Prysmian, un dipendente su due è socio E ci guadagna anche (fino

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Transcript Prysmian, un dipendente su due è socio E ci guadagna anche (fino

ECONOMIA
Corriere della Sera Martedì 14 Febbraio 2017
37
Public company
Prysmian, un dipendente su due è socio
E ci guadagna anche (fino al 100%)
Il manager
 Nella foto
l’amministratore delegato
e azionista
di Prysmian
Valerio
Battista
 La società
quotata a
Piazza Affari,
ha un modello
di azionariato
diffuso
 Anche i
dipendenti
sono azionisti
e detengono
insieme oltre
l’1% del
capitale sociale
della società
di cavi
e sistemi per
energia e
telecomunicazioni
Se vendesse oggi guadagnerebbe 12,83 euro per
azione. Potrebbe, perché ha
acquistato quasi quattro anni
fa: aprile 2013. Ma perché dovrebbe? La «retention», il
«mantenimento» delle azioni,
viene premiato con un ulteriore sconto, come stabilito nel
nuovo piano di partecipazione. Deliberato dall’assemblea
dei soci il 13 aprile dell’anno
scorso. Il dipendente Prysmian — che ha aderito nel
2013 al primo piano della società di cavi e sistemi per energia e telecomunicazioni — ha
comprato azioni a un valore di
12,19 euro per azione. Con uno
sconto, proprio per incentivarne l’acquisto, del 25% rispetto a quanto il titolo veniva
scambiato in Borsa. Ieri, alla
chiusura del listino, Prysmian
ha archiviato la seduta a 25,02
euro per azione. Più del doppio.
I dipendenti azionisti di
Prysmian sono oltre 10 mila.
Su una forza lavoro di 18 mila
persone. Più di uno su due.
L’azienda, nata sul finire dell’800 come Pirelli Cavi e Sistemi, si è quotata nel 2007 anche
grazie all’acquisizione da parte della banca d’affari Goldman Sachs della divisione Cavi
e Sistemi di Pirelli. Tre anni
dopo la banca d’affari vendette
la sua partecipazione e ora il
gruppo guidato da Valerio BatMILANO
tista, è forse l’unica vera public
company di Piazza Affari. Il
primo socio è Clubtre, la controllata della merchant bank
di Giovanni Tamburi, con il 4%
(ultimo dato Consob). Che ha
appena venduto l’1,85% del capitale cedendo quattro milioni di azioni. Norges Bank ha il
3%. Diversi fondi, tra cui
BlackRock, State Street GA Ire-
Gli altri azionisti
Tra i soci di Prysmian
anche la banca di
Tamburi, BlackRock
e Norges Bank
land, Franklin Equity, Sun Life, la banca svizzera Ubs, detengono una partecipazione
poco sopra il 2%. Un paio di
anni fa era spuntata, tra le rilevazioni dell’authority di Vigilanza, anche una quota del
banca del Popolo cinese, ora
tornata sottotraccia. Oltre l’1%
del capitale, con l’obiettivo
prefissato dell’1,5%, è in mano
ai dipendenti. Un caso unico
in Italia. Dove i piani azionari
per i dipendenti sono ancora
sotto-utilizzati rispetto ad altri
Paesi europei. Soltanto Intesa
Sanpaolo, Unicredit e Telecom
Italia hanno in passato implementato strumenti di partecipazione azionaria diffusa. A
L’impianto
lo stabilimento Prysmian di Arco Felice (Napoli),
dove il gruppo produce cavi sottomarini
Tre anni in Piazza Affari
Ieri
25,02
+1,67%
25,00
22,00
19,07
16,14
13,20
10,26
Gen ‘15
Gen ‘16
Gen ‘17
CdS
cui vanno aggiunte le tranche
di collocamento di azioni ai
dipendenti delle società a
controllo pubblico durante le
fasi di privatizzazione, come
Eni, Enel, Finmeccanica, Enel
Green Power, Fincantieri, più
recentemente Poste Italiane.
Rileva Fabio Bianconi, responsabile del mercato Italia
di Sodali (società di consulenza per i servizi di corporate governance) che i vantaggi sono
almeno quattro: «L’allineamento degli interessi di lungo
periodo dei dipendenti con
quelli degli azionisti istituzionali. La condivisione più ampia degli obiettivi aziendali.
Una maggiore retention, anche in termini di sviluppo di
carriera. La partecipazione più
attiva alla governance della società, attraverso il voto in assemblea». Proprio un anno fa
un decreto ministeriale recante la dicitura «incentivi alla
partecipazione dei lavoratori
al capitale di impresa» ha rifinanziato il fondo istituito da
un provvedimento contenuto
nella legge di Stabilità 2014.
Risorse per incentivare le
aziende a lanciare piani di
azionariato diffuso. In assemblea dei soci, rileva uno studio
di Sodali, le votazioni sulle delibere di approvazione dei piani, hanno fatto registrare
maggioranze bulgare, considerando il capitale sociale votante in assemblea. Hanno
espresso parere favorevole tutte, dal 98% dei soci di Finmeccanica al 78% di Mediaset.
