Quando l`innovazione rende cereali e legumi buoni e pronti al

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LA STAMPA
MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2017
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Nord-Ovest .53
.
ECONOMIA
Grande distribuzione
Il gruppo Geovita
La scure di Carrefour
Chiusi due ipermercati
Oltre 170 licenziamenti
Quando l’innovazione
rende cereali e legumi
buoni e pronti al consumo
FULVIO LAVINA
BRUNO D’ASTI
GIUSEPPE LEGATO
TORINO
Quello che fino a pochi giorni fa
era un annuncio- drammatico
ma pur sempre tale - è realtà da
ieri. Carrefour ha aperto la procedura di mobilità per 500 lavoratori di 57 ipermercati italiani. In Piemonte la ricaduta di
questa scelta investe in pieno i
punti vendita di Trofarello
(strada Torino) e Borgomanero (Viale Kennedy) in provincia
di Novara. Un terzo dei lavoratori che perderanno il posto sono in Piemonte. A Trofarello ci
sono 59 dipendenti, a Borgomanero sono 56. Ma ci sono
esuberi anche in altri punti
vendita: 7 in Corso Grosseto a
Torino, 8 a Pinerolo, 14 alle Gru
di Grugliasco, 10 a Collegno, 11
a Novara e 6 a Borgosesia (Vercelli). «Da stamattina, assemblee con i lavoratori in tutti gli
stabilimenti aspettando l’incontro con l’azienda» dice Luca
Sanna, della Cgil Torino.
Da questa mattina partono le assemblee in tutti gli stabilimenti
Confcommercio ha reso noto
come i consumi alimentari in
Italia siano scesi in un solo anno dell’1,9%. Si aggiunga un altro dato diffuso dall’Istat: negli
ipermercati si è registrata una
diminuzione delle vendite dell’1,4%, sempre su base annua.
Scenari cupi
La tegola occupazionale che
apre scenari cupi in un colosso della grande distribuzione
che ha investito molto in Italia
e nella nostra regione. Ora ci
saranno 45 giorni di tempo
per raggiungere un accordo
sindacale sulla mobilità, più
altri trenta in sede ministeriale. La notizia della mobilità è
stata diramata ieri pomeriggio dai sindacati che chiedono
di conoscere il piano industriale. «Ci dispiace e speriamo si possa trovare una diversa soluzione che possa salvaguardare i posti di lavoro. È
evidente, comunque - spiega
Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori - che questa scelta è
indicatrice della crisi in atto».
Un problema generale anche
di consumi e non solo di politica commerciale. Proprio ieri
«Scelta inaccettabile»
Fabrizio Nicoletti della Filcams
Cgil che sta guidando la protesta dei lavoratori di Trofarello è
molto polemico: «Non è più
possibile subire decisioni
aziendali che non tengono conto delle conseguenze sociali
delle proprie scelte inique. E’
inaccettabile che un anno fa sia
stato prospettato ai dipendenti
di alcuni punti vendita di Torino e provincia di sperimentare
l’orario continuato H24 per aumentare fatturato e occupazione e un anno dopo annunciare
la chiusura di una sede».
Il sindaco di Trofarello Gianfranco Visca, sottolinea il tema
territoriale: «Ci sono famiglie intere, mariti e mogli che lavorano
in questo supermercato da 20 anni e che si ritroveranno per strada. Andrebbe detto che c’è anche
un costo sociale oltre che perso-
nale che ricade su Comuni con le
casse svuotate dalle manovre finanziarie. L’assessore regionale
al Lavoro Gianna Pentenero mi
ha rincuorato annunciandomi
che intende aprire un tavolo per
tutti i lavoratori del Piemonte
coinvolti in questa tornata di tagli». Va detto che attorno al punto vendita di Trofarello sono nati,
negli ultimi tempi, numerosi
ipermercati anche di altre grosse
marche, ma anche Carrefour ha
inaugurato da qualche anno ormai un grande punto vendita in
corso Savona, nella vicina Moncalieri a 3 chilometri in linea
d’aria: «E’ stata una scelta corretta se vista col senno di poi?»
chiede adesso il primo cittadino.
A Borgomanero la struttura
commerciale di viale Kennedy
era stata aperta nel novembre
del 1973, il primo ipermercato
della città, come «Extramarket».
