo informare costoro
che alle consultazioni 2009 gli elettori
aventi diritto furono 6575 e ne espressero il voto 3108 con la percentuale
del 47,27%,nella attuale consultazione gli elettori aventi diritto ovvero
in regola con il pagamento del tributo
consortile,sono stati 8050,ed hanno
espresso il voto soltanto 2780 elettori
con una percentuale del 34,03 % .Vi
è da considerare, inoltre,che il sistema
delle deleghe ormai fortemente presente in seconda fascia riduce la presenza fisica ad un terzo degli elettori.
Cioè una testa 3 voti. Dato molto importante ma tenuto all’oscuro per ovvi
motivi e che i consorziati in regola
con i pagamenti rappresentano appena il 60% del totale ovvero 8000
votanti su 14000 potenziali aventi diritto”. Tarallo segnala esplicitamente
come il voto sia “ostaggio” di tecnici
specializzati della materia e che non
esprima le volontà dei consorziati di
base, coloro che acquistano l’acqua
per irrigare e che vogliono gli impianti pienamente funzionanti. Ad alzare la voce, è anche Roberto
D’Angelo, imprenditore edile di
Fonte di Roccadaspide, che ribatte
alle dichiarazioni del presidente Vincenzo Fraiese, che ha sostenuto che la
crisi finanziaria è dovuta a “ 30 anni
di malgoverno”dell’ente consortile “.
Riguardo la tesi del presidente sui debiti è bene rimarcare che dal 1991,
quindi 25 anni, svolge attività amministrativa presso il Consorzio di bonifica – evidenzia D’Angelo – siamo
alle nozze d’argento. Infatti, ha ricoperto la carica di consigliere, di deputato, di vice presidente e negli ultimi
cinque anni di presidente. Chi meglio
di lui, dunque, è stato protagonista
principale di debiti attuali e pregressi.
Riguardo la mancata riscossione dei
tributi D’Angelo attacca:” All’inizio
della consiliatura ha assunto un legale
con la specifica mansione della riscossione dei crediti dei consorziati
morosi. Quale è il risultato a distanza
di cinque anni?. Quali sono gli atti
prodotti, quante le riscossioni coatte
e a chi sono state fatte?. Forse ai contadini che dovevano pagare 100 euro
n° 02 21/01/2016
9
CA
CAPACCIO PAESTUM
e non ai grandi albergatori o proprietari terrieri che pare risultano essere
tanti e tutti morosi?”. D’Angelo
chiede di rendere pubblici gli atti e le
eventuali azioni intraprese nei confronti dei morosi e preannuncia che “
come minoranza chiederemo un consiglio monotematico sull’argomento,
così saremmo noi eventualmente a divulgare i dati”. In merito al compenso
agli amministratori D’Angelo aggiunge:” Visto che più volte il presidente Fraiese ha rimarcato che
l’opposizione non è in grado di leggere gli atti, ci dica lui pubblicamente
il numero della legge e la data di pubblicazione sul Burc regionale, così da
leggere il compenso di 30.000 euro
per se, di 15.000 euro sia per il vice
presidente Roberto Ciuccio che il deputato Luigi Ciliberti. Ci dica se non
è spropositata la cifra di 150.000 euro
nel bilancio di previsione 2015 per
spese legali più il 30% rispetto all’anno precedente”. Infine D’Angelo
conclude:” Ci dica perché i canali di
bonifica non vengono manutenuti efficienti e alle prime gocce di acqua si
registrano allagamenti. Che fine ha
fatto l’approvazione degli incentivi ai
dipendenti di cui non abbiamo noti-
Vincenzo Fraiese
zia, in quanto non è stata pubblicata
la relativa delibera. Di fatto, gli incentivi non vengono più pagati con la
nuova normativa, il provvedimento
andrebbe revocato. Siamo in attesa di
chiarimenti su alcune opere pubbliche
per le quali abbiamo chiesto alla Regione delucidazioni. Qualora le risposte fossero da noi ritenute non
chiarificatrici convocheremo una conferenza stampa e chiederemo pubblicamente chiarimenti in merito”. Alle
rimostranze di D’Angelo dalla sede
dell’ente si rinvia al milione e
200.000 euro, somma che la Regione
Campania deve versare al Consorzio
di bonifica sinistra Sele di Paestum,
per il fatturato relativo al pagamento
delle bollette dell’Enel. Una somma
cospicua che, unitamente, al mancato
introito dei contributi non versati dai
consorziati, per circa tre milioni e
mezzo di euro, ha messo ko le casse
dell’ente consortile. A farne le spese
sono stati i circa settanta dipendenti
che, a dicembre, sono rimasti senza
stipendio e tredicesima.
Oreste Mottola
10 n° 02 21/01/2016
CULTURA
Il ricordo di Angelo Vassallo in una fiction per la Rai
distanza di 5 anni dalla sua
uccisione, Angelo Vassallo
viene ancora ricordato per le
sue capacità di Sindaco e i suoi sani
princìpi che neanche l’omicidio è riuscito a cancellare.
Da quel 5 Settembre 2010 ad oggi
molti sono stati gli omaggi al Sindaco
di Pollica. Da ricordare “Il Sindaco
Pescatore” edito da Mondadori, che
ripercorre l’impegno di Angelo contro la malavita locale, a favore dell’ambiente e della legalità, scritto dal
fratello Dario con Nello Governato,
ex centrocampista della Lazio e dirigente sportivo, oggi giornalista e scrittore.
