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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Giovedì 9 Febbraio 2017
In Austria. L’alloggio è gratis ma non c’è luce né web. Non è previsto alcun compenso
Eremita cercasi disperatamente
La vista è bellissima, ma anche la solitudine è tanta
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
C’
è un posto vacante in Austria, ma è
difficile trovare un
candidato adatto.
Si cerca un eremita, si offre alloggio gratis, senza luce, senza
acqua corrente, cucina con fuoco a legna, da tagliare quando il
tempo è buono nel bosco vicino.
E, per ultimo, non è previsto
uno stipendio. Si vive grazie
alle donazioni dei pellegrini,
e dei turisti. L’acqua va presa
con secchi e anfore al castello
di Lichtenberg, una passeggiata di un quarto d’ora. Per raggiungere il paese più vicino,
Saalfelden (16 mila abitanti),
per fare provviste, bisogna
camminare il doppio, almeno
una mezz’ora, ma la strada è
in discesa. Ovviamente, si fa
fatica al ritorno per superare
il dislivello di 300 metri.
La Klause, l’eremo, a una
settantina di chilometri a sud
di Salisburgo, si trova appena
oltre i mille metri, la vista è
stupenda. Chi è disposto a vi-
vere per mesi senza radio, tv,
telefono e internet? I cellulari, sarebbe inutile precisarlo,
non hanno copertura. Il posto
è vacante dall’inizio dello scorso autunno. Il parroco Alois
Moser e il sindaco Eric
Rohrmoser di Saalfelden
fanno fatica a trovare un
aspirante eremita adatto.
Chi è disposto a condurre
una vita spartana nel ventunesimo secolo, come nel
Medioevo? Solo da aprile a
novembre, si precisa, in inverno l’eremo è chiuso, anche perché la strada diventa
impercorribile. Le domande
dei candidati devono giungere entro la metà marzo, e
il lavoro inizia il 23 aprile,
nel giorno di San Giorgio,
patrono dei contadini e dei
cavalli, informa la Frankfurter Allgemeine Zeitung.
Per 12 anni l’eremo, che
risale al 1664, lungo una via
di pellegrinaggio, era stato
abitato da Fratello Raimund,
che nel 2015 ha rassegnato le
dimissioni: «Il posto è diventato troppo frequentato, arrivano
turisti di continuo nella bella
stagione, si accampano per il
pic-nic, accendono le radioline,
e vogliono fare conversazione
con me». Un eremita ha bi-
appena sei mesi.
i pellegrini.
L’alloggio, accanto alla
cappella, è composto da un
vasto soggiorno, cucina con
camino, e una camera da
letto. Tutto qui. «Nonostante quanto si possa pensare,
racconta Thomas, raramente ero solo. La gente mi offriva vettovaglie, vino, liquori,
dolciumi, e in cambio volevano conversare. Mi chiedevano consigli e preghiere,
come se fossi un santo. Mi
confidavano le loro preoccupazioni, e i loro desideri».
Un luogo pacifico, ma
non sempre. Nel 1969, si ritirò nell’eremo il commerciante
Karl Kurz, anche lui in cerca
di pace, «per ritrovare se stesso». Ma nel settembre del 1970,
mentre era immerso nella preghiera qualcuno gli sparò otto
colpi di rivoltella, senza colpirlo. In preda al panico, l’eremita
si mise a suonare le campane
a stormo. Accorsero i gendarmi
da Saalfelden, ma il racconto di
Karl non li convinse. Alla fine,
l’eremita confessò: aveva inscenato l’attentato per richiamare
l’attenzione su di sé, vittima
di un eccesso di solitudine.
Ma Karl era innocente. Pochi
mesi dopo si tolse la vita, e fu
scoperto il vero colpevole, un
pregiudicato che si era candidato al posto di eremita, e era
stato scartato per i suoi precedenti penali.
Il parroco Moser ha ricevuto finora una dozzina
di candidature, quasi tutte
da parte di pensionati, che
però sperano in una paga,
sia pure minima. «Non si
rendono conto che il posto richiede una buona condizione
Fratello Raimund, che ha abitato
fisica, dice don Alois, e anche
l’eremo per 12 anni
psicologica, per resistere alla
e lo ha lasciato nel 2015
solitudine. In estate piove
sogno di quiete. Il successore, spesso, e allora fin lassù non
Thomas Figlmüller, poeta arriva nessuno». Un eremita,
e cuoco, è giunto da Vienna in aggiunge, deve essere anche
cerca di pace, ma ha resistito un fine psicologo per assistere
Chi è interessato può
scrivere al parroco Alois Moser, Lofererstraße 11, 5760 Saalfelden, Österreich.
