[N-ARE - 11] NAZIONE/GIORNALE/ARE/11 07/03/17

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CAMPIONATO GIORNALISMO 11
MARTEDÌ 7 MARZO 2017
SCUOLA MEDIA
«Vasari»
AREZZO
Tra i segreti della Fortezza
I Medici feriscono? Qualcosa non torna! Parla l’architetto Mauro Torelli
DOPO MOLTI anni di restauro la
Fortezza medicea diverrà una nuova attrazione turistica di Arezzo.
Ma gli aretini la conoscono veramente? L’architetto Mauro Torelli, professionista di questo intervento, ha arricchito la nostra visita al
monumento spiegandoci il complesso lavoro svolto, la storia del monumento e gli aspri conflitti tra aretini
e fiorentini, i quali Medici, possedendo la Fortezza, l’hanno trasformata tante volte, quante sono stati
gli assalti successivi e le demolizioni della popolazione. Con la costruzione del quinto bastione, la Spina,
non ci sono più state ulteriori modifiche alla struttura perimetrale pentagonale».
Da che cosa derivano i nomi
dei bastioni?
«Partiamo col dire che i cinque bastioni hanno nomi diversi con un significato ben preciso. Quello di
Diacciaia, a nord, letteralmente luogo dove si conserva il «diaccio», era
l’ambiente più freddo, ideale alla
conservazione del ghiaccio e degli
alimenti; al suo interno si trova anche la porta dell’Angelo con lo stemma della casata medicea. Il bastione
del Soccorso, a nord-est, in vicinan-
militare indipendente a cui si accedeva con scale combattendo con i fucili attraverso feritoie verticali strette; solo all’interno della Spina, l’unico ad avere due piani di combattimento, potevano posizionarsi i cannoni da finestre di varia grandezza.
Le aperture sulle volte sovrastanti
alle stanze da dove si sparava con fucili o con cannoni, oggi ricoperte
con strutture in vetro, servivano per
far entrare aria e far uscire i fumi degli scoppi. Le palle per i cannoni,
più piccole di un pallone da calcio,
erano fatte di pietra»..
Quindi l’interno della Fortezza non è come lo vediamo oggi?
«PUNTURA» DEI MEDICI La Fortezza vista da Andrea Prapugicu
za ad alcuni monasteri, poteva soccorrere facilmente chi aveva bisogno di protezione. Oggi ha particolare rilievo la moderna struttura che
verrà dotata di ascensore. Sempre
sul lato est il bastione della Chiesa
prende il nome dalla chiesa di S. Donato, della quale sono in evidenza
gli scavi in corso. Il bastione Belvedere, a sud, richiama la bella panoramica sulla città. E infine, a sud-ovest, il bastione della discordia, quello
della Spina, che con la sua forma
acuminata, in direzione del centro,
rappresenta metaforicamente il tormento che i fiorentini infliggevano
agli aretini, costretti a pagare la «salata» tassa sul sale. Il conflitto terminerà con l’abolizione della tassa così
come termineranno le demolizioni».
Nella Fortezza, dove erano situate le postazioni militari?
«Ogni bastione era una postazione
«No, il camminamento che collega i
bastioni lungo il perimetro non esisteva ed ogni bastione era indipendente per il combattimento. Quello
che vediamo è nato per il passeggio
cittadino, solo in epoca più recente,
quando la fortezza è stata donata alla città. Nemmeno la parte centrale
rialzata esisteva, in quanto ricopre
tuttora una cisterna costruita in epoca moderna». Oggi, con il restauro,
l’attenzione delle amministrazioni
è rivolta a una rivalutazione del monumento sul piano storico e turistico.
FORTEZZA L’IDENTIKIT DI UN MONUMENTO RECUPERATO E RESTITUITO ALLA CITTA’. ECCO TUTTI I DETTAGLI
E’ caccia al tesoro tra le mura per scoprirle
IL FUTURO La Fortezza vista da
Rebecca Calabri e Sofia Marzolini
ATTRAVERSO UNA caccia al tesoro la nostra classe ha conosciuto questo luogo, in occasione della sua
riapertura provvisoria per la mostra «Il sogno di Theimer»; quella visita è stata un’esperienza significativa
che ha arricchito le nostre conoscenze riguardo a questo patrimonio storico e culturale.