Proprio a partire da questo libro e
dalla Fondazione Vassallo, la storia
del Sindaco si è diffusa a livello na-
A
A
Il protagonista Sergio Castellitto
Fiction, Solaris Media e Guglielmo
Ariè per la regia di Maurizio Zaccaro,
sceneggiatore, produttore e regista di
numerose serie, documentari e film
per la televisione. Il compito di interpretare Angelo Vassallo è stato affidato all’esperienza di Sergio
Castellitto. Assieme a lui ci saranno
Renato Carpentieri, nel ruolo del consigliere Gerardo Spira e Andrea Di
Maria, attore di Sala Consilina, nel
ruolo di Antonio, il figlio di Angelo.
La sceneggiatura è firmata da Salvatore Basile con la supervisione di
Dario Vassallo e le musiche sono di
Raiz, frontman degli Almamegretta.
La “prima” è fissata per lunedì 8
Febbraio in prima serata su Rai 1.
Alessandro Pecoraro
Lo zafferano al
laboratorio Sirenae
Angelo Vassallo
zionale.
Alla storia di Angelo Vassallo è stato
ispirato un monologo del noto attore
Ettore Bassi su testo di Edoardo Erba
in un unico atto. L’opera è in forma di
dialogo tra lo stesso sindaco, interpretato dall’attore barese e un immaginario interlocutore, che potrebbe essere
l’assassino di Vassallo, peraltro non
ancora identificato.
Il 14 gennaio è stata presentata negli
storici Trafalgar Studios di Roma la
canzone dedicata al Sindaco Pescatore del cantautore milanese Vittorio
Merlo. Vincitore di numerosi premi,
nel 2001 è stato segnalato come il
cantautore italiano più ascoltato nel
web, ha presentato la canzone in un
incontro condotto dal giornalista e
produttore Renato Marengo alla presenza dei fratelli di Angelo, Massimo
e Dario e di Azzurra Ariè, produttrice
per Solaris Media del film che sarà
trasmesso in TV.
Quest’estate, infatti, Pollica e Acciaroli sono state il set della fiction “Il
Sindaco Pescatore”, coprodotta da Rai
A
l laboratorio olfattivo Sirenae
Essenze “Luogo di creazione di
essenze e profumi unici ed
esclusivi” si è tenuto un incontro di
grande interesse ove si è discusso di zafferano, delle proprietà e dei possibili utilizzi. Il confronto si è avuto tra relatori qualificati come il professore archeologo
Antonio Capano, il dottor Mario Trevisant, Martina Marino e il naso costruttore
dell'azienda Sirenae Emilia Marino. Si è discusso di zafferano, ed in particolare
di quello coltivato dall'azienda Valma. I proprietari, Mauro e Valentina sono
due giovani ragazzi che hanno deciso di intraprendere un nuovo progetto sullo
zafferano che hanno affidato alla competenza del laboratorio SIRENAE. Qui,
Martina ed Emilia hanno creato, in una piramide olfattiva, con lo scarto dei
fiori, una fragranza sensuale lussuosa e seducente. Durante l’incontro si è potuto
discutere della storia affascinante dello zafferano che oltre ad essere tra le spezie
più pregiate apporta numerosi effetti benefici: regola il flusso sanguigno, favorisce la digestione, combatte l’invecchiamento della pelle ed altro. Insomma,
un vero e proprio elisir di lunga vita. Dalla discussione è emerso anche che lo
zafferano è un ottimo rimedio per aumentare la potenza sessuale e la libido. Lo
si può pertanto definire inoltre un afrodisiaco naturale. “Ciò che ci ha ispirati è
stata la forte esaltazione dei sentimenti, dell'amore, della passione misti all'armonia dei suoi colori, alla delicatezza dei suoi petali e alla dolcezza del suo
profumo” affermano mauro e Valentina. In sala numerose sono state le persone
che sono rimaste affascinate dalla sua storia, dal percorso su come nasce un
profumo e inebriate dall'atmosfera che il laboratorio ha saputo creare. Per Martina, Emilia e Mario è stata un’altra bella esperienza, quella vissuta, soprattutto
per l’entusiasmo e la partecipazione che hanno saputo trasmettere ai partecipanti
e si sono detti pronti ad altri incontri.
G.C.
CULTURA
n° 02 21/01/2016
11
“Favole” di Riccardo Dalisi
Mostra inaugurata sabato 16 gennaio 2016
E' stata inaugurata sabato 16 gennaio 2016 alle ore 18.00 presso la
Sala delle Esposizioni Fornace Falcone_Cilento Outlet Village, la mostra "Favole" in presenza dell'artista_designer_architetto Riccardo
Dalisi. Durante la serata ha analizzato la mostra il curatore prof.
Rino Mele. Grande presenza di pubblico, giunti da tutta la Campania,
per il grande Dalisi.
Il lavoro di Riccardo Dalisi può essere sicuramente inscritto in un’area che possiamo definire “architettura del comportamento”. Egli
ha compiuto l’attraversamento dell’architettura colta, per approdare in un campo in cui
le istanze e le spinte sono un nodo inestricabile, in cui la creatività incrocia sempre la
lotta per la sopravvivenza, in cui il manufatto
architettonico perde la propria splendente impersonalità per assumere la forza soggettiva
del calco, del lavoro artigianale. Dalisi ha
messo in crisi la nozione di centro storico e
Rino Mele e Riccardo Dalisi
quella di periferia, ha smascherato la cattiva
coscienza di interventi che utilizzano l’una e
l’altra come “objet trouvé”. Egli è penetrato
nel rione Traiano di Napoli, uno dei quartieri
più “africani”, nati dal paternalismo speculativo di Lauro, stabilendo con i suoi abitanti,
specialmente vecchi e bambini, un rapporto
articolato sui bisogni creativi. Il risultato sono
una serie di oggetti e di costruzioni che utilizzano la nozione inconsapevole di bricolage, in cui la creatività suburbana ed infantile
trova una esplosione ed espansione. Gli oggetti diventano la prova di una creatività del
“discontinuo”, del “disorganico”, del “disarticolato”, di una irruzione del desiderio primario, censurato e represso da condizioni di
vita negative. Il ghetto diventa il serbatoio di
un desiderio che non ha ancora trovato una
sua articolazione ed espressione, che vive una
posizione quasi prelinguistica. L’intervento di
Dalisi produce uno spostamento in avanti,
permette di estrarre dal serbatoio del desiderio indistinto una serie di stimoli che approdano alla forma, all’espressione artigianale.
