Angelo Michele Cozza

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Transcript Angelo Michele Cozza

“ Pampuglie* “
cose 'e niente, cose d'o core, cose d'a vita….
*
"Pampuglia
che nel significato primo sta per piallatura, truciolo del legname ed estensivamente :
inezia, cosa da nulla, bagatella, frivolezza e persino, come estrema valenza, quel tipo di dolce nastriforme
carnascialesco altrove detto chiacchiera, bugia, frappa etc. Pampuglia nel precipuo significato di truciolo,
piallatura à in lingua napoletana, sempre abbastanza attenta, precisa e circostanziata, degli specificativi
diversi secondo la forma o provenienza dei trucioli; abbiamo dunque: -pampuglia riccia quella a spirale da
legno dolce, -pampuglia ‘e chianuzzella quella strettamente arrotolata, prodotta non dalla pialla grande, ma
da una pialla più stretta e piccola detta in napoletano chianuzzella che è il diminutivo di chianozza che è dal
latino: planula attrezzo per render piana, privandolo delle asperità, un asse di legno, - pampuglia ‘e
‘ntraverzatura(deverbale del verbo ‘ntraverzà= attraversare, andando contro il primitivo senso di marcia)
che è il truciolo, per solito di legni più duri, ottenuti per piallatura operata controfilo che produce perciò
trucioli irregolari e frammentati."
I testi a seconda della valenza emotiva seguirebbero la specifica applicata ai trucioli a seconda del
momento della vita in cui sono stati scritti e della valenza dei fatti evocati così come i trucioli
piallati da legni diversi e di diversa stagionatura.
Angelo Michele Cozza
1
Testi:
1. Ero sulla soglia dell'età verde
2. Dolce sogno
3. Quando s'avviva un vento
4. Se verboso estro m'avviva
5. Finiranno le scorte di polvere da sparo
6. Il viaggio
7. Si dispera e pesticcia il bambino
8. Lira e trombe equoree
9. Quando al di qua o al di là
10. Gracidano bufonidi
11. Almanacco estivo
12. Fai pure da te, vieni
13. Ecco l'attimo illusorio e breve
14. Al farsi del mattino nel parco
15. Aveva accorto scandagliata
16. Nero oltre il nero
17. Forte su flavi campi picchia il sole
18. In copia conforme..
19. Ancor in me si effonde amore
20. Nubifragio
21. Rotola l'onda, si infrange
22. E intanto andiamo
23. Labbra
24. A più riprese si rintuzzano
25. Basta fissare un vaso di gerani
26. Scroscio di memorie
27. Oh mia primavera!
28. Da te torno a tornare mare!
29. Rivelazioni e crivelli cognitivi
2
30. Scatto apotropaico
31. Come ali di albatro le braccia
32. M'ange il cuore
33. La piazza
34. Non so cosa io sia o sembro
35. Lettera per mia madre nell'aldilà
36. Nell’anticamera del cuore vuoto
37. Meriggio
38. Madre
39. Si dimentica presto
40. Brumaio
41. I balestrucci
42. Elegia
43. Poetica penuria
44. Da Ravello
45. Assenza
46. Non udite, non sopraggiunge
47. Oh Poesia!
48. Una lettera non recapitata
49. Tuttora il mio cuore malmesso
50. Fecondo spira il tempo
51. Assortito di immedicato
52. Quante volte partorito dal cuore
53. Amore amore amore
54. Travedendo e ripensando
55. Eccola adagio sopraggiungere
56. Albeggia:è un nuovo giorno
57. Mare
58. Calura agostana
59. Ho scritto per te una poesia d'amore
3
60. Come bimba vispa e curiosa
61. Disvela gli umori del tuo cuore
62. Cuore fermati un attimo
63. Radiosa, riverberi di cristalli raggi
64. Dov'è l'acqua chiara che vidi passare
65. A mia madre
66. Ovunque riparo io scorga..
67. L'amore è morto all'alba
68. Anime del fiume
69. Quando l'aureo disco del giorno
70. Un uomo solo
71. Infiorare avrei voluto i nostri giorni
72. Insurrezioni
73. Io ti parlo
74. Ricordando Pavese
75. Salute a te o vento
76. Un'auto al primo appuntamento mi portava
77. Se è in bianco e nero e non a colori
78. Asseconda i capricci del vento
79. Puoi tu impedire al flutto
80. È quando la vita
81. Nessuno mi chiama
82. Sequestrami vento e portami via
83. Fisionomie e inventive
84. Pure a voi che non intendete
85. Teatrante faceto e serioso
4
'E pampuglie
86. Và, curro, jesce!
87. Ncielo s'è spase nu lenzuolo niro
88. Trase passa e ghiesce
89. Che m'è succiesso
90. Quanno 'o sole 'a sera se ne va
91. Cu 'e penziero mieje
92. 'O viento
93. 'A vita
94. Ncrucianno 'a morte
95. 'A malincunia
96. Penziere mieje
97. Quann` hê campate pe` tant`anne
98. Si stu core nu juorno
99. 'A curiosità
100.
A vuje ca tenite 'e capille janche
101.
Certo ca te voglio bene!
102.
Bella indifferente e cuntegnosa
103.
Comme cagne 'o tiempo!
104.
'A vita è comm'a na rosa
105.
Nu ditto antico ancora dice
5
Ero sulla soglia dell'età verde
Ero sulla soglia dell'età verde
quando una sera seguii un' ombra
fino ad un portone mai varcato
serbando per giorni nella mente un viso
viso vagheggiato e tinteggiato da un albore
che spunta solo quando il cuore sogna
e al mattino ricorda intatto il suo dire.
Fu un inseguire furtivo e segreto
che tallonava una femminea figura
un affacciarmi continuo nella serra
ove cresceva prospero un germoglio.
Trascorse del tempo, non so quanto
prima che ti rivolgessi la parola
e una vampa rosea abbagliasse due pupille.
Eri leggiadra, le tue unghie avevano il colore della rosa
scarlatta, dardi scoccavi e infiacchivi il mio coraggio
che a te mi avvicinava con passi intimoriti.
Si accorciava poi la dolce lontananza
petali spuntavano dal grembo del sogno
il tuo respiro accelerato e ansante, come il mio,
forava un silenzio e dava fiato a parole mai udite.
Oh rosa come profumavi di soave e di speranza!
Ancella in divenire quali mondi spalancavi
come mi soggiogava la tua onda di tenerezza
in una avventurosa incertezza e illusione mi cullava
quante girandole multicolore esplodevano intorno:
era stagione di fiori e tu l'aura grazia dell'amore!
Cessati i preludi e fatti tutti lontani
alitammo felici tra divini riflessi di luce
vagammo tra le stelle nei pelaghi del cielo.
Perché precipitoso poi vanì
il nostro sogno tra i gorghi della sorte!
Dove sei ora, sarai viva, sarai sepolta ?
Te cercando va cuore immiserito di porta in porta
te rincorro nelle tenebre infinite cometa bianca!
Se cielo fiume mare monte o orizzonte affisso
nella triste ora te va cantando cuore illanguidito
memore amore di mia prima giovinezza!
6
Dolce sogno
Dolce sogno, meraviglioso sogno
effusione di sorrisi raggiati
che adorni e illumini chi incontri
se dai precordi del cuore sorgi
non infuturati, dileguati, fuggi via:
senile anima appestata sono io
da funeste malinconie.
Gustare non posso le tue dolcezze
non posso risvegliarmi alla vita!
Spodestato e negato da Amore
io non ho vita, non ho speranza
non risorto, vivo sepolto giaccio
tra reliquie di trapassati sogni!
Non transitare per la mia via,
non attardarti oltre
in questo regno di ombre:
ogni festa di amore è finita
e strapieno è il parcheggio dei silenzi
incanto soave, vai pure come scia rosata
in un'aria di vetro, attraversa albe,
aloni di luna rossa e sideree vedute
e separati dal mio destino chiuso.
Se indossi i colori della fanciullezza
e riappari alla finestra di chi sorride
sicuro vai tra le sue braccia
poi candido con un battito d’ali
sollevalo e congiungilo al cielo:
la concretezza delle stelle
lo nasconda all’estremo abisso.
Oh le tue incandescenze di amorevolezza
che pur commuovono questo cuore pravo
che irriconoscente per sentire
ciò che sente ti estranea e ti elude!
Nutrimento raro che dai colori
a chi non è mai sazio di illusioni
e iridi fiammeggi, occupa il mondo!
Altri hanno ansia del tuo arrivo:
poi che svetti e voli nel reame azzurro
trapassa cortine di nubi, riaffacciati
e purissimo ancora come spirito feconda!
7
Quando s'avviva un vento
Dispiuma il flabello roggio
che nel botro specchio riverbera
un iroso vento di ponente
col suo fiato amplificato
volatili appollaiati spennacchia
chiome scuote e scrolla
nuvolaglie scardina e disgrega;
astuto, da spiragli o malchiuso
si intrufola per porte e scale
mulina tra piazze sagrati e vie;
traversale a pioppi e salici
di terrose fiumane lontane mugola
pareti rocce e muri come boomerang
colpisce e si allontana.
Se soffia tanto e alla valle
in cui ebbi natali un giorno
acceso va il ricordo
su, oltre i querceti e i pruni,
nel cimitero sotto il monte
forse lo udirà nell'aldilà
mia madre da tempo seppellita
e si rispolvererà un pezzo di vita
passato e insieme consumato .
Cade questo ritaglio di tempo
ventilato che non mi allieta
nel risucchio di un greppo;
ora, tra mulinelli di solitudine
fa stragi di pensieri e sogni.
Atterrami, rovesciami e scalzami
pure vento ma non immalinconirmi.
Invidia, non vedi, da noi si alza
per te che anche se muori risorgi.
8
Se verboso estro m'avviva
Se verboso estro m'avviva
e ilare il cuore a te si volge
non farmi silente incavo
qual conchiglia inerte e arsa
che dopo sciabordii il maroso
sulla battima atterra e infossa
dolce prediletta amica!
Angelo dalle tenebre sbucato
nell'anima e nel pensiero
a me stesso non mi abbandonare
nel mondo che ci frulla
tra bolle fatue intrise
di sogni e di illusioni
ma tra baluginii e riverberi
acqua bagnami, sole scaldami
brezza accarezzami, respiro dona
e tienimi vivente!
Non apparenza di vacue essenze
ma reale sostanza, tangibile,
densa di trasalimenti e di sospiri
saldi le nostre disgiunte vite
all'accadere del serale incontro
quando un tardo frullo ci innalza
e trapunto di astri si fa il cielo.
Parole corali raggiungano
meta ambita prima che svaniscano
o in gorghi di silenzi affondino
nel farsi di un procelloso evento.
Munifica, la penna nella tua mano
racconti la favola che bramo udire
che mi rasserena e mi rischiara;
più affresca e abbella la tua figura!
Fosfora nella nebbia la riconosca
guardando in punta di piedi
oltre il suo alto spesso muro
pur quando il baluginio
repente avrà ritirato la sua luce
e l'etereo bagliore farà nero.
Abbracciami e sovrastami
strabilino occhi su te affissi
dammi confidenza se, intimorito
e mesto, in angolo buio m'apparto
e cuore non sazio più ti guarda.
Donna fatti fiore e profuma
e io farfalla su te mi posi!
9
Finiranno le scorte di polvere da sparo
Finiranno le scorte
di polvere da sparo
con cui fabbrico i petardi
e le girandole parlanti
che vedi esplodere di lontano.
Nelle solitudini che afferrano
attristata fisserai la luna
luce che scorre sulle case
poi che la festa del cuore
inghiottito sarà dall'ora imbrunita
e svanita l' eco dell'evento vissuto
ma la memoria non tradisca
il ricordo del brulichio
di bagliori che oggi tu miri.
Sparito di essi ogni traccia
verrà tempo insostenibile
che nessuno altro parlerà
a cuore che vuole ascoltare.
Allora, sola piangerai
come l'incredulo fanciullo,
che inzeppate le monete
entro tasche bucate,
affondandovi avido le mani
disperato più non le ritrova.
Domani o altro giorno che sia
brama ancora ti cercherò
come acqua chiara
con desiderio di annegarmi
ma ad aspettarmi tu non ci sarai
perdizione di un cuore soffocato.
10
Il viaggio
Per il viaggio non sarà necessario
che prepari il trolley o la valigia
basterà un solo abito scuro
-non frusto, tassativamente nuovo!le scarpe siano pure di poco conto
ma obbligatoriamente lucide e nere
se saranno strette, non importa
tanto non dovrò camminare affatto
necro-stewards mi porteranno a spalle.
In previsione, certo avrei potuto cercare
l'agenzia che lo offrisse a minor prezzo
e con un pompa magna invidiabile
ma affaccendato in altre quisquilie
non ho avuto né tempo né interesse.
Il giorno della partenza, ancora
non convenuto, spalancata la porta,
scese le scale senza inciampare,
mi accompagnerà un odore di morte
qualche fiore fresco e forse dei berci.
Può darsi che all'accomiato
mi saluteranno in pochi o in molti
che taluni, chissà, piangeranno
ma non lo saprò mai e ne lo immagino.
All'uopo, un tempo, per tali viaggi
c'erano i cavalli, mi sembra morelli,
ma il progresso li ha resi desueti
e di certo ci voleva più tempo
e più soldi per arrivare alla meta.
Speriamo che alla partenza
non nevichi piova o ci sia afa:
i mugugni, pur se legittimi,
sarebbero troppo e inappropriati
e correrei il rischio di rivoltarmi.
Eh si, questi viaggi, unici ma comuni,
si fanno solo dormendo; nell'annuncio
anche le campane suonano dimesse
rispettose del sonno del fortunato!
Su non siate curiosi di conoscere
dove vado e perché:
tanto neanche a me è dato saperlo.
Rinviare il viaggio- voi dite?e a che varrebbe
se è già all'ordine del giorno..
11
Si dispera e pesticcia il bambino
Si dispera e pesticcia il bambino
il palloncino appena ricevuto in dono
sfuggitogli dalle dita è volato via
-di che colore era?- ancora si chiede.
Attaccate ad un filo, transienti
quante cose in un niente
la vita con uno strappo ci sottrae.
Pulsa il tempo e complotta sparizioni,
del pensiero dell'attimo prima
nulla ci resta, non una minima traccia
persiste sui sedimenti del ricordo,
molti estinti annovera la memoria
allo scroscio dei giorni e delle ore,
silenzi di sincope s'immillano
al muto distaccarti da ombre.
Si buccina che nessun possesso
sia sicuro, che ogni certezza sia momentanea
che la speranza fugga prima di essere degustata
che l'illusione sia piuma al vento.
Finché si può, tra fiotti si galleggia
un vortice, poi, inesorabile, nient'altro.
12
Lira e trombe equoree
Fino alle nane dune
e prima delle spente agavi
sospinto da impeti di vento
turbinoso di spume e bolle
brilla scava risucchia e rode
il frangente rabbioso,
più rigurgita e più attacca
senza posa barche in secca
o ancorate a fronti murati.
Ancor rimbomba, più in là,
il mugghio tra gli irti scogli
erti a difesa di lidi e case
a schiera sul litorale.
Ah fragore prossimo che stridi
con silenzi e quiete
di piane valli e cime sommerse!
Dal lungomare flagellato
dalla tua ira, oggi
con occhi vuoti ti fisso mare
lira e trombe equoree ascolto
e in segreto di me ti parlo;
oltre la vista che ti confina
sondo il mistero che mi infondi
e interpreto la sua voce.
Simili e dissimili forse
a volte le nostre vite:
sempre nuove masse acquee
da fiumi e cielo o cloache
a te convergono copiose;
per noi se evapora la speranza
e prosciuga l'illusione
possiamo solo incenerire
e sale mai daremo dopo il rogo
del sole che nasce e muore
sul tuo orizzonte mobile
al variare dell'altura
del belvedere da cui ti guardiamo.
L'attesa dell'amo che risale
speso ha successo per il pescatore
per noi privi di fede
qualunque sia l'esca usata
dall'insondabile mistero
dell'essere mai nulla pescheremo,
conchiglie o perle di sapienza
dalla battigia della vita
mai raccoglieremo.
Il tempo è veloce e il vivere
tra maree di stagioni
13
ci sbatte col suo moto
e come acqua che passi
tra le dite delle mani
in un niente fugge:
zavorrati da malinconie
annegheremo all'improvviso
o a poco a poco e negli occhi
ci resterà la speme delusa
di avvistare una riva
che noi naufraghi tra flutti
mettesse in salvo dalla morte.
14
Quando al di qua o al di là
Quando al di qua o al di là
di quel che diciamo vita
la mente volge e tra ambagi
il tutto sventra e discolora
e crudeli corrono i dettagli
di ricordi non più legati
al me estraneo che fui ieri
afono scoppia un urlo in gola
polvere fine di tristezze poi
da tomboli di solitudine s'alza
e un turbinio segue
mentre occhi e bocca sigillo.
Da incalzo di riesumare irritato
assente al domani ignoto
presente in un presente fatuo
pur qualche pensiero abuso
su lapidi di memorie e giorni
mentre per strapiombi vado
e greve dilegua e muore
l'attimo inutile vissuto.
Quanto tonfa e come s'abbuia
l'anima a visite di altri tempi:
nessun prodigio passato si ripete
nulla raggia da quel che avvenne
scampo non c'è ad ambascia di morte
che a tempo si accompagna
e concluso destino ammanta!
Ricompormi ridarmi forma e volto
nella mora dell'ombra
è poi il compito atroce
per rientrare in un'esistenza
che ancor a nulla riadduce.
Ah quando per viali solitari
andando non incontri
abbagli e adeschi di speranze
e un'angoscia come maglio
cala e ti schiaccia cuore!
Nullificata l'agnizione
venuta meno per anemia l'illusione
a che vale recluso opporsi al fato?
Ahimè merlo che chioccoli
tra cingolo di alberi frondosi
mai più, come te, tornerò a cantare!
15
Gracidano bufonidi..
Gracidano bufonidi
nelle palustri macchie ,
sul confine dei campi
boriose gore borbogliano,
scalettano gradoni
declivi al sole
bugne e merli lesi
spiccano sul poggio
prima della punta
del brullo monte,
ripieno di cibo e vino
una bugnola oscilla
sul capo della donna
che dirige al podere
ove sudando si falcia
grano maturo e dorato.
Così un quadro agreste
del giorno estivo
se fossi dove ebbi natali
e non qui ora prigioniero
in una voliera urbana
cinta da artefatti chiusi
di cemento e vetri
che limitano vista e cuore.
Dove trovar oggi
la cupola di fogliame
che rende ombre
quando forte picchia il sole?
Oh persa sciupata fortuna
di aprir le ali e volare
fuggir tra placidi boschi
e sorgenti rivi gelati
affondar vista e sensi
nell'infinità azzurra
che non ha porte chiuse
e tapparelle abbassate!
16
Almanacco estivo
Già su cafarnao di albini bruni
e ambrati rovente picchia il sole:
chi cerca fuoco, chi ombre.
Oh i giochi edili dei fanciulli
intenti a mimetizzare buche
o a fortificare torri e mura
all'assalto del fiotto lieve!
Più traffico nel canale siculo:
barcacce o gommoni stipati
di afro fuggitivi speranzosi
approdano o sventurati affondano!
Là dove non c'è borboglio d'acqua
tra mandorli ulivi e querce
un iniziatico frinire di cicale
turba l'aria che tace;
fruscii ratti di serpi tra sterpi
e roggi rovi in campestri silenzi
risuonano e mettono paura;
filari di vitigni ramati
infoltiti da trame di tralicci
fruttificano su colli e pendii;
da bica a bica un via vai
di frenetiche formiche
tra sottopassaggi e ponti si consuma;
gronda sudore nei campi l'uomo
in opra attardato tra secchi solchi.
Barbagliano vetri di case desolate
come gibigiane al dardeggio
di fasci di raggi di luce;
da asfalto di catrame e pece
alza i suoi fumi fatamorgana.
Sulla ripa, vicino al rio
quando più alto sarà il sole
all'ombra di pioppi e platini
si andrà a cercare vento
frescura e silvani effluvi.
