Numero 18 - 5 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

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Transcript Numero 18 - 5 Febbraio 2017 - Basilica Parrocchia Santa Fara

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2017
Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente...» (Lc 1,49)
Anno XXV - n. 18 - Bari, 5 Febbraio 2017 - 5a Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Cari fratelli e sorelle,
l’11 febbraio prossimo sarà celebrata, in tutta la Chiesa e in modo particolare a Lourdes, la XXV Giornata
Mondiale del Malato, sul tema:
Stupore per quanto Dio compie:
«Grandi cose ha fatto per me
l’Onnipotente…» (Lc 1,49). Istituita
dal mio predecessore san Giovanni
Paolo II nel 1992, e celebrata per la
prima volta proprio a Lourdes l’11
febbraio 1993, tale Giornata costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e,
più in generale, dei sofferenti; e al
tempo stesso invita chi si prodiga in
loro favore, a partire dai familiari,
dagli operatori sanitari e dai volontari,
a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di
accompagnare i fratelli ammalati. Inoltre questa ricorrenza
rinnova nella Chiesa il vigore spirituale per svolgere sempre al meglio quella parte fondamentale della sua missione
che comprende il servizio agli ultimi, agli infermi, ai sofferenti, agli esclusi e agli emarginati. Ponendomi fin d’ora
spiritualmente presso la Grotta di Massabielle, dinanzi
all’effige della Vergine Immacolata, nella quale
l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità, desidero esprimere la mia vicinanza a tutti voi, fratelli e sorelle che vivete l’esperienza della sofferenza, e alle
vostre famiglie; come pure il mio apprezzamento a tutti
coloro che, nei diversi ruoli e in tutte le strutture sanitarie
sparse nel mondo, operano con competenza, responsabilità
e dedizione per il vostro sollievo, la vostra cura e il vostro
benessere quotidiano. Desidero incoraggiarvi tutti, malati,
sofferenti, medici, infermieri, familiari, volontari, a contemplare in Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita
dalla Parola e dai Sacramenti, la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia. Come santa
Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragaz-
za di Lourdes racconta che la Vergine,
da lei definita “la Bella Signora”, la
guardava come si guarda una persona.
Queste semplici parole descrivono la
pienezza di una relazione. Bernadette,
povera, analfabeta e malata, si sente
guardata da Maria come persona. La
Bella Signora le parla con grande
rispetto, senza compatimento. Questo
ci ricorda che ogni malato è e rimane
sempre un essere umano, e come tale
va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime,
hanno la loro inalienabile dignità e la
loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a
volte possono sembrare solo passivi,
ma in realtà non è mai così.
Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri,
grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i
peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ma anche quello
di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla
come autentici discepoli missionari di Cristo. A Bernadette
• continua a pagina 3
CATECHESI PARROCCHIALE
“Un amore pieno di bellezza”
Isacco e Rebecca,
Giacobbe e Rachele:
famiglia e comunità cristiana
Giovedì 9 Febbraio ore 20,00
Salone San Francesco.
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9.
L A S PERANZA
CRISTIANA :
L’ ELMO DELLA SPERANZA (1T S
Santa Fara n. 18
5,4-11)
UDIENZA DEL SANTO PADRE DEL 1º FEBBRAIO 2017
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nelle scorse catechesi abbiamo iniziato il nostro percorso sul tema della speranza rileggendo in questa prospettiva alcune pagine dell’Antico Testamento. Ora vogliamo passare a mettere in luce la portata straordinaria
che questa virtù viene ad assumere nel Nuovo Testamento, quando incontra la novità rappresentata da Gesù
Cristo e dall’evento pasquale: la speranza cristiana. Noi
cristiani, siamo donne e uomini di speranza.
È quello che emerge in modo chiaro fin dal primo
testo che è stato scritto, vale a dire la Prima Lettera di
San Paolo ai Tessalonicesi. Nel passo che abbiamo
ascoltato, si può percepire tutta la freschezza e la bellezza del primo annuncio cristiano. Quella di Tessalonica è
una comunità giovane, fondata da poco; eppure, nonostante le difficoltà e le tante prove, è radicata nella fede
e celebra con entusiasmo e con gioia la risurrezione del
Signore Gesù. L’Apostolo allora si rallegra di cuore con
tutti, in quanto coloro che rinascono nella Pasqua diventano davvero «figli della luce e figli del giorno» (5,5), in
forza della piena comunione con Cristo.
