Numero 19 - 12 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

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Transcript Numero 19 - 12 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

Messa noiosa o poco curata… che fare? Consigli pratici,
e non, per sopravvivere ad una liturgia soporifera
Anno XXV - n. 19 - Bari, 12 Febbraio 2017 - 6a Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Una prima pagina “semi-seria” in questi giorni “semi-serii”... (Da Cattonerd.it)
Domanda: La liturgia come
nella piazza
d’oro della
Gerusalemme celeste
è una figata. E sarebbe una figata anche la
Messa se la
liturgia
fosse curata e rimandasse alla bellezza della piazza
d’oro. Ma non lo è sempre e ovunque. Cosa fare
quando sembra proprio il contrario? Lo sforzo di
volontà per “immaginarsela” potente non funziona… Risposta: Purtroppo non c’è molto che si
possa fare se la liturgia è poco curata. Le alternative che mi vengono in mente non sono sempre realmente praticabili. Eccone due serie e due un po’
meno: Proposte semiserie. Se il celebrante o i suoi
collaboratori non sono disposti ad accettare interferenze esterne, li si può sempre cogliere di sorpresa,
intonando i canti prima che lo facciano loro o arrivando prima all’ambone per le letture (tanto la
vecchietta che legge di solito ci mette un bel po’
prima di arrivare alla postazione), ma non so quanto questo sarebbe gradito, oltre al fatto che bisogna
essere capaci a fare meglio, in particolare per
quanto riguarda i canti. Certo, una celebrazione in
cui i fedeli si azzuffano per i canti o le letture sarebbe certamente più vivace e interessante, ma non
so se è questo che si intendeva per “curata”! Soluzione alternativa, lasciare che il sonno prenda il sopravvento, come santa Teresina che dopo essersi
fatta tanti sensi di colpa per le volte in cui si abbioccava durante la preghiera serale, un bel giorno
risolse la questione dicendosi che addormentarsi
nelle braccia del Signore durante la preghiera è
fare un po’ come il bambino che si addormenta
nelle braccia della mamma. Però bisogna fare attenzione a non russare. Proposte serie. Soluzione
radicale: si cambia chiesa o si cambia orario della
messa, in modo da trovare un altro celebrante (se
la poca cura della celebrazione dipende da lui).
Non sempre è però sempre possibile, e in più è teologicamente discutibile. Dopotutto il protagonista
(Cristo, non il prete) è lo stesso ovunque, e non
possiamo mettere troppo l’attenzione sulla “coreografia”. Il corpo e il sangue di Cristo sono operativi ugualmente anche se il prete o i suoi collaboratori sono noiosi o sciatti. Si prova a rendersi propositivi nella preparazione della celebrazione, in
modo da esserne almeno un po’ protagonisti. Ci si
mette a disposizione per curare meglio i canti o le
letture. Bisogna vedere però se il celebrante o i
suoi collaboratori sono d’accordo. C’è anche da
dire che andrebbe chiarito, da parte di chi partecipa
alla liturgia, cosa intende per “curata”: significa
formalmente perfetta, con canti impeccabili (magari in latino), paramenti splendenti e arredi luccicanti? Significa coinvolgente ed emozionante, con i
fedeli che ballano e celebrante che fa da star? Significa animata da un coro gospel oppure simil
Gen? Come capita per il celebrante, anche ciascun
fedele ha le proprie preferenze e la propria visione
della celebrazione, e non è facile rendere la medesima gradita a tutti (sempre che sia quello lo scopo
della celebrazione, ovviamente): se si trovano bene
gli anziani non va bene per i giovani. Se piace a
chi ama il silenzio e il raccoglimento non piace a
chi vorrebbe maggiore coinvolgimento e partecipazione. Ciò che vorrebbero i fedeli non lo vuole il
celebrante o viceversa… Insomma, mi sa che la
Gerusalemme celeste e la
sua liturgia
potente
dovremo
aspettare a
godercele
quando sar e m o
lassù.
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L A S PERANZA
Santa Fara n. 19
CRISTIANA :
L A SPERANZA FONTE DEL CONFORTO RECIPROCO
E DELLA PACE (1T S 5,12-22)
UDIENZA DEL SANTO PADRE DEL 8 FEBBRAIO 2017
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Mercoledì scorso abbiamo visto che san Paolo,
nella Prima Lettera ai Tessalonicesi, esorta a rimanere radicati nella speranza della risurrezione (cfr 5,411), con quella bella parola «saremo sempre con il
Signore» (4,17). Nello stesso contesto, l’Apostolo
mostra che la speranza cristiana non ha solo un respiro personale, individuale, ma comunitario, ecclesiale. Tutti noi speriamo; tutti noi abbiamo speranza,
anche comunitariamente.
