La politica valdostana alla sbarra

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LA STAMPA
LUNEDÌ 13 FEBBRAIO 2017
.
Piemonte e Valle d'Aosta .41
IL PROCESSO DECISIVO
Tutti assolti in primo grado
La politica valdostana alla sbarra
7
quelli in carica
Sono gli attuali
consiglieri
valdostani
che se condannati decadrebbero dalla carica in
virtù della legge
Severino
30
anni
Le condanne
complessive
chieste in primo
grado, oltre a
multe per
600 mila euro
Gli imputati
vennero assolti
Domani la sentenza d’Appello sulle spese di 27 consiglieri e dirigenti regionali
DANIELE MAMMOLITI
AOSTA
La politica valdostana torna alla sbarra. Domani è attesa la
sentenza del processo di secondo grado che si sta celebrando
alla corte d’appello di Torino
dove si attende il giudizio sulla
gestione di oltre un milione di
euro di fondi pubblici destinati
ai gruppi consiliari della legislatura regionale 2008-2012.
Gli imputati sono 27 tra politici
e funzionari di partiti di tutto
l’emiciclo: si va dalle sigle autonomiste di governo (l’Union
Valdotaine, la Fédération autonomiste che nel frattempo dall’Uv è stata inglobata e la Stella
Alpina) e d’opposizione (Alpe)
ai partiti nazionali da destra a
sinistra (Pdl e Pd). Le accuse
sono, a vario titolo, di finanziamento illecito al partito, di indebita percezione di contributi
pubblici e di peculato. Quest’ultima accusa pende su sette attuali consiglieri regionali che,
in virtù della legge Severino, se
condannati verrebbero automaticamente sospesi dall’incarico. Molteplici - in ogni caso gli effetti su un’assemblea già
alle prese con una complicata
L’aula
Una seduta
del Consiglio
regionale
valdostano
La sentenza
d’Appello
di Torino
prevista
domani
potrebbe
cambiare
volto
all’assemblea
crisi politica capace di scardinare la maggioranza che sostiene la giunta guidata da Augusto Rollandin.
In primo grado, a marzo
2015, i 27 sono stati tutti assolti. L’inchiesta, fatta partire poco più di un anno prima dall’allora procuratore capo di Aosta
Marilinda Mineccia aveva
Novara, mancano 20 milioni
Chiusura della discarica di Ghemme
La Provincia chiede i danni a Daneco
Provincia di Novara e Consorzio Rifiuti chiedono i danni a Daneco, la società che ha
gestito per molti anni la discarica di Ghemme, l’impianto rifiuti più grande della provincia.
La discarica avrebbe dovuto essere chiusa nell’estate
dello scorso anno, ma Daneco
ha avvertito che i tempi erano
troppo stretti e che non era
possibile rispettare il crono
programma. Un anno fa alla
discarica sono stati messi i sigilli dal Corpo Forestale perché non era stato nominato il
direttore tecnico dell’impianto. L’impianto è attualmente
ancora sotto sequestro, ma
intanto la Provincia ha revo-
cato (ottobre 2016) l’autorizzazione alla gestione per Daneco.
«Il problema che dobbiamo
affrontare tutti insieme è duplice - precisa il presidente del
Consorzio Rifiuti Medio Novarese, Enrico Fasoli -. Da una
parte occorre mettere in sicurezza l’impianto e chiuderlo attraverso il capping, cioè ricoprire le due vasche; poi c’è il
periodo successivo, chiamato
della post mortem, che esige
un costante controllo e un costo». Chiudere la discarica e
accompagnarla per altri quindici, venti anni per controllare
che tutto vada bene e non ci siano fuoriuscite inquinanti, richiede circa un milione di euro
l’anno, il che significa per i Co-
Sotto sequestro
Un anno fa gli uomini
del Corpo forestale hanno
messo i sigilli all’impianto
chiesto la condanna per tutti
per 30 anni complessivi di carcere e 607 mila euro di multe,
accusando le «spese facili» in
cui se ne era andato oltre un
milione di euro di fondi destinati all’attività dei gruppi consiliari regionali, puntando il dito su biglietti aerei (anche per i
familiari), cene, divise da cal-
ciatori, rimborsi dei propri
contributi previdenziali, feste
e premi per lotterie, oltre ad
aver contribuito al sostegno
dei giornali di partito. Scontrini ne furono presentati pochi e
molto del processo si consumò
sul fatto che il regolamento del
Consiglio regionale valdostano
per anni non ha previsto la ren-
dicontazione delle spese se
non attraverso una mera autocertificazione. Alla fine il giudice Maurizio D’Abrusco decise per l’assoluzione.
