Transcript 05 FEb 2017
Riflessioni (n.260) sulle Letture della V Domenica del T.O. (a) 05 febbraio 2017 A tutti gli Amici in Gesù Nostro Signore e Salvatore A te che leggi, ti benedica il Signore e ti custodisca nella pace e nella perenne visione del Suo Volto Perdona Signore e anche voi amici tutti gli errori e le imprecisioni, che involontariamente avrò scritto: queste righe vogliono essere solo una preghiera a Te Padre Misericordioso, a Te Verbo Redentore, a Te Spirito Consolatore. Non avanzo pretese di scienza che non posseggo, esse sono solo bisogno dell’anima, la preghiera è consolazione e insegnamento. Le cose che conosco della Verità sono poche, ma voglio parlarne con umiltà e devozione massima per conoscerle meglio. Lo Spirito Santo mi aiuti. Signore so che Tu non hai bisogno di quello che diciamo di Te, ma queste mie parole saranno utili e benefiche sicuramente a me e forse a qualcuno che le legge se Tu le arricchirai del Tuo Spirito Santificatore che invoco. -Nihil amori Christi praeponere- SIGNORE FACCI DONO DEL TUO SPIRITO SANTO COSÌ CHE IL TUO AMORE E IL TUO VOLERE SI RIVELINO A NOI Prima Lettura - Dal libro del profeta Isaia - Is 58, 7-10 - La tua luce sorgerà come l'aurora. C osì dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio». Della dominanza della sostanza sull’apparenza tratta l’inizio della pericope: è Dio Stesso che ce lo chiede. Ciò che è bene ai Suoi occhi è il bene reale che possiamo e dobbiamo fare al nostro prossimo. E questo è uno dei punti dolenti della nostra condotta. È stato detto (I Let. Giov. 4, 19-21): “Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.” Dio infatti non ha bisogno di nulla, Egli è la Perfezione e l’Onnipotenza; non gli occorrono preghiere dette con le labbra e non col cuore, non sontuose cerimonie cui non far corrispondere altrettanta munificenza verso i propri simili. Ma questo, lo sappiamo, non è facile. Per la maggior parte di noi, in questo mondo corrotto e pieno di inganni, non è facile capire dove e come fare del bene e dunque anche in questo occorre l’aiuto del Signore. Il bene non può essere un’azione sbrigativa che non tolga tempo agli impegni quotidiani; fare del bene deve essere anzitutto il frutto di un’analisi di sé, poi delle considerazioni sull’azione che vorremmo compiere, sulla persona che vorremmo aiutare, con la quale stabilire un’empatia che già di per sé è Carità come ci dice Paolo (Rm 12, 15-16): “Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.” Dare la moneta a chi tende la mano è il modo più semplice, sbrigativo e meno coinvolgente di aiutare, ma è pur sempre qualche cosa! Ma allora cosa fare e chi aiutare? Non esistono ricette, ma occorre solo formarsi una buona coscienza, una predisposizione ad aprirsi verso gli altri, a spezzare l’involucro ghiacciato di avarizia del cuore e dell’egoismo che ci imprigionano. Penso che solo così ci si possa predisporre a capire, ad affacciarci alla finestra che dà sul retro … e vedere e capire e entrare nei sentimenti dell’altro, nella sua realtà di sofferenza. Pag. 1 di 7 La Carità è anche quella che ti fa chiedere al barbone come sta, quale è il suo nome, da dove viene, farlo sentire tuo simile e non un poveraccio da «aiutare» sbrigativamente, magari infastiditi, con una monetina e via. Ma per fare questo non occorre chissà che cosa, bastano pochi minuti da donare a lui, considerando che noi non abbiamo maggiori meriti di lui essendo nati in una famiglia più abbiente, in un Paese più progredito … è che siamo stati solo più fortunati senza alcun merito … Quante sono le cose buone che possiamo fare per gli altri e ce ne indica alcune la stessa pericope: - Rifuggire dall’opprimere e dall’approfittare dei più deboli, aiutarli! - Non accusare indebitamente l’innocente e se possibile difenderlo!; - Non calunniare nessuno perché è come pugnalare alle spalle chi si fida di te! - - Aiutare chi ha fame di cibo, ma anche di giustizia, di verità e soprattutto d’amore: a volte una parola d’incoraggiamento può modificare o salvare un’esistenza; Dare conforto a chi è nell’afflizione, a chi è senza risorse. Aiutami Signore a pregarTi come mi viene più facile e spontaneo, così come parlerei ad una persona amica e fidata, più saggia e più solida di me, più esperta nel donare amore a chi incontra. Come tutti ho bisogno d’amore e a chi me ne dona senza averlo richiesto vorrei donargli il cuore intero: la gioia che mi riempie e mi esalta allora mi compensa di tante sofferenze e di tante delusioni. Gli «angeli» che Tu mi fai incontrare nei miei giorni e con i quali prego non sono forse i messaggeri di Quelli Celesti con i quali spero un giorno di cantare, o Altissimo, le Tue Lodi nell’Assemblea dei Santi? Salmo Responsoriale - Dal Salmo 111 - Il giusto risplende come luce. Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto. Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: eterno sarà il ricordo del giusto. Cattive notizie non avrà da temere, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme, egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria. Chi è stato giusto, caritatevole e pronto a ri- spondere alle richieste del povero avrà l’Amore di Dio. E chi si sente amato da Dio è sereno e in pace, pacificato con sé e con gli altri perché non desidera più nient’altro, neppure nessuna delle cose del mondo che ha inseguito per la vita intera trascorsa: ha tutto quel- lo che dà sazietà e soddisfazione piena, possiede una nuova e diversa considerazione dei beni materiali, dei successi professionali e sociali; tutte queste cose appariranno vanità e allora i suoi occhi saranno puntati oltre le nuvole: scoprirà i tesori del Cielo che appariranno finalmente così veri e vicini! Seconda Lettura - Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 2, 1-5 - Vi ho annunciato il mistero di Cristo crocifisso. I o, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Pag. 2 di 7 La potenza della Parola e la sua Verità non hanno bisogno di oratori eccellenti per essere ascoltate e credute; non della scienza di persone acculturate per convincere; «bastò» (!) infatti a San Paolo essere messaggero di Cristo e parlare in Suo Nome. Se nella carne era “debole e con molto timore e trepidazione”, non così era nella trasmissione della Parola di Dio, reso fortissimo e irresistibile dallo Spirito Santo. E questo fu tanto più vero quanto più fu provato nella difficoltà, nella persecuzione da parte di molti pur apparendo non in grado di costituire pericolo per i persecutori di Gesù. E infatti anche nella precarietà della sua condizione di perseguitato e di prigioniero la diffusione del Cristianesimo ebbe il più efficace punto di forza proprio in San Paolo; i suoi numerosi viaggi in lungo e in largo per il vicino Oriente, il Mediterraneo e poi fino a Roma ebbero un’efficacia impensabile presso i più diversi popoli e tutti i pagani. Fare proseliti tra i pagani e convertirli al monoteismo cristiano sembra ancor oggi un’impresa impossibi- le, tanto più a quei tempi; eppure quella dottrina così diversa da tutte le altre, spietatamente avversata e perseguitata, si diffuse, a dispetto di tanti, a macchia d’olio, al di sopra d’ogni più rosea speranza, perché era e resta la Verità e dunque l’unica vera. La Volontà di Dio è impossibile da fermare e da impedirne la realizzazione e l’Onnipotente vuole che essa si affermi non con un Suo Atto unilaterale ma con la collaborazione piena degli uomini perché ad essi è finalizzato ogni obiettivo. La Volontà Divina sarà anche il nostro vanto se avremo concorso pur in minima parte alla sua attuazione, se l’avremo attesa e sperata come fosse cosa nostra. Questo Tuo servo inutile e incapace, Ti prega, o mio Signore Benefico, di affidargli un compito semplice, adeguato alle sue piccole mani e al suo piccolo cuore: donagli, nel fervore della sua fede, la speranza che il poco che riesce a fare sia sufficiente a non essere scartato e a non essere ammesso alla Tua Presenza. Canto al Vangelo - Gv 8,12 Alleluia, alleluia. Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita. Alleluia. Dal vangelo secondo Matteo - Mt 5, 13-16 - Voi siete la luce del mondo. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». La nostra fede e la nostra militanza nella Chiesa di Cristo devono essere palesi, devono essere noti a chiunque consideriamo nostro prossimo perché è Testimonianza della Verità e della Carità Divina. Poi non devono essere e apparire come soggetti passivi e infatti non lo sono perché ogni Testimonianza è arricchimento dello spirito che è in noi; esso lavora anche quando non ce ne avvediamo, ma al momento opportuno sarà sussidio, scudo e arma adatta a combattere il male, sarà Strumento Santo per seminare ovunque i germi di quell’Amore per il quale Dio s’è fatto Uomo per morire con noi e farci risorgere con Lui Stesso. Chi ama Dio deve farlo sapere alle persone che si incontrano perché anch’esse potrebbero essere portate per emulazione a indagare personalmente e meglio le cose bellissime che sono loro narrate e sperimentarle sulla propria persona. Chi conosce Dio diviene un’altra persona: l’evento della conversione segna una svolta profonda nel carattere e nel modo di comportarsi e relazionarsi con gli altri, tanto potente e coinvolgente è l’azione delle Spirito Santo che è disceso su di lui. “Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte”. (Rm 8, 1-2) E dunque il meraviglioso