Referendum lanciato da Nenad Stojanović concernente

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Transcript Referendum lanciato da Nenad Stojanović concernente

al Presidente del Comitato Cantonale
al Presidente del Partito Socialista Ticino
Bellinzona, 22 febbraio 2016
Referendum lanciato da Nenad Stojanović concernente la
legge federale sugli stranieri (LStr), modifica del 16
dicembre 2016 (Regolazione dell’immigrazione e
miglioramenti nell’esecuzione degli accordi sulla libera
circolazione ALC), pubblicata nel Foglio federale n° 51 il
28.12.2016.
Care Compagne e cari Compagni,
per regolare l’immigrazione il Parlamento svizzero ha scelto una soluzione che evita di
compromettere gli Accordi bilaterali con l’UE, ma che non è del tutto conforme
allaCostituzione federale (art. 121a). Ciò crea un potenziale problema di fiducia e di legittimità
verso le istituzioni democratiche. Occorre quindi dare la possibilità alle cittadine e ai cittadini
di avere l’ultima parola in una votazione popolare.
Premessa:
Il 9 febbraio 2014 il 50,3% dei votanti ha accettato l’iniziativa popolare «contro
l’immigrazione di massa». Di conseguenza è stato inserito nella Costituzione federale un
articolo (​art. 121a​) che sancisce che «il numero di permessi di dimora per stranieri in Svizzera
è limitato da tetti massimi annuali e contingenti annuali» e ancora il «principio di preferenza
agli Svizzeri». In una ​disposizione transitoria​ si afferma che entro tre anni bisogna attuare
l’art. 121a e che i trattati internazionali che contraddicono l’art. 121a «devono essere
rinegoziati».
Di fatto l’art. 121a è in contraddizione con gli Accordi bilaterali fra la Svizzera e l’Unione
Europea, conclusi nel ​1999​, incluso l’accordo sulla «libera circolazione delle persone». Il
Popolo (il 67,2% dei votanti) e 24 Cantoni su 26 hanno accettato gli Accordi bilaterali I nella
votazione del 21 maggio 2000​. Una solida maggioranza popolare ha successivamente
confermato il principio della libera circolazione nel 2005 (56,0%) e nel 2009 (59,6%).
In seguito al voto del 9 febbraio 2014 il Consiglio federale non è riuscito a rinegoziare con l’UE
l’accordo sulla libera circolazione delle persone. Per l’UE la libera circolazione è infatti uno dei
principi fondamentali e non intende comprometterlo. Un’introduzione unilaterale dei tetti
massimi e/o dei contingenti annuali da parte della Svizzera comporterebbe la rottura
dell’accordo sulla libera circolazione perciò, vista la «clausola ghigliottina», anche di tutti gli
Accordi bilaterali con l’UE. Inoltre, va ricordato che la Costituzione (​art. 5 cpv. 4​) impone alla
Confederazione di rispettare il diritto internazionale, di cui fanno parte anche gli Accordi
bilaterali.
Il 16 dicembre 2016 il Parlamento ha adottato una ​modifica della legge federale sugli stranieri
che cerca di attuare l’art. 121a senza compromettere gli Accordi bilaterali. Tale attuazione non
prevede però né i tetti massimi annuali né i contingenti né il principio di preferenza agli
Svizzeri e quindi non rispetta alla lettera l’art. 121a.
Conseguenze:
Ciò induce diversi cittadini e cittadine a ritenere che il Parlamento abbia violato la
Costituzione e il mandato popolare. Tale conclusione è grave poiché mina la fiducia nelle
istituzioni democratiche.
In una democrazia diretta il mancato rispetto della Costituzione potrebbe essere accettato
solo a condizione che le cittadine e i cittadini, tramite una votazione, lo approvino. Una
decisione del Parlamento non è sufficiente. In gioco vi è infatti non solo la fiducia, ma anche il
principio di legittimità​ delle decisioni politiche.
Non è quindi un referendum contro o in favore della legge​. È un referendum che ha come
scopo di difendere la legittimità delle istituzioni democratiche svizzere, permettendo alle
cittadine e ai cittadini di esprimersi ​democraticamente​ in una votazione popolare.
Tramite questo referendum, il Popolo avrebbe l’occasione di confermare o di invalidare la via
scelta dal Parlamento. In assenza di una tale votazione, il Parlamento continuerà ad essere
accusato di non avere rispettato la volontà popolare. Se il Popolo accetta la legge avremo
maggiore chiarezza e un nuovo mandato popolare. Se la respinge, il Consiglio federale dovrà
cercare di attuare l’art. 121a tramite un’ordinanza, rispettando tuttavia gli Accordi bilaterali.
Qualora si decidesse di non sostenere il referendum si richierebbe di lasciare la strada
spianata ad affermazioni quali «Costituzioni e Popolo sono stati traditi», «la Sinistra non
rispetta la volontà popolare» e via su questa linea. Inoltre, come ben sappiamo, a Lega e UDC
fa molto comodo parlare a nome del popolo senza consultarlo.
Infine, è forse azzardato aspettare il voto sull’iniziativa popolare RASA – che chiede di
cancellare l’art. 121a – e un eventuale controprogetto alla stessa. Anzitutto, perché RASA
richiede la doppia maggioranza, del Popolo e dei Cantoni. Una sconfitta di RASA sarà
ovviamente una vittoria per l’asse Lega-UDC ed è per questo motivo che persino il Presidente
del PSS ha auspicato che il comitato di RASA ritiri la sua iniziativa. È poco verosimile che ci
sarà un controprogetto a RASA perché, per motivi diversi, né l’UDC né i partiti di
centro-destra (PPD, PLR) lo vogliono.
In entrambi gli scenari, che si sostenga o non si sostenga il referendum, vi sono aspetti positivi
e altri negativi. Per questo è opportuno che il Comitato Cantonale si esprima sul referendum e
sui rischi legati alla potenziale delegittimazione delle istituzioni democratiche.
Questione PSS:
La dirigenza del PSS, senza consultare la base, ha deciso di non sostenere il referendum alla
luce del voto del gruppo parlamentare alle Camere federali; ogni sezione gode però di ampia
autonomia.
Richieste:
Il Comitato Cantonale del PS si esprime sul referendum in oggetto. L’eventuale adesione del
PS al referendum non prevede obblighi di alcun tipo nei confronti della riuscita dello stesso,
sebbene rimanga auspicabile.
I firmatari:
Aramis Gianini
Fabrizio Sirica
Giulio Bozzini