Così il prodotto artigianale diventa la plastica
del desiderio che scardina la nozione separante di tecnica, per fondare l’esercizio di una
tecnica povera come sottrazione di specificità. Tale sottrazione diventa un gesto politico
in quanto realizza anche il momento della
riappropriazione di una creatività paralizzata.
In questo caso il lavoro di Dalisi si sposta
sulla coniugazione collettiva di un gesto,
quello dell’architettura, secondo i termini di
una “action architecture”, di una gestualità
che privilegia non la forma ma il processo,
non l’oggetto ma il comportamento. L’architettura diventa produzione materiale ed esercizio di artisticità diffusa, strumento ed
utensile di emancipazione emotiva. Il numero
predistinto del ghetto diventa gruppo e comunità nucleo di sensibilità armata che individua
in uno scambio dialettico l’emergenza di bisogni altrettanto primari, come quello di
esprimersi e contemporaneamente il controllo
dei processi di lavoro. Il momento artigianale
non è un momento di spontaneismo o di luddismo, bensì il momento di saldatura processuale tra il tempo ideativo e quello espressivo.
L’espressione nasce proprio nella pratica manuale e diretta, nella manipolazione di diversi
materiali che trovano la loro organizzazione
mediante la scoperta diretta ed esperienziale
del gusto della struttura. In tal modo il progetto non è l’idea a monte del lavoro, come
succede nella architettura istituzionale, bensì
lo sbocco, lo svelamento finale di una attività
concreta che si misura direttamente con i materiali, i colori, le forme, le superfici. Tale capovolgimento è il segno di una impostazione
alternativa del lavoro creativo: qui la creazione è al servizio diretto di un desiderio che
cerca uno sbocco e non un progetto a cui repressivamente corrispondere. La manualità
diventa momento privilegiato, in quanto
fonda non una diversa nozione di arte, quanto
riafferma il valore materiale del lavoro creativo, fatto di esercizio incrociato di testa e di
corpo, di nervi e di sensibilità. (…)
Achille Bonito Oliva, La sensibilità armata,
in Riccardo Dalisi, (Personali di architetti,
In-arch, Centro Di, Firenze 1977)
AGENZIA DI PAESTUM
VIALE DELLA REPPUBLICA,18
84047 - CAPACCIO (SA)
Tel: 0828 723268 - Fax: 0828 725886
e-mail:[email protected]
Rino Mele e Riccardo Dalisi
Non credo sia né un errore né un abbaglio affermare che gli ultimi dieci-quindici anni hanno visto prosperare
negativamente un'arte decisamente angosciosa, spesso crudele e oscena, comunque lontana da ogni tenerezza
allegria vivacità e quel che è peggio ironia e umorismo. Insomma: un'arte seriosa, scarsa di estro, melanconica,
lutu¬lenta, dove ogni sorriso - ogni risata - è spento e dove le lacrime non
so¬no di commozione o compassione
ma solo dransia e di terrore. E, allora,
come non compiacersi quando, in questo grigiore tutt'al più at¬traversato dai
bagliori del sangue e degli incendi, si
affaccia l'opera di un artista che sa essere garbato, sensibile, ma anche e soprattutto gioioso, ilare, ironico e anche
umano, fantastico, persino grottesco,
come Riccar¬do Dalisi?
Chi conosce i suoi lavori con i ragazzi
di Rione Traiano di Napoli, chi conosce
le sue mille caffettiere napoletane e ancora meglio le decorazio¬ni metalliche
delle sue case e delle chiese, gli aspetti
ilari ma anche fun¬zionali dei suoi mo-
bili (come la Farfalla, come il Pavone
di Zanotta...) non si meraviglierà trovandosi di fronte alla serie di nuove
sculture - in rame, in ferro, in ottone che ora ci presenta. Due sono i più singolari e preziosi elementi che ci vengono da queste sculture:
l'uso di materiali come il rame, il ferro,
l'ottone impiegati artigianal¬mente e
dove la manualità risulta essenziale (un
fatto di grande rilievo oggi quando da
un lato la high-tech, dall'altro l'infatuazione elettronica primeggiano).
l'atmosfera di ritrovata umanità di queste sculture, la giocosa piacevo¬lezza e
insieme la «decorazione» (intesa nel
senso migliore) di queste fi¬gure: figure
che sono oltretutto sempre ironiche,
leggermente assurde, spesso surreali;
ma con il preciso intento di sottolineare,
oltre all'aspetto ludico, quello simbolico
(un simbolismo tuttavia molto lontano
da quello onirico e psicoanalitico di un
Marcel Duchamp o di un Breton). (…)
L'arte di Dalisi non solo (nelle) statue
ma anche nei suoi disegni, nelle sue
de¬corazioni, nei suoi mobili, nei suoi
oggetti d'uso, ci offre una rara
oppor¬tunità di guardare al futuro, invece che come l'annuncio di una catastro¬fe, di una guerra di tutti contro
tutti, come l'evento del «sei sei sei»,
l'ani-male apocalittico di funesti presagi, come a una possibile, seppure fragile e incerta, “ancora di salvezza
estetica” e, perche no, anche etica.