Per questo, lo sguardo viene subito allargato da
Paolo a tutte le realtà che compongono la comunità
cristiana, chiedendo loro di pregare le une per le altre
e di sostenersi a vicenda. Aiutarci a vicenda. Ma non
solo aiutarci nei bisogni, nei tanti bisogni della vita
quotidiana, ma aiutarci nella speranza, sostenerci
nella speranza. E non è un caso che cominci proprio
facendo riferimento a coloro ai quali è affidata la responsabilità e la guida pastorale. Sono i primi ad essere chiamati ad alimentare la speranza, e questo non
perché siano migliori degli altri, ma in forza di un
ministero divino che va ben al di là delle loro forze.
Per tale motivo, hanno quanto mai bisogno del rispetto, della comprensione e del supporto benevolo
di tutti quanti.
L’attenzione poi viene posta sui fratelli che rischiano maggiormente di perdere la speranza, di cadere nella disperazione. Noi sempre abbiamo notizie
di gente che cade nella disperazione e fa cose brutte… La disperazione li porta a tante cose brutte. Il riferimento è a chi è scoraggiato, a chi è debole, a chi
si sente abbattuto dal peso della vita e delle proprie
colpe e non riesce più a sollevarsi. In questi casi, la
vicinanza e il calore di tutta la Chiesa devono farsi
ancora più intensi e amorevoli, e devono assumere la
forma squisita della compassione, che non è avere
compatimento: la compassione è patire con l’altro,
soffrire con l’altro, avvicinarmi a chi soffre; una parola, una carezza, ma che venga dal cuore; questa è
la compassione. Per chi ha bisogno del conforto e
della consolazione. Questo è quanto mai importante:
la speranza cristiana non può fare a meno della carità
genuina e concreta. Lo stesso Apostolo delle genti,
nella Lettera ai Romani, afferma con il cuore in
mano: «Noi, che siamo i forti – che abbiamo la fede,
la speranza, o non abbiamo tante difficoltà – abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza
compiacere noi stessi» (15,1). Portare, portare le debolezze altrui. Questa testimonianza poi non rimane
chiusa dentro i confini della comunità cristiana: risuona in tutto il suo vigore anche al di fuori, nel contesto sociale e civile, come appello a non creare muri
ma ponti, a non ricambiare il male col male, a vince-
re il male con il bene,
l’offesa con il perdono
– il cristiano mai può
dire: me la pagherai!,
mai; questo non è un
gesto cristiano; l’offesa
si vince con il perdono
–, a vivere in pace con
tutti. Questa è la Chiesa! E questo è ciò che
opera la speranza cristiana, quando assume i lineamenti forti e al tempo
stesso teneri dell’amore. L’amore è forte e tenero. E’
bello.
Si comprende allora che non si impara a sperare
da soli. Nessuno impara a sperare da solo. Non è possibile. La speranza, per alimentarsi, ha bisogno necessariamente di un “corpo”, nel quale le varie
membra si sostengono e si ravvivano a vicenda. Questo allora vuol dire che, se speriamo, è perché tanti
nostri fratelli e sorelle ci hanno insegnato a sperare e
hanno tenuto viva la nostra speranza. E tra questi, si
distinguono i piccoli, i poveri, i semplici, gli emarginati. Sì, perché non conosce la speranza chi si chiude
nel proprio benessere: spera soltanto nel suo benessere e questo non è speranza: è sicurezza relativa; non
conosce la speranza chi si chiude nel proprio appagamento, chi si sente sempre a posto… A sperare sono
invece coloro che sperimentano ogni giorno la prova,
la precarietà e il proprio limite. Sono questi nostri
fratelli a darci la testimonianza più bella, più forte,
perché rimangono fermi nell’affidamento al Signore,
sapendo che, al di là della tristezza, dell’oppressione
e della ineluttabilità della morte, l’ultima parola sarà
la sua, e sarà una parola di misericordia, di vita e di
pace. Chi spera, spera di sentire un giorno questa parola: “Vieni, vieni da me, fratello; vieni, vieni da me,
sorella, per tutta l’eternità”.
