Non di Solo Pane

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Transcript Non di Solo Pane

Non di
solo
PANE
Domenica 26 febbraio 2017
VIII Tempo Ordinario
Anno XIX - n°
Il Calice di Gesù
Il poema
della
quaresima
di don
Luciano Vitton
Mea
Settimanale di preghiera
792
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
www.nondisolopane.it
Febbraio - Marzo 2017
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
Intenzioni mese di Febbraio
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.
Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le
azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il cuore
del tuo Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi
nell’Eucaristia per la salvezza del mondo.
Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida
e la mia forza oggi, affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Per quanti sono nella prova, soprattutto i poveri, i
profughi e gli emarginati, perché trovino accoglienza
e conforto nelle nostre comunità.
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
Intenzione dei vescovi
per la salvezza di tutti gli uomini,
Perché i laici, formati all’insegnamento del Vangelo
e del Magistero, sappiano mettersi al servizio della
società.
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ VIII Tempo Ordinario ­ pagina 2
VIII Settimana Tempo Ordinario
Se sei timido o ti preoccupi di ciò che gli altri
pensano di te, forse ti sarà utile considerare
che probabilmente anch’essi si preoccupano
di quello che tu pensi di loro. Puoi abbattere i muri
della timidezza dimostrando interesse negli altri.
Il santo del giorno:
San Porfirio
di Gaza
È un santo che ha
legato il suo nome
alla città di Gaza,
luogo tormentato e al
centro delle cronache in questi ultimi
anni ma per il cristianesimo anche culla di
un'importante filone
monastico nei primi
secoli. Porfirio era
nato intorno al 347 in
un'agiata famiglia di
Tessalonica. A 31 anni decise di abbracciare la vita monastica e ritirarsi nel deserto di Scete in Egitto. Da qui, cinque
anni più tardi, raggiunse pellegrino Gerusalemme, dove distribuì tutti i suoi beni ai poveri. Rimasto
molto colpito dal suo
comportamento,
il
Domenica
26
Febbraio
IV Settimana
vescovo di Gerusalemme, lo ordinò sacerdote a 45 anni,
affidandogli la custodia delle reliquie della Santa Croce. Tre
anni dopo, alla morte
del vescovo Eneo, fu
chiamato a succedergli a Gaza, dove guidò per 25 anni questa
piccola
comunità.
Morì il 26 febbraio
420.
Brano Evangelico: Mt 6,24­34
Agisci
Accoglierò, come
invito di Dio, le
proposte che
ci
saranno fatte in
parrocchia per la
prossima Quaresima.
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà
l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico:
per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche
per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo
e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mie­
tono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non con­
tate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere
un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come
crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che ne­
anche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio
veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non
farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che
cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste
cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete biso­
gno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saran­
no date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani
avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Contemplo: Non affannarti
per il domani
(cfMt 6,34)
Gesù assimila coloro che si preoccupano del domani ai pagani (cf
Mt 6,32), cioè quanti non sanno
che hanno un Padre che provvede
ai loro bisogni. Questo non signi-
fica che non dobbiamo lavorare o
essere previdenti, significa invece credere che, al di là del nostro
giusto impegno, siamo nelle mani
di Dio, che ci donerà, con la sua
grazia, tutto quanto ci è necessario per vivere.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 3
Meditazione del Meditazione
giorno
del giorno
Meditiamo la Parola
La parola
più bella
La cospirazione
di Dio
Se è Dio che apparecchia
di Jose Tolentino Mendoca
di Jose Tolentino Mendoca
Mi hanno raccontato che
quando il cardinale JeanMarie Lustiger, arcivescovo
di Parigi, fu creato membro dell'Académie
Française, gli chiesero quale fosse per lui
la parola francese più bella. Lustiger, ebreo per parte di madre come di padre, e
convertito al cristianesimo, rispose: «Per
me, la parola francese più bella è
"alleluia"». Chiaramente era una sorta di
scherzo, dato che "alleluia" non è, propriamente, parola francese ma ebraica. Il che
non toglie che il cardinale non avesse ragione, e che "alleluia" non sia effettivamente la più bella parola in qualsiasi lingua. "Alleluia" è la leva che apre a un mondo nuovo, mettendo in scacco l'apparente
irreversibilità della vita, sfatalizzando la
storia, inaugurando una breccia che ci permette di guardare alla realtà con una chiave nuova. La parola "alleluia" non è solo
una parola singolare: è la più bella delle
parole. Pronunciarla, come noi cristiani
facciamo, è assumersi la responsabilità del
suo significato, indissociabile dalla più
grande delle pretese della nostra fede: che
ci fu un uomo che risuscitò, un uomo figlio
di Dio, e che quell'evento è oggi il motore
trasformante del mondo. Colui che si trovava inchiodato su una croce è vivo, e riscatta il nostro corpo segnato dalla carenza affidandoci incessantemente alla pienezza di Dio.
