Bologna non può essere città gestita dai violenti Boldrini si sta

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I COMMENTI
Giovedì 16 Febbraio 2017
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Bologna non può essere
città gestita dai violenti
Bologna cannot be a city
managed by violent people
I
l lascito degli
opera di tornelli
anni ’70 per- DI DOMENICO CACOPARDO nella biblioteca unimane come
versitaria impediva
una condanna su Bologna. di usarla come luogo di spaccio, di
La città dotta e grassa dei decen- assunzione di droghe e di violenni scorsi è ancora oggi in preda ai ze varie, ben testimoniate da una
furori di alcune bande di disadat- coraggiosa stagista. Eppure Bolotati, punk-a-bestia, anarchici, re- gna e le sue specificità sono note
duci del brigatismo rosso, accom- da decenni.
pagnati da veterani delle stagioni C’è da augurarsi che questo
più sanguinose e dolorose della buco informativo, il cui caro prezzo
Repubblica. La colpa maggiore va è stato pagato dalle forze dell’ordiattribuita alle amministrazioni, lo- ne, dai cittadini, dagli studenti e
cale e statale, per una immeritata dalle strutture universitarie, sia,
tolleranza per un fenomeno carsico per il prossimo futuro, colmato, in
che torna a manifestarsi in ogni oc- modo che si possa realizzare la precasione giudicata buona non «per venzione che sempre auspichiamo e
far casino», ma per
mai vediamo in atto.
Un impegno che il
mettere a ferro e a
ministro dell’interno
fuoco alcune zone
Vanno superate
della città, in partila antiche coperture Minniti e il capo della polizia Gabrielli
colare via Zamboni,
e collusioni
dovrebbero assucon l’Università stomersi, senza battage
rica. È il solito, intollerabile compromesso tra legalità e pubblicitario, ma con l’efficacia che
illegalità che permea (per ignavia chi vuole può assicurare.
e, talora, per complicità) gli uffici Bologna: una città di ricordi
pubblici cui compete combattere le belli e amari. Belli gli anni ’50
occupazioni abusive di edifici era- della felice frequenza universitaria
riali e privati e le manifestazioni (una ventina di balere per studenti). Amari quelli del ’79-’80, quandi cieca violenza.
C’è anche da chiarire il perché do, occupandomi della costruzione
questura, carabinieri, guardia di del nuovo carcere, fui condannato a
finanza e Aisi (sì, anche i Servizi morte dalle Br con un comunicato
di intelligence interna) non siano letto a Radio Alice, luogo elettivo
stati preventivamente informati dell’antagonismo armato e non.
delle intenzioni eversive dei pre- Non ho dimenticato.
detti disadattati, cui la messa in
© Riproduzione riservata
DI
T
he legacy of the 70’s still library prevented them from usweighs like a condemna- ing it as a place of drug dealing,
tion on Bologna. The cul- drug taking and various acts of
tivated and rich city of the violence, well testified by a courapast decades is still today in the geous intern. Yet Bologna and its
grip of the rage of some groups of features have been well-known for
misfits, gutter punks, anarchists, decades.
veterans of the Red Brigades, ac- We hope that this information
companied by the survivors of the gap, whose high price was paid by
bloody and painful seasons of the the police, by citizens, by students
Republic. The blame should be put and university structures, is filled
mainly on state and local admin- in the near future, so that we can
istrations, as they undeservedly achieve the prevention that we
tolerated a renewed phenomenon have always hoped for and never
that occurs again at every oppor- seen implemented. A commitment
tunity judged appropriate not «to that Interior Minister Minniti and
cause trouble», but to devastate head of Police Gabrielli should
areas of the city, via
take, without hype,
Zamboni in particubut with the effecOld fronts and
lar, with the historic
tiveness that anyUniversity. It is usuone who wants can
collusions should
ally an intolerable
provide.
be overcome
compromise between
Bologna: a city of
legality and illegalibeautiful and bitty that permeates (sometimes for ter memories. The 50s of happy
indolence and sometimes for com- university attendance were beauplicity) public offices responsible tiful (about twenty dance halls
for the fight against illegal occu- for students). 1979 and the 80s
pation of public and private build- were bitter, when as I was dealings and act of blind violence.
ing with the construction of the
It is also unclear why the Police, new prison, I was sentenced to
Finance police and Aisi (indeed, death by the Red Brigades with
even the domestic intelligence a statement read on Radio Alice,
services) haven’t been previously the elective place of armed and
informed about the subversive non-armed antagonism. I haven’t
intentions of the aforementioned forgotten.
misfits. The consequent installa© Riproduzione riservata
tion of turnstiles in the university
Traduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Boldrini si sta riposizionando:
sente l’aria di fine legislatura
Legge elettorale
non c’è più fretta
GOFFREDO PISTELLI
«D
ear Mr Zuckerberg»: inizia
così la lettera che Laura
Boldrini, presidente della
camera dei deputati, ha scritto, l’altro ieri, al fondatore di
Facebook, come non ha mancato di far sapere il suo popolatissimo ufficio stampa, tramite Repubblica, sulla quale è
comparsa la missiva. La terza
carica dello stato vede avvicinarsi la fine della legislatura
e comincia a pensare al dopo.