Gillo Dorfles, da “Gillo Dorfles conversa con Riccardo Dalisi”, Sculture,
Electa 1997
Rino Mele, Valerio Falcone e Riccardo Dalisi
CAPACCIO PAESTUM
12 n° 02 21/01/2016
DALLA PRIMA
e alle sue future
generazioni?
b) La località Sorvella, sito che dovrebbe accogliere
la struttura a biomassa, è da ritenersi
territorio
dell’antica Poseidonia. Può, l’area pestana, col suo arredo culturale e paesaggistico, essere interessata da una
realizzazione così sconveniente, senza
comprometterne il flusso turistico e,
dunque, gran parte dell’economia?
c) Può essere considerata una priorità, o
rendersi necessaria, una struttura che rovinerebbe su tutte le altre e sulle reali
esigenze del territorio, provocando una
serie di orribili brutture, a partire dall’inquinamento dell’aria per finire ad un insostenibile traffico di mezzi pesanti che
andrebbero a scaricare immondizia tossica in un territorio storicamente tanto
elitario?
Oscar Nicodemo
Sorvella:
Ambiente e business
tutamente e in
ogni modo, spostando l’asse di
attenzione per
diversi chilometri. Per quale
motivo scelgano
i nostri luoghi come meta dei loro affari
e quale amministrazione o fazione politica locale funga da partner interlocutore, non è dato sapere. L’argomento è
tale da non ammette fronzoli di nessun
genere o divagazioni di sorta che potrebbero portare ad un esercizio di retorica
e non a considerazioni di coscienza. Le
opinioni, talvolta, necessitano di una
concreta asciuttezza, e questa è una di
quelle circostanze che ne richiedono
l’uso.
Dato per scontato, che ognuno di noi sia
quantomeno discretamente informato
sul piano scientifico e storico delle biomasse, passiamo direttamente alle preoccupazioni che questo tipo di impianti
suscita. La domanda di fondo è questa:
quale biomassa verrebbe gestita sul nostro territorio? Basta una elementare ricerca per sapere che esiste la biomassa
legnosa, data da alberi, colture dedicate
o residui delle lavorazioni agricole; materiale sostenibile e realmente bio. Ce
n’è, però, un’altra specie, definita biomassa per decreto ministeriale piuttosto
che per caratteristiche tecniche. Difatti,
si compara alla biomassa anche il Css
(combustibile solido secondario), che,
pur derivando dai rifiuti ne resta fuori
dall’elenco, diventando gestibile, pertanto, come una biomassa combustibile.
Tanto per essere chiari: nel Css rientrano
prodotti di matrice plastica. Va da sé che
la combustione di una simile biomassa
si traduce, nel tempo, quasi in un’arma
chimica. Ad onor del vero, gli esperti sostengono che anche la stessa biomassa
derivante dalla legna comporta dei gravi
rischi. Essi asseriscono che ogni processo di combustione implica l’emissione di Cov (composti organici
volatili), di diossine, di metalli pesanti
contenuti nel legno e di particolato ultrasottile (nanopolveri), che sono la
fonte di maggior pericolo per gli esseri
viventi, legandosi alle molecole e generando forme tumorali. Pare certo abbastanza, inoltre, che una centrale che
utilizza un processo di combustione,
inevitabilmente immetta nell’aria particolati pericolosi e anidride carbonica.
Fin qui, l’aspetto salutare, che resta comunque fondamentale. Per gli altri ri-
Quale biomassa per la centrale?
x
Sorvella
svolti inerenti all’installazione dell’impianto valgono le seguenti domande:
a) Resta eticamente possibile salvaguardare un investimento e il relativo business arrecando danno ad una collettività
Santa Maria e Picciola: è testa a testa
PolisportivaSantaMariaancoracapolistainPromozione
P
romozione Girone “D”: Sono
bastate 17 giornate per stabilire
che la vittoria del campionato
è una questione tra Polisportiva Santa
Maria e Picciola. Tranne clamorose
sorprese, perché di quello si tratterebbe, queste due squadre si giocheranno la vittoria finale. La Polisportiva
Santa Maria Cilento ha dovuto faticare
ma alla fine ha avuto la meglio su una
Giffonese molto ostica: 1-0 il risultato
finale e primato mantenuto a quota 39.
Il Picciola, invece, aveva di che preoccuparsi in casa della Calpazio. I capaccesi vivevano un buon momento di
forma e sono riusciti anche ad andare
in vantaggio ma un po’ l’inesperienza,
un po’ il diverso livello tecnico aggiunti alla superiorità numerica degli
ospiti per circa 75’ di gara hanno reso
impossibile l’impresa: 1-2 il finale e
Picciola che vola a 38 punti. Anche se
a mio parere il calendario sorride maggiormente al Picciola, probabilmente,
per fare definitivamente chiarezza sull’esito finale del campionato, dovremo
aspettare il 24 Marzo, giorno in cui è
in programma la 27ª di campionato.
Allo stadio “Carrano” si disputerà
Santa Maria-Picciola e con molta probabilità calerà anche il sipario. La clas-
sifica, comunque, adesso parla chiaro:
l’ottimo Cannalonga, terza forza del
campionato a quota 28, nonostante il
doppio vantaggio, non è riuscita a battere la Vigor Castellabate che porta a
casa un ottimo 2-2. Il ritardo di undici
punti dalla capolista sembra incolmabile a questo punto del campionato.
