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PRIMO PIANO
Giovedì 2 Febbraio 2017
9
Sulla futura legge elettorale. Tutti gli altri sono invece pronti a fare dei compromessi
Soltanto il Cav ha le idee chiare
No deciso alle preferenze e sì al sistema proporzionale
DI
IL PD ATTACCA ALCUNI AMMINISTRATORI DI GROSSETO CON LA FASCIA TRICOLORE A ITALIA SOVRANA
MARCO BERTONCINI
N
essuno sa quando
e come finirà il tormentone della legge
elettorale. Non ci si
districa fra i conflittuali interessi in gioco, le mediazioni di
cui non si conoscono i limiti, la
fretta di Matteo Renzi che
potrebbe portarlo ad accettare
Foto con Giorgia Meloni: è polemica
Subito dopo la manifestazione di Fd’I, Fi e Lega Nord a Roma
DI
C’
è Italia sovrana in una foto.
Giorgia Meloni sorride tra
Matteo Salvini e Giovanni
Toti. Fratelli d’Italia, Lega
Nord, Forza Italia: sono i partiti che
fanno parte di Italia sovrana, la nuova
proposta politica di destra che Meloni, lo
scorso sabato, ha lanciato a Roma insieme
col leader del Carroccio e col governatore
della Liguria.
Dietro di loro, nell’immagine simbolo della manifestazione, ci sono alcuni
amministratori con la fascia tricolore. Il
dettaglio non è sfuggito al Pd, in particolare a quello di Grosseto, comune guidato
dal primo cittadino di centrodestra, Antonfrancesco Vivarelli Colonna. Gli
esponenti dem hanno riconosciuto quei
volti: sono assessori e sindaci della città
toscana. E indossano un simbolo istituzionale come la fascia tricolore a un corteo
politico.
Tra gli amministratori presenti a
Roma c’erano l’assessore all’Urbanistica
Siilvio Berlusconi
norme finora nemmeno prese
in considerazione. Uno dei pochissimi punti fermi, invece, è
rappresentato dagli scopi che
si prefigge Silvio Berlusconi.
Gli va riconosciuto di averli più
volte resi noti, anche in interviste, chiari e precisi. Possiamo
riassumerli in una premessa e
in due obiettivi.
La premessa riguarda il
tempo: almeno fino all’autunno, meglio se nell’inverno, meglio ancora se nella successiva
primavera. Naturalmente questi
mesi servirebbero a riacquistare la candidabilità. Il Cav non
sembra mai dubitare di spuntarla davanti alla giustizia europea e pare non porsi nemmeno
l’ulteriore e derivata questione
di come potersi candidare, una
FILIPPO MERLI
volta ottenuta quella che considera la riabilitazione.
Quanto ai due punti sui
quali Berlusconi batte e ribatte, sono l’esclusione delle preferenze e il sistema proporzionale con premio di governabilità.
Bisognerebbe aggiungere al
sostantivo «premio» l’aggettivo
«tenue», posto che l’attuale elargizione di circa il 14% di seggi a
chi superi il 40% di voti gli deve
apparire spropositata. Non c’è
verso: il Cav vuole potersi scegliere gli eletti. Quindi, o colle-
di Grosseto, Fabrizio Rossi, il responsabile dell’Ambiente di Orbetello, Luca Minucci, e il sindaco di Magliano, Diego Cinelli. La polemica del Pd è rivolta a loro.
«La fascia tricolore è il simbolo dell’unità
di una comunità locale, rappresentata dal
sindaco», ha spiegato al Tirreno il capogruppo dei dem nel Consiglio comunale
di Grosseto, Lorenzo Mascagni.
«Ecco perché il sindaco la indossa
quando interviene nell’esercizio del proprio ruolo di primo cittadino o, comunque,
quando rappresenta la città. Molti amici
mi hanno segnalato che alla manifestazione politica romana della deputata Meloni alcuni esponenti delle istituzioni locali
hanno partecipato indossando la fascia
tricolore. A me sembra profondamente
sbagliato. Perché quella fascia rappresenta tutti, anche coloro che non si riconoscono nelle idee politiche di Meloni». «Devono
spiegarla questa scelta», ha incalzato un
altro consigliere d’opposizione, Catiuscia
Scoccati. «Non mi pare che a Grosseto e
in altri Comuni ci sia stata unanimità sul
centrodestra. Amministrano, è vero, ma
gi uninominali o circoscrizioni
con liste bloccate. I soli capilista
bloccati sono il risultato di precedenti mediazioni, che potrebbero ancora stargli bene, anche
se meno graditi rispetto alle
graduatorie di eletti predeterminate per intero. Va detto che
questa passione è pienamente
condivisa da Renzi, la cui arma
vincente nei confronti dei contestatori interni è fornita esattamente dal poter indicare lui i
cento capilista, cioè i cento sicuri
eletti a Montecitorio. Chi lo con-
non solo per i loro elettori. Per tutti».
La foto con la fascia tricolore ha
suscitato perplessità anche a Orbetello.
«È stato superato il limite», hanno scritto
in una nota Mario Chiavetta e Alessandro Ragusa, entrambi di centrosinistra.
«Siamo allibiti dall’arroganza istituzionale dell’assessore Minucci. Ci sconvolge vedere un assessore in carica che partecipa
a una manifestazione partitica a Roma
con la fascia istituzionale che rappresenta tutti i concittadini. Con questo gesto
l’assessore mostra la sua ansia di voler
usare Orbetello per farsi notare dai suoi
dirigenti nazionali. Il sindaco Andrea
Casamenti, garante di quella fascia,
pretenda le scuse formali».