Cari amici, se — come abbiamo detto — la dimora naturale della speranza è un “corpo” solidale, nel
caso della speranza cristiana questo corpo è la Chiesa, mentre il soffio vitale, l’anima di questa speranza
è lo Spirito Santo. Senza lo Spirito Santo non si può
avere speranza. Ecco allora perché l’Apostolo Paolo
ci invita alla fine a invocarlo continuamente. Se non
è facile credere, tanto meno lo è sperare. E’ più difficile sperare che credere, è più difficile. Ma quando lo
Spirito Santo abita nei nostri cuori, è Lui a farci capire che non dobbiamo temere, che il Signore è vicino
e si prende cura di noi; ed è Lui a modellare le nostre
comunità, in una perenne Pentecoste, come segni
vivi di speranza per la famiglia umana. Grazie.
12 Febbraio 2017
LO
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SCOPO DELLA LEGGE È FAR FIORIRE L ’ UOMO
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà
quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel
regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere
sottoposto al giudizio. Avete inteso che fu detto:
“Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico:
chiunque guarda una donna per desiderarla, ha
già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non
giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i
tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no,
no”; il di più viene dal Maligno».Mt 5, 2022a.27-28.33-34a.37
Un altro dei Vangeli ‘impossibilì: se ognuno che
dà del matto o dello stupido a un fratello in un impeto d’ira, fosse trascinato in tribunale o finisse all’inferno, non avremmo più un uomo a piede libero sulla terra e, nei cieli, Dio tutto solo a intristire
nel suo paradiso vuoto. Gesù stesso sembra contraddirsi: afferma l’inviolabilità della legge fin nei
minimi dettagli e trasgredisce la norma più grande,
il riposo del sabato. Ma ogni sua parola converge
verso un obiettivo: far emergere l’anima segreta,
andare al cuore della norma.
Il Vangelo non è un manuale di istruzioni, con
tutte le regole già pronte per l’uso, già definite e da
applicare. Il Vangelo è maestro di umanità, non ci
permette di non pensare con la nostra testa, convoca la nostra coscienza e la responsabilità del nostro
agire, da non delegare a nessun legislatore. Allora
cerco di leggere più in profondità e vedo che Gesù
porta a compimento la legge lungo due linee: la
linea del cuore e la linea della persona. - La linea
del cuore. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico:
chiunque si adira con il proprio fratello, cioè
chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è
già in cuor
suo un omicida. Gesù va
alla sorgente,
al laboratorio
dove si forma
ciò che poi
uscirà all’esterno come
parola
e
gesto: ritorna
al tuo cuore e
guariscilo,
poi potrai curare tutta la
vita. Va alla
radice che
genera
la
morte o la
vita: «Chi
non ama suo
fratello
è
omicida» (1Gv 3, 15 ). Il disamore uccide. Non
amare qualcuno è togliergli vita; non amare è per
te un lento morire. - La linea della persona: Se tu
guardi una donna per desiderarla sei già adultero...
Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu,
donna, desideri un uomo. Non è il desiderio ad essere condannato, ma quel ‘ per’, vale a dire quando
tu ti adoperi con gesti e parole allo scopo di sedurre e possedere l’altro, quando trami per ridurlo a
tuo oggetto, tu pecchi contro la grandezza e la bellezza di quella persona. È un peccato di adulterio
nel senso originario del verbo adulterare: tu alteri,
falsifichi, manipoli, immiserisci la persona. Le rubi
il sogno di Dio, l’immagine di Dio. Perché riduci a
corpo anonimo, lui o lei che invece sono abisso e
cielo, profondità e vertigine. Pecchi non tanto contro la morale, ma contro la persona, contro la nobiltà, l’unicità, il divino della persona. Lo scopo
della legge morale non è altro che custodire, coltivare, far fiorire l’umanità dell’uomo. A questo fine Gesù propone
un unico salto di qualità: il ritorno al cuore e
alla persona. Allora il
Vangelo è facile, umanissimo, felice, anche
quando dice parole che
danno le vertigini. Non
aggiunge fatica, non
cerca eroi, ma uomini e
donne veri.
