Recensioni - Società Italiana di Medicina Narrativa

Download Report

Transcript Recensioni - Società Italiana di Medicina Narrativa

Medicina Narrativa N.1 2011

Recensioni

a cura di O. Bianchini

La vita che torna, scritto da Laura Prete ed edito da Feltrinelli è la storia di una malattia improvvisa che si presenta ad una giovane di appena ventidue anni e di un recupero, lento e duro, fatto di speranza e disillusioni, nell’attesa certa che la “vita ritorni”. È una lettura consigliata per qualunque medico e soprattutto per chi lavora con pazienti che vivono un percorso riabilitativo. Vi è l’accettazione della malattia, dei luoghi in cui si è costretti a vivere (l’ospedale, la rianimazione, il reparto chirurgico, la struttura riabilitativa), la scoperta di come chi è intorno al malato reagisca al suo stato di malessere e del perché si abbia questa difficoltà che, spesso si risolve ingenuamente in una freddezza “professionale”.

“Se nei primissimi giorni del mio ricovero distoglievano gli occhi per non incontrare i miei, non lo facevano per cattiveria o per maleducazione, ma perché non sapevano come consolarmi. Avevo proprio un aspetto pietoso, nessuno avrebbe scommesso sul mio recupero. A ciò si aggiungeva la mia età, che appariva ancora più giovane a causa dei capelli cortissimi: senza ombra di trucco poi dimostravo sedici anni al massimo.” …“Solo due infermiere fin dall’inizio mi guardarono senza imbarazzo e passarono molte ore con la mamma a parlare e a farle coraggio. Allora mi sembravano migliori delle altre ma sbagliavo: tutte erano buone ma loro erano state toccate dal dolore.

Una, Edda, aveva perso un figlio nelle acque di un lago vicino alla clinica e Graziella, l’altra, aveva sofferto perché alla figlia di sedici anni era stata amputata una gamba per tumore. Le vicende di entrambe mi hanno fatto riflettere su quanto il dolore cambi la nostra vita”.

Molto interessante infine è il ritratto che l’autrice fa dei medici, descrivendone diversi tratti ed alcune differenze fra gli uni e gli altri, viste con gli occhi di una paziente che, dal parere del medico probabilmente dipende. È una storia di una sanità che alla fine ha funzionato, che ha incluso “i buoni” e “i cattivi”, nello stesso palcoscenico in cui la protagonista è la scrittrice stessa, paziente, donna. Nulla perde di significato e nulla merita di essere escluso dalla scena, mentre tutto rappresenta una prova da superare.

“Definire brutti o belli i sei mesi trascorsi a Veruno è insufficiente; preferisco dire che ho vissuto molte esperienze forti, interi giorni di disperazione, ma anche momenti così intensi sul piano umano da non poter nemmeno essere immaginati dalle persone “normali” : insegnato a vivere.” a Veruno ho conosciuto persone che, in tutti i sensi, mi hanno nuovamente 99