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03 marzo 2017 delle ore 20:01
Cartoline da New York/4. Marisa Merz al Met
Breuer conquista e fa riflettere sul lavoro degli
artisti in età avanzata
I grandi italiani, anzi i grandi vecchi italiani,
continuano a brillare come stelle nel cielo di
New York. Stavolta è il turno di Marisa Merz,
91 anni, unica donna dell'Arte Povera,
omaggiata al Met Breuer, ex sede del Whitney
musuem a Uptown. La mostra, dal titolo
accattivante "il cielo è un grande spazio",
organizzata dal Metropolitan insieme all'Hammer
Museum di Los Angeles, raccoglie la vasta
produzione dell'artista torinese dagli anni
Sessata in avanti, con un'ottima scelta di opere,
alcune delle quali non viste, o raramente viste,
in Italia. La sorpresa è soprattutto all'inizio dove
ad accogliere il pubblico sono delle grandi
installazioni pendenti in alluminio (Living
sculptures) che Merz realizzò nella cucina della
sua casa a Torino negli anni Sessanta. Il
percorso prosegue con lavori delicatissimi fatti
in filo di rame, le testine che hanno reso celebre
l'artista, ma poi arriva alle pitture degli ultimi
anni (tra il 2014 e il 2016) che dirottano lo
sguardo del critico e del pubblico su un
immaginario che con fatica si fa risalire a
Marisa Merz. È la parte più debole della mostra,
la sola, da cui forse qualcuno vicino all'artista
dovrebbe metterla in guardia, cosa che sarebbe
consigliabile ad alcuni altri grandi vecchi. E che
non rende giustizia di un lavoro che si espande
su cinquant'anni, costellato di capolavori. La
stampa americana non ha accolto sempre bene
la mostra, a cominciare da Roberta Smith sul
New York Times. E il motivo pare essere nella
presentazione di un percorso non del tutto
omogeneo e all'altezza delle aspettative.
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