Aveva riscosso un successo enorme perché era il primo centro
commerciale della zona. È diventato Carrefour dal 2005, ma nel
frattempo in quest’area sono state aperte altre strutture della
grande distribuzione, che hanno
fatto concorrenza.
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La sfida era arrivare a proporre prodotti alimentari da filiera
corta, controllati e certificati,
buoni e che al tempo stesso
avessero anche la caratteristica di essere un «servizio» al
consumatore, cioè facili e pronti da cucinare. Alla Geovita
hanno «pescato» dalla propria
storia che parte dal mulino Rizzolio a Nizza Monferrato. Qui
negli Anni ’80 era nata l’idea
del prodotto base per la prima
linea integrale italiana, quella
che il consumatore conosce come prodotti Misura. «Il mercato tradizionale cominciava a
dare segni di stanchezza, serviva un’idea nuova, si pensò alla
tostatura della crusca, un sottoprodotto che andava bene solo per i mangimifici» ricorda
Marina Calosso, allora dipendente del mulino di Franco Rizzolio, imprenditore che credeva nell’innovazione.
Oggi Marina Calosso è alla
guida di Geovita, un gruppo
che continuando sulla strada
del vecchio mulino si è ritagliato un ruolo da protagonista nel
campo del food, riconosciuto
specialista nella trasformazione di cereali, legumi e riso. A
Bruno, poco fuori paese verso
Alessandria, è nato il moderno lo stabilimento che, con
quello storico di Nizza e l’altra
sede rilevata a Villanova Monferrato, lavora e trasforma 40
mila tonnellate di prodotto
l’anno, per un fatturato di 40
milioni, in gran parte destinato ai mercati europei.
Per capire meglio che cosa
vuol dire Geovita, forse basta
citare qualche marchio più conosciuto, da Barilla (escono da
qui ad esempio le confezioni di
farro e orzo), Kinder CereAlè o
ancora i biscotti Misura, o le linee bio marchio Carrefour o
Auchan. «La ricerca è un aspet-
Lo stabilimento della Geovita a Bruno
to fondamentale della nostra attività, sul quale impegniamo consistenti risorse umane e finanziarie – sottolinea Calosso – E’ così
di estrema importanza il trattamento operato sulle materie prime – come per esempio il germe
di grano - allo scopo di esaltarne
le caratteristiche proprie, rendendole quindi più buone e più
stabili nel tempo, limitandone la
perdita dei principi nutrizionali
naturali. Il tutto senza ricorso alla chimica. I consumatori chiedono tempi di cottura più rapidi e
preparazioni più pratiche e veloci: allora ecco i risi o le zuppe
pronte in 7 – 10 minuti, prodotti
che devono essere di buon sapore, ma anche “belli” nel piatto.
Lasciare il prodotto com’è in natura rendendolo però fruibile al
consumatore richiede molti anni
di studio». E i frutti di questo lavoro stanno arrivando sul mercato anche col marchio Geovita.
Un lavoro che parte dalla materia prima: italiana in gran parte e spesso a filiera corta («lavoriamo molto nell’area del Cuneese, con contratti che prevedono
certificazioni del prodotto, soprattutto quando è bio»). Oggi
poi che il gusto del mercato vira
verso scelte naturaliste o vegane,
la sfida è anche proporre snack
gustosi, a base esclusivamente di
fagioli, piselli o ceci. In questa direzione va il tritordeum, un nuovo cereale nato dall’abbinamento
tra frumento duro e orzo selvatico. «Un prodotto di vera innovazione – spiega Calosso – unico
per le sue proprietà organolettiche, con elevato contenuto di fibre e luteina e un’alta digeribilità». Il futuro invece potrebbe essere la farina d’uva, idea nata nell’ambito del Progetto Vino dell’Unione industriale di Asti, in
collaborazione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura
e l’analisi dell’economia agraria).
«Siamo in fase sperimentale –
precisa Calosso – partiamo dal
sottoprodotto della vinificazione,
le vinacce». Perché farina dalle
vinacce? «E’ noto l’importante
ruolo svolto da sostanze antiossidanti come polifenoli, antociani e
flavonoidi presenti nel baccello.
Sostanze ad elevato potere antiradicalico e che, in opportune
preparazioni, possono avere effetti di contrasto ai fenomeni ossidativo-degenerativi ed all’invecchiamento cellulare».
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