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LA FORTEZZA: VIRTU’ CHE SOSTIENE NELLE PROVE DELLA VITA
Sabato 18, al nostro appuntamento mensile con i giovani, abbiamo approfondito la
seconda virtù cardinale: la fortezza. Parola che viene dal latino ‘fortitudo’, di chi ha
forza in sé. Quando entra in gioco questa virtù? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci
dice nel resistere alle tentazioni e nella capacità di testimoniare la fede. Nella sacra
scrittura in tanti modi viene sottolineato che il Signore è la roccia, è la nostra fortezza.
Nel salmo 62 infatti troviamo scritto: “Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa
…”. Ecco che la fortezza è quella virtù che mi serve per affrontare, portare avanti,
sostenere la croce quotidiana. Questa virtù sarebbe servita ai nostri progenitori,
sarebbero così rimasti saldi nella fedeltà a Dio. Poi abbiamo visto invece, come si sia
concretizzata: abbiamo ripercorso le tentazioni di Gesù nel deserto, lo scontro tra
Davide e Golia e la sopportazione di Giobbe. Essi hanno saputo vincere abbattendo il
male riempiti di questo dono, che sicuramente va accresciuto e moltiplicato dalla
preghiera e dalla buona volontà. Ci siamo detti però che la fortezza non è temerarietà,
ma va a braccetto con la prudenza. Inoltre abbiamo visto come essa va sempre unita
alla capacità di sacrificarsi; Seneca diceva: “Per aspera ad astra”, cioè che attraverso
le asperità si arriva alle stelle, agli astri. Ma nulla è difficile per colui che vuole “nihil
difficile volenti”, perché sappiamo che ‘volere è potere’, e di ciò tutti almeno una volta
ne abbiamo fatta esperienza. San Paolo ci dice che “quando sono debole è allora che
sono forte” (2Cor 12,10b), quando mi accorgo della mia povertà, della mia debolezza
e ne divento consapevole è allora proprio in quel momento che sto diventando forte.
E’ bello quindi capire come il prendere coscienza della mia debolezza è l’altra faccia
della medaglia di questa virtù. Quando umilmente ammetto di essere piccolo e debole
è lì che acquisto la forza! Poi ci siamo chiesti: ma allora chi è il forte? E’ colui che
possiede la pazienza, la perseveranza, la magnanimità, l’audacia, la fermezza, la
franchezza e la disposizione a donarsi. La persona paziente, che non molla, che ha un
cuore grande nel donare, che ha coraggio nell’andare avanti sempre, che è decisa, che
è vera e leale, che sa donarsi come martire nel quotidiano: ecco chi possiede la
fortezza! Il papa emerito Benedetto XVI così descrive il martirio della vita quotidiana:
“La testimonianza silenziosa ed eroica di tanti cristiani che vivono il Vangelo senza
compromessi, compiendo il loro dovere e dedicandosi generosamente al servizio dei
poveri”. Maria in presenza della cugina Elisabetta dirà “L’anima mia magnifica il
Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore..”. Ciò contiene una lezione
importante per noi: solo se Dio è grande anche l’uomo è grande, se io mi affido a Dio
come Maria, anch’io divento grande e anch’io posso magnificare il mio Dio per le
grandezze che con me e attraverso di me Lui fa e farà. Con questa consapevolezza
che ci fa perseverare sempre nel bene per raggiungere la santità nostra e degli altri,
siamo scesi in cappella ad adorarLo, poi Santa Messa in Santuario e infine cena tutti
insieme con un ottimo primo cucinato da Paolo, uno dei ragazzi. In presenza anche di
don Fabrizio abbiamo continuato a tavola il tema della fortezza e intercalato risate per
condire la gioiosa serata! Tutto sempre per la maggior gloria di Dio!