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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 10 Febbraio 2017
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Questi veicoli sono in grado di decollare in verticale e spesso sono guidati da computer
Sono pronte le vetture volanti
Si prestano per i collegamenti solo sulle brevi distanze
DI
SIMONETTA SCARANE
L
a macchina volante
non è più fantascienza e diventerà realtà
a breve tanti sono i
progetti lanciati da inventori indipendenti, gruppi
aeronautici, o startup specializzate nella mobilità.
Anche il cofondatore di
Google, Larry Page, finanzia una piccola impresa, la
Zee.Aero, che sviluppa un
veicolo a decollo verticale.
Nell’immaginario popolare
le vettura volante prende la
forma di una mini astronave
capace di decollare e atterrare in verticale o di una automobile che può dispiegare le
ali al momento di prendere
il volo. È il caso del prototipo più spettacolare, messo a
punto dall’impresa slovacca
AeroMobil con un design
che ricorda quello di un bolide sportivo piuttosto lungo
(6 metri). Funziona a benzina, circola su strada come una
vettura normale, ma in qualche
secondo può aprire le proprie
ali e decollare da un campo
come dalla strada. Progettata
per trasportare due persone,
l’AeroMobil può raggiungere i
160 chilometri l’ora sulla strada e volare a 200 chilometri
orari per coprire una distanza
In alto a sinistra, il TF-X di Terrafugia, e qui sopra,il prototipo
di AeroMobil. Qui sotto a sinistra, il biposto The Transition di Terrafugia
Transition negli Stati Uniti.
L’altro modello di Terrafugia,
il TF-X, evoca le vetture volanti della fantascienza con il suo
design aerodinamico e i suoi
propulsori elettrici. Capace di
atterrare e decollare in verticale è interamente controllata
dal computer. Vedrà la luce non
prima di una ventina d’anni.
di circa 700 chilometri. Arriverà sul mercato entro il 2019.
Stesse caratteristiche per
The Transition, la prima vettura volante operativa della
startup americana Terrafugia che l’ha lanciata. Questa
due posti, che assomiglia a un
piccolo aerotaxi equipaggiata
con motore a benzina, circola
su strada come un’auto tradizionale e una volta dispiegate
le sue ali può prende il volo, arrivando a 10 mila piedi, con il
pilota automatico. Ha un’autonomia di 650 chilometri e una
velocità di circa 160 chilometri
l’ora. Terrafugia ha avuto il via
libera dalle autorità americane per commercializzare The
Lo specialista cinese dei
droni Ehang preferisce alla
vettura volante il concetto di
veicolo aereo autonomo. Il suo
modello 184 non può circolare
come un’automobile, permette
di trasportare un solo passeggero su piccole distanze con un
volo che può durare al massimo
23 minuti. Fisicamente il suo
apparecchio riprende i principi
del drone: una cabina fiancheggiata da quattro rotori. Dispone
di sensori e di fotocamere che
gestiscono il decollo e l’atterraggio su zone precise. Un sistema
anticaduta lo costringe ad atterrare immediatamente in
caso problemi. Un’applicazione
mobile permette di comandare
l’apparecchio e a bassa quota il
controllo è affidato a un operatore a terra.
Uber ha già manifestato il
proprio interesse per questo
tipo di vetture volanti ritenendole il mezzo di trasporto del
futuro. Niente più code, meno
inquinamento, risparmi sulle
infrastrutture. Il rovescio della
medaglia saranno i nuovi problemi: rumore, rischi di scontri
soprattutto nel sorvolare le zone
abitate e la necessità di predisporre nuove regolamentazioni
per i voli e il pilotaggio.
© Riproduzione riservata
PROPOSTA DEI POLITICI FRANCESI PER CONTRASTARE IL RICICLAGGIO DEI CAPITALI SPORCHI ATTRAVERSO LE SCOMMESSE
In Francia, patria di giocatori accaniti, presto sarà richiesto
il documento di identità per comprare anche il Gratta&Vinci
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
T
ra poco qui in Francia per giocare al Loto, la lotteria settimanale più popolare, compilare una schedina, scommettere
alle corse dei cavalli o solo comprare
un Gratta&Vinci bisognerà presentare la carta d’identità e farsi registrare. E questo in un paese di giocatori
accaniti, l’Observatoire des jeux ne ha
contati 46 milioni tra abituali e occasionali, sarà un problema non facile
da risolvere.