Attenzione alla zona play off. Qui lo
scenario è completamente diverso. Se
il campionato finisse oggi avremmo
l’ultimo posto utile per i play off a
quota 23 e l’ultimo posto play out a
quota 20! Solo tre punti di differenza
per il sogno play off e l’incubo play
out. Tre punti nei quali ci sono ben 7
squadre che vedranno le proprie quotazioni scendere o salire settimanalmente in base ai risultati. Tra queste
sette squadre ci sono la Calpazio, a
quota 23 e che domenica ospiterà il
Buccino Volcei del mister Ciccio Tudisco, e la Poseidon sconfitta in casa
del Costa D’Amalfi e quindi ferma a
quota 21 in attesa di andare a fare visita proprio al lanciatissimo Picciola.
Segnali di ripresa da parte della Vigor
Castellabate che siamo sicuri di vedere
presto fuori dalla zona play out in posizione di classifica più tranquilla.
Angelo Valletta - [email protected]
CAPACCIO PAESTUM
DALLA PRIMA
demecum di vita anche per il presente, è fuori dubbio Paestum.
La città dissepolta della Magna Grecia, punto di approdo e snodo delle
rotte del Mediterraneo, che influenzarono cultura, economia e costumi dei
territori di mare, sempre, e di quelli
dell'interno, qualche volta, accende
interesse e attenzione giustificata sul
tema, soprattutto d’estate, quando si
organizzano manifestazioni nell’Area
Archeologica, alcune di buon livello,
altre discutibili, alcune, infine, decisamente da condannare e disertare.
Ma tutto fa massa e circuita buoni affari per i ristoranti e le pizzerie. E non
si va tanto per il sottile.
Ne ho scritto e parlato a lungo per
amore di cultura, innanzitutto, ma
anche per orgoglio di identità e di appartenenza, giacché è la terra che mi
ha dato i natali e, nel mio vagabondaggio inquieto ed irrequieto per l'Italia e per il mondo, l'ho sempre
considerata la mia Itaca, il mio
porto/quiete a recupero di ricordi personali e di memorie collettive.
Anche per questo mi piacerebbe che
i miei conterranei, pensassero
GRECO ed agissero ROMANO, riscoprendo parte di vocabolario e
prassi quotidiana dei Nostri Antenati.
I Greci usavano la parola UBRIS per
sottolineare la tracotanza, caricandola, però, di un significato più profondo, quasi sacro, per esprimere una
sorta di oltraggio agli dei, per cieco e
bieco atto di superbia.
Come contrappeso ricorrevano al termine SOFROSUNE per sottolineare
saggezza ponderata a ristabilire
l'equilibrio. C'era, poi, un terzo termine, ATARASSIA (imperturbabilità)
coniato dai filosofi per indicare serenità d'animo di fronte agli eventi, ma
che, nell'uso della quotidianità, ebbe
una accezione meno nobile, per sottolineare indifferenza o, più volgarmente, menefreghismo.
Mi dispiace registrare che oggi a Paestum c'è traccia tangibile di "ubris",
là dove occorrerebbe una buona dose
di "sofrosune".
Volteggiano per il territorio schegge
impazzite di "ubris" in molti degli
amministratori comunali e delle società che gestiscono servizi e funzioni
in nome e per conto dell’Ente locale.
C'è tracotanza ed arroganza nella manifesta volontà di reiterare esperienze
amministrative decisamente fallimentari che si giustificano solo per insa-
Pensare Greco
Agire Romano
Lo strada per fare cultura
La città di Paestum vista dall’alto
ziabile sete di potere, o per sciocca ripicca.
Non c’è ancora traccia di robusta "sofrosune" da parte di quasi tutti, alcuni
dei quali ne dovrebbero avere da vendere per intelligenza e cultura di base.
Sullo sfondo l' "atarassia" di intellettuali, imprenditori, vasta società civile, che assistono "indifferenti", o
quasi, alla casa che brucia senza lanciare l'SOS dei soccorsi e limitare i
danni. Stanno a guardare; non scendono in campo, hanno paura di "sporcarsi" con la politica, ma al momento
opportuno masticano amaro e non risparmiano giudizi taglienti e condanne sommarie per quanti, presi dal
sacro furore dell'impegno civile, annunziano la decisione di scendere in
campo.
Lo fanno, però, nei conciliaboli privati, nelle chiacchiere da carbonari,
ma quasi mai alla luce del sole, assumendosi paternità di giudizi e proponendo alternative credibili. Per loro
potrei tirar fuori almeno altri tre termini del vocabolario greco: "apatia",
"abulia", "afasia". In cui l'alfa privativa sta ad indicare che manca loro il
"pathos" interiore che metta "thumos", sangue ed entusiasmo a cuore,
anima e pensieri e trasformi l'abulia
in volontà attiva e propositiva e trasformi l'afasia in voce alta e forte a
proclamare l'impegno convinto che
trasforma ogni uomo in "cittadino"
consapevole della partecipazione per
far crescere e progredire la propria
collettività.
E vengo, così, alla necessità doverosa
e all' "ETICA DELLA RESPONSABILITÀ" che dovrebbero contagiare
i miei conterranei sulla scia dell'esempio dei Padri Romani e Lucani, questa
volta, che erano uomini del fare, delle
decisioni rapide e dell'attività feconda, che dava risultati concreti,
della "prassi".