evento, dono della Misericordia Divina, non può essere sottaciuto o minimizzato, anzi, al contrario, va amplificato e magnificato come merita e fatto conoscere ovunque perché non deve essere considerato “un tesoro geloso” ma al contrario deve essere reso palese perché chi non crede sappia che la Chiamata è dietro l’angolo, pronta a rivolgersi anche al più incallito negazionista e a chi dice «vorrei tanto credere ma non mi riesce…». A questi ultimi diciamo: Pag. 3 di 7 non occorre avere capacità particolari né virtù fuori del comune, ma solo uno specifico interesse a conoscere il fine ultimo della nostra esistenza. Dio farà il resto! La Bellezza della Verità è tale che una volta intravista ci legherà a sé per sempre e ci renderà suoi adoratori e indagatori per conoscere meglio e godere delle sue sublimi ricchezze prima di allora sconosciute perché impensabili. Anche se servo inutile, Signore, Ti supplico di prendermi al Tuo servizio perché anch’io m’adopri e tenti di essere testimone della Tua Immensità d’Amore che hai riversato gratuitamente anche su di me e su tanti altri, che Tu sai, solo per l’Infinita Tua Bontà Misericordiosa. Non Ti stancare mai di essere Benevolo nonostante la mia cecità e i goffi tentativi di avvicinarmi alla Tua Luce: concedimi di farne mia una scintilla almeno, Te ne prego Signore! Tu m’hai attirato soltanto col Bene che sento venire da Te, ma quello che m’hai mostrato e promesso mi abbaglia del suo splendore la mente e l’anima: non Ti lascerò più Signore perché nulla ha più senso lontano da Te! Tutte le meraviglie s’animano e prendono significato solo per Te e in Te perché da Te dipendono Bellezza e Intelligenza. “… noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.” (1Gio 3, 2) Pag. 4 di 7 Di Bergognone (Ambrogio da Fossano, Fossano 1453 – 1523) Figura 1 - Presentazione al Tempio. 1510; Ambrogio da Fossano detto il Bergognone; Chiesa (Tempio) dell'Incoronata di Lodi; olio e tempera su tavola; cm 138x97 Pag. 5 di 7 Giovedì 2 febbraio è stata la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio e quindi ho ritenuto di festeggiarla, al solito, con la presentazione di un’opera di pittura. Ma questa volta non sono ricorso a opere famosissime di artisti universalmente noti, ma a un pittore, attivo dell’area lombarda tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento, classificato nei manuali di Storia dell’Arte come minore e come tale compresso a poche righe e notizie, talvolta del tutto ignorato. Vediamo chi era: si era formato alla cerchia dei giovani che s’erano assunto come maestro il Foppa, il maggior esponente del rinnovamento figurativo lombardo del secondo Quattrocento a seguito del passaggio di Bramante e di Leonardo in quella regione. La ricerca luministica del Foppa arricchita dai preziosismi tardogotici di Gentile da Fabriano che era stato attivo nella sua città, Brescia, influenzarono quindi il Bergognone non meno della potenza plastica pittorica del Bramante e della sua monumentalità classica in architettura, così come la nuova concezione prospettica di Leonardo, conosciute e recuperate -come detto- dal suo maestro Foppa. Il dipinto odierno della Presentazione al Tempio è una delle opere migliori del nostro Ambrogio. Dall’esame dell’insieme prima e dei dettagli come mostrano le figure 2, 3, 4, vediamo quale sia la capacità pittorica dell’artista; il particolare dei tre volti delle due donne e del San Giuseppe (fig. 2) che reca le due colombe rituali in un cestino formano una piccola galleria di fisionomie oggetto di atFigura 2 - Presentazione tenta ricerca nella scelta dei al tempio, dettaglio. tipi fisionomici, degli atteggiamenti, del digradare delle stature fisiche che esaltano la profondità prospettica; degli sguardi e delle espressioni di sospensione nell’attesa dell’accoglienza del Santo Simeone. Ognuno vive nella propria intimità spirituale quel momento che oggi, a distanza di duemila anni, ancora ricordiamo. Così risulta efficacissimo e Figura 3 - Presentazione al Tempio, dettaglio. di una leggiadria non comune il passo leggero di Maria (fig. 1), suggerito, appena e soltanto, dall’incresparsi delle vesti, del manto di una profondità di azzurro capace di catturare e rimandare la luce che come onde sonore più che liquide si rincorrono sul fianco della Vergine rivolto verso chi guarda. Il suo volto dolcissimo, congruente con le espressioni dei tre sopra descritti ci convince come non mai della soave Immacolatezza della giovane Madre di Dio. Il dettaglio all’apparenza ininfluente dell’oculo (finestra tonda) sullo sfondo del Tempio posto tra la donna del seguito più giovane e la Madonna forma una macchia luminosa che condensa la luce e concorre