versione in pdf

Download Report

Transcript versione in pdf

02 marzo 2017 delle ore 12:12
Cartoline da New York/2. L'arte da appendere al
muro dell'Armory Show, con poche belle
eccezioni
La sera prima dell'apertura dell'Armory Show
è andato in onda il primo discorso di Trump al
congresso. Discorso ecumenico, applaudito
anche da qualche senatore repubblicano e molto
più morbido di quelli fatti in campagna
elettorale. Il giorno dopo Wall Street ha
festeggiato e forse non ci poteva essere lancio
migliore per Armony che ieri ha avuto la sua
preview vip e stampa. Grande folla, grandi
chiacchiere, incontri, fibrillazioni varie ma, a
una prima visita per ora solo al Pier 92 che
raccoglie il moderno e alcune sezioni curate
come Insight e Focus, niente di particolarmente
nuovo sotto il sole. Il titolo potrebbe essere "W
il muro" perché si tratta di un'arte che sta bene
appesa ai muri dei salotti ricchi: quadri,
fotografie, belle cose senz'altro, ma tutto già
abbondantemente visto. La sensazione è un po'
come stare a Bologna in una fiera più lussuosa
e con pezzi più forti, tipo Manolo Valdes, Yayoi
Kusama, De Kooning, ma il mood è quello. Tra
gli stand una grande installazione di Calder
presentata da Mayoral di Barcellona e molte
opere di De Chirico e un bel pezzo di Roberto
Sebastian Matta, più una pregevole serie di
Gordon Matta Clark proposti da Galleria d'Arte
Maggiore di Bologna. Si distingue lo stand di
Richard Saltoun con la proposta "Body as
language" (sopra) curata da Paola Ugolini che
mette insieme il meglio della ricerca femminile
e femminista degli anni '70: due scatti
imperdibili di Francesca Woodman, immagini
di Valie Export e di una raffinatissima Helena
Almeida e poi Renate Bertlmann, foto di
Claudio Abate all'Attico, oltre a celebri serie di
Marina Abramovic e Ulay. E non lo diciamo
perché Paola Ugolini è una firma di Exibart, ma
perché lo stand è veramente bello (a detta di
tutti) e meriterebbe un premio. Oltre questo
tuffo nel passato, non si segnalano grandi novità
pagina 1