Preghiera
di Fiorella Elmetti
Emanuele Fasano, un giovane pianista di
vent’anni, è stato chiamato ad esibirsi come
ospite al Festival di Sanremo con una sua composizione. Colpisce il titolo “Non so come
mai“, dolce e pulito come lui, ma colpisce anche la storia che precede questo brano. Infatti, racconta la presentatrice, Emanuele il 23
dicembre 2016 va alla stazione di Milano per
recarsi a Roma col treno, che è in ritardo. Che
fare nel frattempo? Emanuele volta lo sguardo
attorno a lui, vede un pianoforte e senza esitare incomincia a suonarlo. Subito si forma un
capannello di gente attorno a lui e da ciò che
sta accadendo viene colpito un regista che riprende l’evento e lo posta su un social
network. Da cosa nasce cosa e il giovane viene
chiamato da una casa editrice a stilare un contratto, perché la sua musica attira e interessa.
La presentatrice rivolge una sola domanda ad
Emanuele entrato nel frattempo sul palcoscenico e dice: “Tu dici che credi nel destino, ma
nel destino apparecchiato da Dio. Cosa vuol
dire?”. La risposta di Emanuele arriva con semplicità e prontezza: “Vuol dire che le cose te
le devi prendere, però dall’alto Dio ti dà sempre una mano”. Ecco, il fatto mi riporta il
richiamo del Vangelo “non preoccupatevi”…
Certo, se è Dio che apparecchia, il regno di
Dio viene senz’altro.
Fa, o Signore, che le nostre attenzioni
siano sempre più rivolte alla gloria
eterna, anziché alle effimere ed inutili ricchezze terrene.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ VIII Tempo Ordinario ­ pagina 4
VIII Settimana Tempo Ordinario
Se ti capita di pensare che sei solo,
che nessuno ti vede o che a nessuno importa di te,
ricordati che Dio ti vede,
ti comprende e può aiutarti.
Il santo del giorno:
San
Gabriele
dell'Addolorata
Francesco Possenti
nacque ad Assisi nel
1838. Perse la madre
a quattro anni. Seguì
il padre, governatore dello Stato pontificio, e i fratelli nei
frequenti
sposta-
Agisci
Non rinunciamo a noi
stessi quando, nella
nostra anima, cediamo il passo all’amore
di Dio, che viene a
noi.
menti. Si stabilirono,
poi, a Spoleto, dove
Francesco frequentò
i Fratelli delle scuole
cristiane e i Gesuiti.
A 18 anni entrò nel
noviziato dei Passionisti prendendo il
nome di Gabriele
dell'Addolorata. Morì
nel 1862, 24enne, a
Isola del Gran Sasso,
Lunedì
27
Febbraio
IV Settimana
avendo ricevuto solo
gli ordini minori. È lì
venerato, nel santuario che porta il suo
nome, meta di pellegrinaggi, soprattutto
giovanili.
È santo dal 1920,
copatrono dell'Azione cattolica e patrono dell'Abruzzo.
Brano Evangelico: Mc 10,17­27
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi
in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare
per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno
è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non
commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non froda­
re, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste co­
se le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e
gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e
avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle
parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguar­
do attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno
ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a que­
ste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di
Dio! É più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi
mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli
uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Contemplo: Allontànati
dall'ingiustizia (Sir 17,26)
Se vuoi allontanarti dalla via del
peccato e metterti in quella della
virtù, rimani raccolto dentro di te
e allontanati dai pas­satempi e
dalle vanità. Prega il Signore per­
ché ti dia la forza di mettere in
pratica i suoi insegnamenti senza
finzione: la tua condotta corri­
sponda a quanto vivi nel tuo cuo­
re. Affidati al Signore se ti senti
attratto dalle cose vane, ed egli ti
aiuterà a scegliere la via del bene.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 5
MeditazioneMeditazione
del giorno del giorno
Meditiamo la Parola
Uno specchi
trasparente
La cospirazione
di Dio
Su polverose strade
di don Luciano Vitton Mea
di Jose Tolentino Mendoca
Chi salirà il monte del Signore, chi
starà nel suo luogo santo? Chi ha
mani innocenti e cuore puro
Una delle condizioni per salire il monte del
Signore, per varcare le soglie del suo tempio santo è avere mani innocenti e cuore
puro. E’ un’anticipazione velata della beatitudine proclamata da Gesù : “Beati i puri
di cuore perché vedranno Dio”. La purezza
di cui parla il salmista e in seguito Gesù
non può essere ridotta ad un singolo atto
ne tanto meno letta alla luce esclusiva del
sesto comandamento. Si tratta piuttosto di
una dimensione interiore, di uno sguardo
trasparente che sa andare oltre la mera
superficialità, l’estetica perfezione di un
corpo, per cogliere la presenza arcana di
Dio in ogni singola creatura, la bellezza del
cuore, la limpidezza dei sentimenti. Il cuore puro è un lago alpino dove l’acqua fresca e trasparente diventa uno specchio dove il volto viene riflesso senza maschere,
trucchi, creme o ciprie di vario genere. Un
volto pulito, con qualche ruga, ma pulito.