S'imbrunirà prima della luna
sul mare azzurro e calmo
l'argenteo placido tramonto
nell'apoteosi del dì passato.
Chissà se morte,vacanziera,
soffrendo eccessi di caldo
a sorpresa non decida
di andarsene in ferie
o se avvistando spaventapasseri
atterrita non si dia alla fuga.
Nell'arrovento d'aria dei meriggi
madre forse ancor più fresca
17
starai accanto al tuo sposo
nell'ipogeo sotto i cipressi..
Fai pure da te, vieni
Fai pure da te, vieni
attingi tutto l'amore che vuoi
il mio cuore ne è pieno
disseta la tua vita
sguazza in questa fonte
e lasciati accarezzare
dai suoi mille zampilli,
sulle tue guance discenda
come lacrima un sorriso
sia come specchio
illimitato di un mare verde
che ti inviti nella calura
al disperdersi dell'ombra.
Su, calati e rinfrescati
non temere l'avvitamento
dei suoi gorghi ma godi
le sue schiume innocue
dense di affetto e di pensieri.
Non rigagnolo, non fiume
limaccioso ma lago di quiete
e di pace, lago incantato
conca di tepore e di fragranze
riparata dal vento ti accolga.
Vieni, vieni senza tremore
scongiura che evaporino
vano questi rivoli tersi
che affluiscono infiniti
e ne accrescono la vita
bagnati sotto lo sguardo
degli astri e degli spiriti
la cui luce si infiltra
nei tuoi e nei miei recessi:
su vieni nella densità
nuota tra la leggerezza
di queste acque non saline
immergiti in questa ultima
tardiva stagione della vita!
18
Ecco l'attimo illusorio e breve
Ecco l'attimo illusorio e breve
che sospende il prima e il dopo
l'erba secca o lucente e umida
che lancia il suo gemito muto
al passaggio del cieco vento
le nuvole che fuggono sotto il sole
la vita che ci intontisce col suo mistero
la lugubre eruttazione del cannibale vuoto.
Siamo e non siamo nell'onda delle cose
fatui nell'estendersi o contrarsi
di un destino incomprensibile
nel fluire di ombre sotto dardi di luce
umani vaganti animati da chimere
che accompagnano da mane a sera.
Non ti voglio più bene vita
su, lasciami andare via!
Non senti come si alza
il ritmo dello scricchiolio
come il tempo ammala il cuore
e ogni smalto stempra effimero?
Più non zampillare illusione
polvere già, in oblio io anneghi!
Ieri amore, oggi morte! A sbafo
e ingordo di tanto mi cibo!
Verde e rosa, nero e grigio
questi i colori dei miei arcobaleni
quando si riflette o si rifrange
l'astro dorato dopo un temporale
infuriato nell'arco di cielo
sotto cui vana e fragile scorre la mia vita!
Ignoranza avvinghiami! Non sappia
di un mostruoso irreparabile svanire!
19
Al farsi del mattino nel parco
Al farsi del mattino nel parco
per refolo sparuto e stento
pur plana da ramaglie dorate
qualche fronda nei viali;
cani, in libera uscita,
ma al morso del guinzaglio
marcano domini altrui
o inquietano piccioni isolati;
su panche mezze sgangherate vecchi
spolverano memorie tristi o liete
di parlanti giorni passati.
Il sole sale, la terra scalda
corre il baio del tempo
fra pensieri non detti e non uditi
poi bruca tra istanti muti.
E ancora l'ortica si mostra
nell'aiuola di ghiaia
che al solleone brucerà all'afa.
Ecco lì pur la gazza audace
spintasi fino al cassonetto
a cercare qualcosa da beccare
e precedere altri famelici.
Altrove e chissà dove
tante cose stanno accadendo
qualcuna tiene, altre schiantano
effonde il vano, gemono illusioni.
Ognuno per la sua strada
accerchia invisibile la morte la vita
che fa testamento del suo vuoto.
Beati i galli e le oche
già alle prese con i fosfori
smart tablet e cellullari
che tanto scomunicano e ignorano.
A sentire la voce dei giornali
ai più manca l'essenziale
e strano ancora fanno scalpore
i disonesti pizzicati
in fragranza di reato:
non passa più di un giorno
che o di qua o di là
nelle sue forme varie
la pazzia non esploda.
Dolora e abbatte il presente
non la vecchiaia ma la giovinezza
che non mi appartiene e all'oscuro
per tanti deve edificare un avvenire.
Occuperò anch'io una panca vuota?
Indugio, si..no, decido:
20
aspetterò che il primo che passi
mi lanci un saluto e un sorriso.
Aveva accorto scandagliata
Aveva accorto scandagliata
tutta la sfera cupa
il tuo cuore impietrito
cercando pertugi e fessure
da cui traspirasse una luce.
Or sguscia e riappare il sereno
dallo squarcio inatteso dietro
fioccose trame di ragnatele.
Disgregati, diffusi nembi
si sfilacciano, già lontani
si disperdono senza tracce:
al chiaro si converte lo scuro
neonate immagini ti ridono.
Camminante, pur solo
ricolmo sei d'infinito!
Alacre ti si spiana l'illusione
fermenti risalgono dal cuore;
ti racconti, fatto diverso.
Vivere vuoi e ti ritempri,
come posseduto ti scagli
sulla vita, ne spii gli atti
per impedirle di rimordere
di sciabordarti ancora!
Ai polsi alacre preme
la volontà primordiale
che accalda e avvampa;
il tuo volto, disteso è or
al par di quello arrossato
di divertito invitato
che goda una festa in atto.
E quando pur l'ombra fluisce
e ritorna allo sgranar
di mesti ricordi
ancor barlumi scoccanti scorgi
dalla radura ove bivacchi
se scruti la sorella notte
che sentinella del cielo
fiduciosa come or tu
fraterno cambio aspetta
dal puntuale giorno.
21
Nero oltre il nero
Luna piena luna nuova luna calante
vestite di bianco velo
destini decreta la Possente Moira:
fila Cloto misura Lachesi recide Atropo!
Qui ancora in loro balia io
a sopportare un trascinamento che non amo
a ricoprire illusioni interrate
madido di malinconie.
Si consumerà completamente il tizzone
che arse e fece fiamma
e sarà cenere muto
ancora i deserti saranno deserti
i fiumi correranno al mare
foglie vive si avvicenderanno
morte saranno spazzate.
A che affanni guerre vanità
invidie contumelie e amore
se al nulla tutto soccombe
prima o poi miseramente.
Povera illusa umana vita
che in quelli che verranno
trasmigrazioni e aureole
cerchi fughe alla tua sorte!
Creare per distruggere:
quale perpetua stupidità divina
per l'universo viaggia e regna
e compie misfatti atroci!
Nasce perendo ogni cosa per fato;
drogati di vita, prede di passioni
per istinto dimentichiamo la morte
seguendo il sole e le sue ombre.
22
Forte su flavi campi picchia il sole
Forte su flavi campi picchia il sole
raro è qualche albero ombroso
nelle gole rapaci diurni roteano
rocce corruscano su declivi feraci.
Giorni ferventi forieri d'afa
per frescure in moratoria e lontane
invieranno tutti ai monti o al mare
si vuoteranno piazze e strade
più morderà l'arsura tra i greti.
Ciclico e uguale tutto si snoda
nelle sue forme e nei suoi modi
ripetibile scorre il nastro
del tempo con le sue stagioni
e nulla nel suo fluire lo muta.
Chi va altrove in cerca di ristoro
non fiuta il destino, miope poco vede:
i bessi sognano bronzature invidiabili
che diano nuova tonica all'eburneo corpo,
i frugoli, sull'arenile intasato,
(non contaminati da dolori e delusioni)
armeggiano con i loro attrezzi
friabili mure di cinta e torri erigono;
si raccolgono pinoli, si vola su bici
si bivacca tra boschi e si respira.
Verrà poi la brevità del giorno
consueta e in leggerezza
la malinconia dell'autunno
il freddo e l'uggia dell'inverno
e si aspetterà di nuovo
di partecipare a un'altra estate.
L'egro ermo pensare del vecchio solo
che non a garganella
ma a gocce di vita si disseta sa
e non ignora che non solo a scaglione
ma pure a caso immite la morte viene.
Sul contingente attuale e stagionale
ci imbarchiamo e sbarchiamo
acciuffando pezzi di vita che passano
per un cuore sempre più disabitato.
23
In copia conforme..
Chiuso è ognuno nella sua prigione
e il mondo lo ignora, in poca aria
dietro le sbarre invidia l'uccello
che vola libero ad ali distese
rari sono i palafreni senza briglie
o che non hanno finimenti e pastoie:
si vive in convenzioni, la farsa
ha burattini e burattinai
notte e giorno fanno da sfondo;
i reprobi in asfissia all'angolo
gli onesti maleodoranti esclusi!
Chi si avventura oltre la maschera
chi si tuffa in altre letture?
La doppiezza non può essere sconsacrata
l'ambiguità è difesa con le unghie:
rimuoverla attenterebbe il convenuto
vigili si sta in guardia
i reporter devono stare alla larga
ombre metterebbero a fuoco
risalterebbe il lucore di Lucifero!
Oggi l'oro è paglia a buon mercato
sui deschi abbonda brodaglia
la realtà occultata o stravolta
spenti i radar che la rivelino
franti e incrinati gli oculari!
Bisogna accontentarsi
di ciò che ad occhi nudi si vede
il contraffatto come autentico accettare.
I registi e gli attori
omologati in club
hanno il proprio albo
e festival chiacchiericci
privati o mediali a scadenze varie.
Ridiscenderà mai un messia
a rivelare la nuda identità del tutto
sarà mai scoperchiato il pentolone
per vedere cosa c'è nella brodaglia?
Resurrezioni all'orizzonte? Niente!
Si spezza e cade fuori del vaso
la rosa avvizzita, un vento
dal davanzale la spazza e la disperde
inutili e inservibili raggrumano parole
un silenzio tombale il cuore incalza.
24
Ancor in me si effonde amore
All'avida morte ghermitrice
che non risparmia uomini affetti e cose
Amore perituro ti ho strappato
nella serra degli ideali ti ho preservato
in un verso o in una lettera ti ho reso immortale.
Ah il tuo esordio nell'innocenza dell'età
quando l'animo la porta dei sogni varcava:
altro diceva la vita, altro ci sostentava
mia confusione di indistinte emozioni!
Sola uscita di una caverna cieca
ombra d'ali sulla terra, gonfiore d'anima
arco di volta celeste con te sostenni il cuore.
A prima vista dopo un incrociarsi di sguardi
o appostato e in attesa di maturare di eventi
dietro una cornetta o accompagnato da un fiore
tra scocchi di rossore con te declamai
or come uno scolaretto alla prima recita
or come un vecchio serioso adulatore.
Magico sublime, in cerca di un posto sicuro
che sfamasse il cuore a crampi di affetto,
compagno mi restavi se all'alba di una speranza
tradita e offesa solo mi trovavi.
Quanto mi desti e quanto per te donai
quanti gli echi e i timbri della tua gamma:
mai parvenza ingannevole in me regnasti.
Tu perdoni, capisci, sollevi, soccorri
bagliore o fuoco dai luce e riscaldi
dove gli altri due falliscono
terzo occhio affondi e penetri
con sorriso corteggi cuori ritrosi
spaventati indecisi rassicuri.
Solo tu splendi nella notte nera
quando un buio grasso sovrasta
rovine di anni e di illusioni
sempre te fischio se annuso il nulla
o trabocca nera malinconia e si sparge .
Corrimano rassicurante
pur incanutito a te mi aggrappo a volo
per vincere il terrore di sfracellarmi
percorrendo stanco e deluso
il filo sospeso tra la vita e la morte.
25
Nubifragio
Chi si schianta e urla furioso
e sbrigliato tracima oltre la proda?
Equoree masse mareggia il vento:
s'azzuffano creste, scoppiano brille spume;
dallo specchio urti tremendi di onde alte
a frangiflutti attentano feroci.
Oh il mare, il mare adirato e tempestoso!
L'assidua furia glauca che si sprigiona
irrompe e spettina arenili e dune!
Smania, scoperchia, squassa, tumula:
con destrezza, predone infame,
ruba qualcosa e ancor r murmure si ritira.
In alto, sode nubi passano
in corteo reboanti intronano
il loro ventre gonfio svuotano
e ancora d'acqua si ubriaca il mare.
26
Rotola l'onda, si infrange…
Rotola l'onda, si infrange,
una musica gorgoglia
vivace una bava si espande
nel silenzio stanca si spegne:
è il mare che vive e respira.
Quali mari, quali maree
quali flutti echeggiano in noi
chi passeggia o corre
per i nostri deserti lidi?
Oh quante scie si alzano
si disperdono lontane
quanti approdi e partenze
alla banchina del vuoto
estremo delle cose!
Che ci rivelano le solitudini
delle immense distese azzurre
e del cielo in alto muto:
muri conoscitivi inespugnabili
eretti nello scorrere del tempo
oltre il fascino e il terrore
che si incidono nel cuore!
Si ritireranno il sole e la vita
e ancora non sapremo niente
lanceremo come un sasso in aria
le nostre domande e non udremo
mai il tonfo di una risposta
appiattiti vivremo ancora
schiacciati e umiliati
dalla nostra insignificanza
ossidati dalla nostra ignoranza.
27
E intanto andiamo
Tremoleranno qui a poco le fronde
ancor più veloce dietro ai monti
scivolerà il sole e sarà buio prima
brume e piogge piomberanno
su terre arse cedui boschi e case
altre fratture avrà la salute
che come cero si consuma.
E intanto andiamo,
forsennati o svogliati corriamo
ma dove andiamo: dove!
Forse verso il grande sonno
che di nero si colora o di eterno s'indora
nella povere che si alzerà col vento
o inanimati a fiottare nel nulla ?
Nella probabilità di vivere o morire
-varia e volubile- ci sballotta
l'alta marea delle stagioni
or su punte di scogli or al largo
di pensieri dolci o atroci.
Chissà quando, ancor più lesi
crolleranno muri maestri
di speranze e di illusioni
dardi di angoscia centreranno
il cuore senza scudi di fede;
rapido, in sordina, rassegnata
seguirà la vita la scia del destino.
Camminammo verso l'amore un'estate
portando un anello e una fresca rosa
lo rammento nella folgore del ricordo
risento i tentacoli delle meduse
l'ammalio delle sirene adescatrici
prima che si giungesse a un attracco!
Altro tempo correva:
più giovane, lieto e meno pigro
era il cuore, schivo ero
alle strade del silenzio
che oggi mesto nell'assenza percorro.
Si, altro tempo! Fu appena ieri
e domani non so se più sarò vivo.
Ah come monta la squassata mente
pensieri che fanno ragne di schiuma
e poi nell'oblio si perdono.
Vedi quelle nubi grigie sulle cimase
che, come messi cupi concitati,
in anticipo autunno annunciano
in quest'ultimo scorcio d'estate?
Sorte donami beata ignoranza
nutrimi di salutare indifferenza
28
paralizza i miei inquieti pensieri
se a strascico l'abisso scandaglio!
Labbra
Labbra dai miei occhi appuntate
perché cosi siete di baci disabitate?
Vermiglie pieghe socchiuse parlatemi
una schiuma vi bagni, un tremore
per vicinanza sorriso vi dia
fatevi fuoco, madide e lucenti
carnose schiudetevi come fiore
e eccitate pronunciate il mio nome
lacerate i silenzi che portate in voi
fine siate di un desiderio di baciare
ardente tangibile e bramoso!
Ad un avvicinamento un compenso offrite,
non siate infedeli in una guerra di paure:
non vi è minaccia ma desiderio di fusione
in una sfera colma di mistero
nel tempo e nello spazio sospesa;
non isolatemi nella mia identità
non appassite come ultime foglie su ramo.
Non so nulla di voi
non conosco le ricompense
che rilasciate a chi vi raggiunge
quando ostili non siete
e ad altre labbra vi attaccate!
E' in fondo al cuore che risiede
lo slancio che vi reclama:
slancio non passeggero e fugace
ma persistenza di sentimento
ragione ed esultanza piena
che concepibile vuole farsi
in un coronamento di essere.
Oh splendete, luccicate, addolcite
desiderate di appartenere a chi vi attende,
mutate i vostri orli vellutati,
senza rossetto non impallidite
ma rosseggiate e progredite di amore
per raggiungermi e farmi immortale:
vivente io sia vissuto su voi
in una vita che muore e scompare.
Senza contatto non vi è fonte vitale
ma lesioni di solitudini e malinconie
reiterazione di voglia di morire
trasloco nel nulla e nel vano!
Labbra non mi sfiorate appena
ma turgide soffocatemi di vita!
29
A più riprese si rintuzzano
A più riprese si rintuzzano
i due monelli scalmanati
come diavolo e acquasanta
si spingono, si insultano
si rincorrono; le ramificazioni
appuntite dell'ego si affrontano
-Questo è mio, dammelo!
tu ne hai già uno!- si graffiano
e nei loro intenti persistono
schivato un morso, spunta uno sputo.
Ma questo è troppo!
Bisogna sedare e porre fine
alla disputa, disapprovare
essere imparziali e non schierarsi
a favore dell'uno o dell'altro.
L'egoismo è antico quando il mondo
e l'obiettivo sempre uguale:
sopraffare, acciuffare, depredare
afferrare oltre il necessario
massimizzare carpire escludere affermare!
E' nelle vene, è nel dna, è nel gene!
Le dispute infantili con altre forme
poi si protraggono per tutta la vita
tra individui gruppi o etnie
sono come esami di ammissione
all'esercizio del dominio pieno,
da non superarli segue:
l'appartenenza quasi definitiva
alla schiera dei vinti e sottomessi!
Delle bestie abbiamo molto
dell'umano, con qualche smentita, ben poco
e così sempre di più peggiora il mondo
esplode l'ottusità per una significativa
comprensione di un'equa condivisione
e ribolle la febbre di avere; nella savana
forse cambierà pure l'istinto un giorno.
Gli amerindi possedevano un continente
gli uomini bianchi cattolici civilizzati
se ne sono quasi del tutto
30
candidamente sbarazzati per derubarli!
Si vocifera che un sano egoismo
sia un toccasana, si elogia il vizio
capitale dell'io, si prende a pretesto
un principio di legittima difesa:
manca solo che venga santificato!
Basta fissare un vaso di gerani
Basta fissare un vaso di gerani
sul davanzale di una finestra
raccogliere un tiepido fascio di sole
guardar un gemmeo cielo che sboccia tra le nubi
perché il nulla che non s'alluma si dissolva
e un limio di foschi pensieri taccia.
E' in questo ratto intendimento
che scovata volontà di vivere si dispiega
e ogni preteso falso bene si annulla!
Esulta solivo cuore al giorno che promette
spalancati alla ventata che ti invade
per sempre si disperda
il mucido sentire che ti opprime:
origlia il gorgoglio di una vita
che al ridestarsi dell'alba ti sorride!
Scerba e falcia dal prato inverdito
i secchi cespi di malinconia
con alacre passo incamminati
e raccogli dal verziere di letizie
spuntate fioriture di illusioni;
ma bada, l'oggi non infuturare:
vivi solo l'istante fugace
afferra e consuma tutto intero
l'avvenimento raro che ti è dato!
31
Scroscio di memorie
Discendevamo nel torrido del giorno
estivo la mulattiera ciottolosa
che al fiume inviolato portava
intorno chiazze di granturco già alto
frusciavano a brezze lievi
tra verdi rovi brillavano drupe di more;
abbarbicato sulla pietra
in alto, il maniero turrito
ove il padre di mia madre
nel secolo fuggito era stato custode.
Ancor, a metà sentiero
i resti di un mulino diroccato
da opunzie prosperose adornato
con allato un borro torrentizio
che musico borbottava; prima
della striscia di riva pietrosa,
snelli e flessuosi, giunchi e vimini
confusi a spunti di canne fronzute.
Oh meriggio al sole che picchiava
fresche dolci acque incontaminate
odor di ginestre a valle discesi
apparir e sparir di rospi obesi!
