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INCORREGGIBILI TESTARDI. È iI cervello
vari schieramenti politici
funzionacosì: ostacol4 finché può, gli
scavalcamenti di campo. Lo ha osservato
"in diretta'' un gruppo di neuroscienziati della University of Southern California
guidati da Jonas Kaplan (v. soffo), sottoponendo a risonanza magnetica funzionaìe 4O persone, di forte orientamento
liberale, mentre leggevano su un moni-
a
su tasse, lavoro, immigrazione, diritti civili, politica
estera, Europ4 banche. Quante probabilità ci sono che, al termine del dibattitq
qualcuno si sia ricreduto sulle proprie
idee? Zero, o girì di lì. Quasi sicuramente, invece, ne usciranno tutti pirì sicuri
che mai di stare dalla parte giusta della
barricata. Ottusi? Fanatici? Ignoranti?
Sarebbe un errore liquidare gli awersari
così. La (scomoda) verità è che cambia-
re opinione è dannatamente difficile,
per chiunque. <A nessuno piace mettere in discussione ciò che pensa, perché
le convinzioni che abbiamo sono parte
integrante della nostra identità: rinnegarle sarebbe un po'come ripudiare noi
stessi>, spiega Nicoletta Cavazza, che in-
all'Università di
Modena e Reggio Emilia.
segna psicologia sociale
che
tor una serie di contro-argomentazioni
mirate a confutare posizioni sulle quali
i partecipanti si erano dichiarati totalmente d'accordo. Per esempiq a quelli
convinti che "gli Stati Uniti dowebbero
ridurre le spese militari", venivano mostrate frasi come "la Russia ha quasi il
doppio delle armi nucleari dell'America''
(il dato è falso, ma ai fini dello studio l'importante era che facesse colpo e, magari,
suscitasse ripensamenti).
Dopo aver letto tutte le obiezioni, i sog-
getti dovevano rivalutare l'asserzione
RESISTEiIZA.
La misura de!!a disponibilità a cambiare idea
su temi politici (e non) nella ricerca della
University of Southern California. Sulle questioni
politiche è più difficile mutare opinione.
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30 | Focus Mazo2017
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OPPOSTI SCHIERAMENII.
A destra, una manifestazione a
sostegno delle unioni civili. Sotto, un
sostenitore e un oppositore di Trump.
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iniziale, esprimendo con un punteggio il
loro grado di approvazione. Lo scarto tra
i due voti, prima e dopo le osservazioni
critiche, sarebbe stata la misura dello
spostamento di opinione. Durante I'esecuzione del test, con la risonanza magnetica funzionale venivano registrati i
flussi sanguigni nell'encefalo.
E emersa, in generale, una scarsa propensione a cambiare idea sulle questioni
politiche (aborto, matrimoni gay, pena
di morte, possesso d'armi...), mentre c'è
maggior flessibilità a rawedersi su credenze di carattere generale, come "Thomas Edison ha inventato Ia lampadina"
(per insinuare il dubbio sono state utiIizzate frasi tipo "quasi 7O anni prima di
Edison, Humphrey Daly presentò alla
Royal Society il funzionamento di una
lampada elettrica").
<Se la tematica non impatta sul proprio
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sistema di valori si è liberi di modificare
parere in proposito, senza pagarne Ie ripercussioni morali>, commenta Cavazza. <Se invece si discute di politica (o di
qualsiasi argomento abbia un significato
rilevante per la propria vita, come l'alimentazione per un vegano o la religione
per un credente), lhtteggiamento cambia: la contestazione è percepita come
un attacco personale, una minaccia alla
propria integrità. Che va difesa>.
Senza che ce ne rendiamo conto, dentro
vera e propria antenna di stati d'animo
come Ia paura, l'ansia, lo stress; e l'insuIa, porzione localizzata in profondità nel
cervello, che traduce i segnali del corpo'
in sensazioni emotive. Maggiore era Ia
risposta dei neuroni in queste aree, pirì i
partecipanti erano riluttanti a cambiare
vedute politiche. È co.ne se nel cervello
suonasse la sirena di "pericolo imminente", l'allarme che fa alzare le barriere.
Ia testa si scatena un pandemonio. Come
spiega Ia ricerca pubblicata stt Scientific
cia a faccia" politico la predisposizione
all'ascolto è minima. L'imperativo psicologico è parare il colpo, e rilanciare
Reports, di fronte ai tentativi di dissuasione politica, nei partecipanti si attivava un circuito chiamato "default mode
network" che presiede al senso dell'Io.
