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4 giugno 1944
di Mario Necci
Era domenica ed in attesa della occupazione alleata, le autorità
misero il coprifuoco alle 17 per dare modo di facilitare la ritirata.
I miei, prima del coprifuoco, ci portarono a prendere un po’ d’aria e
frescura (era già caldo) alla vicina Piazza di S.M.Maggiore e ci
fermammo un attimo davanti al Bar Cottini .
Arrivò una motocicletta tedesca con sidecar e chi la conduceva aveva
la testa bendata lorda di sangue.
Domandò la strada per arrivare alla Cassia.
Alcuni uomini gli dissero di aspettare l’arrivo degli americani e di
arrendersi tanto era ormai inutile la resistenza.
Il tedesco disse di no perché temeva ritorsioni alla sua famiglia in
Germania.
Se ne andarono.
Tornammo a casa e mamma e papà si misero al lavoro per la cena.
Cena?
Se ve lo dico non ci crederesti.
Avevano del grano e lo macinavano con il macinino del caffè,
inutilizzato da tempo.
Poi con una scatola di latta e carbonella accesa fecero cuocere le
focacce non lievitate….
Con Rolando stavamo alla finestra guardando Via dell’Olmata
deserta con un rumore che si poteva palpare…
Sentimmo degli spari e poi ci dissero che un tedesco aveva messo una
mina anticarro in Via Gioberti (angolo Via Napoleone III) e voleva
farla esplodere per danneggiare i binari del tram.
Non ci riuscì’.
Verso le 21 vedemmo una jeep che transitò alla Piazza S.M.Maggiore
ed un signore al piano di sopra ci urlò di stare calmi perché in altri
casi i tedeschi avevano fin to l’arrivo degli americani per poter fare
poi sanguinose rappresaglie.
Ma quando vedemmo che dei preti uscirono da Pontificio Istituto
Orientale e parlare con loro, fummo sicuri che eravamo stati liberati
dall’occupante.
Iniziò l’euforia e ricordo che in Via Napoleone III sfilavano in fila
indiana su entrambi i lati della strada molti soldati in pieno assetto
di guerra ed al centro carri armati e camion pieni di soldati che
gettavano sigarette, caramelle e cioccolata.
Mangiai un tocco di cioccolata: era di un sapore che avevo
dimenticato….