Eravamo appena fanciulli allora:
cuori giovani, senza affanno,
in fioritura, con saccocce e menti vuote
e ancor senza nodi il filo della vita!
Come è strano e possibile che tanto tempo
a mia insaputa pur sia passato!
I ricordi, i ricordi in piena
che gai si srotolano controtempo
e riadducono a eventi andati
che sottovento echi soavi e dolci
riportano a un cuore che ride!
Che n'è stato dello smilzo ragazzo
sognante schivo e silenzioso
che si immergeva tra gorghi e spume
svalutandone le insidie celate?
Non di quelle ma di ben altre
più mortali e inimmaginabili
fu vittima tuffandosi nel vivere.
Or congiunto a una speranza
or disciolto da terribili pensieri
con animo serrato
e una volontà d'essere che frana
attonito segue l'arco del sole
32
nell'ansia di un venire ignoto
che oltre imbruna e atterrisce
chi sosta su sprofondi ricordi.
Oh mia primavera!
Dimmi lampeggio di pupilla bruna
da dove giunge la brezza sottile
che amorevole il cuore accarezza
e come scosso ramo lo fa tremare?
Congedatosi l’uggioso inverno piovoso
con nuovi tratteggi e sfumature
di verde si va ridisegnando la vita
con alacre passo riprende vigore.
Altra cromia di filigranate sensazioni
ravvivano l’errare dello sguardo rapito
or che animula attonita svaga
tra madreperlacei colori!
Oggi non iroso spumeggia il mare,
brilla l'infante verdello tra prosperi pomari,
dilaga e ondeggia, tra risorti campi
il rosso dei papaveri nani
pacati parlottano enfi rivi nei botri
altre fratellanze ritrovo con le cose.
Oh attesi annunci di primavera
riscossa della povertà della terra
che ubertosa si arricchisce di fiori;
emozioni che accestite e rinverdite
rose e gerani alle finestre del cuore
spalancato, da cui lungimirante
una speranza ritrovata
non ancora ben salda festeggia
un divenire di pensieri con occhi
intrisi d’amore e di illusioni!
Riprendimi solare tepore, riscalda
e dilata i miei atri con dolcezza,
innalzami fino alla bellezza pura
tra fermenti di luce e di chiarori;
circondato da riverberi e riflessi
trepido e irraggiato, dello sbocciare
di un nontiscordardimé fammi testimone:
allietato dall’evento, poi lo raccolga
e sopra come suggello regale vi imprima
33
l’impronta di un casto bacio augurale
prima che in dono, lo offra al mio amore!
Ah questo apprendere del vivere non vano
forse senza fine, per me divenuto
più vecchio scolaro svogliato!
Ch'io senta ancora di essere finché sono
e mi sottragga all'orrore di esser solo!
34
Da te torno a tornare mare!
Ozia sullo scoglio l'uccello marino
un velo fosco l'orizzonte nasconde
un naviglio lento si distanzia;
sonnecchia il vento, l'onda è calma
diradate schiume si spengono
cala e imbruna il giorno cadente.
Mare, stanco di tutto e di niente
ancor a te mio soccorso torno
e una fratellanza ritrovo
se tutto addosso par mi crolli
e dall'impresa del vivere mi dimetto.
Che imperituro ti contamina cuore
che su te aderisce e morde
che ti scombina e l'ago
della bussola di essere dirige,
che oltre lo sguardo vuoto e fisso?
Sono come un suolo spaccato
in uno sverdito sepolcro:
nulla germina nell'arso!
Che mi dissangua e aggruma
in questo pestilenziale stagno
ove sostano impaludati pensieri?
Tramonta, dirupa la luce
cresce l'invaso del buio
si ritirano gesti e parole,
niente oltre l'acedia dirompe .
S'aprisse a rinsanguarmi
un cielo ai raggi della sera
vita in cui più non credo:
oh dimenticare le tariffazioni di pene
le sottrazioni di allegria
la mancanza di irenici abbandoni!
Ravviva e enfatizza me spento mare
di ottimismo empimi salsedine
fomenta e capovolgi il mio animo
che tocca il fondo del nulla
quando ogni luce mente o si spegne
e in me vecchio tutto si stinge,
rialzami da questa infelicità
35
in cui son disteso e non comprendo:
nei vortici flussi e riflussi
del mio essere solo io non anneghi!
Rivelazioni e crivelli cognitivi
Or che più non hai maschere
e la tua identità è palese
ora che posso intendere chi sei
e non devo più nulla chiederti
ora che ogni avere ho sepolto
nella fossa del vuoto, ora si
che posso da te staccarmi vita!
Passata è l'alba dell'inganno
tutto ho visto polverizzarsi
dall'osservatorio del tempo;
scricchi e tarlanti parlanti
abbiamo origliato,
il dilagare del male consueto
il rarefarsi del bene
il bastardume della menzogna
i truffatori e i truffati di speranza
le sopraffazioni del peggio sul meglio
i lamenti e lo schianto
del significato e del significante
tanto censimmo vivendo.
Le cose sono come sono
e ogni simbolica e eletta
magnificazione è inutile!
Alzeremo un drappo bianco
un giorno in segno di resa
e saremo lo stesso impallinati
da oscuro e invisibile nemico:
si compirà il disastro fatale
per noi giunti alla cognizione
che la vita sia la china
la decomposizione e la rovina
di un prodigio fallito, il rantolo
di una volontà di essere in agonia.
Ci infatuammo di amore e desideri
cercammo come forsennati speranze
l'ebrezza di esser liberi e sognare
36
combattemmo l'irruzione del dolore
addolcimmo aspre malinconie
ci assopimmo tra dogmi e fede fatui
ci sorressero immaginazione e sogni
ci lanciammo oltre la materia
verso l'infinito noi finiti
assetati di spirito e di essenza
e tutto ebbe zero come risultato!
Non rivelarti ad altri svelata vita
abbia il suo decorso l'illusione
affascina chi ancor le spalle
non ti volta e candido cammina
attirato dalle chimere del futuro
che tanto promettono sorridendo.
37
Scatto apotropaico
Di che ti impicci cuore
perché lo sfondo del male
sondi tra le viste del mondo
e in un fremere d'orrore
ne fai rapporto scrupoloso?
Desisti e guarda oltre
estesi ne sono propaggini e forme:
cuore,ne trarresti solo pena e dolore!
Il male nasce scotta e vive
e terrifica ne è la teratologia!
Innumerabili i suoi figli
le variazioni e evoluzioni.
Desisti prima che ti avvisti
e riconosciutoti ribelle
o avverso al suo dominio
ti persegua e ti torturi:
insaziato ha sempre fame e sete.
Mal sopporta affronti e oppositori;
vanificata ogni protesta, vendette
insuffla e probi persegue,
pestifero emana i suoi odori
con mastice in ragne imprigiona.
Dalla notte dei tempi
da bene e virtù divorziato
tenace reclama il suo regno,
a Lucifero avvinto
paffuto succhia al suo seno,
scelleratezza si legge
sui suoi stendardi; mai arreso,
mai pago, arruola anime prave;
insano e stolto sani irride
pensieri e azioni intorbida
desideri e passioni impuri diffonde;
coscienze spoglia di bontà e d'amore,
a tenebra fonde e tempera ogni luce;
essente essere incarbonisce
e spazzacamino non c'è per i suoi fumi.
Da millenni una stirpe di demoni
impegni annota sui suoi taccuini;
se cammina, ai bivi, ai trivi
o ai quadrivi sempre sa dove andare,
se inciampa o sta per cadere
sul male inciso fa perno e si regge.
Angeli decaduti o umani lo perpetrano
per tenere alta la sua reputazione!
38
Come ali di albatro le braccia
Come ali di albatro
le braccia più non si alzano
davanti allo specchio
dove amor primo mi apparivi
e io, sbronzo di sogni,
come brace viva attizzata
con delicate movenze
-ubbidendo al caldo richiamo
della tua pelle- sorridente
le dune ambrate esploravo
del tuo petto cosparso di nei.
Dall'alto dei sensi condotto
quante volte precipitai
nel mare spumeggiante
del tuo corpo vibrante
vasto e pieno di gorghi!
Fili di paglia le mani
or più non intessono
pensando a corvini capelli
mossi dal vento e frugati
con una dolcezza protratta
che il cuore lieto assopiva.
Oh le carezze all'eburneo
tuo collo mentre lo sguardo
tradendo un segreto cercare
confessava di aver furtivo
rovistato tra le forme muliebri
che la veste ostinata celava.
Ho dovuto bendarmi,
negli anni pigri di luce,
per riprodurre nella memoria
l'abbaglio e i gesti di allora.
Nello strazio agrodolce
del ricordare che ritorna
poggiando la mano sul cuore
ho tremato dietro la porta
chiusa della mia prigione;
al fluire di una stilla,
caduta da occhi vuoti,
scosse di vita ho sentito
risalire dalle morte radici
del mio cuore stroncato.
E' da millenni, amore perduto,
un vuoto cammino il mio andare.
In un immoto accadere
di ore e anni duri da vivere
una voce dentro mi illude
di poter il tuo volto smarrito
39
confondere con altro mirato.
Come svanito, delirando,
baratri radendo io vado,
alla terra e al cielo sordi
demente ripeto la mia storia.
Lo scheletro di un sogno,
investito da raffiche di pena,
dondola all'albero penzolante
a cui vivo lo impiccò un addio;
a raffiche violente di ricordi
scricchiola tristezze senza fine
polverizzandosi tra le mani
dell'ombra che ne afferrò la vita.
M'ange il cuore
M'ange il cuore per perpetuarsi
da giorni di inique cose
e poco mi oriento in baccani tanto diffusi.
Schiamazzano e cambiano livrea
sull'agorà pavoni e oche
basta una fola eristica per
mutare direzione e spingerli
in altra stia, tanti i galli
pomposi a presidiare mangimi,
pance gonfie fameliche
reclamano ingorde commerci
fette di agio e potere,
sempre pronte a beccare
stormi di colombe artigliate e falchi
volteggiano sul Transatlantico.
Se la trasmigrazione sia
a sinistra al centro
o a destra poco importa.
Che accade mai?
Nulla di nuovo oltre una nuova fila
di morti sulla battigia o nell'hangar!
Lo spettacolo è lo stesso
il colorato di ridicolo
il parlar bene e razzolare male
"invariante" in altra scienza si direbbe!
Replicante non varia lo scenario;
se guardo, sempre fari spietati poi
ipocrisie e disonestà denudate
fanno luccicare; i suggeritori
attivi e in penombra, non dormono mai
pronti a modellare discorsi
e sofismi per plasmare la massa.
40
Tra omissioni di fatti noti
e cancrene di indifferenza
si discorre senza conoscenza
si fabbricano verità posticce
si inculcano perversità morali:
è l'apoteosi degli escrementi!
La coscienza, l'amore per il vero
il bene comune, la bellezza cortese
il sublime dell'innocenza
e l'armonia nel fare e ideare
l'onestà e l'igiene mentale
soggiogati da oscuri fini
estromessi dal palco delle virtù
da tempo alla gogna giacciono sedati.
Raro verso l'etere qualcuno
solleva da solo le proprie ali:
per fortuna sognatori e disinteressati
a scanni e sedie vellutate,
eroi del pensiero, all'aria aperta
liberi dalla tirannia dell'avere
pur sfrecciano tra correnti ascensionali
come aquiloni verso volte stellate.
Ah i fuoriusciti dallo sciame
degli angeli in volo, i castigati
immeritevoli di pienezze di luce
e camminanti con le spalle al sole!
Che dirà mai lo specchio
quando i crestati vi si mireranno
saranno in estasi e scintillanti di boria
o apriranno il confessionale per raccontare
inganni e circuizioni messi in atto
dal loro pigmeo essere?
L'acqua torbida non schiarisce
anche se mille filtri la decantano!
Poca presa ha il bene sul male
e insolita è la capitolazione dell'ego.
Un covo di ladri e raglianti pur forbiti
e travestiti da persone dabbene
sempre un covo di ladri e raglianti rimane.
41
La piazza
Di gente gremita
è nel giorno domenicale
la piazza del paese
tra rintocchi di campane
e stridii di freni di bici sfrenate
schiamazzo di voci indistinte si ode:
cicalii femminili, brusii di senescenti,
tengono chiacchiericcio concerto.
Festoso cafarnao animato
da passeggio di avvenenti
forme procaci, teste rapate
visi imbellettati e incipriati,
coppie austere e odoranti
uscite in vistose divise
nella domenicale parata.
Vale la pena incontrare
gente dai vivaci colori:
bisogna pure che ci si ritrovi
e, a qualcuno, sul trend delle proprie
tristezze si tenga un rapporto adeguato
che allacciando discorsi
si confrontino sopravvissute speranze.
Sulla piazza principale
può accadere di tutto:
ritrovare il respiro della giovinezza,
urtare un amico di cui si erano perse
le tracce, arrossire per la vampa
di uno sguardo che il cuore tocca,
appoggiarsi ad un muretto
e seguire il rocambolesco
trasloco di una pagliuzza
tra le prensili antenne tenaci
di una formica ostinata.
Rinchiusi nei box angusti
delle feriali occupazioni,
confinati fra orridi torrioni,
arruolati dalla sopravvivenza,
senza sbocchi o salti di sorte
in un vuoto di spiragli,
tra ombrose spirali di vuoto,
tacitando gemiti inascoltati
42
i nostri giorni consumiamo.
Bisogna riappropriarsi
eh sì, di un pezzo di vita!
Guardare altri tratteggi
oltre il cerchio del quotidiano
che ci confina con le sue nubi,
strapparsi di dosso quell'odore
di chiuso che si appiccica
addosso e si condensa nel cuore.
Si attende una settimana
un vitale squarcio di sole,
una manciata di raggi
che ci ricordi il volto
e i colori del cielo, un soffio
di vento per veder scompigliata
una pettinatura laccata, colloquiare
in un segreto linguaggio con la cima
irrequieta di un albero chiomato.
Nella piazza affollata
straripa il lamento del mondo,
si raccolgono le storie confessioni
di destini traditi e svuotati,
si sfiora l'abbrutimento
partorito dalla sterile monotonia
di una scondita esistenza,
sboccia la richiesta sempre umana
e mai esaudita di una speranza
che tra gli uomini e per gli uomini
tangibile vera giustizia avanzi.
Sarà deserta domani la piazza.
Attraversando il fumo che resta
dalle ceneri di combuste illusioni
abituali piccioni, numerosi
verranno a beccare sbriciolati
resti di chips e patatine scampati
alla bocca ingorda di bambini.
Nella piazza svuotata, un lapidario
silenzio, domani, disperderà
l'afono clamore delle nostre illusioni.
43
Non so cosa io sia o sembro
Non so cosa io sia o sembro
né mi congratulo con me stesso
o mi infirmo o mi confermo;
fuscello trasportato dal tempo
subisco le fole dei suoi attimi
e so che vivere
è un grattacapo da vertigini;
distinguere, se sei stato
fosti o diverrai so che è un azzardo
e riferirlo semmai potrà araldo
forse solo il cielo.
Così senza orientamento ondeggio
subendo le maree del destino,
tra intrighi di supposizioni vago
tra altri me stessi mai compresi.
Imperfetti o perfetti
monchi ci si declina
a secondo del momento
e il distinguersi in chiaro
è solo ameno artificio
per raggirare un nulla cenere
che senza fisionomie ci ritrae.
Se talvolta trovi il verso
della tua vita svalutata
c'è sempre qualcuno
pronto a mostrarti il recto
e così tra conversioni e coni
per apprezzarti ti ingegni
ma il titolo non cambia
a seconda del contesto
e per la precarietà non ci sono cure
né le parole ancor dispongono
dell'obiettivo con cui scattare
le istantanee che in originale mostrino
le luci, le ombre e i colori
dei paesaggi attraversati dal cuore.
44
Lettera per mia madre nell'aldilà
L'ora che a te mi congiungerà
lo sento si fa’ più vicina madre
l'attesa della buona ventura
speranzosa si erge tra il consumarsi
di atri sostanziosi contorni di vuoto.
Da quando, ci separammo
tu muta e io in lacrime,
quante cose sono accadute:
molte non le avresti approvate
se fossi stata ancora qui
e ti stupiresti sapendo
che fatti impensabili
a mitraglia pur mi hanno colpito
e -impossibile!Come..!?certo mi diresti che sia.
E' da tanto sai che non so più
dove mettere i piedi per restare
in equilibrio con la mente
e non strisciare tra confusioni
di vita e di morte, se andare
a destra o a sinistra
ai mille bivi che incontro vivendo.
Mi grava la memoria il passato
vedo i dettagli del mio fluttuare
vacillo, cerco appoggi, scivolo
fin nel fondo, atterrisco smarrito;
alla ragione e al cuore cerco aiuto
mentre il sangue impugna e abnega
l'abitudine di scorrere tra le vene;
non sto più attento alla salute
non curo acciacchi, mi rassegno
rimedi a morbi fisici e morali trascuro.
Senza rifluire di volontà persa è ogni guida,
né prudente né coraggioso non so dove andare
disfatto più non mi allungo e mi contraggo
se da una fessura giungono raggi di domani.
Vorrei essere cieco e non vedere
non fare testimonianza del vuoto
che mi beffeggia e mi insulta
non scambiare fandonie con altri vivi
45
cercare e inseguire fughe d'infimo grado
o trovare le mani piene di niente
se tento di afferrare ancora frutti
da questi giorni che si intestardiscono
a tenermi secco in vita;
sempre ancor più disubbidisco
agli imperativi di desiderio e di possesso
di bene e di sostanze apparenti.
Madre, non litania è la mia
per questo malessere che non si appiana
ma elegia di stanchezze,
stillicidio di astenia,disegno
di aspirazione incalzante di pace,
di quella pace diffusa che regna
oltre i fracassi e le idiozie del mondo
di quella pace che tu anima semplice
nel silenzio dell'aldilà
certo da tempo hai trovato.
Ho percorso rive rigogliose
mi sono immerso nell'acqua
poi nella palude tra sabbie mobili
ho sentito il gorgo funereo di ogni senso
di stare in vita dopo i suoi inganni
or attendo una tua mano soccorritrice
che fuori mi tragga e mi salvi.
Dove sei tu trovami uno spazio
si riannodi un filo da tanto spezzato
senza peso nelle acque del tuo ventre
ritorni quanto prima
per non lasciarle mai più.
46
Nell’anticamera del cuore vuoto
Nell’anticamera del cuore vuoto,
immobile una vetusta signora
silenziosa ho visto aspettare.
Strano,è incomprensibile
non ha fretta di entrare!
Uno sbirciare dalla toppa
di tanto in tanto,
poi quella assenza di impazienza,
che tanto stride
con il concitato correre
della gente per la vita,
va convincendomi
che l' incartapecorita nera velata,
che fuori imperterrita sosta,
attender più non debba.
Apro la porta e gentile
con un mezzo inchino
nella stanza dei miei silenzi l’accolgo.
-Venga Signora, dica pure...-Guardi, mi invia Necessità
ho tre nomi e non so mai
quale dei tre sia più gradito
mi chiami pure come vuole
dunque. allora..ma se ha da fare
non importa passerò altro giorno,
sa, ho tanti impegni!Lei,è stato molto gentile,
non tutti,è vero, come lei,
sono ben disposti a darmi udienza
ed io ben so apprezzare il gesto suo!
Molti vedendomi orribile
e disadorna, fuggir vorrebbero,
intimoriti e pavidi, inventano
mille scuse per mandarmi via!
I suoi occhi non vedo
in fuga o rabbrividire,
né pugno minaccioso a me rivolto
dà spavento a questa Falciatrice
sempre in pena per compito ingrato
che il Fato le ha assegnato.
Si lo so, son buia e cupa, cieca,
di mezze parole, nessuno mi parla
se non con voce roca , solo cuori
già impietriti io trovo; qualcuno,
una volta...., ora ricordo, mi disse
che ben più accetta sarei stata
se depliant avessi distribuito
47
pubblicizzando crociere eterne per paesi
dove le notti hanno sapore di risveglio
e da mattina a sera sulle nuvole si vola.