Un cuore così diventa uno spazio aperto,
dove l’innocenza, scevra da ogni forma di
moralismo, accoglie Dio e gli uomini con
sincerità, senza ipocrisia, nella libertà dei
figli e non nei sotterfugi dei servi. La purezza non è un bicchiere pieno destinato a
svuotarsi ad ogni piccolo intoppo, ma un
calice da riempire ai rigagnoli che scorrono
tra i dirupi del cuore; non si perde ma si
conquista giorno dopo giorno nella fatica di
una continua e salutare purificazione.
di Don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Di fronte a Gesù cadono le nostre certezze,
le cose di sempre, buone o cattive che siano;
con Lui cambiano le gerarchie dei valori, le
priorità dettate dagli usi e dai costumi degli
uomini. Così il tale del Vangelo si trova
spiazzato, messo con le spalle al muro, costretto a tornare a mani vuote verso casa
sua, ricca di troppi beni. Difficilmente coloro
che sono ricchi di “se stessi”, avvolti in tiepide coperte tessute con rigide certezze, adornati da vistosi monili fabbricati da mani
d’uomo, riescono a seguire Gesù, a raggiungere la pienezza di una vita basata su un
conto in perdita. Dio ci chiama, ci invita a
lasciare la quiete del porto, ci conduce sulle
polverose strade dove l’uomo giace esamine,
ad un crocicchio lontano dove un povero tende la sua mano. Ancora oggi l‘affascinante
Parola che vince il lento logorio del tempo ci
invita a vendere quello che abbiamo e quello
che siamo per acquistare un tesoro che non
ci verrà tolto.
Preghiera
Oggi, con l’apostolo Pietro, mi rivolgo al Signore
Gesù dicendo: “Signore, da chi andremo, tu solo
hai parole che danno la vita.” E ripeto con San
Francesco: “O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda.
Dammi, Signore, senno e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen”
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ VIII Tempo Ordinario ­ pagina 6
VIII Settimana Tempo Ordinario
Sii di larghe vedute, ma non aver paura
di porre dei limiti quando si tratta
di convinzioni morali. Sapere in cosa si crede
ed essere fermi al riguardo è un segno di forza,
non di debolezza.
Il Santo del giorno:
Beato Daniele Alessio Brottier
Daniele Alessio Brottier è ricordato per il
suo impegno nella
missione, nell'apostolato tra i militari e
per l'aiuto agli orfani.
Nato nel 1876 a La
Ferté-Saint Cyr, diocesi di Blois, in Francia, entrò in Seminario nel 1890 e divenne prete a 23 anni
Agisci
Riempirò il mio cuore con l’amore per il
Signore aiutando fino in fondo una persona bisognosa.
nel 1899. Nel 1902
entrò come novizio
nella congregazione
dello Spirito Santo ad
Orly, l'anno seguente
emise i voti religiosi
e partì quasi subito
per il Senegal, allora
colonia francese , ma
rientrò dopo soli tre
anni per motivi di
salute. Ripresosi tornò nuovamente nel
paese africano, ma i
problemi di salute lo
costrinsero a tornare
Martedì
28
Febbraio
IV Settimana
definitivamente
in
patria.
Allora,
in
Francia, fondò l'opera
«Souvenir Africain»,
allo scopo di costruire la cattedrale di
Dakar.
Cappellano
militare nella Prima
Guerra
mondiale,
fondò l'Unione nazionale combattenti e
l'Opera degli orfani
apprendisti. Morì nel
1936. È stato beatificato da Giovanni Paolo II nel 1984.