Quando Paolo le scrive, la comunità di Tessalonica è
appena stata fondata, e solo pochi anni la separano dalla
Pasqua di Cristo. Per questo, l’Apostolo cerca di far
comprendere tutti gli effetti e le conseguenze che questo
evento unico e decisivo, cioè la risurrezione del Signore,
comporta per la storia e per la vita di ciascuno. In particolare, la difficoltà della comunità non era tanto di riconoscere la risurrezione di Gesù, tutti ci credevano, ma di
credere nella risurrezione dei morti. Sì, Gesù è risorto,
ma la difficoltà era credere che i morti risorgono. In tal
senso, questa lettera si rivela quanto mai attuale. Ogni
volta che ci troviamo di fronte alla nostra morte, o a
quella di una persona cara, sentiamo che la nostra fede
viene messa alla prova. Emergono tutti i nostri dubbi,
tutta la nostra fragilità, e ci chiediamo: «Ma davvero ci
sarà la vita dopo la morte…? Potrò ancora vedere e riabbracciare le persone che ho amato…?». Questa domanda
me l’ha fatta una signora pochi giorni fa in un’udienza,
manifestando un dubbio: “Incontrerò i miei?”. Anche
noi, nel contesto attuale, abbiamo bisogno di ritornare
alla radice e alle fondamenta della nostra fede, così da
prendere coscienza di quanto Dio ha operato per noi in
Cristo Gesù e cosa significa la nostra morte. Tutti abbiamo un po’ di paura per questa incertezza della morte. Mi
viene alla memoria un vecchietto, un anziano, bravo, che
diceva: “Io non ho paura della morte. Ho un po’ di paura
a vederla venire”. Aveva paura di questo.
Paolo, di fronte ai timori e alle perplessità della comunità, invita a tenere salda sul capo come un elmo, soprattutto nelle prove e nei momenti più difficili della
nostra vita, «la speranza della salvezza». È un elmo.
Ecco cos’è la speranza cristiana. Quando si parla di speranza, possiamo essere portati ad intenderla secondo
l’accezione comune del termine, vale a dire in riferi-
mento a qualcosa di
bello che desideriamo,
ma che può realizzarsi
oppure no. Speriamo che
succeda, è come un desiderio. Si dice per esempio: «Spero che domani
faccia bel tempo!»; ma
sappiamo che il giorno
dopo può fare invece
brutto tempo… La speranza cristiana non è
così. La speranza cristiana è l’attesa di qualcosa che già
è stato compiuto; c’è la porta lì, e io spero di arrivare
alla porta. Che cosa devo fare? Camminare verso la
porta! Sono sicuro che arriverò alla porta. Così è la speranza cristiana: avere la certezza che io sto in cammino
verso qualcosa che è, non che io voglia che sia. Questa
è la speranza cristiana. La speranza cristiana è l’attesa
di una cosa che è già stata compiuta e che certamente si
realizzerà per ciascuno di noi. Anche la nostra risurrezione e quella dei cari defunti, quindi, non è una cosa
che potrà avvenire oppure no, ma è una realtà certa, in
quanto radicata nell’evento della risurrezione di Cristo.
Sperare quindi significa imparare a vivere nell’attesa.
Imparare a vivere nell’attesa e trovare la vita. Quando
una donna si accorge di essere incinta, ogni giorno impara a vivere nell’attesa di vedere lo sguardo di quel
bambino che verrà. Così anche noi dobbiamo vivere e
imparare da queste attese umane e vivere nell’attesa di
guardare il Signore, di incontrare il Signore. Questo non
è facile, ma si impara: vivere nell’attesa. Sperare significa e implica un cuore umile, un cuore povero. Solo un
povero sa attendere. Chi è già pieno di sé e dei suoi
averi, non sa riporre la propria fiducia in nessun altro se
non in sé stesso.
Scrive ancora san Paolo: «Egli [Gesù] è morto per
noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo
insieme con lui» (1 Ts 5,10). Queste parole sono sempre
motivo di grande consolazione e di pace. Anche per le
persone amate che ci hanno lasciato siamo dunque chiamati a pregare perché vivano in Cristo e siano in piena
comunione con noi. Una cosa che a me tocca tanto il
cuore è un’espressione di san Paolo, sempre rivolta ai
Tessalonicesi. A me riempie della sicurezza della speranza. Dice così: «E così per sempre saremo con il Signore» (1 Ts 4,17). Una cosa bella: tutto passa ma, dopo
la morte, saremo per sempre con il Signore. È la certezza totale della speranza, la stessa che, molto tempo
prima, faceva esclamare a Giobbe: «Io so che il mio redentore è vivo […]. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi
lo contempleranno» (Gb 19,25.27). E così per sempre
saremo con il Signore. Voi credete questo? Vi domando:
credete questo? Per avere un po’ di forza vi invito ad
dirlo tre volte con me: “E così per sempre saremo con il
Signore”. E là, con il Signore, ci incontreremo.