Ci è piaciuta quindi la proposta di porre un omaggio
alle amministrazioni, prima con una lettera inviata al
nostro sindaco, e adesso congratulandoci direttamente con tutti quelli che hanno dato il loro contributo
con le loro professionalità e competenze: a tutti loro il
nostro grazie!
La nostra generazione non sapeva nulla di questo monumento prima d’ora e, a dire il vero, anche gli adulti
conoscevano ben poco di questo patrimonio storico
che scompariva avvolto nella vegetazione, quasi inosservato. In quella mattinata, intenti a scoprire i dettagli, abbiamo apprezzato ciò che la Fortezza offre: la
comoda camminata dominante sul panorama cittadi-
no; il maestoso piazzale ovale centrale con l’imponente palco; il bastione del Soccorso con la sua ricostruzione moderna dell’ascensore, in cui pietra, metallo, vetro si armonizzano perfettamente con il panorama.
CI HANNO incuriosito gli scavi della Chiesa e della
Domus romana, e ci aspettiamo ulteriori sorprese per
il bastione del Belvedere. Per gli altri bastioni poi, come non ammirare l’orizzonte che da Diacciaia si apre
sulle nostre vallate, facendoci riconoscere con una sola occhiata i monti del Pratomagno, di Catenaia e di
Poti; per quello della Spina poi, come non riflettere
sul significato di tale nome.
Siamo convinti che a restauro ultimato la Fortezza potrà essere un monumento di orgoglio per Arezzo, pertanto ci auguriamo che continui su di essa l’attenzione delle amministrazioni, che la salvaguardino dal
vandalismo e la rendano un luogo sicuro e fruibile dalla cittadinanza, dalle scuole e dal turismo.
i cronisti in classe della II C...
STUDENTI
Guido Altavilla, Fahmy Amer, Giulia Blasi,
Marta Bollini, Rebecca Calabri, Angelica
Guerrini, Viktoria Kowalska, Denny Lancia,
Luca Jeser Mansour, Martina Sofia Marzoli-
ni, Nicola Mellace, Filippo Nucci, Juan Luis
Perez Concepcion, Niccolò Ferdinando Pileri, Andrea Prapugicu, Niccolò Ricci, Michela
Rossi, Francesca Scartoni, Solomon Tadesse Daniele, Aisha Vedovini, Angelicamaria
Vetere, Matteo Lorenzo Voicu
INSEGNANTE
Franco Bronzini
PRESIDE
Assunta Sorbini
FORTEZZA FUTURO
La riscoperta
deve passare
anche dal web
UNO SGUARDO al piano
generale del restauro ci ha fatto capire quanto sia ambizioso questo progetto che si allarga su ogni spazio del monumento; le destinazioni delle due case in ambienti di ristoro; degli spazi coperti di
ogni singolo bastione in spazi espositivi; del piazzale ovale centrale, sopra la cisterna,
per manifestazioni di intrattenimento; del rifacimento
del Belvedere come ambiente di servizio con scale e montacarichi, per le attività previste e la sicurezza dei visitatori.
Noi pensiamo che il suo complesso restauro, così come la
sua storia e la sua futura destinazione, abbiano bisogno di
una completa documentazione, resa visibile all’interno
dei locali stessi. Ci immaginiamo comode bacheche
espositive con veri percorsi
didattici rivolti ai cittadini,
ai turisti, alle scuole, che mettano in luce la sua storia turbolenta, i personaggi che
l’hanno vissuta, i cambiamenti del suo utilizzo, le fasi
del restauro e delle scelte dei
materiali, nonché le testimonianze affioranti dagli scavi.
Tutto quello che può promuovere la conoscenza, aiuterebbe a far rivivere questo
ambiente e a valorizzarne
l’apprezzamento. Utilizzando le tecnologie di comunicazione si potrebbero realizzare ricostruzioni tridimensionali in video e potrebbero venire istallate postazioni informatiche e punti internet; insomma un vero e proprio
punto di informazione e un
luogo dove esporre e promuovere cultura al passo con la
modernità.
Le giovani generazioni, come la nostra, inoltre apprezzerebbero sicuramente spazi
dedicati ai loro interessi, come la musica, i fumetti, i giochi, gli sport, l’arte nelle sue
più varie espressioni.
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