Brano Evangelico: Mc 10,28­31
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti ab­
biamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è
nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o
padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che
non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e
sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel
futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ulti­
mi i primi».
Contemplo: Gli ultimi saran-
no primi (Mc 10,31)
Lasciare tutto per seguire Gesù
significa lasciare il nostro or­
goglio, i nostri egoismi, le maniere
dure di chi vuole imporsi a tutti i
costi. Questo può farci apparire
umili, dimessi, quasi «gli ultimi»
di questo mondo. Non dobbiamo
temere: la parola di Gesù ci assi­
cura che se anche fossimo «gli ul­
timi» nella considerazione della
gente, saremmo comunque «i pri­
mi» nel cuore di Dio, poiché egli
ama gli umili e i puri di cuore.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 7
MeditazioneMeditazione
del giorno del giorno
La mia casa
La cospirazione
di Dio
di don Luciano Vitton Mea
di Jose Tolentino Mendoca
La mia casa è sotto quel dirupo, ai margini di un fitto bosco; quattro assi, un piccolo fuoco, un misero giaciglio. Un giorno sei passato sul tortuoso sentiero che conduce alla mia casa e
vedendomi mia hai detto: “Voglio venire a
vivere con te!” Sbigottito ti ho risposto:
“Perchè proprio con me? Poco oltre c’è un
bellissimo rifugio: li troverai ristoro e un
po’ di comodità; appena più in basso c’ è
una graziosa villetta piena di fiori: li sentirai il profumo di mille fragranze e il dolce
ronzare delle api. Perché ti vuoi fermare
qui, ai margini di questo bosco?” Mi hai
guardato con infinita dolcezza e prendendomi per mano mi hai sussurrato: “I rifugi
hanno delle fondamenta, si sorreggono da
soli; le ville hanno un padrone, non cadranno! Ma la tua casa senza un puntello
cede, senza una luce resta avvolta nelle
tenebre. Mi fermo qui, nel tuo disordine,
tra queste mura sporche di caligine, tra
questi abiti che odorano di una banale quotidianità. Da allora Tu sei sempre stato con
me, la nostra casa è diventa la casa di tante persone sole che non sapevano dove andare, senza un tetto e un affetto da condividere. Adesso che sono lontano da quella
casa, mi sento solo e inutile. Signore, ti
prego, passa ancora sul mio sentiero, prendimi ancora con Te.
don Luciano Vitton Mea
Meditiamo la Parola
Là, in fondo...
Don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i
primi.
Strana logica, paradossale gioco che invano
cerchiamo di capire. È inutile negarlo: a noi
uomini piacciono i primi posti, affascina la
scranna posta sui piedestalli. Là danza il successo, sfilano le maschere della vanità, troviamo un posto sicuro che nessuno sembra
toglierci. Poi si spengono i riflettori e prende
corpo la realtà, rimane solo il vocio di una
periferia che ci rende tutti uguali. Lì scorre
la vita, incontri le miserie, trovi le vene di
una storia scritta con la piuma della quotidianità. Lì incontri il volto di una madre, il
sorriso dei bambini, il bacio di una donna.
Nella polvere della periferia, non tra le ciprie, trovi il rantolo del moribondo, la solitudine di un anziano, la nausea di un malato.
Là, infondo, lontano dal palcoscenico, dal
palazzo dei primi, c’è una piccola stella che
indica la divina presenta. È una semplice capanna, un rifugio per animali, una grotta: si
Preghiera
Rendi, o Signore, la nostra mente libera dai
dubbi e dalle perplessità, e aiutaci a capire
che la vera gioia consiste nel seguire Te
con cuore libero.
respira aria di casa, si incontrano volti famigliari, c’è un Dio che si è fatto piccino, piccino. È la mia casa, il centuplo, la vita eterna.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ VIII Tempo Ordinario ­ pagina 8
Tempo di Quaresima
Mercoledì delle ceneri
Qualcuno ci vede bene da vicino: vive solo per il
presente. Altri ci vedono bene da lontano perché
guardano al domani.
Mercoledì
01
Marzo
IV Settimana
Brano Evangelico: Mt 6,1­6.16­18
Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro
ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cie­
li. Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli
ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la
tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che
amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti
dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quan­
do preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il
Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete
aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini
che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece,
quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu di­
giuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ri­
compenserà.
Sant'Albino di Angers
Agisci
Il Signore perdona i
peccati di chi ha
compassione del fratello “la carità copre
una moltitudine di
peccati”.