Infatti, dopo le ultime tormentate vicende dell’Amministrazione Voza,
che nell’arco degli ultimi due/tre mesi
ha cambiato diverse volte la Giunta,
c’è la convinzione diffusa che al prossimo turno di primavera anche a Capaccio Paestum si andrà alle elezioni
anticipate.
Ed è molto frequentato lo sport del
toto candidati. Ed io, continuando
l’analisi dei termini legati agli eventi
elettorali vorrei ricordare anche che il
termine "candidato" viene proprio
dalla lingua latina e sta ad indicare
che i romani pretesero che quelli che
aspiravano alle cariche pubbliche
elettive si presentassero ai "comitia"
del "forum" con la tunica rigidamente
bianca, immacolata, a testimoniare la
loro pulizia ed il loro candore morale,
condizione indispensabile per ottenere la fiducia attraverso l'espressione
n° 02 21/01/2016
13
del voto, e, dare, naturalmente, inequivocabile prova di competenza,
professionalità ed affidabilità. Domanda conclusiva: esiste in una città
di oltre 22,000 abitanti una squadra di
16/20 uomini in grado di dare garanzia di avere queste qualità, capaci,
cioè, di "PENSARE GRECO ed
AGIRE ROMANO” con competenza, professionalità, affidabilità e
naturalmente, onestà a correttezza di
comportamento, mettendo da parte,
per una volta, i retropensieri di approvare il PUC con occhio attento all'inserimento di proprietà proprie o di
familiari ed amici, e lasciandosi guidare dalla stessa polare della CULTURA, che contrariamente ad una
sciocca convinzione diffusa, è da considerarsi attività produttiva in grado
di produrre ricchezza ed occupazione
e fare, quindi, dell'impegno "INVESTIRE
IN
CULTURA"
la
bandiera/logo della propria campagna
elettorale?
Me lo auguro di tutto cuore e lo auguro alla mia terra.
Temo, però, che il mio resti soltanto
un augurio, a giudicare dagli ultimi
eventi tragicomici , che hanno portato
alla scellerata decisione dell’insediamento della CENTRALE DI BIOMASSA nella località Sorbella, che
costituirà un attentato costante alla salute dei cittadini e distruggerà una
delle zone più feconde per l’agricoltura di qualità della Piana del Sele.
Nell’alternarsi tragicomica, è il termine più calzante delle prese di posizione e dello scaricabarile delle
responsabilità emerge, tanto per tornare al tema centrale di questo mio articolo, che nei rappresentanti dei
pubblici poteri è stata ed è presente
una buona dose di “ubris”, la quasi totale assenza di “sofrosune” ed un invasivo e pervasivo atteggiamento di
“atarassia”/menefreghismo, con il
contorno inquietante di tanta “abulia”, “afasia” ed “apatia” della opinione pubblica, salvo qualche
lodevole eccezione di voce discorde
(apprezzabile l’appello responsabile
dell’amico Enzo Sica, già sindaco
della città!).
Che tristezza il panorama di deserto
culturale e di disimpegno civile in un
territorio riconosciuto ed acclamato
“patrimonio dell’umanità” dall’Unesco!
Giuseppe Liuccio
[email protected]
14 n° 02 21/01/2016
Bcc di Aquara, banca di fiducia
Parco archeologico di Paestum e Camera di Commercio di Salerno all’istituto di credito
ROCCADASPIDE
La Bcc di Aquara contro l’usura
Marino: «Giubileo dell’Economia»
FIDUCIA NELLA BCC DI AQUARA
Da parte di enti, scuole e associazioni che affidano il servizio di tesoreria
La Bcc di Aquara continua ad investire sul
territorio e l’impegno viene riconosciuto oltre
che da soci e clienti, in costante aumento, pure
da parte degli enti pubblici i quali si affidano a
questa banca di credito cooperativo per i servizi
di tesoreria.
Così da gennaio l’istituto di credito di cui è presidente Luigi Scorziello espleta tale delicato compito anche per il Parco archeologico di Paestum.
“Confidiamo nella professionalità della Bcc di
Aquara e siamo certi che il servizio sarà espletato in maniera soddisfacente” ha sottolineato
il neo direttore del Parco archeologico, Gabriel
Zuchtriegel.
Riconoscimento alla bontà del servizio effettuato
dalla Bcc di Aquara, di cui è direttore generale
Antonio Marino, di cui è testimonianza anche il
fatto che la Camera di Commercio, Industria,
Artigianato e Agricoltura di Salerno ha aggiudicato in via definitiva per il prossimo triennio
2016-2018 alla Bcc di Aquara il servizio di cassa.
Sono tantissimi i servizi di tesoreria che la Bcc
di Aquara svolge sul territorio di competenza per
altri Enti, istituti scolastici e associazioni.
SALERNO
La messa in scena della commedia “I cravattari” di Fortunato Calvino, ad opera
della compagnia teatrale “La follia” di
Roccadaspide, con regia di Alfonso Rubini, interpretata da Francesca Iuliano,
Enza Antico, Antonia Mancoletti e Enzo
Esposito, occasione lo scorso 30 dicembre
per una giornata di conoscenza e lotta al
fenomeno dell’usura. L’iniziativa è stata
voluta dal gruppo locale de “Gli Ultimi”,
l’associazione diretta dal sacerdote di
frontiera don Aniello Manganiello e a Roc-
cadaspide rappresentata dal prof. Michele
Di Matteo.
A seguire un dibattito durante il quale ha
preso la parola Antonio Marino, il direttore generale della Bcc di Aquara, che
nel proporre un Giubileo dell’Economia
ha sottolineato il contributo dell’azione
delle Bcc per tagliar l’erba sotto i piedi a
questa perniciosa patologia. Don Aniello
Manganiello ha invece proposto una rete di
prevenzione dell’usura formata da diverse
professionalità.