Anche perché, a differenza dell’Italia dove il gioco è stato appaltato dallo Stato ai privati, dato in concessione
ad aziende dalla fedina penale spesso
non immacolata (come hanno dimostrato diverse inchieste giudiziarie,
ma questo è un altro discorso), qui le
due organizzazioni che gestiscono il
mercato delle scommesse, dall’ippica
al calcio alle instant lottery, fanno capo
direttamente allo Stato come nel caso
della Française des jeux, controllata al
72% dal Tesoro, o indirettamente come
nel caso della Pmu, Paris mutuel urbain, che ha la struttura giuridica di
un Gie, Groupement d’intérêt économique, società mista pubblico-privata la
cui unica mission è sostenere la filiera
ippica, allevamenti, ippodromi e tutto
l’indotto collegato.
Ecco perché mettere il vincolo
dell’identificazione dei giocatori è
rischioso: potrebbe far crollare le scommesse e avere conseguenze spiacevoli
per le casse pubbliche visto che solo la
Française des jeux incassa ogni anno
quasi 15 miliardi di euro di scommesse
e ne versa più di tre alla collettività (il
23% delle giocate). E lo stesso discorso
vale per la più piccola Pmu la cui raccolta (1,7 miliardi) serve, in gran parte,
a mantenere ippodromi e allevamenti,
come si diceva prima.
Ma perché si è arrivati a questo punto a un anno di distanza
dall’entrata in vigore di una direttiva
comunitaria che obbliga a identificare
solo i giocatori che scommettono più
di 2mila euro a giocata? Lo spiegano
in un rapporto sui giochi d’azzardo
presentato all’Assemblea nazionale
mercoledì scorso, 8 febbraio, due politici bipartisan, il deputato socialista
Régis Juanico (della corrente di sinistra che ora appoggia la candidatura
di Hamon) e il deputato repubblicano
Jacques Myard (che è più a destra
di Fillon).
Entrambi sostengono, e la Corte
dei conti gli ha dato ragione, che il
sistema di incasso e pagamento delle
scommesse favorisce il riciclaggio dei
capitali sporchi («C’est la prémiere les-
siveuse de France», la prima lavatrice
di denaro sporco, si legge addirittura nel rapporto), mentre i sistemi di
controllo delle società che gestiscono
il gioco, lo scrivono i magistrati contabili, sono «complexes, obsolètes, peu
réactives», superati, complicatissimi e
poco efficaci.
Basta fare un esempio: comprare in
contanti biglietti vincenti dalle agenzie ippiche per 3 mila euro (il plafond
fissato recentemente per le scommesse
cash) e farsi pagare le vincite con assegni bancari che poi vengono depositati
su conti puliti. E il gioco è fatto.
ex grand commis apprezzatissima del
tesoro, alla guida dei gabinetti di ministri potenti come Sarkozy e Raffarin,
è che l’identificazione determinerebbe
di colpo il crollo delle giocate con tutte
le conseguenze negative descritte prima: meno soldi per le comunità locali
e per la filiera ippica.
Il primo segnale è arrivato quando
il circuito delle agenzie ippiche Pmu
ha abbassato il plafond delle vincite
in contanti da 5 mila e 3 mila euro
e ha cominciato a spingere una carte
jouer, una carta dello scommettitore
con tanto di nome e cognome.
Identificare i giocatori, spiegano ancora i due parlamentari, servirebbe anche a bloccare i minori di 18
anni che giocano e scommettono (almeno uno su tre di età compresa tra i
15 e i 17 anni secondo l’Observatoire
des jeux).
L’operazione, in sé, non sarebbe poi
così complicata: basterebbe scannerizzare la piéce d’identité elettronica, la
carta d’identità, utilizzando gli stessi
terminali delle scommesse. Bastano
pochi secondi. La vera obiezione dei
due dirigenti delle società che gestiscono le scommesse, Xavier Hurstel,
presidente di Pmu con una lunga carriera di alto funzionario al ministero
del bilancio e Stéphane Pollez, presidentessa di Française des jeux, una
Il numero delle scommesse è
sceso di colpo, almeno 180 milioni
di euro di mancato incasso, stimano
alla Pmu, e di carte jouer se ne sono
vendute appena120 mila in un anno,
il 2,8% delle giocate.
Per questo Pmu e Française des jeux,
pur condividendo l’obiettivo sociale di
tenere i ragazzi lontani dal mondo delle scommesse, hanno fatto sapere al
governo che bisognerà muoversi con
prudenza, non imporre subito l’obbligo
della carta d’identità, andare per gradi, magari accompagnando l’iniziativa
con una campagna di sensibilizzazione
e un sistema di promozioni a vantaggio di chi si fa identificare.
@pippocorsentino
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