F. Sav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
INDUSTRIA & BORSA
Roland Berger
Crapelli: troppo pessimisti sull’Italia
Le imprese si sveglino, più Europa
 La società
di consulenza
strategica
è tra le più
importanti
nella stesura
di piani
industriali
per le aziende
 Roland
Berger è ora
consulente
di Alitalia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luxottica ed Essilor. Tra i fornitori e le imprese capofila. Ne
va della stessa sopravvivenza
del nostro sistema manifatturiero. Senza la creazione di
campioni europei in ogni settore produttivo il rischio è che
comincino a saltare per aria gli
indotti e con loro migliaia di
posti di lavoro. Ecco perché
vanno incentivate, sponsorizzate tramite convinti e ravvicinati dialoghi tra i governi, le
operazioni di fusione societaria di questo tipo. Anzi auspico
che comincino ad aggregarsi
anche le imprese fornitrici».
Due obiezioni. La prima:
non c’è il rischio che le fusioni portino anche importanti
2231,7
162,2
Ci
na
9,1
8,3
5,1
4,4
Fr
an
cia
Sp
ag
na
Fonte: Roland Berger su dati Ilo
-9%
Ge
rm
an
ia
-12%
IT
AL
IA
-20%
3,1
2,4
-27% -23%
4,6
3,7
+43%
4,7
-27%
3,4
«L’
Italia è sul punto di completare un
percorso importante in materia di
liberalizzazioni e concorrenza. Mi
auguro che, dopo un percorso lungo due
anni, la legge sulla concorrenza all’esame del
parlamento sia presto approvata». Ieri il
presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella
(foto) è intervenuto a Milano a un convegno
in Assolombarda. Titolo
che è già un auspicio:
«Scateniamo l’Italia, più
concorrenza, più mercato,
più liberalizzazioni».
«Forse in prospettiva
bisognerebbe valutare
interventi settoriali al
posto delle leggi omnibus
— auspica il presidente
dell’Autorità —. O anche
lo strumento del decreto legge». Per
Pitruzzella la concorrenza non deve essere
vista soltanto come una leva per abbassare i
prezzi ma anche come elemento in grado di
stimolare l’innovazione. «L’importante — ha
chiuso il presidente dell’Antitrust — è che il
sistema delle regole non sia caotico. Ma, al
contrario, ben chiaro e trasparente per gli
attori del mercato».
Rita Querzé
I dati sono in milioni di persone
crescita negativa
2000
2014
crescita positiva
2000
2014
Un
ito
Pitruzzella: liberalizzazioni,
avanti con la legge
L’occupazione industriale negli ultimi 15 anni
18,5
13,4
Il presidente dell’Antitrust
Re
gn
o
 Roberto
Crapelli,
amministratore
delegato
di Roland
Berger Italia
Roberto Crapelli, amministratore delegato di Roland Berger Italia, ritiene sia
appena cominciata l’epoca delle «acquisizioni convergenti».
Tra aziende della stessa filiera.
Da monte a valle della catena
del valore. L’ultimo esempio?
L’operazione di fusione tra due
colossi dell’occhialeria come
Luxottica ed Essilor. Tra chi fa
montature e chi produce le
lenti e apparecchiature ottiche. «Con l’obiettivo dichiarato di realizzare un campione
europeo. In questo caso persino mondiale — dice Crapelli
—.L’unica strada per non perdere quote sui mercati globali
ad appannaggio della Cina, la
fabbrica del mondo, e degli
Stati Uniti, campioni dell’innovazione tecnologica».
Non si rischia di sembrare
nostalgici dell’industrial
compact europeo. Formula
buona per i convegni, ma al
momento senza grosse ricadute pratiche?
«È l’unica direzione possibile. Già delineata sulla carta, ma
vittima di steccati nazionali e
politiche di corto respiro. Vede, in Europa siamo fortunati.
Abbiamo già filiere produttive
eccellenti. Dobbiamo soltanto
fare il passo successivo. Favorire i processi di aggregazione
tra le aziende, come quella tra
MILANO
Us
a
Il profilo
Corriere della Sera
tagli al personale con pesanti
ricadute sociali?
«Il rischio c’è, ma bisogna
trovare dei contrappesi . La gestione di questi processi va demandata direttamente ai governi. Soprattutto quando ci
sono di mezzo aziende strategiche. C’è bisogno di una ragionevole reciprocità. Con
l’utilizzo degli ammortizzatori
La reciprocità
«Sulle aziende
strategiche necessaria
una ragionevole
reciprocità»
sociali laddove è necessario. E
di politiche attive per ricollocare i lavoratori spostandoli in
funzione della domanda mutevole di competenze richieste
dal mercato».
La seconda: non le sembra
che il mondo stia andando
verso un’altra direzione, attratto dalle sirene del protezionismo?
«È l’effetto transitorio di una
globalizzazione piena di storture. I mercati globali sono talmente interconnessi che una
guerra senza quartiere basata
sui dazi tra Paesi non conviene
a nessuno. Semmai conviene
attrezzarsi per non perdere il
treno della competitività dove
le nostre aziende sono delle
best practice mondiali. Penso
ad esempio alle macchine
utensili e all’alimentare. Ciò
che scontiamo è il nanismo dimensionale delle nostre imprese. E un sistema troppo
bancocentrico che le penalizza
nell’accesso al capitale».
Anche la nostra piazza finanziaria sta diminuendo di
taglia con alcuni delisting.
Quello annunciato di Luxottica, ma anche Parmalat, Italcementi e Pirelli. Non è una
controindicazione?
«Non mi preoccuperei troppo. Anche in questo settore sono cominciate le aggregazioni.
Basti pensare al London Stock
Exchange che controlla Milano. E la fusione con Francoforte. È auspicabile invece la nascita di fondi di filiera. Che
emettono obbligazioni o raccolgono capitale».
Fabio Savelli
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