Io, in quei paradisi non sono mai stata
e, se qualcuno, mi avesse chiesto
garanzie sulla veridicità dell’offerta,
onesta, non avrei saputo che dire.
Ma non mi faccia essere prolissa,
io non sono avvezza a sproloqui,
più trattenermi non posso,
a malincuore..... devo andare!
Quando pur dovrò tornare
ricorderò della sua accoglienza;
le confesso: lei è uno dei pochi
che nel vedermi e pur non invitata
disumanamente non mi ha
sul grugno la porta sprangata!
Arrivederci, arrivederci....Incredulo e stupito da un siffatto
personaggio, richiusa l’atra porta
ritorno con un sorriso alla vita.
48
Meriggio
Spopolata e deserta è la strada
in questo meriggio assolato.
battuti da un sole rovente
infuocano muri e viali;
di rado, lembi o strie
di torrida ombra si incontrano
rasentando facciate scalcinate.
Sopra le finestre chiuse
tra rettangoli di cielo,
arroventano raggi grondaie e cimase;
in lontananza, tediato,
pigro vagabonda un cane.
Debole e corto annaspa il respiro:
per l'aria, arsa e ferma,
non refolo, né brezza.
A lauto pasto convenuto,
un nugolo di mosche,
ostinato in un angolo
saccheggia resti di raspo consumato
intrusa e non invitata
una midollare tristezza
nel cuore si infitta e straripa;
una quiete immilla e computa
un durare di svuotato accadere..
E' in questo frammento del giorno
che il vigore affioca e declina,
è in quest'ora che non spunta
frescura sulla soglia del cuore
e che la vita, come stilla resinosa
che grondi e si aggrumi,
immota e rappresa si guarda
inebetiti nel silenzio che dilaga.
Da funerea calma che dirama
mesti rintocchi, traversando
filtri di silenzio, giungono
da campanile distante;
un tremito corre per la pelle
poi che quel suono mesto
mi tocca e intendo.
Una vita, la calura ha stroncato!
Non l'afa , ma un freddo
opprime e mi soffoca
in questo meriggio
che più si infiamma e sfianca.
49
Madre
Madre, se trascinato
da flutti di ansie
smarrito ho la proda
da cui lontano mi guardi
e zavorra di tristezze
appesantisce l'anima mia,
riportami sulla rotta
che a te conduce
or che speranza fugge
e oscuri nembi minacciano
i miei tremuli orizzonti!
Tu che alla sfilata
di labbra da minio
arrossate e visi imbellettati
mai parte prendesti,
tu che all'avara sorte
e al bisogno che incalza
impavida ti opponesti
e la tortura degli anni
aspri della tarda età
accetti senza protesta,
soccorrimi or che vagante
in malinconie, come caduca
foglia al turbine cedo
e nello spirito snerbato
sostegno non ti offro!
Tempra di altri tempi
la tua ! Madre,
tu mai ceduto hai
alle incursioni del doloroso
essere e solo un blando
lamento talvolta fugge
dal rassegnato silenzio
che mascherato cela
la tua pena immensa!
Sorridi, non piangere
quando a me pensi,
augurami un dolce sonno
perché domani, al risveglio,
venendoti incontro
rinfrancato, abbracciarti possa!
50
Si dimentica presto
Si dimentica presto
l'idioma d'amor dei vent'anni
dopo che a frotte son fuggiti i sogni
e gli anni ad uno ad uno
passati sono al par di un lampo;
all'inasprirsi degli eventi
semintontiti altro linguaggio
più duro si apprende senza spiragli.
Non v'è alchimia esoterica
o sortilegio che ci ricarichi
che ricrei le voglie e i desideri
di quando ragazzi e davvero vivi
come fiori in divenire
sbocciavano illusioni
e con sorriso si sospirava d'amore.
Indietro, il fiume giammai ritorna
con sé ogni cosa trascina alla foce
replica non vi è di giorni declamati
recupero di speranze alla deriva:
solo sciame di ricordi, collezione
di immagini tarmate restano
a chi più non è attaccato al possesso
e non ha altro appetito di inganni..
Torcersi a che serve?
Non ci si strappa al morso della vita
non si scansano i suoi schiaffi
si portano a lungo i suoi graffi,
bisogna ingoiare e digerire
il vano delle lunghe parole,
subire la ferocìa dei suoi silenzi.
Per abitudine poi si resta
e incompiuti senza protesta
si aspetta che ci portino sotto una zolla
fatti secchi un giorno dal tempo
che con preannunci e in sordina
molto prima ebbe a dirci addio.
51
Brumaio
Ascende e fitta avvolge
l'aquea fumea vie alberi e case
il pluvio giorno è stato breve
e io no so cosa ho provato
o inteso inseguendo le ore
che isolato ho vissuto
mentre il tempo le sfornava.
Oziosio nuvolo bigio mese
umido oh tu brumaio
pregno di odor di crisantemi
come il cuore incrini
e mesto il tutto rendi,
come di inquieti inquilini
pensieri la mente affolli
e le tapparelle chiudi
ad una vita interiore!
Vedi: piove; piove piove
tristemente piove. Straripa
inonda e infanga la fiumana,
al feroce smotto titano
che diroccia frana la casa,
molle crolla il ponte; lago
si fa il seminterrato e la piazza
alla falla dell'argine
abusato del naviglio intasato.
Vedi: scroscia sui lidi
sui binari, sulle lande,
sui borri, sui marmi
sui colli, sulla capitale
su croci vecchie e nuove.
Piove, piove sullo Stivale
ovunque, insistente, a dirotto
più e ancora inclemente
al fluire dei giorni!
Placatevi e assopitevi,
se irati, dèi della pioggia
dei fulmini e dei tuoni!
Andate via fiotti bruni
pregni di fanghiglia,
nebbie e nubi cinerine
sfollate da spazzi biavi:
all'alba lasciateci intascare
un po' di luce e di sole!
Non è più tempo di celebrare
morti e rovine! Solleticaci
illusione, facci vivere ancora
e riattacca al nostro cuore
la speranza che si stacca
52
prima che domani ingenerosa
prenda commiato e si allontani.
I balestrucci
Da tempo hanno abbandonato
i piccoli dei balestrucci
i nidi sotto i cornicioni
e chissà dove saranno ora
vuota sarebbe l'eterea volta
oggi se non fosse per la frotta
di nubi ceree in marcia
dall'orizzonte cupo e rombante.
Come mutano assenze e presenze!
Nulla si sa dei balestrucci
quando al mattino o a l' imbrunire
in alto volteggiar più non li vedi
così come pur nulla si sa
dei voli dell'anima invisibile.
Planeranno a breve foglie nei viali
lascerà di certo la vita il corpo
che pur intende come si strugge
al martellio dell'orologio.
Ci veste e ci sveste l'aurea speme
funamboli tentiamo l'equilibrio
passando pié veloci sul filo esile
teso tra passato e futuro (ah le Moire!);
poi che tutto si disvela l'intrigo
della tortuosa trama dal tempo ordita
caduco e vano tutto prilla nel vuoto
ma lì nessun balestruccio mai sfreccia
ne trasvoli d'anima lasciano scie.
53
Elegia
Quanti solleoni e rose settembrine
nevi nidi e fiori di ibisco
discendendo la vita potrò
ancora censire prima del nulla?
Chiuderò anch'io gli occhi
e sposerà pace e oblio
per sempre cuore intirizzito.
Oh addio giorni di stelle cadenti,
difesi ultimi sogni tardivi
ricordi di carezze e baci
di arrivi e partenze furtive
addio speranze e illusioni
disciolte in intrugli amari!
Chi vi poté credere e ubbidire
istigato dalla voglia di vivere
prima che abiezione funghisse
e rancura abbattesse amore!
Cuore incontri e t'accompagni
oggi a smanie di funebri brame
taciti voci e silenzi risali.
Ridato mai ci è quanto perduto:
la corda dell'innocenza prima
tesa si spezza e il suo carillon
nessuno poi più ode deluso.
Tu hai visto quanto ti ha amato
come ha gioito e tremato donna
quando per un poco lo hai toccato
e come dignitoso abbia poi pianto
espiando la pena di un inganno.
Che altro fluisce tra te e me
lamia con petto artigliato
mentre aspettiamo la fine
e il nulla cresce e si infiocca?
Che ti sazia mentre il tempo
sorpassa il passato e lo specchio
ti ricorda vespri di beltà
giunti con ciocche di capelli
bianchi oggi ancor più fitte?
54
Ognuno solo per conto suo
passante tra giorni di gramaglie
e ragne di ricordi viscosi
illuso, più illuso di prima,
illuso di padroneggiare il timone
di una vita che molle e floscia
delusa barcolla su un vascello
senza alberi e vele, che va
senza sestiere per un deserto mare
senza vento verso la boa
che segna il confine di ogni veduta
all'allungo della luce di un faro.
Che vedi nitido davanti a te
oltre il supplizio mio mesto che sbuca
e rischiarisce da questa lontananza
d'anima al venir della cava sera?
La guerra è finita e insieme siamo morti:
ognuno forse illumina la sua ombra
vagando tra campi di memorie:
all'altra amata, miserrimo chiede perdono.
55
Poetica penuria
Estro attingendo alla fonte
privilegiata di poeti illustri
poetare un poco oggi vorrei
ma la fantasia ha le ali tarpate
l’ispirazione è latitante,
la precettrice Musa,
il caso vuole, che assente sia,
per dovuto turno di riposo.
In questa interiore stasi
dove ogni moto è quiete,
il cuore, rappreso e autista,
tra buchi neri gravita
da declivi di silenzi aridi
parola o suono non sgorga!
Gettata la rete a strascico
dai fondali vuota ritorna;
non vi è freccia nell’arco
che a fisso bersaglio punti,
in un giorno senza luci
sfregato l’ultimo zolfanello
per accendere il lume
nell’attrito si è spezzato.
Ogni eco interiore tace
la lira per snervate corde
scoraggiata è rimasta muta,
non vi è terremoto tonale
scintilla che infiammi
attizzarsi di brace nel cuore,
controcorrente del ricordo.
Non uno scotimento, un varco
non una fibrillazione
mi oppone al ristagno
che al niente mi consegna
non altra gestazione
si compie nel grembo
di abortita ispirazione.
Ridotto a mero involucro,
prima che il respiro manchi
altro nutrimento che mi riempia
dovrò pur trovare!
Ricapitalizzerò questa perdita
56
secca domani; ricorderà
la mia dormiente sostanza
di essere stata oggi del vuoto
remissiva ostaggio.
57
Da Ravello
Sul belvedere di villa Cimbrone
ove marmorea Cerere sorride
veniva dal blu della costiera
un subacqueo effluvio
e dai nostri visi fluiva
fino ai profili degli uberi pendii,
riaffondava poi tra chiazze glauche
e vitree di lillipuziane marine;
illese ricordanze di solitudini
svanivano sfollate da soffi lievi
fremiti armonici e assonanze
accordi di felicità s'alzavano
invaghivano avvinte mani
esultava la Musa della vita.
Passasti mia brezza breve
per l'arco di cielo che ci univa
vagammo per la fiorita corte
e tra curate cinte di aiuole;
ebbri di baci e di passione
ci stringemmo innamorati.
Serpeggia, nel vuoto ereditato,
tra reduci accenni di bagliori
oggi un migrato sciame
di silenti dolcezze andate:
batte acuto e forte ribatte
il desiderio di abbracciarti
nell’attardarsi del ricordo
accasciato sulle mie rughe.
Quale acqua da pozzo fondo
dopo cigolii di attriti
al cuore spuma di sogni risali:
alla luce irrori labbra invecchiate
rese solchi inariditi
da siccità di anni infecondi.
Bontà e saggezza- non amore!ti perdonano per l'abbandono
quando poi patito cessa
la tortura di un rammentare atroce
e bagnate ciglia si baciano
per stanchezza di ricordare.
Quale diverso peso cuore disfatto
58
nel ricomporsi e disfarsi di memorie
può avere un tutto e un nulla:
quante foglie su foglie son cadute
nel viale deserto delle illusioni!
59
Assenza
Brilla e ridente in alto passa
una luna novembrina stasera
-la ricordi la nostra prima luna?Aria fredda, amore, spiffera
dalla feritoia del balcone
ritornelli lunghi e lenti
orchestrale l'orologio suona,
intenso supplizio è di te l'attesa
t'aspetto e non verrai mia stella.
Impigliato in un vischio
di ore ombrose, intorno,
fitto un vuoto cresce
e un cuore floscio tonfa.
Più tardi, solo sarò ancora;
privo del caldo del tuo corpo
mi assedierà dura un'insonnia.
Privo di sonno e sogni
da un condotto di pensieri
fluida fuoriuscirà una malinconia
e non potrò, di sicuro,
evitare che mi inondi;
nubi basse di solitudine
si gonfieranno di nero
e alluvionata faranno una vita.
Tu, assente, non mi allungherai
per mettermi in secco le mani
e atterrito non saprò che fare.
Insaccato in demenze cupe
mi accecherò senza luce,
un sospiro dilatato estremo
e respirerò poi essenze di morte!
Spargi la tua anima calda ora
e dal gelo che nevica mi salvi;
cantami, con passione,
in do maggiore amore
la canzone che vorrei udire
più prima che una notte mi congeli.
60
Non udite, non sopraggiunge
Che dimoriate qui o nell'aldilà
non udite, non sopraggiunge fino a voi
un'armonia di tremiti e di accordi,
non vi acceca, come luce d'astro
pulsata prima della notte dei tempi
lo sfavillio delle mie ansie pupille?
Un canto a voi noto si rifà vivo
e disperato risuona per erme vie,
memorie da voi spalancate riparlano
e una pena antica e acerba ravvivano!
Sfinito dall’esecuzione,
mille volte eseguita, del motivo
di uno spartito da voi composto
e poi senza ragione reso illeggibile,
si fermerà un giorno questo cuore
orchestrale che mai avete applaudito.
Ah il nulla ricorrente che raccolgo
il suo riso lieto venirmi incontro
e nel baratro precipitarmi stilla a stilla!
Il ridicolo che si mescola alla tortura,
lo star fermi e attendere altri colpi,
adorare il feticcio di un Invisibile
che non illumina l’angolo cieco
ove ci incatena un’oscurità aguzzina!
Voi, diffidaste in lontani giorni
dei miei slanci, affrettata fuggiste
ai primi balzi del cuore
come davanti a un figurato nemico!
Persuasa da un infondato timore
arretraste allo scoppio dei miei moti:
mai pensaste al di fuori di voi stessa.
Persuasa da altri che era d’obbligo
avere certezze, non accorreste
a grida d’amore, di ghiaccio
rimaneste davanti al mio fuoco!
Più volte, perdutavi per sempre,
tentai di ridisegnare la mia vita,
ma solo timide linee, scarabocchi
contorti e senza senso, tracciai
poi deluso sulla pagina bianca
ove in prospettiva usavo figurare
il mio destino, divinatore e vate
di un venire di giorni insopportabili!
Avreste dovuto saperlo che l’amore
non muore per i colpi inferti
dalla sferza di un diniego,
che non recede senza un’illusione
in una orrenda conca d’indifferenza
61
e che pur senza respiro, brama parlare!
So che non vi è magia umana o miracolo
divino che possa ridar vita a ciòè che morto
eppure rieccomi a bussare a una porta sprangata
dietro cui, affastellate
giacciono preziose cose perdute
per fantasticare di farle rivivere.
Mi fingerò in perpetuo che nulla
di irrimediabile sia accaduto,
che tutto ciò che non ho e reclamo
evanescente volato via non sia,
che una forbice ideale tuttora esiti
a recidere un filo fino su me annodato
e che, invisibile, a vostra insaputa
indissolubilmente ancor mi lega a voi.
Ah se un giorno, preda di oscura noia,
confusa e sedotta da un ricordo,
che vi trapassa e gioioso rifiorisce
vi accadesse poi,inspiegabilmente,
di sostanziare e abbracciare la mia ombra!
62
Oh Poesia!
Oh poesia, di me piagato conforto
mio canto di amore e di morte, esistendo
come feroce ho dissacrato il tempo e la vita.
Ti contemplo e mi rapisci quando tutto fugge
nel sereno o nella burrasca restami accanto.
Oh depositaria segreta delle mie confidenze
se mi sfiori, in me ti effondi!
Vivendoti, alata eccelsa e sublime
come e quanto l'anima ti ha cercato
fissando un cielo infinito!
La tua identità del tutto mai mi rivelasti
eppure il cuore sempre ti riconobbe
nella gioia e nell'indomito dolore
nel respiro furioso o sereno del mare,
nell'ondeggiare di una speranza attesa
in un volto perduto e mai più ritrovato
nello stelo che cresceva o nella rosa che moriva!
Miracolosa palpitante, trabocco di vampa
che infuochi, il tuo calore diventa il mio
quando incandescente me solo accompagni!
Discendi come puoi nei miei giorni
addolcisci la mia sorte
l'anchilosi del sentire mai senta.
Che ti veda e ti crei e ti tocchi
e ti suoni se intorno un nulla si spalanca;
alla fine di un deludente vissuto
formicoli un raptus per altro respiro.
Poesia, dentro o fuori di me che tu sia
non posso non corteggiarti e amarti!
Dài sollevami allettami e distraimi
se stemprato mi accovaccio ai tuoi piedi
risparmiami un'ansima se al buio
mi abbatte un amor di vivere perduto
e nulla più intorno vedo rifiorire!
63
Una lettera non recapitata
Vaneggiando spirati tempi
da voi, maritata e madre di più figli,
io folle evaso, dalla mia cella di sogni
invecchiato infelice ritorno!
Orsù non me ne vogliate, se irriconoscibile,
improvviso sbucato da una fumea d’anni,
per una volta infrangerò la ferrea legge
che disciplina le nostre separate esistenze,
se inquirente estorcerò notizie sui vostri giorni,
la confessione con cui, compunta
e a malincuore, ammetterete arrossendo
che qualcosa di me, in voi, pur sia rimasto;
che talvolta, al riemergere di un ricordo,
il cuore in segreto riattizzato
a mia insaputa, poi abbia tremato.
Il sentiero del silenzio che percorro
è troppo lungo per arrivare fino in fondo
senza tentare la fortuna di renderlo sonoro!
Lasciate che ora qualche facella, un lustro
io strappi al buio che mi accompagna
in queste orripilanti lande, disseminate
di carcasse interiori e spenti accadimenti!
Sulla tastiera del cuore orchestrale, sapete..
le note d’amor che da giovane mi insegnaste
riecheggiano; fughe di attimi felici ritornano
a ripercorrermi come nel possidente
che alle sue terre ubere poi abbandonate ritorni
Pur se amor continuerà, chissà per quale prodigio,
a fruttificare tra sabbie e pietraie
e l’arsura di voi non troverà
il dolce di un otre che la calmi,
non temete: remissivo obbedirò
come predestinato alla mia sorte,
ma non privatemi di una vostra addolcita parola,
dell’illusione di aver rubato
un luccichio dai vostri occhi.
Incurabile, mi riprenderà
la nostalgia tra le sue braccia;
baccello vuoto ritornerò
ad essiccare al sole;
verrà da lontano, noncurante,
una alito d’infinito a disperdermi
tra le plaghe delle ammortate presenze:
un’onda di polvere amante,
si infrangerà sul nulla!
Dalle strade da voi percorse,
caduti fiocchi d’oblio si cancellerà
il tangibile rilievo di ogni mia traccia;
64
acquietata, per altri abbrivi
riprenderete il cammin vostro
archiviando l’infausto verdetto
emesso dal tribunale del cuore
per un errore d’amore, un tempo
da voi perpetrato e da me,
nell’ombra sofferto.
Forse un giorno,
sulla collina dove ci avvampò un bacio
o in un bosco, sotto un pino seduto,
tra pause di vento, guardando aghi cadere,
ancora, a voi perduta,
come flutto alla riva, andrà il pensiero:
un nome, che per apocope diventa rosa,
il vostro nome, mi ricorderà il dolore
alla sepoltura di un respirato sogno!