a ad esaltare i manti sulle teste della due donne, il volto chiarissimo di Maria e la figuretta tenerissima e umanissima del Bambino che cerca di aggrapparsi al mantello della Mamma mostrando una certa diffidenza verso il Vecchio Santo Sacerdote; egli apre le braccia per accogliere e toccare il Salvatore del mondo mentre declama la stupenda e commovente preghiera (Lc 2, 2932): “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.” Il volto e il cranio calvo del vecchio sacerdote conclude il propagarsi della luce che parte da sinistra dalla testa calva di San Giuseppe e termina appunto in quella di Simeone, trascorrendo per gli altri volti e raggiungendo il suo acme nel Bambino (fig. 5). A fianco del sacerdote un assistente o un diacono -diremmo oggi- gli discosta il sontuoso paramento sacro dal braccio e più indietro ancora , dal lato opposto, Anna, l’anziana profetessa. Il paramento sacro dell’assistente è veramente degno dello splendore dei dipinti di Gentile da Fabriano con quegli elaborati ricami in Figura 4 - Presentazione al tempio, oro su fondo verde dettaglio. scurissimo, così come il complesso panneggio del velo sul capo di Anna; ma anche le vesti del sacerdote e di Maria non sono certo da meno. Pag. 6 di 7 La disposizione delle figure di contorno non forma il consueto semicerchio che siamo abituati a riconoscere nelle tante pitture che abbiamo commentato, ma piuttosto vanno a impostare come due quinte aperte simmetricamente quasi ante di un trittico. Il rito della Presentazione (dopo i prescritti quaranta giorni dal parto) avviene nella sinagoga, il Tempio, così come lo rappresenta il Bergognone. Ma la Chiesa che aveva commissionato il dipinto, che ancora si trova lì (a Lodi) è chiamata anche il Tempio dell’Incoronata e quella Ambrogio rappresenta nella sua tavola caricando così per noi il dipinto di un valore documentario. È evidentissima la sua tipologia architettonica a pianta centrale (ottagonale) derivata anch’essa dalle concezioni rinascimentali e dagli studi specifici sui prototipi classici del Pantheon e dei resti del Ninfeo degli Orti Liciniani a Roma. Lo stesso Bramante dal 1492-93 aveva progettato su incarico di Ludovico il Moro la tribuna di Santa Maria delle Grazie a Milano quale mausoleo di famiglia, a pianta rigorosamente centrale. E Bergognone dipinge persino la pavimentazione a tarsie marmoree contenenti al centro di ogni formella l’intreccio di due quadrati che vanno a formare un impianto ottagonale. L’architettura dipinta possiede tutta la solennità classica dell’architettura bramantesca: la copertura, non vista, si può immaginare come una grande cupola e ogni lato del perimetro ottagonale è articolato da profonde cappelle di cui vediamo molto bene l’arco d’ingresso. Sopra di esse gira la galleria di un matroneo che esalta le dimensioni dell’insieme per le ridotte misure prospettiche di un pubblico che si affaccia a guardare quanto avviene in basso; la parete esterna del matroneo è aperta verso il cielo da coppie di grandi finestre arcuate che conducono la luce all’interno dell’edificio. Essa brilla e rimbalza sulle numerose decorazione e scritte dorate che adornano le pareti cui fanno eco i ricami delle vesti dei presenti. Figura 5 - Presentazione al Tempio; dettaglio. Particolarmente felice appare il contrasto tra la stasi delle figure di contorno e Maria, Gesù, Simeone che s’incontrano. Le espressione dei volti sono serie e un sottile sentimento di malinconia aleggia sul bello fisico che caratterizza l’insieme pittorico: tutto è il risultato di una raffinata ricerca estetica e di una commozione mistica. Ma quell’aria malinconica è perfettamente congruente con le parole profetiche di San Simeone a Maria: “Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione, - e anche a te una spada trafiggerà l'anima - affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». (Lc 2, 34-35) La gentilezza e la delicatezza del suo modo di dipingere ma anche la riverente devozione religiosa personalizzano la derivazione dalla più severa pittura del Foppa da cui certamente molto ha appreso. Il dipinto rimane comunque un’opera degna della massima considerazione, in grado di reggere il confronto con lo stesso suo maestro Foppa. Abbiamo iniziato questa presentazione con l’appellativo di pittore minore, ma difronte a tanto splendore forse si prova un po’ di disagio. Certamente gli altri grandi hanno avuto il merito maggiore di essere stati le guide cui si sono uniformati i seguaci, in tal senso minori, ma di capacità artistica ugualmente eccellente. Giorgio Obl OSB -Nihil amori Christi praeponere04 feb 2017 - Questo e altri scritti sono pubblicati sul sito www.giorgiopapale.it Pag. 7 di 7