Medita la parola di Fiorella Elmetti
Il cristiano è chiamato a tornare a Dio
Siamo all’inizio di una nuova Quaresima, un tempo in cui la Chiesa ci
propone di praticare l’elemosina, la preghiera e il digiuno. E il vangelo
ci suggerisce di non farlo in modo ostentato, “come fanno gli ipocriti”
ma “nel segreto“. A Dio non piacciono, infatti, coloro che si nascondo­
no dietro le maschere, ma ama chi si mostra all’altro con schiettezza e, a
partire dal dono della Parola, vede che l’altro è un dono. È in questa
prospettiva che Papa Francesco ci ha regalato il suo messaggio per la
Quaresima, partendo dal racconto del ricco epulone e del povero Lazza­
ro. Egli infatti scrive: “…il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con
tutto il cuore», per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere
nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbando­
na mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro
ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono…
La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitu­
dine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso
ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita”. Buona Quare­
sima a tutti, “Preghiamo gli uni per gli altri affinché, partecipi della vit­
toria di Cristo, sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero.
Allora potremo vivere e testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua“.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ VIII Tempo Ordinario ­ pagina 9
Il Vangelo della domenica
Il poema della quaresima
di David Maria Turoldo
Mi sembra di essere entrato in
un mare di profondità senza
misura, e di bellezza compatta e inesauribile. Mi riferisco
al poema della Quaresima che
la Chiesa comincia a di­
spiegare quotidianamente
nella sua liturgia, straripando
poi nel tempo di Passione,
per finire con la grande settimana in cui «tutto avrà compimento»; con la settimana
che riprenderà la prima epoca
del mondo e dalla quale uscirà una «nuova creazione».
Settimana che sarà paradigma
ed emblema per ogni tempo
dell'anno: perché dopo, ogni
domenica sarà sempre Pasqua; e ogni lunedì sarà un
lunedì santo, in cui Dio per
mezzo del Verbo continua «a
creare tutti questi beni e li
santifica, dà loro la vita, li
benedice per farcene dono»;
e ogni martedì sarà appunto
un martedì santo; così per
tutti gli altri giorni. Una settimana e un tempo che sarà il
cardine del mondo anche fisico. Perché, secondo la liturgi-
a, non è l'uomo che rotea intorno ai cieli, alle costellazioni; è il sole e sono le costellazioni e i cieli che roteano intorno all'uomo.
Del resto, l'Uomo, il protagonista di questo poema, è Cristo, il Verbo per il quale
«tutto è stato creato e niente
di quanto esiste può esistere
senza di lui» (Gv 1,3). Si tratta dunque di un poema cui
veramente «ha posto mano e
cielo e terra».
Anche a prescindere da ogni
altro tempo liturgico (ciò non
è possibile perché tutto nella
liturgia è unitario e compat­
to, e la preghiera è sempre
un fatto totale, e il sacrificio
è sempre uno e ogni tempo è
tempo sacro), anche a prescindere, per ipotesi, e isolare la Quaresima, essa si presenta come un poema finito,
completo, come un cerchio di
perfezione i cui confini sono
la morte e la vita del mondo
intero, dell'uomo singolo e di
tutta l'umanità, della natura
e della sopranatura, del tem-
po e dell'eterno.
Il ciclo prende l'avvio da una
cospersione di cenere che ti
cala sul capo ricordando che
tu, uomo, chiunque tu sia, sei
polvere e che in polvere ritornerai; e finisce con un grido
di vittoria, inaudito prima
dell'avventura del Cristo:
«Perché cercate tra i morti
Colui che vive? Gesù, l'UomoDio, è risorto e vi precede
sulle vostre stesse strade» (cf. Le 24,5-6); cioè finisce con il trionfo della vita
sulla morte, con la frontiera
della morte spezzata, spostato oltre la tomba il confine
della vita. Nessuno vuole morire; perché siamo nati per la
vita e non per la morte. Così
la stessa morte è assorbita in
vittoria, cioè la morte stessa
cambia volto e essenza.
Preghiera
“Liberami o Signore Gesù Cristo,
con al forza ardente del tuo soave
amore, dai vincoli che mi legano
alle cose di quaggiù. Possa io
morire per amore del tuo amore,
come tu, per amore del mio amore, ti sei degnato di morire sulla
croce”.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 10
(San Tommaso D’Aquino)
Tempo di Quaresima
Se ci imponiamo di compiere
un atto di gentilezza al giorno, per piccolo
o insignificante che ci possa sembrare,
ne vedremo a lungo i risultati positivi.