5 Febbraio 2017
• continua da pagina 1 (Messaggio del Santo Padre per la XXV...)
Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama ad
essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in
una misura così alta da diventare modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque
all’Immacolata Concezione la grazia di saperci sempre
relazionare al malato come ad una persona che, certamente,
ha bisogno di aiuto, a volta anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli
altri. Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per
i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della Chiesa per il mondo della sofferenza e della
malattia sono motivo di ringraziamento al Signore Gesù, il
quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà
del Padre e fino alla morte in croce, perché l’umanità fosse
redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da
Maria, è l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di
Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto quando
è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza che ci fa rialzare e ci
sostiene. Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve
andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a confrontarci con le
nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario e tecnologico. In occasione della
Giornata Mondiale del Malato possiamo trovare nuovo
slancio per contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato
impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle
questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente. In occasione della XXV Giornata Mondiale del
Malato rinnovo la mia vicinanza di preghiera e di incoraggiamento ai medici, agli infermieri, ai volontari e a tutti i
consacrati e le consacrate impegnati al servizio dei malati e
dei disagiati; alle istituzioni ecclesiali e civili che operano
in questo ambito; e alle famiglie che si prendono cura amorevolmente dei loro congiunti malati. A tutti auguro di essere sempre segni gioiosi della presenza e dell’amore di Dio,
imitando la luminosa testimonianza di tanti amici e amiche
di Dio tra i quali ricordo san Giovanni di Dio e san Camillo
de’ Lellis, Patroni degli ospedali e degli operatori sanitari,
e santa Madre Teresa di Calcutta, missionaria della tenerezza di Dio. Fratelli e sorelle tutti, malati, operatori sanitari e
volontari, eleviamo insieme la nostra preghiera a Maria,
affinché la sua materna intercessione sostenga e accompagni la nostra fede e ci ottenga da Cristo suo Figlio la speranza nel cammino della guarigione e della salute, il senso
della fraternità e della responsabilità, l’impegno per lo sviluppo umano integrale e la gioia della gratitudine ogni volta
che ci stupisce con la sua fedeltà e la sua misericordia.
O Maria, nostra Madre,
che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore,
soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello,
e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.
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Noi del Vangelo,
gente che accarezza la vita
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il
sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa
lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo;
non può restare nascosta una città che sta sopra un monte,
né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma
sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella
casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al
Padre vostro che è nei cieli».
Mt5,13-16
Gesù ha appena finito di proclamare il vertice del suo
messaggio, le beatitudini, e aggiunge, rivolto ai suoi discepoli e a noi: se vivete questo, voi siete «sale e luce della
terra».Una affermazione che ci sorprende: che Dio sia luce
del mondo lo abbiamo sentito, il Vangelo di Giovanni l’ha
ripetuto, ci crediamo; ma sentire - e credere - che anche
l’uomo è luce, che lo siamo anch’io e tu, con tutti i nostri
limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E non si
tratta di una esortazione di Gesù: siate, sforzatevi di diventare luce, ma: sappiate che lo siete già. La candela non deve
sforzarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi.
La luce è il dono naturale del discepolo ha respirato Dio.
Incredibile la stima, la fiducia negli uomini che Gesù
comunica, la speranza che ripone in noi. E ci incoraggia a
prenderne coscienza: non fermarti alla superficie di te stesso, al ruvido dell’argilla, cerca in profondità, verso la cella
segreta del cuore, scendi nel tuo centro e là troverai una
lucerna accesa, una manciata di sale. Voi che vivete secondo il Vangelo siete «una manciata di luce gettata in faccia
al mondo» (Gigi Verdi). E lo siete non con la dottrina o le
parole, ma con le opere: risplenda la vostra luce nelle vostre
opere buone .Tu puoi compiere opere di luce! E sono quelle
dei miti, dei puri, dei giusti, dei poveri, le opere alternative
alle scelte del mondo, la differenza evangelica offerta alla
fioritura della vita. Quando tu segui come unica regola di
vita l’amore, allora sei Luce e Sale per chi ti incontra.
Quando due sulla terra si amano diventano luce nel buio,
lampada ai passi di molti. In qualsiasi luogo dove ci si vuol
bene viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita. Isaia
suggerisce la strada perché la luce sia posta sul candelabro
e non sotto il moggio. Ed è tutto un incalzare di verbi:
Spezza il tuo pane, Introduci in casa lo straniero, vesti chi
è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente. Allora la
tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà
in fretta. Illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri e guarirai. Non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte,
ma occupati della terra, della città dell’altro, altrimenti non
diventerai mai un uomo o una donna radiosi. Chi guarda
solo a se stesso non si illumina mai. Allora sarai lucerna sul
lucerniere, ma secondo le modalità proprie della luce, che
non fa rumore e non violenta le cose. Le accarezza e fa
emergere il bello che è in loro. Così «noi del Vangelo»
siamo gente che ogni giorno accarezza la vita e ne rivela la
bellezza nascosta.