65
Tuttora il mio cuore malmesso
Tuttora il mio cuore malmesso
tra andane di ricordi, somaro
va avanti e in dietro e si stanca
vivide troppe malinconie
tra pendii temporali sconnessi
gli parlano di irrintracciabili ieri.
Come bellimbusti, vecchi moti nell'animo
vano sospirano per miracolo e vanno via
nel corso delle cose avvenute
irrequieto mi sono perso e invecchiato
fallito in tutto, ancora devo pensare
senza aver mirato e raggiunto una meta.
Da tempo giornate silenziose
passano fredde e piovose
nubi basse coprono il cielo
di cose che mai furono vaneggio
stremato, cimentarmi più non so
a inutile fantasticare domani.
Sbronza attraversa il mondo la vita,
senza pause, inciampa si rialza e ricade
in un illuso e colmo andare insensato;
in sé già porta il distacco l'atto creativo:
nell'attimo in cui sono concepiti
per le metropoli del nulla, scarnati
muoiono i sogni il piacere e l'amore.
Eh!.. nasce e vola l'uomo per l'esistere
e incredibile ben presto scompare
come l'uccello che abbandonato il nido
poi più traccia visibile lascia oltre la scia!
Fossi matto divenuto del tutto
ora non saprei lucido chi sono.
Oh potessi cadere con il cuore
e la mente in un lungo letargo
resterei incosciente e in quiete:
prenditi tutto per sempre possente oblio
posso fare a meno dell'ombra che sono
e più non è tempo di implorare fughe e ripari..
66
Fecondo spira il tempo
Non narciso nello specchio a volte mi miro
lo spessore delle rughe alla luce misuro
del ciuffo giovanile sulla fronte
grigio ne è oggi quel poco che resta.
Per il nostro essere oggetti
precari sociali e biologici
niente è in controtendenza;
sì, fecondo spira cova
e trama il tempo e mai riposa
l'acqua del fiume come l'età che avanza
sempre scorre nello stesso verso
tutto sta dietro e forse nulla è davanti
all'infuori di una verità che ci aspetta
silenziosa e chissà da quando eterna.
Ah goduria di chi si crede immortale
e ripudia le rivelazioni dello specchio
di chi non conosce la stanchezza
di un passo, di chi annunci
di scricchiolii ignora o non ode!
La si conquista la vita, euforici
con essa si fa baccano e baldoria
ma per non guastare la festa
non bisogna comprendere ciò che dice
quando per un attimo diventa lucida:
è come quando il giorno
che perde il lucore e va incontro al tramonto
non tace sulla menzogna sottaciuta
che a mezzogiorno ci ha illusi.
Non vedere né ricordare
smettere di interessarsi di sé stessi
assentarsi del tutto e non fantasticare
su cosa ci sia oltre l'orizzonte e ci aspetti.
Solo l'universo pur tra polveri
buchi neri e buio produce nel suo nucleo
le sue stelle e i suoi mondi:
per noi è e sarà sempre tenebra
prima e dopo il poco che siamo.
Allo stato attuale, salvo aggiornamenti,
la scienza dei materiali
non ci ha ancora svelato
perché la proprietà del durare
a ciò che è mortale non sia data.
Si specchio luminoso non mi sorprendi
inaggirabile è l'immagine che mi mostri
e non ci rivedremo mai identici:
sai, la sala dove si proiettò il futuro
da tanto è chiusa, lì
in un battibaleno fumai la vita
e sul suo schermo bruciò ogni luce.
67
Assortito di immedicato.
Cos'è questo sentore di cipressi
così forte e vicino che si effonde
questo atterrare di ombre svelanti
che grevi sul cuore si appoggiano?
Bloccate le allegre risonanze immaginarie
se penso ai metadati di un deceduto passato
intendo il vero nella sua chiarezza ultima
o in un'illusione perfetta ancora stravedo?
Appunto e contemplo le fisionomie
delle entità a cui appartengo,
senza depistaggi le affronto;
con scorciatoie percettive
puntuali si adunano e sfilano in parata
eccole: il sé il tempo la morte e la vita
le compresenze ambigue fuse e affratellate!
Al loro avvento mi chiedo per cosa e perché vivo
e cerco una chiave per decifrare chi sono.
Che rispondere, chi sa rispondere
nell'imminenza di un decadere in atto?
Se la pregnanza di un fine
tace o si assenta nulla ci soccorre,
se in una fossa buia tombiamo
ogni zolfanello acceso si spegne
mentre cocciuto scorribanda tra le vene
il fervore di ancora percepire chi siamo.
Vi sarà mai una fluida luce verace,
non disturbata, trasparente come acqua alla fonte
non contaminata che in un censimento di consistenze
rivelatrice sia di un ritaglio umano preciso
che non surreale infondi una risposta leale?
Resta in mano di demiurghi il logos della vita!
Oh non so chi siano questi dòmini invisibili
che dietro all'inconoscibile
despoti ci lasciano abitanti isolati
di solitudini infinite!
Se non si allontana l'oscurità
non vedrò mai il sole né mi abbraccerà una lucore.
Non lavorarmi ai fianchi terrore intuitivo
se il ghigno torvo dell'intelligibile incontro!
Non voglio morire pestato e soffocato
dalle mani di un'ignoranza sovrana:
un lampo cognitivo mi incida la serenità
definitiva di un esosapere appreso
senza lacune di: “ma, può darsi,forse, chissà..”
Alzarsi sulle punte dei piedi per scorgere oltre
non serve mio amato Poeta delle cinque terre!
68
Quante volte partorito dal cuore
Quante volte partorito dal cuore
Amore al primo vagito peristi
o infante persa la tua invadenza
acerbo soppiantato fosti da malinconie!
Ad accaduto tuo lacerante tramonto
non più rinvenne sogno spossato:
d’efficacia fallirono l’un dopo l’altro
palliativi, vani per radicali cure.
Poi per un naturale imporsi
della vita che non rinneghi
e nel suo vortice ti riprende
alla tua cerca ritornai più volte
se all’orecchio dell’animo voce o eco
vi giungeva che t’aggirassi vicino.
A cercarti allora mi volgevo
con occhi spalancati da desio,
a festeggiarti cocente correvo
con corali pensieri in gran gala;
avvistata la tua sagoma evanescente
scopristi come affrettavo e incitavo
il passo dei miei sospiri!
Chetato non mi senti mai
sempre più ti chiesi:
la felicità delle parole
la gioia che sale in gola
l’ansia luce dello sguardo
che indugia sullo scollo di una
speranza avvenente e procace.
Ah il suo sorrisetto nell’attraversarmi
al dispiegarsi dell’ora briosa
che a te mi approssimava!
Oh quante volte meraviglia celeste
miscellanea di tripudi e di illusioni
sbracciato o incappottato
sedotto ti corsi incontro
a occhi bendati, di getto,
avendo ripulsa, di me..solo.
69
Amore amore amore
Amore amore amore
pilastro o maceria
dominator possente
consolatore soave
antidoto o veleno
macigno o piuma
adagiata sul cuore
voluttà e perdizione
incrocio di desideri
rotta per quieta ansa
sei vita e sei morte!
Sbocci e rinsecchisci
tra edaci stagioni
l'animo affossi o risorgi
umani illudi o deludi.
Mai pago, esigente
prendi dai e fuggi via
clamori e silenzi
nelle ore edaci fecondi.
Limpido un giorno
tempesta un altro
tra ameni e assidui flussi
aduli e rinfranchi
impaurite speranze.
Candore, impurità
mano aperta, pugno teso
stupore candisci e adorni
promessa ti accompagni
ai passeggeri del mondo.
Mai voce morta, anche balbuzia
sveglio sempre ti ascolto
e pur nel sonno ti ritrovo!
Resta quanto puoi
sulla scena di questa vita
mia non immortale
altri palpiti scrivi
in una compiuta storia:
su un seccato legno
un po' di fresco verde
ancor resti odoroso.
70
Travedendo e ripensando
Dai piedi delle dirute mura
del vetusto maniero orbo di torri
che il sussultar della terra
in un lontano novembre
ancor grave ferì
erra l’occhio per la cara valle
che accolse i miei primi vagiti.
Asola tra le fratte il vento
tremano gli irti rami di rovo
brontolano querce e ulivi.
Querulo, ad ogni soffio
languido scroscio giunge
dalle chiome flave
dei vicini pioppi del fiume;
per l’aria, mute foglie esangui
rogge e accartocciate cadono:
atterrate su correntia vorace
annegano prede del gorgo.
Oh, laggiù perché più non vedo
i campi di tabacco e di pannocchie,
i solchi bruni dei pomodoro,
il riflesso verderame dei pampini
tra i filari di rigogliose vigne?
Tutto è cambiato negli anni
come la mia rapida vita!
Lo scempio imperante
del cemento che avanza e domina
stride all’aprirsi del ventaglio
di memorie, intatte nel tempo,
dei lussureggianti e or spogli clivi!
Ancora viene da superstiti masserie,
di tanto in tanto, un latrar di cani,
il muggito mi giunge delle giovenche
sparse nella macchia oltre la terra
che fu di mia madre: eccole laggiù
vagare inquiete sognando erbe
novelle di fantasmi maggesi!
Declina il sole verso il suo letto.....
E’ il tramonto: rada si fa la luce.
Le prime ombre già vigilano
sui filari di croce dei parenti
nel vecchio cimitero diroccato;
figurandomi chi mi ha lasciato
commosso ondeggia il cuore
come i ciuffi di canne abbarbicate
sull’ubere ciglio delle gore
da tempo prosciugate.
Al consumarsi del giorno breve,
71
frastornato dagli intimi richiami
dei ricordi dell’età mia verde,
nel diario segreto del cuore
sussurri di tristezze trascrivo
malinconico fanciullo invecchiato.
72
Eccola adagio sopraggiungere
Eccola adagio sopraggiungere
oltre le propaggine dell'occaso
la lenta camminante sera:
il suo manto cala sul cadente giorno;
ove non giunge ancor scalpita
qualche morente scaglia di luce.
Tra poco verranno le tremule stelle,
la luna, l'immoto insondabile buio.
Oltre le cimase, troverà un varco
il cuore per una scorreria nel cielo:
lì, solitario, valicherà fiumi immaginari
tra valli immerse in arcani silenzi.
Dal margine di un lembo di infinito
frugherà il cuore nel luccichio turchino
alla ricerca di figurati affetti perduti.
L'armonia silente di celeste sfere
riporterà l'eco di voci tacitate
voci più non udite, voci nientificate.
Eh.. molti sono stati i partenti forzati;
e indietro nessuno è mai tornato!
Anch'io, pure dovrò salutare un giorno
salpare per mete mai esplorate.
L'oltrevita, l'assurdo eterno inganno,
ciascuno se lo inventa come vuole
e a piacimento lo colloca dove crede
popolandolo di accreditati fantasmi.
Ma nessuna allucinazione vissuta
integro riprodurrà miracolosa
i lineamenti le fattezze e i visi
dei vivi da tanto spariti.
Ah quale fatiscente bolla il vivere:
un'insufflazione la esplode e nessuno saprà
mai chi, volubile, quel mortale soffio emise.
73
Albeggia:è un nuovo giorno
Albeggia:è un nuovo giorno.
Strisce di luci tenui emerse dall'orizzonte
annunciano e dischiudono boccioli di ore.
Adagio, da pendii, migrano nebbie mattutine
perpetua i suoi giri la ruota degli eventi
senza posa. Su erbe, da brine intirizzite
calano e poi d'improvviso s'involano
gazze e passeracei solinghi;
di tanto in tanto, chissà da dove,
giunge un impeto di vento e si allontana
si tinge l'azzurro di colori prediletti e rari.
Lontano dai ritmi imposti dalla città operosa,
con occhio gaio, in una radura di molli zolle,
già bivacco con i miei pensieri.
Non un blando brusio, non un fruscìo se non del vento
corrompe la solennità del silenzio che dilaga.
spettatore resto di una quiete inusitata.
Ah il ricomporsi della semplicità delle cose
il sollievo dell'orecchio dagli insulti rumorosi
le fragranze dei profumi campestri, la quiete
dell'aria pura che altro respiro al petto dona!
Lieto sono di essere presto fuggito
dall'insolente erompere dell'aspro rullare
di umani strombettii scordati,
dall'invivibilità dei chiusi recinti di case,
dal timore di essere pressato
malamente da calca umana.
Starsene soli ogni tanto,
riscoprire un senso di vita smarrito,
affrancarsi da un sottile e celato affanno
che opprime il cuore,
udire chiaro e secco
il richiamo misterioso dI un'immanenza,
fermarsi anche per poco su una piazzola
del ripido pendio della vita e ammirare
la terra e il cielo prima che un moto
ineluttabile in una tomba mi precipiti
senza avviso, esprimere ancora un sogno!
Codesta immagine tante volte
è baluginata tra le mie brame..
È solo nei brevi edaci momenti
74
in cui ci riappropriamo di noi stessi
che avvertiamo camminare per il sangue
l'infinito perdurare di un attimo,
che spezziamo i reticolati
dei nostri confinamenti e corriamo,
corriamo tra distese di emozioni
con una dolcezza e un tepore nel petto
dimentichi di essere appena
insignificanti atomi volatili viventi!
75
Mare
Quando vetrina di cristallo puro
incontaminato mi mostri, Mare
un cosmo di sconosciute creature,
quando lampeggiano riflessi
di vitree scaglie o spume
o in un video immaginato
zampilli i tuoi giganti esplodono,
quando percorro l'offesa piaggia
al morir di un mareggio
e mi imbatto in carcasse
di conchiglie o stracci di fondali
o in uno sparuto osso di seppia
stupito allor mi sovvien
che nella notte dei tempi
da te, principio equoreo,
un giorno emersi uomo.
Ah quante volte rapito
familiare il tuo palpito riascolto
come ai tuoi ritmi
che di improvviso mutano
altezza e tono mi abbandono!
Come seguo il lacerarsi
dello smisurato telo di nubi
che minaccioso ti sovrasta
ad ogni strappo di vento;
come ti sciorina l'insulto dei nembi
al sopravvenire di una bufera.
E il tuo viso che si corruga
all'insorgere di un delirio lontano,
le nivee frange che attaccano
e devastano lidi, i getti
di pulviscoli cristallini che spezzano
lo sguardo all'orizzonte levato,
il risucchio rabbioso di bocche
ebbre al dilatarsi dei tuoi polmoni,
gli scompigli di ectoplasma,
i bollori di salsedine che si scagliano
su venati ciottoli di riviere:
cancellazione di battigie,
rovesciar di scafi, affondar di navigli!
Oh calma divina
76
quando stremato in bonaccia
ti assopisci in un accadere nullo!
Incessante viver il tuo che ti rinnova
sotto lo sguardo di un sole passante
che si specchia e dilegua al passo dell'ora.
E' in questa immensa tua statura
che un piccolo me accresciuto si ritrova
che più gagliardo un sangue ritorna
e mi ricaccia nel giogo della vita
persuaso da richiami ineludibili
giunti da fraseggi di altri sogni...
77
Calura agostana
Indugia ancora il giorno infernale
agostano arde il tramonto sul mare.
Al largo, in spola tra opposte rive
si incrociano navi e motonavi.
Vicino, ovunque, nulla oscilla
impercettibile è ogni sciacquio
il Libeccio non ha respiro
non un alito si sfiora.
Non soliloquio, dalla mente
nessun pensiero si dipana
tace il desiderio di parole
nessun discorso si inalvea
niente sfarfalla e tutto cade.
In lenta macera mi impregno
di calura soffocante
diserta ogni vigore umano.
Tra le acque, oltre gli scogli
distorce una piccola maretta
riflessi di ultimi bagliori
gommoni sciaborda lieve
flusso e riflusso non borbottano.
Quasi uno stampo di natura
su uno sfondo azzurro
illuminato da una luce rosea.
Un vecchio in pesca assorto
sorveglia una lenza immobile.
Tace ogni conflitto nell'aerea stasi
un vespero tra fumi d'umido scopre
serali equoree fate morgane.
78
Ho scritto per te una poesia d'amore
Ho scritto per te una poesia d'amore
e l'hanno applaudita tutta la giornata
ho scritto per te una poesia d'amore
e sconosciuti mi hanno inviato fiori
ho scritto per te una poesia d'amore
e mi hanno tributato lusinghe sincere
ho scritto per te una poesia d'amore
e dei poeti l'hanno recitata o segnalata
ho scritto per te una poesia d'amore
e tanti ne hanno degustato il romantico sapore
ho scritto per te una poesia d'amore
e cuori hanno esultato emozionati
ho scritto per te una poesia d'amore
e il sole e la luna nel cielo hanno sorriso
ho scritto per te una poesia d'amore
e ladri di parole ne hanno fatto bottino
ho scritto per te una poesia d'amore
e ne ignori versi e data di stesura
ho scritto per te una poesia d'amore
e qualcosa nell'universo è accaduto
ho scritto per te una poesia d'amore
e quando sarò morto non sarà immortale
ho scritto per te una poesia d'amore
e il tempo per ascoltarla ti è mancato
ho scritto per te una poesia d'amore
ero al settimo cielo e sto precipitando
ho scritto per te una poesia d'amore
e ancora non mi hai dato neppure un bacio!
79
Come bimba vispa e curiosa
Come bimba vispa e curiosa
che non sappia a freno tenere
morboso istinto di sapere
tu chiedi della mia vita
e se a una meta il cuore vada.
Ebbene fattati insistente
dissetati pure alla mia fonte
ma se di acre essenza
sarà ripiena la coppa
bada tutta tua verrà la colpa
se le labbra vi hai voluto portare!
Resa scabra dal calpestio degli anni
è la mia vita e spianata non potrà tornare.
Raggiunto da ceneri d’astri
un tempo lustri di ideali
or di tristezza vedo colorarsi
i miei cieli di silenzi;
appena un avanzo di speranza
mi rimane e questo già mi basta.
Sbucherà un mattino senza nubi
scoprirò il fondo soleggiato di un bosco
dalle cui foglie avanzerà
un effuso stormire che al petto darà pace;
per un attimo dimenticherò
il distacco che mi aspetta, il buffo destino
che fardello resta alle mie spalle.
Vivrò attese di tremori umani
martelleranno flutti la marina
e nelle solitudini che ci afferrano
ne udrò il rimbombo grandioso;
fisserò sull’orizzonte il sole
che nasce e muore come l’amore;
mi carezzeranno fiocchi
e petali erranti al respirare del vento.
Un raddolcito indugio,
non so se dalla sorte mi sarà concesso:
gioco forza, impietrito un dì
dovrò poi… mettermi in viaggio.
In sordina, oggi o domani,
me ne andrò senza voltarmi
come chi persuaso dagli accadimenti
80
sa, da tempo immemorabile,
che indietro giammai si torna;
fronda di ramo secco su cresta d’onda
mi lascerò condurre alla foce.
Verranno tempi di memorie,
in una certezza di luce ch’io
da poco affetto oscurato non ebbi mai
da te sarò ricordato,
per essere stato solo me stesso
e non blabla da altri… inventato.
81
Disvela gli umori del tuo cuore
Disvela gli umori del tuo cuore
e sulle labbra umettati li sparge
il bacio improvviso che mi dai.
E' in quell'atto, nella frescura
che giunge, che si disincaglia
la mia vita, chiglia in avaria
arenata tra sirti di malinconie.
E' la tua bocca: ampia, sensuale,
ineffabile dolcezza colta
nel protrarsi di un abbandono,
che mi sospinge fuor dalla secca
e per il petto diffonde aromi
e tintinnio di emozioni,
che l'anima insuffla all'esaurirsi
di ansanti frammenti di respiro.
Non più vago sfuggente precario
un amor di essere ritrovo,
al suo braccio forte mi avvinghio
per lasciarmi condurre festoso
nel piazzale della meraviglia
alla sagra di nuovi sapori di vita.
Insaturo di te, non potrò mai dirti:
arresta i tuoi baci. Bagnami di essi!
Rovescia il mare del tuo amore
sulla secchezza delle mie pieghe
allegra conduttrice del mio destino.
Trasvoliamo, cogliamo sogni per noi
allo sfiorare soave di labbra
che anelano albe di focosi baci.