Domani a Torino a sostenere
l’accusa nell’appello sarà il sostituto procuratore Giancarlo
Avenati Bassi, lo stesso che nei
giorni scorsi è stato chiamato a
sostituire alla guida della procura di Aosta il successore di
Marilinda Mineccia, Pasquale
Longarini finito agli arresti domiciliari e sospeso per induzione indebita e favoreggiamento.
Avenati Bassi, come Mineccia,
ha chiesto la condanna per tutti e nella sua requisitoria non è
stato tenero: «Il denaro ai
gruppi veniva spartito tra i
consiglieri o usato come rifornimento dai partiti. E’ un mondo al contrario quello dove non
esiste la rendicontazione. Basti
pensare a una qualsiasi fondazione, associazione oppure anche a un gruppo parrocchiale
che organizza la gita della domenica. L’onere della prova sull’assoluta mancanza di giustificazione delle spese, spetta alla
difesa e non certo all’accusa».
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muni la necessità di reperire
una ventina di milioni di euro,
una fattura che nessun sindaco
si vuole accollare.
La società di gestione della
discarica, Daneco, aveva dovuto emettere due fidejussioni a garanzia proprio di eventuali problemi nella chiusura,
una da un milione e 200 mila
euro, la seconda da dieci milioni. Per la prima la Provincia
ha già provveduto all’escussione, mentre per la seconda è
stato accertato che non aveva
una copertura finanziaria. Il
denaro è però indispensabile
per coprire i costi che, in caso
contrario, ricadrebbero sugli
abitanti dei 51 Comuni che
fanno capo al Consorzio. Così
la Provincia di Novara ha deciso di passare alle vie legali.
Anche il Consorzio ha aperto
un fronte con la società di gestione, avviando un arbitrato,
per chiedere il risarcimento
dei danni per la mancata chiusura della discarica.
[M. GIO.]
Polemiche a Novara sull’idea del sindaco
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Consorzio case vacanza
Canelli lo vuole liquidare
«Il sindaco Alessandro Canelli ha deciso di liquidare il
Consorzio Case di vacanza
dei Comuni novaresi senza
alcun confronto nelle sedi
istituzionali».
Lo denuncia il Pd, secondo
il quale è «una scelta frettolosa e sbagliata». Di qui la richiesta di convocare una
commissione urgente per discuterne. Il Consorzio, istituito nel 1952 per gestire la colonia alpina di Druogno (Verbania), alla quale si è poi affiancata quella marina di Cesenatico, acquistata nel 1963,
è presieduto per statuto dal
sindaco di Novara. Ne fanno
parte 144 Comuni: 86 degli 88
della provincia di Novara
(esclusi Comignago e Pisano) e
58 dei 76 del Vco. «Questo ente
- ribatte Canelli - non può più
esistere in base alla più recente normativa. Abbiamo chiesto un parere alla Corte dei
Conti: se è un consorzio di funzioni, come riteniamo, va sciolto; se invece è un consorzio di
servizi socio-assistenziali,
molti Comuni fanno parte già
di altri, i Cisa, e non possono
appartenere a più di uno. Si
possono trovare strumenti diversi di gestione, come convenzioni tra Comuni. Inoltre
l’attività svolta è cambiata, di
fatto le due case vacanza sono
alberghi. Si è persa la valenza
socio-assistenziale».
[C.B.]