Unicredit, Cet1 salirà all`11,15%

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Venerdì 10 Febbraio 2017
MERCATI
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SARÀ IL RATIO ALLA CHIUSURA DELL’AUMENTO DI CAPITALE, DOPO IL CALO AL 7,54% A FINE 2016
Unicredit, Cet1 salirà all’11,15%
Includendo anche l’impatto delle cessioni di Pioneer e di Bank Pekao si arriverà al 12% quest’anno
In netta contrazione i crediti deteriorati. Ricavi stabili grazie a un balzo di quelli da negoziazione
di Stefania Peveraro
Jean Pierre
Mustier
U
nicredit ha chiuso il 2016
come già annunciato con
una perdita netta di 11,8
miliardi, dovuta a rettifiche e svalutazioni per 13,1 miliardi. Per questo il gruppo bancario non pagherà il dividendo
2016 e il suo Cet1ratio fully loaded è sceso a fine anno al 7,54%
dal 10,82% di fine settembre e
quindi sotto il target minimo
fissato dalla Bce dopo lo Srep
dell’8,75%. Una situazione, però, che è destinata a capovolgersi
in positivo a breve, a conclusione
dell’aumento di capitale da 13
UNICREDIT
quotazioni in euro
15
Banche venete, il piano ai consigli del 21 febbraio
di Luca Gualtieri
l consiglio di amministrazione della Banca
Iapprovato
popolare di Vicenza, che si è riunito ieri, ha
la versione definitiva del piano che
13
IERI
11
12,6 €
+1,37%
9
9 nov ’16
9 feb ’17
miliardi di euro ora in corso e
totalmente garantito da un numeroso consorzio di banche,
come ampiamente spiegato
dall’amministratore delegato
della banca, Jean Pierre Mustier,
lo scorso dicembre a Londra agli
investitori, illustrando il piano
strategico 2016-2019.
Il Cet1, infatti, salirà fino
all’11,15% tenendo conto
dell’aumento di capitale e oltre il 12% tenendo conto delle
cessioni, annunciate, di Pioneer
Investments e Bank Pekao, per
arrivare poi al 12,5% a fine piano
nel 2019. Il tutto mentre la quali-
adesso passerà all’esame di Bce. Oggi si esprime invece il board di Veneto Banca.
Il piano terrà conto dell’ipotesi di una ricapitalizzazione precauzionale con conversione dei
subordinati e per questo nei prossimi giorni Dg
Comp e Mef potrebbero entrare nella trattativa.
Se arriverà il semaforo verde, i due consigli
lo approveranno il 21. Il 28 intanto è prevista
l’approvazione del bilancio. A settembre, sotto
la regia dell’ad della Bpvi, Fabrizio Viola, dovrebbe scattare la fusione per incorporazione
di Veneto Banca nella Vicenza e l’incorporante
potrebbe lanciare l’aumento da 2,5-3,5 miliartà del credito è in netto miglioramento: i crediti deteriorati lordi
sono infatti scesi a 56,3 miliardi
con un’incidenza sul totale dei
crediti dell’11,8%; al netto delle
rettifiche, invece, i crediti deteriorati sono scesi a 25 miliardi,
cioè al 5,6% del totale dei crediti
netti. Il tasso di copertura è sa-
di. Si lavora alla ricerca di un nucleo di soci
privato robusto che possa affiancare Atlante
che probabilmente sosterrà parte della ricapitalizzazione attraverso il veicolo Atlante
2, ora non più impegnato nel piano sofferenze di Siena. L’obiettivo è che lo Stato
abbia una quota di minoranza. «Dobbiamo
restare azionisti e rimanere al controllo»,
ha garantito un paio di giorni fa il numero
uno di Atlante, Alessandro Penati, ritenendo
ormai scontata una ricapitalizzazione precauzionale. «La Bce vuole la garanzia che
il piano sia totalmente finanziato dall’inizio
e che abbia possibilità di successo», perché
se l’operazione «andasse male, anche la loro
credibilità verrebbe meno. Quanto varranno
le due banche lo vedremo tra tre anni», aveva
concluso. (riproduzione riservata)
lito al 55,6%. Più nel dettaglio,
le sofferenze lorde sono scese
a 31,8 miliardi con un tasso di
copertura in aumento al 65,6%;
le inadempienze probabili lorde
sono scese a 23,2 miliardi con
un tasso di copertura in crescita
al 43,%; infine i crediti scaduti si
sono attestati a 1,4 miliardi con
una copertura del 34,3%. Rispetto ai 12,2 miliardi di rettifiche
e svalutazioni annunciate con il
piano lo scorso dicembre, Unicredit ha poi aggiunto un altro
miliardo («circa 800 milioni
riguardano svalutazioni su
partecipazioni e la maggior
parte è relativa al Fondo At-
lante», ha detto in conference
call il cfo, Mirko Bianchi).