Il Santo del giorno:
Santa Angela
de la Cruz
Farsi povero con il
povero per portarlo
a Cristo" era il motto di santa Angela
de la Cruz e della
congregazione da lei
fondata, le Sorelle
della
Compagnia
della Croce. Nata a
Siviglia nel 1846 come Maria de los Angeles Guerrero Gonzales, a 12 anni iniziò a lavorare in un
calzaturificio
per
aiutare la famiglia.
Passava molto tempo in preghiera e un
giorno, durante le
orazioni, vide Cristo
in croce e un'altra
croce vuota. Capì
che era la sua. Cercò allora di seguire
la vocazione entrando nella Carmelitane. Ma abbandonò
presto per ragioni di
salute. Tornata a
casa, iniziò un diario, nel quale cominciò ad abbozzare
la fisionomia della
Giovedì
02
Marzo
IV Settimana
nuova congregazione dedita alla carità, soprattutto verso gli infermi. Essa
nacque nel 1875 e
venne
approvata
dalla Santa Sede nel
1904. La "madre dei
poveri", così Madre
Angela era nota a
Siviglia, si spense a
86 anni, il 2 marzo
1932. Giovanni Paolo II l'ha beatificata
a Siviglia nel 1982 e
canonizzata a Madrid nel 2003.
Agisci
La “perdita del senso del peccato” è lo
smarrimento “della
sensibilità e della
capacità” di individuare “i fermenti di
morte che sono contenuti nel peccato,
nei mille volti sotto i
quali esso si presenta”.
Brano Evangelico: Lc 9, 22­25
«Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprova­
to dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser mes­
so a morte e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la
sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria
vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salve­
rà. Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si
perde o rovina se stesso?».
Contemplo: Rinnega te stes-
so (cf Lc 9,23)
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso,
prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23). Le
esigenti parole di Gesù non vogliono che odiamo noi stessi,
ma che poniamo lui al di sopra
dei nostri piccoli desideri terreni. Ogni cosa davanti a Dio
diventa piccola e relativa: se
vogliamo seguirlo, occorre che
sia lui per noi la realtà più importante.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 11
MeditazioneMeditazione
del giorno del giorno
Un’offertadi
che
ci viene fatta
La cospirazione
Dio
di André Louf
di Jose Tolentino Mendoca
La Quaresima non è altro che
un’offerta che ci viene fatta.
Non ci impone, non forza, si limita a invitare. E’ una semplice possibilità, a disposizione di coloro che vogliono coglierla. E’ il
modo in cui Dio agisce sempre con noi:
senza costringere, senza sforzare invitando, stimolando anzi la nostra libertà e
l’adesione amorosa. Senza questo dolce
impulso interiore dello Spirito, senza questa adesione amorosa, la Quaresima con le
sue osservanze può solo farci del male, ostruire in noi le sorgenti della nostra gioia,
mentre, al contrario, tali strumenti ci vengono offerti per liberarle. Un’offerta la si
accetta o la si rifiuta. Un invito lo si accoglie o lo si declina. A rigore, non ci sono
sforzi da fare soprattutto se si ama. Chi
ama presta spontaneamente attenzione
all’inclinazione del cuore, e si lascia gioiosamente attrarre dalla parte del suo amore. Quale meraviglia se questo amore ha
per oggetto lo Spirito stesso di Dio. In questo tempo di Quaresima tutto ci viene offerto senza contropartite, e ci è possibile
fare tutto senza sforzi sovrumani, perché
tutto è grazia: più tempo per la preghiera
e per la meditazione attorno alla Parola,
meno cibi terreni e una maggiore fame di
quello che esce dalla bocca di Dio, uno
spazio più ampio per la preghiera e la solitudine, se davvero lo desideriamo, se siamo pronti ad accettare l’offerta della grazia. Essa ci viene fatta nel segreto invisibile del cuore, là dove il Padre vede, agisce
e senza sosta si dona a noi, se davvero lo
desideriamo.