RIFORMA
Formazione per gli operatori di sportello Appello alla sensibilità degli amministratori
Al via il corso voluto dalla Bcc di Aquara
IMPEGNO PER IL CREDITO COOPERATIVO
Da sinistra Pino Palmieri, sindaco di Roscigno, Antonio Marino e Michele Albanese
Riforma del credito cooperativo: continua ad ottenere consenso l’operosità di Antonio Marino,
direttore generale della Bcc di Aquara, a tutela dei diritti dei clienti a poter continuare ad
usufruire di una banca diversa attenta alle istanze del territori. Proprio Marino ha inviato
una mettera al giornalista Alfonso Stile, nel riscontrare l’attenzione alla problematica che
giunge anche dai rappresentanti istituzionali.
Ha preso il via venerdì sera, presso la sede della
filiale della BCC di Aquara a Salerno, il corso di
formazione per operatori di sportello organizzato
dal C.I.S.F.A.P. S.r.l. L’iniziativa si terrà ogni fine
settimana, il venerdì sera e il sabato mattina, fino
al 2 aprile; si è scelto di effettuarlo nei week end
per consentire la frequenza anche a chi durante
la settimana è impegnato in attività lavorative. Si
articolerà in cinque moduli che affronteranno tutti
gli ambiti bancari, dalla legislazione bancaria e
dall’organizzazione interna degli istituti di credito
ai prodotti ed ai servizi bancari, dall’area credito ai
servizi finanziari, fino al marketing e alla comunicazione. I docenti sono gli stessi operatori della BCC
ed il percorso formativo offre anche la possibilità
di partecipare ad uno stage, oltre che a giornate
di corsi pratici per ciascuno dei moduli previsti
dal corso. Ha portato i suoi saluti di benvenuto
ai partecipanti il Direttore Generale della Bcc di
Aquara, Antonio Marino: “Investire in sapere è
sapere investire, per tale ragione ritengo che un
percorso formativo come questo sia davvero un
buon investimento, sia per i partecipanti che per i
docenti. Insieme alla formazione in aula, offriremo
ai partecipanti la possibilità di prendere parte anche
a stage presso le nostre sedi e, quindi, di misurarsi
sul campo ed, eventualmente, di distinguersi per le
proprie capacità. Oggi il mondo del lavoro chiede
competenza per poter competere, occorre formarsi
e specializzarsi. Ringrazio il C.I.S.F.A.P. che ha
promosso l’iniziativa e auguro buon lavoro a tutti
i partecipanti”.
Caro Alfonso,
ho letto con grande piacere sul sito di Stile TV la notizia che il Sindaco di Roscigno è “sceso
in campo” per difendere le tesi di Michele Albanese - Direttore della BCC di Roscigno - sulla
riforma delle BCC. Per la prima volta un amministratore locale percepisce la necessità di far
sentire la propria voce in difesa di quello che potrebbe essere l’ennesimo “scippo” ai danni del
SUD; per la prima volta in questa annosa vicenda della riforma BCC un amministratore locale
si esprime pubblicamente sulla opportunità di difendere le BCC non come singola azienda ma
come sistema da preservare, riconoscendo i meriti del “sistema BCC” rispetto all’economia
locale; per la prima volta le BCC non sono viste solo come un ente cui indirizzare richieste di
contributo ma anche e soprattutto un’azienda da difendere se vogliamo lasciare una “porta
aperta” alle piccole e indifese PMI del nostro territorio.
Spero tanto che altri Amministratori Locali si facciano sentire e prendano posizione su questa
riforma che potrebbe svilire le nostre BCC trasformandole in semplici sportelli di un Istituto
Centrale con sede a Roma o Milano.
Grazie, perciò, al Sindaco di Roscigno e grazie a tutti gli altri che vorranno far sentire la loro
voce in questo particolare momento.
Cordiali saluti.
Antonio Marino
GASTRONOMIA
a cura di Diodato Buonora http://diodatobuonora.blog.tiscali.it
n° 02 21/01/2016
15
Cantina 18cinquanta6, un’interessante enoteca con cucina
Nella foto:
Paolo Sarluca, Giovanni Somma e Nunzia Parrilli.
E
ccomi a Pontecagnano Faiano, un comune della nostra provincia ricco di
storia. Le sue origini risalgono all’età del rame (3500 - 2300 a.C.).
Gli scavi archeologici hanno documentato l'esistenza di due santuari e due necropoli che
complessivamente hanno restituito circa 9000 sepolture databili
in una cronologia che va dal 3500
a.C. fino all'alto medioevo. Nel
corso dei secoli, vari popoli sono
stati a contatto con questa città,
come Sanniti, Lucani, Arabi,
Greci, Romani ed Etruschi. Sono
stato in questo comune per recensire la “Cantina 18cinquanta6”,
un locale che si classifica come
“enoteca con cucina”, nel senso
che è un posto dove ci si reca per
bere accompagnando il cibo secondo i consigli dello chef. Una
curiosità sul nome: pensavo all’anno 1856, invece “18cinquanta6” si riferisce alle ore 18 e
56, l’ora ideale per degustare un
bicchiere di vino come aperitivo.
Per arrivarci è molto semplice:
uscendo dall’autostrada (SA-RC)
a Pontecagnano, subito dopo il
ponte sul fiume che divide i comuni di Salerno con quello di
Pontecagnano Faiano, a sinistra
troviamo ben visibile la nostra
meta. Il posto, molto bello, è
aperto da pochi mesi. Si trova in
un’antica casa del 1500 ed è stato
sapientemente ristrutturato per rievocare
parzialmente i tempi
di una volta. Infatti,
documenti attestano
che nel 1577, il Magnifico Giovanni Alfonso Alfano acquista
questo
immobile
dall’Illustre Fulvio D.