82
Cuore fermati un attimo
Cuore fermati un attimo
affratellati parliamo io e te
senza falsità diciamoci tutto
con zelo non recitiamo copioni
smettiamo di far la spola
tra mille pensieri contraddittori.
E si, son passati i giorni luminosi
della nostra vita, si assottiglia
l'esile futuro possibile, il propellente
a cui pure credemmo fiduciosi;
or le vene e le arterie sono sfiancate
i reduci sogni agonizzano
e ben poco abbiamo appreso
del nostro vivere e del suo perchè.
Dimmi: che sarà di noi domani
smascherato l'inganno dell'abbaglio?
Vecchi miracolati potremo
atteggiarci a giovani incoscienti
e ancora avere altri exploit di vita?
Quanti altre illusioni strappate
dovremo addolorati buttare nel cestino?
Pochi round restano da disputare
sai, il match col destino
ben presto sarà concluso
e nulla ci anticipa il pronostico
su quanti punti a nostro favore
potremo pur forse accumulare.
Riusciremo a rimanere in piedi
fino alla fine o semitramortiti
supini dovremo udire l'ultimo gong?
Ah quanti strappi e colpi contemporanei
sopportiamo ogni giorno rassegnati!
Si dispiega già il silenzio del vuoto
e più nulla sappiamo di noi
un buio si addensa e si condensa
il nero di pece non si discioglie.
Senza visuale che ci consoli
e sparito un dove guardare
sostanza stagionale dissolverci
sarà il nostro ultimo impegno.
83
Radiosa, riverberi di cristalli raggi
Radiosa, riverberi di cristalli raggi
corteo compìto di sorrisi passi
annunciatrice sei di altro tempo di rose
gioiello il tuo viso fisso e fa sfarzo
battito alto il cuore al ciel m'involi.
Non puoi vederlo mio mozzafiato
ma sproposita e euforico saltella
nel giorno un pensiero ameno
avanza e progredisce lungo le tue scie
tra valli di luce va da cima a cima
e orizzonti ignoti mi mostra oltre le ripe.
Oh inno di vita , batticuore brioso
dov'eri tu prima che ti facessi
seme di sogno e talea di speranza,
dov'eri fulgore che scacci tenebre
e richiami albe di nuovi giorni?
Aumenta il respiro se ti ripenso
più voce prende il cuore che ti danza intorno
e con timidi sguardi trepido ti sfiora.
Così fiorisce l'attimo in cui in me deflagri
fischietta la girandola che ti festeggia
estremità di anime si cercano nel cielo
per confluire in brividi di solari vezzi.
Cantami ancora un po' di vita,
attraversami di note e fughe
e restami invisibile accanto come il tempo
scaccia ogni ombra che su te o me si attardi
luminosa sii astro oltre la linea dei tetti!
Troppo annaspammo tra marosi di illusioni
troppo effimero o aspro è il bene che si sorseggia
quando s'accampa e poi smobilita
un desiderio d'amore nel cuore
troppo alto il cumulo dei detriti di una vita
che pur resiste a trasversali terremoti..
Accoglimi nel tuo regno, sarò per te vedetta
e cavaliere in allarme per difendere i tuoi colori
pronto a mettere in fuga le giornate senza attese
a sgozzare il vuoto e impiccare i messi del dolore.
Quanta vita ancora può venire
dalla trasfusione di un neo avvenimento
come può rinforzare i muri e le fondamenta
della fatiscente casa del cuore!
84
Dov'è l'acqua chiara che vidi passare
Dov'è l'acqua chiara che vidi passare
sotto il silenzio del placido cielo
i sogni che ebbi nelle notti felici
l'amore che baci e carezze promise!
Tutto vanisce nell'intervallo
fra me e me, fugge il tempo
affonda passati anni vissuti l'oblio
si allungano ragne e fuliggini.
Oh sabbia fine
che scorri nella clessidra
un me finito si consuma
tra scorci di albe e di tramonti!
Passo, vivo e sparirò
senza aver visto tutto
seguo il fiume della vita,
come chiunque altro immerso
mi adatto a sopravvivere
anticipa la sonda dello sguardo
acuto la mia penombra
e nulla posso fare
per interrompere il niente inicipiente
che vedo nel suo candore annerito.
Senza luce nella luce, sub umbra,
mi accorgo ancora di me
tra straniamenti mi distendo
addormentandomi vecchio e ansante
nella mia ignoranza di sempre.
85
A mia madre
Il portavoce dell’Inconoscibile
Madre perduta, non ci pensò
poi più di tanto ad annunciare
che il filo della tua vita
di lì a poco sarebbe stato reciso.
Il Tempo, dissolutore impietoso,
in più circostanze e a voce alta
tante volte ce lo aveva rammentato.
E così, all’albeggiare di un oscuro senso
Atropo, destata da un tuo gemito,
affilate forbici brandite
muta eseguì il suo ufficio!
Imperterriti, sospinti dall’ineluttabile,
scaraventato fu ognuno nel suo vortice:
tu in quello dei morti, io in quello dei vivi.
Dall’atro fondo, ove bocca sigillata
non rilascia parole e un vello nero
occhi immoti per sempre adombra,
ora e sempre pur mi edifichi un appiglio
perché lungimiranza io riguardi
e da un tenue barlume scoccato
altro respiro riacciuffi il cuore.
Madre, tu non mi parli, non puoi
eppure odo la tua lesa voce che dice:
- Il peggio è passato, ora dormo
di un sonno profondo, tranquillati
nessuno potrà ricacciarmi indietro;
ritrova la tua pace, non dirupare
veglia sul lucignolo del ricordo:
non si spenga! Alla sua luce
ingigantito ancora luccicherà
il mio affetto, io non ti ho lasciato:
come potrei? Toccami, non vedi
che accanto gia ti sono…
Si madre! Altra e più alta gioia
non mi potevi dare!
86
Ovunque riparo io scorga...
Ovunque riparo io scorga e mi rifuggi
tenace mi riagguanti malinconia!
Demone scarnificatore del mio cuore
tu non hai bisogno di seguire
orme o affidarti ad altri indizi:
ti basta la scia dei lezzi
delle mie pene per porre fine
alla tua ricerca certosina!
Oh come gelosa sei
se alle tue narici altra essenza
giunge dall'anima mia!
Persuasiva, acerrima
antica, tu... sempre mi adduci
nelle tue stanze oscure:
ai tuoi voleri, stremato cedo
dopo ammenda di proponimenti
di svincolarmi dalle braccia tue!
Non si insorge al tuo giogo
e ogni appunto segreto
su cui annotai piani di fuga
in mille pezzi poi tagliuzzo.
Come potrei recidere
il filo che ci congiunge
risolvere i suoi nodi?
Tutto sai di me, invisa inseguitrice
che spossato arreso mi riprendi
quando un'alta marea mi galleggia;
senza pietà, tutto poi mi cali
nella fossa di inumani mostri
da promessa di lauto pasto attizzati!
87
d
a
P
L'amore è morto all'alba
e
L'amore
è morto all'alba
n
di
s un caldo giorno di gennaio
ilo stesso giorno ch'io
evivo venni al mondo,
rnessuno venga al corteo funebre:
il
i cuore non vuole condoglianze
lacrime
non vedreste
P
negli
occhi miei prosciugati
a
al
r chiudersi della bara;
ochi pure fu lo seppellirò
lsenza una croce a segno
enel cimitero del bene perduto
e nessuno saprà poi dove è sepolto
poiché
non vuole né fiori né ceri.
<
Oggi
chi folle l'assassinò
h
braccato
dai levrieri della sua coscienza
t
timpune ancora vaga orgogliosa
parretrando il sorriso dal ricordo.
:Le lusinghe del suo corpo
e/ le bugie della sua mente
già
/ affila per ammazzare ancora
l'allocco
uomo che è di turno.
w
Commemori
una targa ricordo
w
iwsuoi misfatti nel viale dell'amore:
.vi passerà viva e rinsavita
pforse un giorno e sarà morta.
e
n
s
i
e
r
i
p
a
r
o
l
e
.
i
t
/
p
o
e
88
Anime del fiume
Anime del fiume
che stanche andate
come nuvole cupe
in un cenerino cielo
acque non più chiare
offese da scorie umane
che tra giunchi e vimini
al lontano mare puntate,
a voi, pure e incontaminate
un caro tempo,
le mie barche fatte
di carta di giornale affidai;
dalla riva, spiando
trepidante, ne seguii
l'incerto periglioso viaggio.
Ancor seguo il lento fluire
che vi porta e che mi porta
riassaporo perduta ebbrezza.
Ripenso a quando fanciullo
da sorgiva polla
a colme giumelle vi attinsi
placando l'arsura del giorno;
di pietra in pietra a saltellare
ritorno per ritrovar
l'inavveduto spinarello
catturato nella secca
e subito poi scaltro
dalle mani via sgusciato!
Gli empi insulti degli uomini
a morte hanno ferito
le sacre fonti che vita vi danno.
Ammortate trasparenze
a liquami e fecali insidie
hanno ceduto il passo
tramutato in singulto
è il sorriso delle argentee
e cristalline spume
delle antiche correnti,
draghe sempre più in basso
hanno raschiato il fondo,
cocci di bottiglie infrante
89
d
a
or
P spesso adornano feriti
esinuosi brulli fianchi!
nÈ duro questo nostro tempo:
in
s fetidi pantani spesso
agonizziamo
aspettando
i
anelanti
un destino edace
e
che
r rischiari i nostri giorni.
O
i potessimo rinascere
eP dimenticare, ritrovare
ale speranze costipate
rnegli anni e dalla spirale
del
o vortice per sempre
trascinate
e affondate!
l
e
<
h
t
t
p
:
/
/
w
w
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.
p
e
n
s
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e
r
i
p
a
r
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l
e
.
i
t
/
p
o
90
Quando l'aureo disco del giorno
Quando l'aureo disco del giorno
più non vedrò apparire all'orizzonte
e nel mio cielo non vi saranno stelle,
quando più non mi giungerà il suono
vario dell'onda o gridìo di voci,
tacerà per sempre questo mio cuore
ma fino ad allora, ancor vi parli
la tortura di questa passione,
che voi, brama prediletta,
con indifferenza, appena ascoltate!
Quando dal vuoto imprigionato
a voi libera ripenso, in alto vanno
le mie inumidite orbite;
alle illusioni, promesse strappo
perché nel vostro petto cavo
un posto sicuro io trovi.
Se sapeste nel chiaro guardare,
vedreste i miei occhi scuri
fissarvi senza tregua;
se dai vostri pensieri non escluso,
meno penoso sarebbe il ritmo
scandito dal mio dimesso andare.
È da troppo tempo che guardo
le pieghe della vostra bocca
senza baciarle; voi non sapete
che mi chinerei, fino a spezzarmi,
per raccogliere, come primizia,
un sorriso, da voi lasciato cadere!
Non ponete altri sgambetti
a questo cuore che inciampa
sulle crespe del vostro animo gelato.
Udienza accordate ad un amor
che non s'affioca e arrestate
la dolce tortura che perpetrate!
Guardatemi come la prima volta:
un rossore, vi ritornerà dal mio volto.
91
Un uomo solo
Tardiva dispare l'ultima stella nel cielo.
Albeggia. Spirati sono i notturni sogni.
Sbuca il giorno, longevità di tedi,
cruda lentezza d'ore per chi come te
niente si aspetta, uomo solo!
Tu certo ricordi le gremite vie
da tempo più non ripercorse
come alle prime luci
ricominci lo spingere,
il pestare, il gran vociare,
i tafferugli dei credenti in corteo
alla supplica diurnale delle illusioni!
Fuggito dagli altri, sposato te stesso,
rintanato da tempo nel tugurio dei giorni
un fiume in magra dentro ti corre
detriti di sangue sedimentano,
stagna una tremore in arterie spossate;
un affievolire di flussi ti stanca di essere vivo;
vano aspetti la bonifica di un sorriso,
una interiore implosione di palpiti
uno scoppio di riso da labbra mute...
La bussola che non illuso pur segui
va impazzita e senza meta
tutte le direzioni per te sono uguali,
l'ora della meridiana sul quadrante
dei giorni perduti ripercorre il ritmo
del dolore che si ravviva, nel buio
ritrovi i pioli della pena che risali,
nell'ombra del mondo ti lasci svanire.
Dimmi: - Tornerebbe la speranza
se cessasse il grido di ali spezzate,
se ritrovassi la magica chiave
per la toppa del cuore? - Ma l'illusione manca! - Tu dici!
- In una radura spopolata,
dalla vita sono stato sbattuto
e ivi, sosto smarrito:
corre e si assembra il nulla che mi parla,
un silenzio di sale mi nutre; pensieri amari
insabbio e spalo asciugando lacrime al sole.
Senza fine è l'attesa in questa caducità
92
di uno sconvolgente accadimento umano. Chi ti occupa e opprime? Ah, cosa
potrà mai più decantare il limaccioso respiro
che a malavoglia ancora ti tiene in vita? Oh uomo solo, come ti somiglio!
All'aratro del tempo seguirà un solco
vi giaceremo entro per sempre.
93
Infiorare avrei voluto i nostri giorni
Infiorare avrei voluto i nostri giorni
e il tuo capo coronare con altri allori,
il denutrito cuore saziare
con bacche di gelso e more
ma... solo accartocciate foglie
e lazzi frutti di seccato legno
oggi appena so darti in dono!
Viene il momento in cui tutto agonizza
e ogni cosa, esangue vacua si scompone,
da roghi morenti che non si avvivano
crepitii più non ascolti e nell'anima
ammalata, che non sa più stare in piedi,
solo silenzio di ceneri sale e rimane.
Altra foce non ha questo mio male
che fiotta con ardita foga
se non l'infinito chiuso del vuoto.
Ma nella fedeltà che non muta,
dall'ammutolito mio fagotto,
per uno stretto forame un filo
di speranze, fluendo a te conduce.
È da questa mia prigionia
che aspetto un gesto tuo,
che pane d'amore mastico adagio
e capriola qualche speranza;
è qui che qualche foglia
ancora riparo trova dal vento;
è in quest'ombra che un sasso
non si arroventa fissato dal sole.
Pur se ambiguo e scialbo
appare il sorriso del domani
e specchio d'acqua
il volto sereno non rifrange,
ignora lo stesso il mugolìo
che da quest'oggi in fuga tu odi;
sfollato da un tuo bacio
il lagno rauco del mio gemito,
inudibile, si allontani via dissolto.
94
Insurrezioni
È da molto che spendo
i miei giorni allo scuro!
In fuga dal mio rinchiuso,
come una volta, domani,
seguirò una rotta solare,
estranei mi fisseranno
occhi schivi di donna
trapassandomi il cuore!
Ossigenato dai giardini
dei cortili circostanti,
invasivo alle narici
mi raggiungerà l'olezzo
che si diffonde dai fioriti
tralci protesi oltre
le infocate ringhiere.
L'orma dei miei passi
su polverosa redola, dirà
che di lì un uomo è passato.
Avvisterò qualche sparuto
passero che, al dispiegarsi
della mia ombra silente,
alipede, spiccherà un volo.
Grigioverde lucertola
immota in oziosa postazione,
vedrò poi spaventata svariare
per il brullo muro crepato
alla ricerca di un latibolo
fidato che tutta l'accolga
riparandola dal rischio
di un accadimento temuto.
Domani, una svagata occhiata
lancerò ai cartelloni ingialliti;
sedotto dal fragrante richiamo
di una tazza di caffé spumoso,
stanco, mi fermerò in un bar
a contare i gelati che si sciolgono
tra le mani accaldate di bambini
avvampati accorsi in frotte
dal popoloso rione vicino.
Domani sarà un trasgredire!
L'innesco di un moto riottoso
95
avvierà una covata rivolta,
capovolgerò le mie malinconie;
ad un'insurrezione aderirà
questo cuore orfano di sole
e di oscurità prigioniero.
In un mondo di piccole cose,
un altro sarò per un giorno
meravigliando me stesso!
96
Io ti parlo
Io ti parlo ma la voce
devia e non ti tocca!
Volo sulla tua bocca
ma ritraendoti io cado.
Come anello ti cerca il mio dito
ma nel tuo cerchio non si infila.
Luce, fuggi dai miei occhi
lasciandoli all'oscuro.
Ruscello che corri, in pozze
ristagni le mie acque.
Percorro le tue strade
ma ai miei passi le sbarri.
Ti vengo incontro
ma non ti scorgo.
Accatasto sogni
e tu li bruci.
Cerco il tuo pieno
e mi offri il tuo vuoto.
Ah... se per una volta sola
il cuore mi toccassi:
sentiresti, incredula,
quanto un'ustione bruci!
97
Ricordando Pavese
Del difficile mestiere di vivere
come te, poco e male appresi:
spezzare il cerchio della solitudine
oltre l'ozio guardare la luna e i falò
appieno comunicare con gli altri
scovare una fida compagna
foggiare amore e illusioni
emergere da un torbido domani
precluse attività io le riconobbi:
goffo, tutto mal intesi negli anni.
Tu forse più di me sapesti
che se ben interiorizzati e seguiti
(assecondandone il ritmo)
soffrire diventa meno caro
e l'esistere si fa desiderio continuo
che vuoi appieno godere.
All'alba, all'invito degli eventi
sorridendo al sole che ti guarda
ti persuadi ad andare per il mondo:
un viluppo poi segue volubile
frana si sfrangia e smentisce
quanto strepitante avevi creduto.
Se vieni ai ferri corti con la vita
bisogna che raschi con perizia
la pruina delle illusorie apparenze
per trovare un senso a quanto ti accade
e metterne in luce la vera sostanza:
il significato supertemporale
il rinveniente che non si racconta
il pathos sgusciante che non si descrive
l'esaustivo che giustifichi e plachi
una vita febbrile scondita e rapinosa.
Ammettiamolo pure senza sforzo:
bisogna ben conservare la speranza
e attizzare l'abitudine di illudersi
non irrigidire l'elasticità istintiva
se vogliamo con gusto sopravvivere
se non vogliamo già stenderci
stanchi, consapevoli e più lucidi,
nella fossa tombale del nulla.
98
d
a
P
Salute a te o vento
e
Salute
a te o vento
n
armonia
vagabonda di mormorii,
s
imusicale voce lamentatrice
eche vieni da lontano e animo ridai
ra moribonda aria!
Hai
i mugghiato tra i portici,
trasportato
polline, agitato
P
ciuffi
di canne, spettinato chiome
a
er salici, attraversato contrade,
oscompigliato mucchi di sabbia,
lcorrugato il ponto,
esoffiato su lapidi e vivi!
Ora raccogli le tue forze,
trova
un varco nel mio cuore,
<
increspa
l'acqua stagna del mio lago,
h
insuffla
un alito da i vetri infranti
t
tdella finestra delle mie speranze!
pÈ lontano ma non obliato il ricordo
:di quando, aspettandoti con ansia,
liberavo
nel cielo aquiloni colorati
/
o/ sfidandoti, disarmato di abiti,
nei
w tuoi momenti di veemenza
imperterrito
ti venivo incontro!
w
Altri
w venti ho incontrato, altri soffi,
.hanno scosso gli arrugginiti
pcardini della porta dei miei anni,
altri
e petali ho visto strappare
al
n bocciolo prima che fiorisse
pendie
e secche foglie mulinare
s
tra
i turbini di sogni;
altri
e perduti giorni ho visto
rstramazzare, senza luce.
i
p
a
r
o
l
e
.
i
t
/
p
o
e
99
Un'auto al primo appuntamento mi portava
Un'auto al primo appuntamento mi portava
quante raffiche di dubbi feroci spiravano
sul mio cuore mentre alla meta mi avvicinavo.
Giunto che vi fui, stordito da emozione,
la tua figura poco distante mi additavi.
Il tempo di guardarti, due baci
veri sulle tue guance scoccai
Mi si strinse il cuore:
anche per me nel mondo
qualcuno c'era che mi cercava!
Non disagio, non stupore
al primo abbraccio quasi nell'ombra:
se vero fosse il sogno più non dubitai!
Ah qual trapasso di gioia
al batticuore che al tuo si accordava!