© Riproduzione riservata
POLVERI SOTTILI: CONSENTITO SUPERARE DI VOLTE I LIMITI COMUNITARI
NON USA COOKIE E NON TRACCIA GLI UTENTI
Varsavia come una camera a gas,
e il governo non rispetta le norme Ue
Un motore francese
vuole attaccare Google
DI
MAICOL MERCURIALI
I
n fatto di smog Varsavia potrebbe essere ribattezzata la Pechino d’Europa. In
questo inverno le città polacche stanno
facendo i conti con l’inquinamento, con
l’abbraccio soffocante di una grigia coltre di
polveri sottili: è l’effetto del massiccio uso di
carbone. Le mascherine antismog vanno a
ruba, tanto che nel paese è
ormai difficile reperirne una
in un negozio.
«Durante i periodi di
smog, il numero di persone che muore di malattie
cardiache o respiratorie aumenta rapidamente», ha spiegato all’Agenzia France Press
Anna Doboszynska, pneumologia con oltre vent’anni
di esperienza alle spalle. «I
bambini, le donne incinte e
gli anziani sono i più vulnerabili allo smog, che danneggia le vie respiratorie come
la sigarette. Un bambino che
gioca all’aperto è come se fumasse».
L’allarme lanciato dai medici sta facendo breccia tra la popolazione, tanto che,
come riporta l’Afp, i negozi che vendono le
mascherine hanno fatto registrare il tutto
esaurito. I polacchi hanno la consapevolezza di vivere in uno dei paesi più inquinati
d’Europa e i dati sono allarmanti: uno studio
dell’Agenzia europea dell’ambiente pubblicato
lo scorso anno, ha messo in relazione 50 mila
decessi prematuri in Polonia con gli alti livelli
di smog. L’inquinamento atmosferico è dovuto
principalmente al riscaldamento a carbone, il
70% delle famiglie polacche brucia prodotto
di bassa qualità nelle loro vecchie stufe, e alla
produzione di energia elettrica da centrali a
carbone risalenti all’epoca comunista.
Il governo è finito al centro delle polemiche, con le associazioni ambientaliste
polacche che accusano il premier Beata Ma-
Beata Maria Szydło
ria Szydło di fare troppo poco per affrontare
questa emergenza. Tra le misure più criticate
la decisione di allertare la popolazione solo se
i livelli di polveri sottili nell’aria superano sei
volte i limiti comunitari (50 microgrammi per
metro cubo che, secondo le norme europee,
non devono essere superati per più di 35 volte
all’anno). Il ministero dell’ambiente polacco
sostiene che con una soglia inferiore gli avvisi
alla popolazione sarebbero troppo frequenti e
quindi inefficaci.
© Riproduzione riservata
DI
SIMONETTA SCARANE
Q
want, il motore di ricerca francese lanciato nel 2013,
tenta di fare concorrenza a Google e per questo ha annunciato un rifinanziamento da 18,5 milioni di euro
grazie all’intervento di Axel Springer, che parteciperà
con 3,5 milioni di euro, e l’ingresso della francese Cassa depositi e prestiti nel capitale con 15 milioni di euro. L’obiettivo è
di conquistare il 10% degli internauti su un mercato europeo
dove Google la fa da padrone. Come? Garantendo il rispetto della privacy.
«Non utilizziamo cookie, le
ricerche degli
utenti non sono
tracciate e i nostri data-center
sono indipendenti e hanno
sede in Francia»,
ha specificato al
quotidiano Le
Figaro il presidente e ad, Éric
Léandri. Per
Qwant è il motore di ricerca
sostenere lo sviche rispetta la privacy
luppo della startup franco-tedesca la Bei (Banca europea di investimento)
le aveva già accordato già un prestito di 25 milioni di euro
nel 2015.
Qwant, che utilizza il metodo del pay per clic (si paga per
cliccare) per finanziarsi, non ha fornito cifre relative al fatturato degli anni scorsi, ma ha annunciato che si aspetta di
raggiungere i 500 milioni di euro entro il 2021. Un obiettivo
ritenuto realistico in un mercato che raggiungerà i 30 miliardi di euro nello stesso periodo», è la previsione del direttore
generale, Alberto Chalon.
Nel 2016, la società ha superato quota 2,6 miliardi di richieste e all’inizio del 2017 e si è lanciata sui dispositivi mobili
e il cellulare.
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