La sua elezione, avvenuta il
16 marzo di quattro anni fa,
uscì dal cilindro di un Pier
Luigi Bersani in grave difficoltà dopo la non vittoria del
febbraio. Scrisse Repubblica:
«Una mossa inaspettata, che
ridà fiato e credibilità, tanto al
Pd quanto al progetto di convergenza con il M5s, coltivato
con caparbietà da Bersani».
Il segretario dem inseguiva
il «governo del cambiamento»
e pur di ingraziarsi Beppe
Grillo, che pure lo farà sbertucciare dai tre suoi carneade
nelle famose consultazioni in
streaming, le pensava tutte:
ecco quindi l’elezione al senato
e alla camera sì di due esponenti dell’alleanza con Nichi
Vendola, «Italia bene comune», ma che non provenissero
dai ranghi della politica politicata. Con l’ex magistrato Pietro Grasso a palazzo Mada-
E si prepara quindi
a un dopo con
Giuliano Pisapia
ma, si profilò appunto lei, l’ex
addetta stampa Fao e portavoce dell’Alto commissario Onu
per i rifugiati. Una strategia
che anche la neopresidente
parve intuire e approvare,
tanto che uno dei suoi primi
atti, il 16 marzo, fu incontrare
una delegazione M5s.
«Il presidente della camera», scrisse l’addetto stampa,
ignaro della rivoluzione lessicale di cui Boldrini si sarebbe
fatta interprete nei mesi a
venire, «ha incontrato questa
sera alcuni rappresentanti
dei deputati del M5s, guidati dal capogruppo designato
Roberta Lombardi, con i
quali ha avuto un cordiale e
aperto scambio di opinioni sui
primi passi dell’attività della
camera». Con i grillini non
saranno rose e fiori, poi. Anzi,
si arrampicheranno su per il
torrino del Palazzo, in una clamorosa occupazione.
La Boldrini comincerà
poi una presidenza ossessivamente basata, nella sua
comunicazione pubblica, sui
temi a lei cari, come il razzismo e il sessismo, anche in
Rete, che ha ripreso nella lettera a Mr Facebook, esortandolo a bloccare gli «odiatori».
«Non ha ancora risposto», ha
detto l’altro ieri all’Agenzia
Italia, «ma la lettera è partita
da poco». Ora che ci si avvicina all’uscita, Boldrini insiste
molto sulla povertà: si recherà
nelle periferie per rilanciare il
discorso della sinistra-sinistra
e guadagnarsi un posto nel
campo progressista di Giuliano Pisapia.
Con l’aria di proporzionalismo che c’è in giro, ce
la troveremo ministro in un
governo di coalizione di centrosinistra. Un altro frutto del
No al referendum.
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DI
MARCO BERTONCINI
L’invito è chiaro: armonizzare le leggi elettorali
per camera e senato. La
provenienza è duplice: Quirinale e Corte costituzionale. L’attuazione compete al
parlamento, ma richiede
un’intesa fra partiti. Ecco
allora la stasi. A chi scalpitava, già dopo il referendum,
per riscrivere i sistemi elettorali, si rispondeva di pazientare: sino alla sentenza
della Corte costituzionale,
meglio ancora, sino a motivazioni pubblicate. Adesso
che il dibattito a Montecitorio è in calendario per il 27
prossimo, non c’è una persona disposta a scommettere,
non si dice sul testo finale
della riforma, ma sul fatto
medesimo che a una riforma
si arrivi.
Dal Quirinale trapela
quel che è già stato detto:
prima la legge, poi lo scioglimento delle camere. Se il
parlamento non avrà amalgamato i due metodi elettorali, vuol dire che esso arriverà a morte naturale e che
si voterà con le leggi sforbiciate dalla Corte. Sul piano
strettamente giuridico, la
stessa Corte ha dichiarato
applicative le norme rimaste in vigore.
Di fronte a un così marcato pessimismo, c’è chi ritiene che sarebbe possibile
adottare qualche parziale
ritocco.
Per esempio, pare indispensabile disciplinare
il ricorso alle preferenze, che
il porcellum, ancora vigente
per palazzo Madama, non
prevede, ma che la Corte,
ormai ben tre anni fa, aveva ritenuto che si dovessero
introdurre. Più complicato,
invece, mettersi d’accordo
su temi fondamentali: coalizioni o liste, soglie, capilista
bloccati, dimensioni dei collegi. Trovare una solida intesa è difficile. Difficile mettere d’accordo i democratici
fra loro. Difficile trovare su
un testo l’adesione dei centristi. Difficile l’incontro tra
Fi, da una parte, e Lega e
Fd’It, dall’altra. Si procede
a vista.
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