Occhi addolciti i tuoi e i miei,
inteneriti ascoltavano stupiti
il cuore cantare a squarciagola:
un attimo cancellò anni amari da ricordare
l'aria curante della vita ricevemmo in viso
si scrostò il dolore e pentito scappò via.
Labbra mute da anni divennero ciarliere
aride si inumidirono per scrosci di baci.
Nell'attesa di un giorno d'amore autentico
si può morire di illusione molti dicono:
noi lo smentimmo, fu lo sguardo
della gente su noi rivolto a dirlo
quando la mia e la tua mano si strinsero
e in una intuizione ci mossero ad altra vita.
Licenzierò per sempre la serva illusione
or che da sogno ti sei fatta carne viva.
Ti tocco ti vedo ti ascolto:
bella più di un sogno
ti percorrono i miei sensi
più non lotta l'ammalata speranza
tra vita e la morte. Seduci il mi corpo,
accarezzalo con l'anima tua amore,
non volger la pupilla altrove,
fissa l'uomo che ti sorride
con occhi abbelliti e grati
che come rugiada brillano
100
quando le tue labbra posi sulle mie!
Muori e scompari menzogna, via
all'incedere dei passi dei nostri cuori.
Nessuno più ci riconosca qual fummo
e si soffermino su quel che ora siamo.
Vieni diletta, svaghiamoci tra i colori
del mare e del cielo, oltrepassiamo
il limite in cui si incontrano baciandosi
il cielo e il mare, andiamo
là dove l'orizzonte non arriva mai.
101
Se è in bianco e nero e non a colori
Se è in bianco e nero e non a colori
che ti ho ritratta
sul frontespizio da quattro soldi
della silloge che ti ho dedicato
che importa: acceso e smagliante
il tuo sorriso per me mai muta:
mirando la donna amata,
rapido giunge e riparte
fischiettando e svaporando
un treno strapieno di emozioni!
Magnificata dal cuore,
solare e bella più che mai
incessante in me amor t'effonde
nessun spessore ci separa:
la tua pelle è la mia. Anime fuse
in uno stesso corpo chi può disunirle!
Lievitate e alate, in volo
su nel cielo azzurro
se abbiano insieme un peso
poi è ancora da vedersi!
Amore, ultima corda della mia cetra
bisogna pure che ti persuada del tutto
che non nel sonniloquio
ma è nel giorno che sei il mio pensiero,
il mio necessario, il fuso su cui avvolgo
la speranza, la mano che allontana
le forbici di Atropo dall'invisibile filo
a cui tremante è sospesa ogni vita
la gattona senza unghie con occhi dolci
che accarezzo e invispita mi fa le fusa
102
d
a
Asseconda
i capricci del vento
P
eAsseconda i capricci del vento
nla foglia superstite sul ramo brullo
strai i campi o sui muriccioli
inessun fiore riceve raggi di sole
eda un cielo biavo e trasparente.
rMite letargo di natura:
iun pieni nulla par avvenire
P
spoglia la vita nega i suoi sorrisi
al'animo, triste fatto, reclina il capo.
rS'aprirà un valico alla floridezza
oe tornerà il colore delle selve
lirromperà il getto di una linfa
eansia di verdeggiare siepi e alberi
domani auspichiamo.
<
Oh quante volte si muore e si risorge
hsecca e straripa amore
ttacciono e borbottano
tle voci dei lontani fiumi!
pAspettiamo senza impazienza
:un sortilegio, diamo più credito
/alla speranza, accoriamoci
/alla persuasiva voce che ci intima
w
di attendere e scaccia dal sangue
w
la precognizione della morte.
w
Cuore strepita!
.Dubbioso non attendere
pper risalire un palpito,
eabbozza spiragli: un giorno,
nnell'euforia di un cambiamento,
ssorpresi, risorgeremo senza dolore
itra urli di vita e ritinteggiate illusioni.
e
r
i
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a
r
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l
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.
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p
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103
d
a
Puoi
tu impedire al flutto
P
ePuoi tu impedire al flutto
ndi non lambire la proda
sa una brezza serale
idi non accarezzare una chioma
eo al calore di non abbandonare
ril ceppo che brucia?
iCosì si manifesta il respiro
P
del vivente: è nello svolgersi
adel suo fluire che scrive la matrice
rdegli atti del suo essere;
ola vita sempre irrompe se non è quiescente
le la morte sgambettata solo tardi trionfa!
eE così ti telefono a mitraglia
ti scrivo come un condannato
<
incessante ti penso, ti riproduco
hinvaso di dolcezza, rinnovo
tcon un ritmo forsennato
tla volontà e il piacere di esserti accanto;
pnon è una pressione, un incalzare
:un attrito che vuole affaticare il tuo viaggio
/ma il dispiegarsi raggiante di un'anima,
/l'amore che, come acqua nella conduttura
w
di due vasi comunicanti, fluisce
w
per raggiungere livelli uguali.
w
È come il miracolo del seme
.che vuol farsi gemma e frutto nel deserto
pe porta dentro di sé altra vita.
eSegregare l'istinto lo spirito o un pensiero
nè la più gratuita assurda violenza
scommessa contro sé stessi:
ireplicare la nostra genuinità
ee mai stupirci del suo perpetuarsi
rè la complessa meccanica
icon cui impedire epiloghi non voluti
pall'inevitabile svuotarsi della clessidra
ache misura il lasso di tempo che ci è dato.
r
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l
e
.
i
t
/
p
o
104
È quando la vita
È quando la vita
qual carcassa di sogni e di speranze
orrida appare e mi spaventa
che al rifugio del tuo amore
corre il cuore mio tremante.
Fuor di esso non troverei nulla:
uomo, finito, consapevole di essere
per caso a questo mondo,
oscurati agli occhi l'erba, i monti
il cielo e il mare
corpo in attesa di essere calato
in un sonno profondo,
stramazzerei all'insensato e disumano.
È accanto a te, reale o immaginata,
che come nuvole al sole
si disciolgono i miei grumi di paura
e l'animo ritrova accenti note e toni;
è come un risveglio, più di un altro nascere,
da cui sia bandita l'irragionevolezza
del vivere, il ritrovarti e sentir che sono.
A te mi appoggio come ad un muro
quando il peso dei pensieri mi stanca:
poi s'appressa si erge e urge
il bisogno incessante di toccarti
di avvertire uno sfioro di carne viva
che mi risparmi da un annichilire.
È codesta possibilità di amare
che mi offri che divino scrolla
l'improvvisa paura di svanire
e inficia le malefatte del tempo.
Angelo salvifico, non si dispiumi
come flabello al vento il prodigio
che ci bacia, fasci di luci
intensi giungano dalle tue pupille
e tutto ancora non ci sia negato
nella inauspicata congettura
che si acceleri il passo della vita.
105
Nessuno mi chiama
Nessuno mi chiama
nessuno mi aspetta
nessuno mi ascolta:
ogni sponda è deserta
e deluso io vi guardo.
Solo sono io, ripa arsa
solo come i viali dei cimiteri
nei meriggi assolati;
solo come le cime innevate
che riverberano di lontano
al venire del giorno;
solo come petraia di fiume
che da millenni
abbia perso le sue acque;
solo più del passero solitario
del recanatese che in primis ammirai.
Morto, già mi riconosco...
Io sono la zolla tutta asseccata
a cui pioggia
non ridarà mai più vita
e che aspetta di essere interrata;
nessuna altro risvolto sospiro
all'impigrire del giorno che rintomba.
Non ti avvicinare illusione!
Dileguati, perderesti il tuo tempo
non potrei battere al tuo ritmo
l'anima chiusa non ti apre
se vi bussi: nel vuoto
sono da tanto svanito
corporeo fantasma,
indarno mi attardo
per un mondo che mi ignora!
Brezza d'amor più non dubito
che possa increspare cuore solo
fattosi pozzanghera d'acqua morta.
106
Sequestrami vento e portami via
Si è alzato chissà dove
un vento stasera, sbuffa
e fa udire inquieto la sua voce:
spasimano le poche foglie su rami
dondolano ombre e luci su viali
carte turbinano in erme strade;
passa, passò prima, passera dopo
così come pensiero per la mente.
Che è vento questo risuonar
interior lieve lento o acuto
di nostalgie e memorie?
Oh tu orchestral strumento
che il mio silenzio fendi
e vele ideali enfi
sei di ponente o di scirocco?
Come orienterai la mezzana
sulla cui tela è ricamato
in un cuore in nome del mio amore?
Su sirti gibbose o al largo
mi spingeranno i tuoi soffi
mi risparmierà la tempesta
che attacca il regno dei ricordi?
Oh dimmi, come fai tu inconsistente
ad avere tanta forza
e optare per tante direzioni?
Sussurro leno o urlante sibilo
che accarezzi o scompigli
animator di chiome veli e vessilli
al tuo ritmo batte il mio petto
se dimentica il passo delle parche
che mute incedono funeste
per condurmi all'abisso.
Sequestrami o vento che passi
prendimi nel tuo viaggio
più non sbadigli al mio destino
se ancor a solitudini cedo
o nei loro gorghi affondo:
una folata mi strappi
all'istante in cui languori
e un corpo senza vita sento!
107
Fisionomie e inventive
Nell'etra vagabondi biocchi
di nubi transitano
lo sguardo sperso li figge
più pensieri germinano
or titani or nani
sbandati seguono e rincorrono
poi fisionomie di monti e laghi
che fumee in alto disegnano.
Altri mondi tra confini
cangianti, altre conche
e frange tra ragne
tangibili o intangibili
progenie del tutto nulla.
Quel reame di forme
vaghe che or si addensa
or si squarcia indago:
si rifà il nocciolo duro
dell'essere mutevole e vario
che cuore e mente intasa.
Esiste forse e vige
in quell'increspo grigio-nero,
il vuoto, il tempo, la morte;
vi è inizio e fine, stasi e moto;
vige l'intralcio al bene
all'amore e alla giustizia?
Vi è testimone che affermi
che dell'uno e del molteplice
sia fugace epifania?
Temporanea e mortale
si disfa ogni sostanza
altro atlante di morgane
e parvenze fatue mappa la mente
che svaria ma ancor si perde
difronte all'arcano e cede.
Spazzerà il vento quelle masse
nubiformi e destino chiameremo
il disgregarsi di aeree consistenze.
La chiarità del mistero
dell'essere sorgivo non trapela
l'inafferrabile luce rivelatrice
che fende la foschia
non è sulla terra né in cielo:
mai varcheremo il limite e l'ignoto!
A noi quaggiù bipedi spennati
suonati e ottusi da ignoranze
non è consentito
e così che allor per altre visioni
l'immaginazione prende ali
108
e con uno scarto fa ripicche
all'assentimento della ragione
sbizzarrendosi inedita
in suadenti pazzie inventive!
Pure a voi che non intendete
Pure a voi che non intendete
e non udite giungono parole
quando nel folto dei pensieri
vi ritrovo o vi riperdo
similmente ad un sole
che tra veli aerei
s'affacci o si nasconda.
Dall'assenza vi rapisco
e vi riporto alla luce
ristringo una mano che non dona
bacio un volto che non sorride
sosto davanti a una rosa appassita
che langue in un giardino chiuso.
Da voi che foste amore
e passione un giorno
fatal al cuor venne la morte!
Come, come poté accadere?
Eppur ancor se dimentico
oltrecielo vi faccio vivente
luce fiammeggiate e mi accecate
eco di altri accordi risuonate
borbottii di acque termali
riaprono memorie amene
da una tormenta nevosa vi salvo
portandovi nel caldo di un'alcova.
Qual nulla pietroso resta
il tutto che volevamo afferrare
e altro tristemente non contiene!
Non indugiate e pur in ritardo
stracciate la silloge
che con amor vi destinai
trita buttatela in una fogna:
a voi folle e torbida
di gelo intrisa niente poteva dare!
Non rispondete se vi chiamo
se non mi amate e non vi amo
più non vaneggiamo ricordi abbuiati
voi e io distanti e murati!
Tutto al fluir del tempo
si discioglie in vuoto atroce,
all'ispessimento della lama
che ci trafigge più aumenta
109
il grido di dolore muto
che inutile dura e si ripete
nel turbine che destini stravolge.
Sol ancor vi chiedo appena:
non mi perseguitate pure nel sogno!
Teatrante faceto e serioso
Teatrante faceto e serioso
su sveglia! Poltrone andiamo
il palcoscenico del giorno
è già pronto e allestito da ore
il ruolo e la parte la conosciamo
oltre la platea e il coro, sulla pedana
comparse reciteremo il tiritera
tra luci e ombre, fischi e battimani.
Sei stanco del palco? Ma dài!
Non puoi ritirarti o eclissarti
se non si chiude il sipario
e violare le regole del contratto
che stipulasti col Regista
all'inizio della messinscena!
Nella trama della commedia
apparire, è la tua missione
illuderti di essere, il tuo alimento
domandare e non sapere, la tua pena
amare utopie e amori, il tuo sogno!
Respira le tue sceniche polveri
tra la vigile gente di teatro
e variegate illuminazioni filtrate
e ricorda che sulla locandina
pure in fondo e minuscolo
a volte figura inaspettato il tuo nome.
Dàì! La tournée è quasi alla fine.
Comica assurda tragica o grottesca
non puoi rifiutare la tua parte.
E se dimentichi battute?
Tranquillizzati:c'è sempre un suggeritore!
110
'E pampuglie
111
112
Và, curro, jesce!
Jesce ogge e dimane, và fòre
và miezzo 'a via e cammina:
che ce faje dint'a l'ombra
'e sta prigione scura
ca te si fatto su misura?
'O campà sta là e t'aspetta:
guarda 'e stelle 'a luna e 'o mare
piglia sole e calore chiù ca può
fatto na corsa e nun te fermà
fino a che nun te manca 'o sciato!
Chi t'o ddice have ragione!
Và mmiez’a l'ato,
tuzzele struscele e parlace
di' chello ca maje dice
astrigno na mano, dà nu vaso
accattàte nu gelato: campa ovèro!
Lascia stà 'e suonno ca te faje
e 'a fantasia dille puro accussì:
-Si, amica mia, tu me faje cumpagnìa
ma sulo cu te nun se po' campà!Mo' vene primavera
và 'a truvà nu sciòre
e siento comme addòre!
Puro 'a vita toje
è comm'a nu sciòre
nun 'a fà seccà e murì
dint'a nu carcere comme faje tu!
Nun saje c'acqua 'e sciùmmo
passa subbeto e po' scumpare
pe' nun turnà maje cchiù?
113
Ncielo s'è spase nu lenzuolo niro
Ncielo s'è spase nu lenzuolo niro
chiòve primma nu poco po' assaje
'a stanza s'è fatta scura 'e gelata.
I' vi sento penziere mieie
ca nun parlate, diciteme: addò iate?
Ah sta pucundrìa ca vene a ncuità
ca saglie stregne e affoca!
Miette vela e iammo luntano core
scappammo primma ca cchiù s'accoste
e st'anema ca tutto sente struje.
Addà passà st'ombra, addà passà
s'addà sbruglià stu velo niro!
Vattènne, vattènne aria d'autunno
nun te sta cu me abbracciata!
114
Trase passa e ghiesce
Comme sole 'e vierno
ca pe' dint'e nuvule
va e vène e nun scarfe
o comme viénto ca passa
pe' vico senz'aria
e nun se ferma maje
pure tu pè sta vita mia
trase passe e ghièsce
e 'nziemo a me nun rieste!
CChiù tiémpo se cunsuma
e cchiù 'ncatenato me tiène:
si viene, sì alba e luce
si te ne vaje, notte e scuro!
Accusì me vuò fa campà
e aspettà 'a morte
accussì vuò trattà
stu bene ca te voglio?
Eppure carezze e vase
me n'hé date e te ne pigliàte
senza sciato, comme a me,
pure tu 'ncantata si restata!
Cucevemo tutto e duje
(t'arricuorde?) ce sbatteva
'o core, 'o sanghe vùlleva
redevano quatt' uòcchie
quatto stelle lucevano
m'addurmevo e me scetavo
e sempe a te tuccavo!
Nu suonno tantu dóce
ca pure t'ha fatto cumpagnìa
cu tant'amaro po' l'hé accìso
e na pucundrìa l'ha atterrato.
Stu bene ovèro ca te voglio
si nun se stuto e arde
pecché nun tène cielo
pecché nun tène dimane?
'O sento ogne mumento
ca mo sulo addà campà
si 'ngrata nun te ne curo
si nun saje o vuò sapè
tutto l'ammore ca te vò dà.
Spina turmiento e pena sì
séte e famme daje a stu core
si me staje luntano
ma si vicino te tengo
'o ssaje cchiù meglio 'e me
ca rosa schiuppata e passione sì!
Sentènno stu parlà mio
nun te fà cchiù sorda
115
nun ridere e crìdece
si nat'a vota suranno te dico:
-Senz''e te nun saccio campà !A stu core ca è sempe 'o stesso
senz'aspettà fin'a dimane
sincera falle sapé
si a campà 'o vuò ajutà
e speranza dóce te vuò fà!
116
Che m'è succiesso
Che m'è succiesso
da quanno mettennemo
na mazz' 'e scopa sott' 'e cosce,
comme si fosse stato nu cavallo,
cu na scimitarra
fatt' 'e cartone rinfurzato
curreva a fa guerra
cu 'o nemico ca steva p'arrivà;
da quanno m'abbuscaje na preta
ncapo, doppo na secutiata?
Che m'è succiesso
da quanno appuntunato
all'angulo 'e nu vico
apettava tremmanno
ca passasse na guaglione
e 'o core dicesse: Mò ca passa
lle facci' 'o surdeglino,
m'accosta e lle dico :
Vuje, mme facito suspirà! -?
Che m'è succiesso
'a quanno na femmena
me mannaje addì ca mme vuleva
e i', gamme chïate,
appuiato restai nfacci'a nu muro
c' 'o core ca sbatteva e tremmava
p' 'a nuvità? Che m'è succiesso
'a quanno addiventato n'ommo,
sturduto d' 'a speranza ca runzea,
mpapucchiato da mille sbarìe
'o tic-tac 'e nu rilorgio
accuminciaje a cuntà
juorne, anne e malincunie?
Che m'è succiesso?
M'è succiesso
ca me so' fatto viecchio!
St'uocchie senza chianto
e stu core tutto curaggio
hanno capito 'a verità!
Mo 'o saccio!
E chi se ne mporta
si me restano 'a sfuglià
sulo poco paggene
primm' 'e nserrà
'o libbro d' 'o destino, c' 'a vita,
passanno comm'o viento
arapette tànto tiempo fà!
117
Quanno 'o sole 'a sera se ne va
Quanno 'o sole 'a sera se ne va
e fresca se fa l'aria
comm'a nu sciòre vuje addiventate
e tutta prufumata ve facite.
Ncantato, cu uocchie lucente
i' ve guardo e suspiro
ardente muto e sperùto
po' v'accarezzo senza ve tuccà
pe' paura ca 'e petali 'nzerrate.
'O sentite pure vuje
stu viento nuovo e gentile
c'a vita sciosce sulo pe' nuje?
Nzieme a me cu 'o core cantate
faciteve liéggia e vulate
allere jate luntano
addò nun site stato maje:
là, a tanto, ve sto aspettano
pe' ve dà ciento vase!
118
Cu 'e penziere mieje
Cu 'e penziere mieje
senza arrepuoso
miezzo a l'ate i' cammino.
Pe' nu me fa scuprì
cupo e appucundruto
ogne mumento me travesto
e fingo nu surriso.
Nisciuno sape
ca si dinto so' amariggiato
e 'a fore pare ca rire
nun è pecché 'o tiempo passa
e 'a morte s'avvicina
ma è pecché l'ammore aggiù perduto
e suppurtà chesto, n'omme, nun po'!
Ah quanta senghe s'arapeno ogni juorno
e pe' l'anema po' trase nu male scuro!
Vulisse caccià l'ogne
e te difendere 'a nu nemico
ca nun cunusce, 'a nu nemico
ca nun te guarde dint'a faccia!
E si 'e tutto chesto
a quaccheruno parlasso?
Ma chi me desse aurienzo!