Un caso simile a quello di Grosseto
s’è registrato a Pordenone, città amministrata dal sindaco Alessandro Ciriani,
eletto lo scorso giugno nella fila del centrodestra. Anche l’assessore alla Sicurezza
della città friulana, Emanuele Loperfido, è stato immortalato con la fascia
tricolore alla manifestazione organizzata
da Meloni.
testa è perfettamente cosciente
di quanto sia micidiale tale possibilità, non fosse altro perché se
n’era copiosamente servito Bersani alle ultime politiche. Pure
altri capi partito, da Grillo ad
Alfano, sono ovviamente solidali nel riservarsi la possibilità di
scegliere i capilista da eleggere.
Sul proporzionale, invece, il Cav trova difficoltà a
farsi sentire. Ridotto a dirigere
un partito valutato sul 13%,
impossibilitato a guidare una
coalizione, preferisce andare da
solo. Giudica il proporzionale
l’unica strada che gli consenta
di tornare, dopo le urne, in una
maggioranza, che fatalmente
sarebbe di larghe intese. Certo,
potrebbe di nuovo interessarsi,
sul serio e non solo per far melina, a ricostruire l’alleanza di
centro-destra; ma gli servirebbe una base di cui non dispone:
una previsione di sondaggi (per
l’esattezza, della sondaggista di
fiducia) che gli faccia balenare
il ritorno alla vittoria. Oggi, così
non è.
I DANNI DEL 2014 TRA ALBENGA E CERIALE NON SARANNO RISARCITI. PD E AGRICOLTORI INVIPERITI
Liguria, pasticcio in Regione. Toti sulla graticola
Errori nella domanda, addio a 16 milioni per l’alluvione
DI
Q
RAFFAELE PORRISINI
ualcuno potrebbe prendersela con le complicate e ottuse
procedure burocratiche, tipiche dello Stato italiano. Pile di
scartoffie da compilare, lunghi elenchi di uffici da contattare, pletore di
funzionari con cui relazionarsi. Però
se una Regione perde per strada un
finanziamento già riconosciuto da 16
milioni di euro, soldi necessari per
risarcire le aziende agricole colpite
da una pesante alluvione, qualche
responsabilità in capo all’Ente che
doveva ottenere quei contributi evidentemente c’è. Non potrà essere sempre e soltanto colpa della burocrazia
italiana, che indubbiamente ci mette
del suo.
In fondo, sono queste le considerazioni che emergono andando a
scandagliare l’incredibile vicenda che
rimbalza dalle cronache savonesi: le
aziende agricole devastate o duramente colpite dall’alluvione del novembre
2014 che si è abbattuta in particolare
nei territori comunali di Albenga e
Ceriale, non vedranno nemmeno un
euro dei soldi promessi. Non potranno
beneficiare dei 16 milioni di euro che
erano già stati individuati per coprire
i danni.
Il motivo? Quando i due sindaci interessati, Giorgio Cangiano e
Ennio Fazio, lo hanno scoperto dalle
parole del sottosegretario all’Economia Paola De Micheli, quasi non ci
volevano credere. I soldi agli agricoltori non arriveranno perché la Regione Liguria ha commesso errori nella
compilazione dei moduli necessari per
richiedere l’accesso al fondo. Non è
chiaro se i funzionari dell’Ente guidato
da Giovani Toti si siano dimenticati
del tutto o in parte di presentare la
documentazione, oppure se abbiano
sbagliato la formulazione. Fatto sta
che non hanno adottato le procedure
corrette, pertanto i soldi rimangono a
Roma. Anzi, verranno elargiti a tutte
le altre emergenze che nel frattempo
sono sopraggiunte, a partire dal recente terremoto in Centro Italia.
I sindaci savonesi hanno strabuzzato gli occhi. Hanno provato a
insistere con la De Micheli e i funzionari del Mef, ma non c’è stato nulla da
fare. Sono riusciti a strappare l’impegno (un po’ fumoso) a valutare altre
soluzioni, poi ieri hanno convocato il
tavolo delle associazioni agricole per
decidere quali mosse seguire, dato che
ci sono aziende a rischio chiusura. La
Cia ha così colto la palla al balzo per
tuonare contro un fatto ritenuto «gravissimo». Dal canto loro, i parlamentari del Pd ligure da tempo impegnati
su questo fronte (Anna Giacobbe e
Franco Vazio) hanno assicurato il
massimo impegno per approvare un
provvedimento apposito che risolva
la situazione, mentre dalla Regione il
gruppo del Pd guidato da Raffaella
Paita si è scagliato contro la giunta
Toti.
E la Regione che ha detto?
L’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai si è difeso dalle colonne del Secolo XIX respingendo le
accuse e spiegando che sono in corso
contatti con la Protezione civile per
definire le procedure da seguire nella
richiesta dei risarcimenti, mentre nel
frattempo la Regione ha stanziato 1
milione dal fondo di solidarietà. La
figuraccia della squadra di Toti però
ormai è fatta. Lo stesso ministro alle
Politiche agricole Maurizio Martina rispondendo a un’interrogazione
del novembre scorso aveva chiarito
che «riguardo alla Regione Liguria è
emerso che la mancata compilazione
della modulistica impedisce la determinazione dei contributi che quindi
non sono più erogabili».