Meditiamo la Parola
Soffrire per vivere
Fiorella Elmetti
Piccola figlia della croce - Lumezzane
Forse, già lo sapete, ma fa bene ricordare
che quando Gesù ha cominciato a dire che
Egli “doveva soffrire molto, essere riprovato
dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli
scribi, essere messo a morte e risorgere” tra
i suoi discepoli c’è chi si è scandalizzato, a
partire dal buon Pietro, scelto da Gesù come
capo degli apostoli. Infatti, secondo la logica
umana fa scandalo che il Messia debba soffrire o, meglio, che voglia soffrire per amore
nostro. Quell’espressione “Il Figlio dell’uomo
deve soffrire molto” contiene un comando
(deve soffrire) che non viene dall’esterno ma
parte dall’interno del cuore di Gesù, indicandoci che Egli “sceglie” di amarci attraverso
la sofferenza. Ma non credo che Egli intendesse dare priorità alla sofferenza fisica
(quella può essere una variabile), quanto alla
fatica tipica di chi vuole amare e dare senso
alla propria vita. In questa prospettiva, tutti
possiamo “respirare” e tornare a comprendere quanto sia importante che ogni giorno,
(nel segno dell’oggi) facciamo nostra la scelta di Gesù. Ne guadagna la qualità della nostra vita, perché “lasciarsi vivere, significa
vedersi morire” (V. Ghika) .
Preghiera
“Se elevo a te, mio Dio, il mio grido d’amore, non è affatto
per il cielo che ci hai promesso; e non è neppure l’inferno,
con i suoi terrori, che mi fa desistere dal tradirti. Ma io ti
amo, mio Dio, vedendoti inchiodato su questa croce imporporata del tuo sangue. Sono le tue piaghe che amo ed è la
tua morte: ciò che amo è il tuo amore”.
(Santa Teresa D’Avila)
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12
Tempo di Quaresima
Impara ad accompagnare la tua preghiera
con gesti concreti: oggi è il giorno
giusto per iniziare!
Il Santo del giorno:
Santa Cunegonda
Nata nel 978 circa,
figlia del conte Sigfrido di Lussemburgo e di Edvige di Alemagna, Cunegonda
fu data in sposa a
Enrico di Baviera, di
lì a poco eletto imperatore del Sacro
Agisci:
Come gesto di digiuno quaresimale, oggi
mi propongo di compiere atti di sincera
carità:
elemosina,
visita ai malati o anziani, offrire parole
di conforto, salutare
con gioia.
Roman o
Impero.
Condusse con il marito una vita esemplare e, alla morte
di lui, si ritirò benedettina, deponendo
le insegne del potere, nel monastero di
Kaffungen da lei fondato. Morì intorno al
1040. Il culto di san-
Venerdì
03
Marzo
IV Settimana
ta Cunegonda fu approvato da Innocenza III nel 1200. Viene
rappresentata in abiti regali e spesso tiene in mano il modellino del duomo di
Bamberga.
Brano Evangelico: Mt 9,14­15
Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli
dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i
tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro:
«Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto
mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni
quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Contemplo: Pietà
di me, o
Dio (sai 50,3)
Chiedere perdono a Dio è
un'esperienza profonda che
tutti noi facciamo, poiché
tutti sbagliamo in qualche
modo. Dal profondo della nostra angoscia possiamo sempre ricorrere al Signore per-
ché ci ristabilisca nel suo amore e tolga da noi il peso
del rimorso. Il Signore non disprezza un cuore afflitto per
la propria colpa, per questo
ricorriamo a lui con fiducia.
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 13
Meditiamo la Parola
Meditazione del giorno
Il suo Calice
di don Luciano Vitton Mea
Anche i discepoli corrono il rischio di
cadere nella trappola di una logica che cede il
passo al prestigio, al “posto”, al sedere alla
destra o alla sinistra di qualcuno che conta.
Oggi, come allora, dobbiamo stare attenti alle
lusinghe del “comune pensare”. Dietro le pie­
ghe del bene, di una buona azione, di un atto
di generosità si possono nascondere i veleno­
si nidi dell’auto compiacimento, del sentirsi
“apposto”, del plauso della gente che spesso
porta alle stelle ciò che poco dopo fa cadere
miseramente nella polvere. Gesù ci promette
un “calice”, il suo calice. E’ un battesimo che
si consuma nel silenzio, nel bene nascosto,
nella lieve brezza che non si avverte, sul ruvi­
do e nodoso legno della solitudine,
dell’incomprensione, del perdersi per amore e
nella pura gratuità. Un calice che solo i pic­
coli e gli umili possono bere, un banchetto da
qui sono esclusi tutti grandi e i prepotenti di
questo mondo.
Preghiera
“Accogli Signore la mia totale libertà.
Ricevi la memoria, l’intelligenza e la volontà. Quanto ho e possiedo mi è stato
donato da te. A te lo riconsegno, a te lo
affido. Guidami secondo la tua volontà.
Regalami soltanto l’amore a te, Signore.
Questo mi basta. Non ti chiedo altro.”