Chi po' sentì
'o rummore forte e cupo
e na vita sulagna ca scarrupa!
Ah putè ncuntrà na femmena
e le dicere: - Faciteme assaggià
n'ata goccia d'ammore,
truvà nu poco 'e luce
dint'a l'uocchie vuoste
a chi cchiù niente s'aspetta;
a st'ommo ca cchiù niente le resta
regalatelo si putite
na vrenzula 'e speranza!
E sì, pe' te rassignà
a na vita senz'ammore
nun aviss'a tenè core
e i' 'o tengo .. 'o tengo 'o core!
119
'O viento
‘A do pruvene stu lebèccio
ca friddo spira e chiacchiareja
‘o pentone ‘e sti vie sulitarie?
Arraggiato e nzisto, appriesso
se porta tutto chello ca trova,
p’ ‘e senche trase d’int’e vasce,
fronne secche e carte abbandunate
sorchia e sperde pe’ l’aria.
Arrecietto nun trovano
chiantulelle appena chiantato,
‘e rammere tremmulejano scujetate,
d ’ ‘a albere scippa fronne a palate.
Luntano addò sta ‘o mare
l’onne se fanno argentate,
cu nu rummore cupo e surdo,
arrivate ncopp’e scoglie,
spumma e schizzi a cchiù nun dico
menano p’ ‘e l’aria.
Viento fatto lièggio,
nun frangere sti barche spaventate,
srareca ‘a paura ‘a dint’o core
d ’ ‘a gente miezz ‘o mare!
Ferma stu scioscia scioscia
ca capricciuso nun dà pace,
abbrucato e senza ammuine
cunzegnato a ‘o Pataterno
ca cchisà d ’ ‘a dò t’ha mannato!
Oje viento, cchiù nun te sento..
Addò ti si annacuso?
Tutto mo s’è accujetato!
Overo 'e perso ‘o sciato?
E allora statto buono scrianzato,
ce sentimmo n’ata jurnata!
120
'A vita
Mpapucchiato d ’ ‘a speranza
‘e dimane l’ommo parla,
senza arricietto e cu mille smanie
scetanneso ogni matina
fa discorse pe’ tutt’ ’a vita;
appriesso a lli staggione
cu ‘o core ‘ncantato
se ne va annamurato
a spasso p’ ‘o munno,
si mentre corre o passea
pe’ suspirà se ferma,
nfilato ‘o filo d ’ ‘a fantasia,
si nun arricama suonne
cose o arrepezza pruggetto.
Maje cuntento, maje sazio,
si spenn’ ’a putega d ’ ‘a vanità,
’e cose s ’ arrobbe cu l’uocchie:
‘a meglia rrobb’ ’a vo’ p’isso!
Si s’affiata cu na femmena,
s’accatta figlie ca danno penziere.
Saglie, scenno,
corre mmiezzo all’anne
ca passano fujenno;
cu na smania d’alleria
pe’luntano part’ ’e pressa
affruntann’a vita;
cu curaggio aspetta,
ca chissà, si pe’ na vota
nu suonno suoje s’avvera!
Nu bello juorno,
a ntrasatto, senza sciato
annanz’ ’ a na sagliuta,
a quatt’uocchie, po’ c’appura?
Appura ca ‘na fronna secca
e' addeventato! Nu filo ‘e vita
appena l ’ rummane!
Senza parla', appucundruto
s’arritira dint’a n’angulo scuro
e, pigliannes’a vita comme veno,
la', aspetta ca nu colpo ‘e viento,
senza scrupulo e pieta',
121
luntano s ’ ’o porta
dint’a nu fuosse cupo!
Comm’a tutto chesto
‘e vvote aggio pensato!
Mo ‘o saccio, o ‘veco, ‘o sento
ca tutt’o rummore da vita,
mo pe’uno, mo pe’ n’ato,
sulo silenzio po’ addiventa;
sciuè sciuè, a vita s’accucciuleja
comm’a nu cane ca s’arretira
doppo tanta abbajo,
tale e quale a ‘o rummore
‘e na banda ca scassea
d’int’a strada ‘e nu paese,
ca quann’a sunat’ ’o gran finale,
moggia moggia, zitto zitto,
s’alluntana e, cchiù nun sona!
122
Ncrucianno 'a morte
Mmiezz'a via cammenanno
quanta vote, senza vulerlo,
l'uocchie ncopp'a chilli manifeste
burdate'a lutto sò cadute;
d'o dèceduto sbiadito
nun nomme scunusciuto
appena se leggeva.
Cu'o core,
senza dicere niente a nusciuno,
spisso po' aggio pensato:
- Comm'a n'amica fedele,
d''a matina â sera, annascosta
aspettanno dint'a l'ombra,
pronta pè ce abbraccià,
senza parlà, da che munno
è munno, 'a morte ce accunpagna!
Sempe a l'erta, maje stanca,
comm'a na sentinella essa ce spia
e vede chello ca facimmo!
Na distrazione, na malatia
so tutto occasione bone
pè ce correre ncuntro
e ce carrià a l'ato munno!
Quanno all'appuntamento
puntuale s'appresenta
e ce piglia sott'o vraccio,
avvellutata comm'a na sposa,
vestute'e niro, festa le facimmo:
sciure, musica, curteo, cerròggene,
lacreme e marmo d'ata qualità
per essa sò sempe pronte.
Nu juorno addò uno,
nu juorno addò n'ato
sempe trova che ffà,
e maje'a spasso stà!
Àneme senza sciato,
trasporta in quantità!
 mità autunno,
quann'a malincunia,
piglia pure à lu tiempo,
pè st'impegno custanto
ca essa teno pè tutto l'anno,
ggente'e tutto specie,
buone e malamente,
addulurata ma dèvota
â casa soje và a visità!
'A casa soje?
E chi nun'a cunosce!
123
'A casa soje
è addò stanno chillo
ca cchiù nun ce stanno,
là, addò'a poco,mpruvvisamento
nu juorno scarugnato
pure papà mio se ne juto!
Parlà d'a morte pè chi è vivo,
arricurdarse'e tutto chillo
c'avimmo perduto,
na bella cosa nun è,
e, si a Essa ce penzammo buono
'a pella s'arriccia
e dint'a nu mumento
a vita se fa scura!
Siente all'ora,
ch'hai abbisogno'e luce
e accussì a lu surriso
e à carezza d''a speranza
'o core corre e se cunsegna
pè putè cu ànemo e curaggio
affruntà chello ca primmo
o doppo puro l'aspetta!
Ah'a ggente, 'a ggente
ca smania e se ammuïna,
ca fa finta e nun sapè
ca nterra o d'int'a nu tauto,
cunsignato a nu scunusciuto,
comme si non fossemo maje stato
abbandunato d''a vita
lasciate po' venimmo!
Doppe tantu tiempo
chi maje cercarrà nutizie'e nuje,
che remarrà maje
d''a superbia e d''a mmiria nosta
quanno passata'a chianozza
d'ô tiempo, metuto d''a fauce
affilata d'a morte, polvere tutt'aguale
'a limma'e l'Eterno nce arriduce!
124
'A malincunia
Nce stà na cosa c'abbrucia,
nera comm'a pece
cchiù azzeccosa d' 'a colla,
tosta comm'a na preta,
coce e luce nun fa, 'a vita,
'a parte ddò lustro nu' f'avutà!
Quanno arriva pe' sfizio se ntalléa,
s'abbotte e nun se sazia:
‘o core tutto, te siente arrusecà!
Nfame sta sempe appustata!
Zitto, senza te ne fa addunà,
s'accosta cu nu passo felpato:
pàffete, te zompe ncuollo
e sbattuto pe' terra te fa truvà!
Tutte l'ombre passano:
essa, cucciuta là rimmane!
Comm'a l'acqua trase
pe' tutt' 'e pertuse ca trova
nfunno scenne, scavà,
s'annasconno e, fetosa rimmano!
Sta cosa ca mette all'anima
lli ppene, sapite ched'è?
E' 'a malincunia!
Avite voglie 'e nzerrà 'a porta!
Si addà trasì,
tuzzulea cchiù forte;
ustinata se fa sentì!
Ve chiamma cu cierti strille!
Santo p''a scuraggià
nun ce ne stanno...
se nun schiarisce, ll'avit'arrapì!
125
Penziere mieje
Appucundrute o allero ca site
penziere mieje
nun v'annascunnite
aizate 'a voce e ascite 'a fore!
'A ggente ve travede
ve piglia 'a ssisco,
cchiù c'applause
ve fa pernacchie;
si 'a setacce ve passe
dice ca ggeniale nun site,
ca senza custrutto
nun accucchiate niente
...pigliate scoppole,
ve tratteno na mappina,
e che ve mporta!
Susùto e bon'ora
pe’ scunfiro nun ve nzerrate
mettiteve in frack
e facite 'e vive primma
d'essere atterrate,
comm'a tante surdate
'a na parata cummannata
cu pietto ‘a fore
sfilate mmiezzo all'ate!
Scurnuso nun v'arretirate
facitive 'a nnante
e àneme curaggio, parlate!
Meglio 'a galla ca nfunno,
'a uocchie apierte
guardate 'o munno!
Pure zuoppe e scurtecate
mettetive 'a ccarn'annura,
pigliate nu poco 'e Sole
primma ca nu silenzio cupo
cu forbice affilate accumparuto,
v'agguante pe' mane e pede
e ve taglia 'a lengua !
126
Quann` hê campate pe` tant`anne
Quann` hê campate pe` tant`anne
e accumpare `o primmo capillo janco
senza ca `o chiammo
vene pure `o mumento ca t`addumande:
"Ma ched` è sta vita?"
Senza ca ce pienze rispunne sicuro:
"E` pe` chesto e pe` chell ` `o ccampà!"
Ma si te miette a ragiunà
nun te cunvince e, quaso a te fà nu rispietto,
all`impruvviso `a stessa dumanda
s`appresenta n`ata vota
e da saputiello...addiviente ngnurante!
Cu na santa pacienza, te miette
a cercà n`ata risposta, speranno
`e truvà chella bona e fernì
stu juoco ca t`accumencia a scuccià!
Ognuno `e nuje, a modo suoje
tene na filosofia pe` se spiegà
`a presenza soje ncopp` ` a sta terra
e, cu sta certezza, affronta sicuro
e cu fede `o destino ca l`aspetta!
Ched`è sta vita?.......
Vulesse risponnero cunvinto
sicuro `e nun sbaglià
sicuro `e sapè che sto facenno
mmiezz` `a tanta ggente, sicuro
`e sapè ched`è sta vita mia!
127
Si stu core nu juorno...
Si stu core nu juorno
pe' na priezza
cagnasse culore,
si na matina 'e primmavera
cantanno e siscanno se mettesso
annuro quanno esce 'o sole,
si uocchie affatturate e belle
cu buscie nun le parlassero,
si scetannemo nun truvasso
'e stesse penziere senza speranza,
si nun truvasso 'o stesso dulore
s'arapesso pe' n'ora 'o canciello
'e stu carcere scuro!
Currenno e zumpettianno
chi m'acchiappasso cchiù!
Pe' suspirà manco me fermasso!
P' 'a mmiria o pe' paura
ca nun fosse overo, v'assicura
ca manco v ' 'o dicesso!
128
'A curiosità
Nu juorno parlanno cu uno
ca manco cunuscevo,
doppo avè ditto tanta strunzate
a razze, serio m'addumandaje:
- Che d' 'è 'a vita?Na pazziella ca nun è 'a toja
ca primma t' 'a danno
e pò bello e buono s' 'a pigliano.
-'A malatia? 'Na cosa semiseria.
-'A morte? 'Na cosa seria...
-L'ammore?E chi v''o sape dicere!
Putevo, dicite vuje,
comme chi nun sape
fà 'o surde e 'o muto
nun risponnere niente?
129
A vuje ca tenite 'e capille janche
-A vuje ca tenite 'e capille janche
e mme putito essere pate
nu cunziglio spassiunato
‘ncunfidenza v'aggia addumandà.
Me so ncapricciato 'e na guagliona
ca l'uocchie me fa avvutà,
io 'a voglio bene assaje
me squaglio com'a cera
si me fa ‘na guardata..
e .. i' songo timido, vuje 'o sapite
mo, nun saccio c'aggià fa! - Tieneme mente a me giuvinò
quanno 'o core se frusce
e spanteca 'a primma vota,
quanno s'incigna po' primmo ammore
isso nun addumanda niente a nisciuno
corre e nun vò sapè ragione
pe' abbraccià chella ca 'o mette ncroce!
Si l'umbriacatura è totale
rilorgie nun guardo e vò f’ambressa.
pure miezze sturduto 'o primmo foglio
d'o rumanzo vò scrivere
e nun penze comme po' fernì
manco pe' nu mumente..
P' 'a strata c' 'a pigliata
nusciuno 'o po' fermà,
'a nnammurata se vò stregnere
forte nfacce 'o pietto
'a vocca suspirata addà vasà!
Tu temporegge,
ancora fai 'o paro e o sparo?
Ma c'aspietto, curre addò essa
e dille.. tutta 'a verità!
Franchezza pe' franchezza
sta peccerella ca dice e vulè bene
manco t' 'a mierite
si ccà ntrireca senza sapè che fà!
130
Certo ca te voglio bene!
Quanno pe’ rispirà nu poco d'ammore
cianciuso t’addumando si me vuò bene
riffe e raffa, sùbbeto me dice:
- Certo ca te voglio bene! Tanta vote me pare overo
e pe' nu poco s'accujeta stu core
ca nun sape maje che le succedo.
Ma saccio pure ca l‘ammore
- l’ammore cu l’A maiuscola è nata cosa, ca na buscìa,
scanagliata, nun pò tenè forza!
Si uno all’impruvviso
d’into a l’uocchje a n'ato spia
chi nun è sincero se tradisce
e s’è vede ‘e cose po’ comme songo.
Nu sentimento, na smania ca trascina
si vullejano nun se ponno ammutulì;
finte, si vulessero ‘nbruglià nu core
nun se ponno vestere ‘e passione
troppo stritto fossero chille panne:
o’ bianco, 'o griggio do' core
nun si pònno maje avutà a russo!
E accussì i' te resto vicino
senza sapè si è juorno o notte
si chello ca pienze e io nun tocco
si chello ca tu pe' mme siente
e nun me dice è ammore
o n’ata cosa ca forse l’assumiglia.
Fossero st'uocchie mieje
ancora cchiù chiuso
o i' nun ce vedesso buono:
chiù s'assicurasso stu core!
Se tu mme dice ' a verità o na buscìa
chi ‘o po’ dicere: tu sulo 'o saje.
Tu sulo 'o saje si sti penziere
ca spòntene d'int'o scuro so male penziere
ca sulo nu mumento svuntuleja,
si è sulo p' 'a paura 'e te perdere
ca mm' arriduco scemo accussì
131
Bella indifferente e cuntegnosa
Bella indifferente e cuntegnosa
c'abbiénte a st'ànema mia nun daje
'ntuppo e scuse sempe astipato tiene
si st'ammore mio chiù vicino te vene!
'E neve, senza sgarrà na vote,
comme fosse cosa'e niente, sèmpe
'Bene, nun te ne voglio! ' me dice!
-'Taratà, taratì, taratà,
va'o conte a n'ata, ì nun ce credo!chissà quanta vote l'he penzato
e puro ì me n'aggio addunato
ca d'int'a capa toja sulo me cuffìe!
Si nun vedesso e nun sentesso
chi se n'addunarrja ca tutta fantasia
è chello ca frusciànnemo
'a uocchie apierto me sonno?
Certo, si me l'addumandasso
giurà te putesso st'ammore
ma si fosse fauzo: che prova fosse?
Na mano appuoje invece sicuro
ncopp'a stu core nfucato
e po'... sustiene ca nun è overo!
No, nun me fa arricurdà
(ma tu tienilo'a mente! )
quanta vote aggio tuzzuliato
'a stu core tuoje ca nun sente
pè quantu tiempo speruto
aggio spiato l'uocchie tuoje
pe ve leggere nfunno
mezza riga d'ammore!
Ombra e luce, nun te faje tuccà
viento e fummo nun te faje afferrà
speranze a n'appuntamento
nun te faje truvà, 'o ragiunà
'a quanno bene te voglio
nun saccio cchiù che d'è!
N'aggio cunsumato penne e carta
n'aggio strutto parole culurate
quanta doce se fatto amaro
pè te dicero sempe'a stessa cosa!
A mme fa suffrì accussì, a mme dà
parpete smanie e nun me fa durmì
tu che ce guadagno,
che convenienza ce truove?
Si me vuò fa murì accussì
fa pure ì... nun dico niente,
fa puro, ma nun tricà!
Fa quanno chiù ambressa può!
132
'Mpesa, pè sfizio tuoje
dimane chiù nun me fa spantecà!
Comme cagne 'o tiempo!
Comme cagne 'o tiempo!
Nu cavero ê pazze fino a jere
e int'a niente nu friddo stammatina!
Comme d'int''a nu mumento
cagne 'o tiempo..e pure 'a gente!
Me vò ncuntrà e me vò cercà scusa
chi male m'ha fatto senza nu mutivo;
comm' 'o pappece abbecìno a noce
ca dice: 'Damme o' tiempo ca te spertose'
accussì forse' bene e ragione
pe' nu core e na cuscienza
po' hannno ditto e fatto.
Si cagna 'o tiempo
è pecchè è cagnate 'o cielo
ma si overo cagne na persona
tu che ne può sapè!
Si ce stanno 'e nuvole o 'o sole
tu 'o vìde ma comme faje a vedè
chello ca ce stà d'into a capa 'e uno!
Quanno tanta buscie
t'hanno scarrupato l'anema
comme può chiù credere a na verità!
Core nfanfaruto, c'avimmma fa?
Fosse 'a capa nu mellone
putisse fa 'a prova
assaggià 'o sapore
ca tene nu pensiero
sapé si doce o amare
'a vocca po' te lasse.
'E femmene ne sanno
chiù d'u diavolo
mico nun 'o saccio !
Ma 'a piglià pe' fesso
a uno comm'a me
che sfizio ce pò stà
che sfizio ce pò stà
a pavà ammore cu nfamità!
'O juoco d''o pentimento
nun esiste: 'o vulisso
ammentà tu Francé ?
Pe' na vota e pe' sempe
fosse po' overo chello
ca 'o core touje me vò dì?
133
'A vita è comm'a na rosa
'A vita è comm'a na rosa
sulo spine rimmaneno
quanno s'è sfrunnata!
Prumesse fatte,
buscie giurate e suspirate
parole d'ammore
nun se po' cuntà
comme se svampano
appena murmuriate.
Passa ambressa 'a giuventù,
si cunsuma in un'andata
senza ritorno,
perse 'e scelle
ne accusi il colpo e cala 'a capa!
Cu l'anno ca passeno fujenno
po' se arrevota 'o tiempo,
si sventure e stiente te fanno 'a posta
in caduta libera t'affierro
'a na speranza ca cchiù nun cride
Se te capita 'e te guardà
dint"o specchio
n'ata faccia tu vide
e pienzo 'a comme si cagnate
a quanta vote 'a vita t'acciso
e nun te ne si addunato.
Tutto more, sulo 'a morte
rimmane sempe viva!
Comm'a essa
vulisso essere eterno
pè apparà 'e cunto c"o campà
ma te si scitato appena
nun è dato manco nu respiro
ca già te ne si gghiuto!
134
Nu ditto antico ancora dice
Nu ditto antico ancora dice:
na parola te po' dà spàseme
na parola te po' dà dolore
na parola te po' fà paura
na parola te po' accidere
na parola te po' dà'a vita!
Si tu parlasse
che me diciarrìa maje
stu core tuoje?
Muresso o campasso?
Si parlasse l'ammore
ì' 'o saccio che me dicesse!
Cchiù nun te sta zitto
parla, parla fammo sapè!
Nun siente commo sbatte
e treme stu core mio pe' te
quanta pena din'a stu pietto mio!
Damme suonno, damme pace
ferme stu dolore ca mme daje
famme campà vicino a te!
Si me vuò bene nun me fa murì:
sta rosa senza spine
ca te manno nun'a scarpesà
135