Ermes Ronchi
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Santa Fara n. 18
LITURGIA DEL GIORNO
5ª Settimana del Tempo Ordinario (Anno A)
(5 - 11 Febbraio 2017) - Liturgia delle Ore: 1ª settimana
Dom 5 - 5ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno A
Il giusto risplende come luce
8:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 5ª Gregoriana
Pro Nicola (fam. Angarano)
Pro Giuseppe e Giovanni
Pro Maria
10:00 Pro Populo
11:30 Pro Padre Cosimo (fam. Romano)
Pro Rosmary e Gino (fam. Calaprice)
19:00 Pro Vito e Giusy (fam. Baldassarre)
Pro Giovanni e Domenico (fam. Cassa)
Pro Angela (fam. Lorusso)
Lun 6 - San Paolo Miki e compagni Martiri
Gioisca il Signore per tutte le sue creature
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 6ª Gregoriana
Pro Maria Concetta e Nicola (fam. Ferrante)
19:00 Pro Elena e Silvia (fam. Calabrese )
Mar 7 - San Riccardo Re degli Inglesi
O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 7ª Gregoriana
Pro Laurentina e Nicola (fam. Ferrante)
Pro Michele e Domenico
19:00 Pro Padre Cosimo
Mer 8 - Santa Giuseppina Bakhita Vergine
Benedici il Signore, anima mia!
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 8ª Gregoriana
Pro Francesco e Carolina (fam. Ferrante)
19:00 Pro Carolina (fam. Ferrante)
Pro Mariarosaria (fam. Defeo)
Gio 9 - San Sabino di Canosa Vescovo
Beato chi teme il Signore
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 9ª Gregoriana
Pro Franco (fam. Ferrante)
Pro Pippo
Pro Anna e Vito
19:00 Pro Gaetano (fam. Lorusso)
Ven 10 - Santa Scolastica Vergine
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 10ª Gregoriana
Pro Padre Matteo - Anniversario
Per Intercessione allo Spirito Santo (Piero e Sergio)
19:00 Pro Roberto (fam. Fanelli)
Pro Franco - Trigesimo (fam. Matacchieri)
Pro Giovanni (fam. Piccaluga)
Pro Evelina e Pasquale
Sab 11 - Beata Vergine Maria di Lourdes
Signore, tu sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione
7:30 Pro Maria (fam. Lollino) - 11ª Gregoriana
Pro Maria (fam. Susca)
19:00 Pro Saverio (fam. Fumai)
Pro Eleonora (fam. Antonacci)
Pro Paolo e Simone
Pro Biagio e Olimpia (fam. Carlucci)
Pro Olga
Per Intercessione Madonna di Lourdes (fam. Carofiglio)
Avvisi
1 CORSO MATRIMONIALE
Venerdì 10 Febbraio ore 20,00
Salone San Francesco.
1 XXV GIORNATA MONDIALE
DEL MALATO
Sabato 11 Febbraio ore 18,15
Preghiera del Santo Rosario;
ore 19,00 Celebrazione Eucaristica
e Benedizione degli Infermi.
1 GRUPPO FAMIGLIE “UNDER”
“Dacci oggi il nostro amore quotidiano”.
Percorso di Spiritualità per famiglie
Primi dieci anni di matrimonio:
domenica 12 Febbraio ore 11,00.
APPELLO
DI
CARITÀ
Si richiedono i seguenti alimenti: zucchero, tonno, olio,
pelati, la tte,
riso e prodotti
per l’igiene da
distribuire alle
famiglie bisognose.
Foglio d’Informazione settimanale:
“Basilica Parrocchia Santa Fara”
Via G. N. Bellomo, 94 - Bari - Tel. / Fax: 080.561.82.36
Web: www.santafara.org - Email: [email protected]
Responsabile
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Raffaele Massari
(Parroco - Rettore)
Piero Errico
(Vice Parroco)
Maurizio Placentino (Vice Parroco - Guardiano)
Gianpaolo Lacerenza (Maestro Studenti)
Orario Ufficio Parrocchiale
Mercoledi e Venerdi 16.30 - 18.30
Orario Sante messe:
dal Lunedì al Sabato 7:30 Cripta - 19:00 Basilica
la Domenica ore 8:30 - 10:00 - 11:30 - 19:00