Nel contempo, si accendevano le regioni
cerebrali dell'emotività: I'amigdala (cop-
pia di strutture a forma di mandorla),
VOTO Dl PANCIA O Dl TESTA? Nel "fac-
l'offensiva. Ma quanto
è
razionale questo
comportamento? Non sarebbe meglio
valutare con distacco gli stimoli che ci
arrivano dalla corrente opposta?
<Mantenere preferenze politiche stabili,
in realtà, è funzionale sia dal punto di vi-
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sarebbe persuaso ancora di più della ne-
cessità dellhttacco a Saddam Hussein.
È quanto emerso in una serie di espe-
rimenti condotti da Brendan Nyhan
e
Jason Reifler, autorevoli professori di
scienze politiche, che nella pubblicazione su Polifical Behavior hanno battezzato questo effetto "ritorno di fiamma". Piu
provi a smontare Ie bufale, più quelle si
rafforzano in chi ha scelto di crederci.
In un'altra ricerca, apparsa nel 2014 su
Pediatrícs, gli stessi ricercatori hanno
concluso che qualsiasi informazione sui
vaccini venisse fornita ai genitori (tema
caldo di politica sanitaria non solo in
Italia), chi era già scettico persisteva nel
credere alla loro pericolosità. Cioè: non
cè peggior sordo di chi nonvuol sentire.
<La strategia è inefficace, perché anche
i fatti sono filtrati dalla percezione soggettiva>, dice Cav azza.
Il politico che alimenta una fandonia (o
I'elettore che lo appoggia incondiziona-
tamente) non è disposto a fare marcia
indietro. A costo di negare l'evidenza.
Si squalifica la fonte, si contesta I'interpretazione, si ascoltano altre campane.
Ogni scusa è buona per darsi comunque e sempre ragione. È una trappola
cognitiva chiamata "bias (pregiudizio)
di conferma", e ne siamo tutti vittime.
Sappiamo già a chi e cosa credere, e non
facciamo altro che selezionare ciò che
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conferma i nostri preconcetti, ignorando le prove contrarie. Le persone di cui
ci circondiamo, i giornali che leggiamo,
Ie trasmissioni che guardiamo, i partiti
per cui votiamo, persino i post che appaiono su Facebook rispecchiano solo una
porzione della realtà, quella a cui preferiamo aderire (v. Focus n. 29O). Ma così
rischiamo di rinchiuderci dentro bolle, Ie
cosiddette "camere dell'eco", in cui rimbombano le stesse idee, alimentando ulteriormente il pregiudizio di conferma.
LA SQUADRA DEL CUORE. Acomplicare
ulteriormente il confronto con chi è poIiticamente distante concorre un altro
fattore: "lo spirito di squadra". Si tende
acategorizzare gli altri in amici o nemi-
NOI LA PENSIAMO COSì,
Dibattito politico in università. A
guidarci è anche il nostro senso di
appartenenza a una fazione.
tifino dalla stessa parte
o meno. <Il senso di appartenenza a un
partito ci rende prevenuti e non obiettivi>, sostiene Aglioti. <In alcuni esperimenti, i ricercatori hanno chiesto di giudicare una proposta politica a persone di
ci, a seconda che
diversi schieramenti. Se il testo veniva
attribuito a un leader di destra, gli elettori di sinistra lo criticavano e quelli di
destra lo elogiavano, viceversa se il testo
era firmato da un esponente di sinistra>.
Siamo partigiani a prescindere. .Camè faticoso, richiede
tempo e approfondimento, e non possiamo essere esperti di tutto>, osserva Cavazza. <Per questo spesso è pirì semplice
biare idea, d'altronde,
affidarci alle opinioni dei leader.
Se
vale
per loro, vale anche per me>. Si chiama
"approccio euristico" ed è una scorciatoia potente. Ma insidiosa, perché ci
espone al rischio di manipolazione.
C'è speranza, in definitiva, d'intavolare
un dibattito costruttivo sulla politica tra
fazioni diverse? Forse, apatto di scendere
dal piedistallo, mettersi in ascolto e separare le opinioni dai giudizi personali. Le
conversioni sono rare, ma è purvero che
solo gli stolti non cambiano mai idea. €
Daniela Gipolloni