Ermes Ronchi
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LITURGIA DEL GIORNO
6ª Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
(12 - 18 Febbraio 2017) - Liturgia delle Ore: 2ª settimana
Dom 12 - 5ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione
8:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 12ª Gregoriana
10:00 Pro Populo
11:30 Pro Antonietta e Temistocle (fam. Bellino)
Pro Rosa - Anniversario (fam. Tedesco)
Pro Donato e Nicla (fam. Bellomo)
Pro Michele (fam. Di Silverio)
Pro Rosa e Donato
19:00 Pro Antonio e Primiana (fam. Parente)
Pro Nicola (fam. Anecchino)
Lun 13 - San Benigno di Todi Martire
Offri a Dio come sacrificio la lode
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 13ª Gregoriana
19:00 Pro Elvira
Mar 14 - Santi Cirillo e Metodio Apostoli degli Slavi,
San Valentino Martire
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 14ª Gregoriana
19:00 Pro Giacoma - Trigesimo (fam. De Tullio)
Pro Pasquale e Margherita (fam. Mirabella)
Mer 15 - Santi Faustino e Giovita Martiri
A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 15ª Gregoriana
Pro Defunti (fam. Noviello)
19:00 Pro Nicola - Trigesimo (fam. Di Stasio)
Pro Franca (fam. Binetti-Tota)
Pro Giuseppina - Anniversario (fam. Tangari)
Pro Maria (fam. Ruggiero)
Gio 16 - Santa Giuliana di Nicomedia Vergine e martire
Il Signore dal cielo ha guardato la terra
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 16ª Gregoriana
19:00 Pro Domenico e Maria (fam. Pezzolla)
Pro Marina e Vincenzo (fam. Lorusso)
Pro Menina (fam. Carbonara)
Pro Giovanna (fam. Alberga)
Ven 17 - Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei
Servi della Beata Vergine Maria
Beato il popolo scelto dal Signore
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 17ª Gregoriana
19:00 Pro (fam. )
Sab 18 - Sant'Elladio di Toledo Vescovo
O Dio, voglio benedire il tuo nome in eterno
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 18ª Gregoriana
Pro Antonio (fam. Conserva)
Pro Costanza
19:00 Pro Angelo e Giovanni (fam. Dilena)
Pro Antonino (fam. Ercolano)
Pro Francesco (fam. Di Chio)
Corso Matrimoniale
Venerdì 17 Febbraio ore 20,00
Salone San Francesco.
Santa Fara n. 19
Preghiera per la XXV Giornata Mondiale del Malato 2017
Stupore per quanto Dio compie:
«Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente…» (Lc 1,49)
(Ispirata a Evangelii Gaudium 286, 288)
Vergine e Madre Maria
che hai trasformato una grotta per animali
nella casa di Gesù
con alcune fasce e una montagna di tenerezza,
a noi, che fiduciosi invochiamo il Tuo nome,
volgi il tuo sguardo benigno.
Piccola serva del Padre
che esulti di gioia nella lode,
amica sempre attenta perché nella nostra vita
non venga a mancare il vino della festa,
donaci lo stupore
per le grandi cose compiute dall’Onnipotente.
Madre di tutti che comprendi le nostre pene,
segno di speranza per quanti soffrono,
con il tuo materno affetto
apri il nostro cuore alla fede;
intercedi per noi la forza di Dio
e accompagnaci nel cammino della vita.
Nostra Signora della premura
partita senza indugio dal tuo villaggio
per aiutare gli altri con giustizia e tenerezza,
apri il nostro cuore alla misericordia
e benedici le mani di quanti toccano
le carni sofferenti di Cristo.
Vergine Immacolata
che a Lourdes hai dato un segno della tua presenza,
come una vera madre cammina con noi,
combatti con noi,
e dona a tutti gli ammalati che fiduciosi ricorrono a te
di sentire la vicinanza dell’amore di Dio. Amen.
APPELLO
DI
CARITÀ
Si richiedono i seguenti alimenti:
zucchero, tonno,
olio, pelati, latte,
riso e prodotti
per l’igiene da
distribuire alle famiglie bisognose.
Foglio d’Informazione settimanale:
“Basilica Parrocchia Santa Fara”
Via G. N. Bellomo, 94 - Bari - Tel. / Fax: 080.561.82.36
Web: www.santafara.org - Email: [email protected]
Responsabile
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Raffaele Massari
(Parroco - Rettore)
Piero Errico
(Vice Parroco)
Maurizio Placentino (Vice Parroco - Guardiano)
Gianpaolo Lacerenza (Maestro Studenti)
Orario Ufficio Parrocchiale
Mercoledi e Venerdi 16.30 - 18.30
Orario Sante messe:
dal Lunedì al Sabato 7:30 Cripta - 19:00 Basilica
la Domenica ore 8:30 - 10:00 - 11:30 - 19:00