Caracciolo. A quei
tempi il posto era una
“Taberna” denominata la “Taverna di Ponte Cagnano”. Era un
posto dove i viandanti dell’epoca,
che andavano verso Cilento e la
Calabria, si fermavano per rifocillarsi e far riposare i propri cavalli.
Quindi potete immaginare l’atmosfera caratteristica che offre questa particolare cantina. All’interno
ci sono circa 40 posti, ben sistemati alla giusta distanza. Appena
entrati, sulla destra c’è una vetrina con delle bottiglie in esposizione che, in pratica è anche
“carta dei vini”. Infatti, sul menu
che ci viene portato all’inizio troviamo ben visibile la scritta “La
nostra carta dei vini è a vista. Scegliete tra circa 200 etichette”. Noi
siamo stati ricevuti da Giovanni
Somma, il giovanissimo titolare
che ha aperto l’attività con i preziosi consigli di papà Carmine
che da sempre ha avuto interesse
per l’ospitalità e l’enogastronomia. Tutti “accessori” che sono
stati ben recepiti da Giovanni ed
è bastato poco per capire che il
suo lavoro è prima di tutto passione. La scelta delle pietanze è
semplice con un pizzico di originalità. Troviamo un vasto assortimento di taglieri di formaggi e
salumi, una decina di primi e una
buona selezione di carni da fare
alla griglia. La mia serata è iniziata con un misto di ottimi salumi e formaggi e delle bruschette
condite con del buon olio extravergine del vicino “L’Oliveto” di
Montecorvino Rovella. A seguire,
ho lasciato fare e mi hanno servito
dei “Gnocchi e broccoli”, su una
crema di broccoli sono stati adagiati degli gnocchi con salsiccia
sminuzzata e rosmarino. Il piatto
è stato bello e buono. A seguire,
invece del secondo di carne, ho
preferito un altro primo piatto. La
mia scelta è caduta sugli “Schiaffoni al ragù di cervo”. Un piatto
ricco per sostanza che è stato ben
eseguito dalla cottura della pasta
all’amalgama del tutto. Stavo benissimo, ma mi sono stati proposti
dei dolci preparati in casa e non
me la sono sentita di rinunciare.
Mi hanno servito un piatto con
una fetta di torta tiramisù e una di
pastiera appena fatta, era ancora
leggermente calda. Niente da dire.
Anche in cucina, lo chef Paolo
Sarluca coadiuvato dalla signora
Nunzia Parrilli, hanno la stessa
voglia di fare bene. Sono stato
bene e sicuramente, se passo da
quelle parti ritornerò con piacere.
Da bere, da solo (dovevo guidare), ho preso unicamente un
bicchiere tra quelli che offre il locale. In quest’occasione è stato il
“Candriano, Aglianico Campi
Gastro-news
CAPACCIO.PAESTUM – In
contrada Gromola, presso il ristorante La Taverna del Fattore,
dal 21 al 31 gennaio 2016, “Le
7 Degustazioni del baccalà”. Si
potranno degustare: Il crostone
con mantecato di baccalà, L’insalatina di baccalà, I crocché di
baccalà, Il fritto di baccalà, Paccheri con baccalà e olive taggiasche, Il baccalà al vapore su
broccoli saltati, Il baccalà in
casseruola. Info & prenotazioni:
320.0748690 – 0828.861142.
Per segnalare news enogastronomiche: [email protected] o telefonare al 338
9426245.
Taurasini Doc dei Colli di Castelfranci”, che a dir il vero ho gradito molto. Complimenti a tutti. Il
locale è aperto la sera dal martedì
al sabato e la domenica a pranzo.
Cantina 18cinquanta6,
Via
Isonzo 3 – 84098 Salerno. Tel.
089.848422 – 342.3783862.
Chiuso il lunedì.
La ricetta
Bucatini con
patate, carciofi
e uova
Ingredienti per 4 persone: 300 g
di bucatini, 4 carciofi, 400 g di
patate, 1 limone, prezzemolo tritato, 400 ml di brodo vegetale,
olio extravergine d’oliva del Cilento, sale, 2 uova, 40 g di caciocavallo stagionato grattugiato,
pepe nero.
Preparazione: lavate i carciofi,
togliete le foglie dure più esterne,
tagliateli a spicchietti e metteteli
in acqua acidulata con il limone.
Lavate le patate sotto acqua corrente, pelatele ed affettatele nello
spessore di un centimetro circa.
Scaldate il brodo. Scolate i carciofi e metteteli in una casseruola
con le patate, un filo d'olio, un
pizzico di sale ed unite tanto
brodo quanto serve per coprire il
tutto. Portate a bollore e cuocete
a fiamma media per 20 minuti.
Terminata la cottura alzate la
fiamma e fate asciugare. Nel
frattempo sbattete le uova in una
ciotola con il caciocavallo grattugiato, una macinata di pepe nero
e un pizzico di sale. Mettete le
verdure in una capace padella.
Aggiungete i bucatini, che nel
frattempo avrete cotto in abbondante acqua salata, un mestolo di
acqua calda di cottura e il composto con le uova assieme ad una
generosa manciata di prezzemolo
tritato. Saltate il tutto a fiamma
vivace per qualche minuto, girando di frequente. Servite immediatamente.
Vino consigliato: Rosato Aglianico del Taburno Docg, Il Poggio