«Da inizio febbraio, abbiamo
lanciato l’aumento di capitale
interamente garantito da un consorzio di banche per 13 miliardi
di euro, abbiamo firmato accordi
con i sindacati per un piano di
14 mila esuberi da completare
a partire da adesso ed entro la
fine del 2019, ed è iniziata l’implementazione del progetto Fino
(per accelerare la riduzione delle esposizioni deteriorate lorde,
ndr)», ha riassunto ieri Mustier,
dopo avere siglato con i sindacati italiani nei giorni scorsi
l’accordo relativo all’esubero
di restanti 3.900 dipendenti.
Quanto al business della banca, i
ricavi 2016 sono sostanzialmente stabili a 18,8 miliardi (-0,3%),
con maggiori riscontri da negoziazione (2,08 miliardi, +40%)
e da dividendi (844 milioni,
+2,6%), che hanno compensato
l’andamento negativo del margine di interesse (10,3 miliardi,
-5,6%) e delle commissioni nette ( 5,5 miliardi, -1,1%). «Continueremo a rafforzare il nostro
semplice modello di business di
banca commerciale paneuropea
che beneficia di una divisione
Cib interamente integrata, al
contempo continuando a fornire l’accesso alla nostra rete
senza eguali nell’Europa Occidentale e Centro Orientale ai
nostri 25 milioni di clienti», ha
concluso Mustier.
Il titolo Unicredit ieri ha chiuso
in rialzo dell’1,37% a Piazza Affari a 12,57 euro, mentre il diritto
è salito del 2,7% a 11,3 euro. (riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/unicredit
La banca ha chiuso il 2016 con un utile di 15,8 milioni, ma senza la poste non ricorrenti avrebbe raggiunto 71,5 milioni
Oneri e contributi riducono i risultati di Bper
di Antonio Lusardi
L
a Bper ha chiuso il 2016 con un
utile netto di 15,8 milioni di euro
(14,3 milioni di pertinenza della
capogruppo), ma che senza contributi
straordinari al sistema bancario e oneri
non ricorrenti avrebbe raggiunto i 71,5
milioni (+15,2% rispetto al 2015). «Il
2016 è stato certamente un anno complesso sotto diversi punti di vista per
il settore bancario, specialmente in
Italia», ha commentato Alessandro
Vandelli, amministratore delegato di
Bper. «In questo scenario il gruppo
ha vissuto un esercizio storico, caratterizzato in primo luogo dalla trasformazione in società per azioni, portata a termine in modo lineare e senza
registrare alcuna domanda di recesso
da parte dei soci». Sul fronte dei conti
l’anno scorso è stato caratterizzato però
anche da un sostanziale calo del margine di intermediazione, secondo una
tendenza comune a tutto il comparto
bancario. Il reddito operativo è sceso
del 12,8% a 2,06 miliardi. Il calo dei
ricavi parte dal margine di interesse,
diminuito del 4,7% a 1,17 miliardi di
euro, a causa dell’influenza prolungata
dei tassi di interesse negativi, a mitigare la quale non è stato sufficiente
un incremento dei volumi comunque
superiore alla media di settore (+4,1%
netto a 45,5 miliardi di euro). Migliore
la tenuta delle commissioni, in calo solo dell’1,9% a 712 milioni di euro, con
anzi gli introiti provenienti da bancassurance e risparmio gestito in aumento
dell’1,2% nonostante il difficile contesto dei mercati finanziari nel 2016.
Appare in miglioramento la qualità
complessiva del credito: le rettifiche
si sono fermate a 619,8 milioni, in calo del 12,2% rispetto al 2015. Complessivamente, grazie alle cessioni
di npl operate nel corso dell’anno
(circa 700 milioni di euro lordi) e al
minore flusso di crediti problematici
in entrata, lo stock di posizioni deteriorate della banca si è fermato a
6,2 miliardi netti, in calo del 2,5%
rispetto ad un anno prima. Sulla diminuzione dello stock viene definita
importante l’azione della nuova unità
operativa interna di gestione dei crediti. «Il 2016 è stato il primo anno di
attività di BperCredit Management,
la società di gestione delle sofferenze del gruppo», commenta Vandelli,
«con primi risultati in miglioramento
dei recuperi sulle sofferenze di quasi
il 20%. La maggiore efficienza nella
gestione del credito problematico ha
portato ad un significativo aumento dei flussi di ritorno in bonis, in
crescita del 16,9% rispetto al 2015
e dall’ulteriore calo dei passaggi a
credito deteriorato, in calo del 6,1%
rispetto al 2015».
La solidità patrimoniale del gruppo resta elevata, grazie anche all’adozione
di modelli interni di valutazione del
rischio, approvati dalla Bce. Il Cet1
Ratio si attesta al 13,8%, con un cuscinetto di capitale in eccesso di 650
punti base rispetto a quanto richiesto
dalla Bce per il 2017 con lo Srep.
Infine, tra le varie svalutazioni effettuate dalla banca, c’è anche quella del
fondo Atlante per 28,3 milioni di euro,
pari al 34,8% delle quote fino a oggi
versate. (riproduzione riservata)