Lo Sposo era lì, con loro
S. E. Mons. Luigi Negri
Il profetismo cristiano è una lotta radicale contro
una riduzione formalistica e tecnica della vita di
fede. Esso annuncia i diritti assoluti di Dio sulla
vita dell'uomo e individua nella carità l'autentica
certezza di una vita veramente cristiana. La carità implica la gratuità, la capacità di coinvolgimento esistenziale con la persona singola, con i
suoi problemi, con le sue incertezze, con le sue
difficoltà, con le sue povertà. E questa la strada
della vita della fede. Questa è anche la straordinaria fecondità che viene promessa e di cui viene
fatta esperienza. La vita cristiana è proprio partire continuamente dal Signore, vivere la vita in
nome suo, attraverso l'esperienza della carità, per
ritrovare ogni giorno, in ogni istante, sempre più
profondamente e sempre più realmente, il rapporto personale con Dio, l'affezione personale a
Cristo. In tal modo, la nostra vita quotidiana, nella varietà delle circostanze in cui viviamo, delle
situazioni, delle grandezze o delle povertà, delle
gioie e dei dolori, ci fa camminare facendoci avvertire, in particolar modo nella preghiera, la risposta che ci pacifica. Ecco la vita cristiana in cui
l’ “eccomi" di Dio si fa presente in ogni circostanza. Ecco il bene, che consiste nel cercare Cristo e
affermare che la nostra vita è per Lui e con Lui.
Questa è la gioia della vita, è una gioia che non
può mai essere né ridotta né tanto meno dimenticata. Per questo i discepoli, dice il Signore, non
potevano non essere lieti perché lo Sposo era lì
con loro. Per questo i cristiani non possono non
essere lieti, perché il Signore è sempre con loro
ed è questa permanente presenza del Signore che
rende umana l'esistenza anche nei suoi momenti
dolorosi.
(Sant’Ignazio di Loyola)
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 14
Tempo di Quaresima
Gesù è capace di cambiare il nostro cuore. Se cambia
il cuore, cambiano anche i nostri pensieri, le nostre
azioni, le nostre scelte. Gesù ti invita: "Seguimi!" Lo
fa anche oggi, per te, per tutti. Sai rispondergli "Sì"?
Oggi, adesso, per me, per tutti: basta dirgli di si!
Sabato
04
Marzo
IV Settimana
Il santo del giorno:
na al giovane Casimi- ne invocato contro le
ro, questi rifiutò. malattie da raffredSan Casimiro
Nacque nel 1458, Trascorse la sua bre- damento e le tenta(morì infatti zioni carnali.
figlio di Casimiro IV, ve vita
Meditiamo la Parola
re di Polonia e Litua- a 25 anni) seguendo PROTETTORE: della
Una barca, il suo posto
nia, e di Elisabetta ideali ascetici e assi- gioventù lituana.
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
d'Asburgo. Fuggì gli stendo suo padre PATRONO: della Liagi e gli onori e alla guida del regno. tuania.
quando nel 1461 gli Fu canonizzato nel NOME: di origine poungheresi deposero il 1521. È raffigurato lacca, significa "che
loro re Mattia Corvi- giovane, in abiti re- porta pace".
no, offrendo la coro- gali, spesso con la
corona deposta. Vie-
Agisci
Brano Evangelico: Lc 5,27­32
Con l’aiuto di Maria,
che per tutta la vita
non ha mai smesso di
pregare il Padre , oggi
dedico più tempo alla
preghiera, certo che
Dio è attento alle mie
suppliche.
Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto
al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Egli, lascian­
do tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande
banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'al­
tra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mor­
moravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e
bevete con i pubblicani e i peccatori?». Gesù rispose: «Non
sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io
non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a conver­
tirsi».
Contemplo : Seguimi (Lc 5,27)
Seduto al banco delle imposte, Levi, l'evangelista Matteo, si sent e chiamare:
«Seguimi!». Matteo, lasciando
tutto, lo seguì. Il Signore è
vicino anche a noi nelle nostre occupazioni quotidiane e
ci chiama: «Seguimi!», cioè:
«Ascolta la mia voce, seguimi
nella via della bontà e della
mitezza, abbandona ogni orgoglio e ogni male; seguimi
nella via della vita».
Non di solo pane ­ Numero 792 ­ pagina 15
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti,
Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XIX - n. 792
Domenica 26 febbraio 2017
Chiuso il 21/02/2017
Numero copie 1350
Stampato in proprio
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
333/3390059
don Luciano
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
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I Santi del Giorno
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I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
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