Da Farad prima gestione sui Pir

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Venerdì 3 Febbraio 2017
PRIMO PIANO
DOPO I FONDI APERTI LANCIATI DA ARCA E ANIMA ARRIVA ANCHE LA GPM SUI PIANI DI RISPARMIO
Da Farad prima gestione sui Pir
Fia Asset Management lancia una linea patrimoniale che avrà in portafoglio soltanto azioni
di pmi italiane con capitalizzazione minima di 100 milioni e focus su small cap e sull’Aim
di Paola Valentini
N
on solo fondi aperti. I
Pir conquistano anche
le gestioni patrimoniali, mentre il mondo
assicurativo resta alla finestra
per capire come cogliere le opportunità dei nuovi Piani individuali di risparmio introdotti
dalla legge di Bilancio 2017 e
in vigore da inizio anno.
Dopo Anima e Arca, che nelle
scorse settimane hanno aperto le danze lanciando sul
mercato fondi aperti legati appunto ai Pir, ora
è la volta di Fia Asset
Management, società di
gestione lussemburghese del gruppo Farad, che
debutta con la linea di
gestione patrimoniale in
titoli (gpm) denominata
Pir Expert. Rispettati i
requisiti di investimento
e a patto di detenerli per
almeno cinque anni, i Pir
consentono di azzerare le
imposte sui capital gain
(26% o 12,5% sui titoli di
Stato) e le imposte di donazione e successione per
versamenti massimi di 30
mila euro l’anno e un monte
complessivo di 150 mila euro.
«I Pir rappresentano un’importante novità nel settore del
risparmio gestito. Fia Asset
Management, che da sempre si
distingue per il suo tratto innovativo, risponde lanciando una
linea di gestione patrimoniale
dedicata, che permetterà agli
investitori di godere di notevoli vantaggi fiscali», spiega
Marco Caldana, presidente di
Farad Group. E, soprattutto,
rispetto ai primi fondi aperti a
misura di Pir oggi sul mercato
che sono di tipo bilanciato, la
nuova gestione è invece totalmente specializzata sulle azioni di pmi italiane.
La linea di Fia è di tipo azionario ed è focalizzata sulle
imprese italiane non appartenenti al Ftse Mib. In particolare, partendo dall’universo
dei titoli inclusi negli indici
Ftse Italia Mid Cap, Ftse Italia
Small Cap e dell’Aim, sono
state selezionate le società residenti in Italia o con la prin-
Marco
Caldana
È Dalio di Bridgewater il miglior gestore del 2016
di Andrea Giacobino
Ray Dalio, responsabile di Bridgewater AsÈdi dollari,
sociates, titolare di masse per 117,8 miliardi
il gestore di hedge fund che nel 2016
ha conquistato la medaglia d’oro del maggior
guadagno fatto fare ai suoi clienti, pari a 5 miliardi di dollari mentre George Soros e John
Paulson, altre due star dell’industria alternativa, hanno perso soldi. Secondi e terzi si sono
classificati Elliott Associates, gestita da Paul
Singer (guadagni per 3,3 miliardi), e Baupost
(2,7 miliardi), guidata da Seth Klarman e Jim
Mooney. La classifica dei primi 20 hedge fund
manager dello scorso anno è stata compilata
Veneto Banca lancia bond garantiti per 3,5 miliardi
di Rebecca Cardi
D
cipale attività nel Paese, che
non operano nel settore finanziario e hanno una capitalizzazione superiore a 100 milioni
di euro. Pir Expert dunque ha
una politica di investimento
molto più concentrata sulle
pmi italiane rispetto a quanto
prevede la normativa che impone soltanto un investimento
del 21% del totale in titoli di
aziende italiane o con stabile
organizzazione in Italia non
appartenenti al Ftse Mib.
D’altra parte lo spirito della
da Lch Investments, che evidenzia che i fondi
più importanti hanno guadagnato 16 miliardi
al netto delle commissioni, registrando però un
rendimento medio del solo 2,6%, al di sotto degli standard storici del settore. Dalle rispettive
date di costituzione le 20 «stelle» hanno fatto
guadagnare ai loro investitori 449 miliardi. Nel
dettaglio, Dalio dall’anno di partenza (1975)
ha fruttato ai suoi clienti 49,4 miliardi, mentre
Soros Fund Management (masse pari a 28 miliardi) e Paulson & Co. (9,8 miliardi), anche se
nel 2016 hanno perso complessivamente 4 miliardi, da quando hanno lanciato le loro case di
gestione hanno reso ai sottoscrittori 40 miliardi
ciascuno. (riproduzione riservata)
ue bond a due e tre anni, per un importo complessivo da 3,5 miliardi. A tanto
ammontano le due obbligazioni che Veneto
Banca ha lanciato dopo aver ricevuto mercoledì la garanzia del Mef ai sensi del Decreto
Legge n. 237/2016. La prima scade al 2 febbraio 2019 e ha una cedola dello 0,4%; la
seconda nel 2020 e ha una cedola allo 0,5%.
I titoli sono stati sottoscritti interamente
dall’emittente e verranno venduti sul mercato, o utilizzati come collaterale a garanzia di
operazioni di finanziamento. Tra le popolari
venete e la Bce «ci sono contatti continui, c’è
normativa sui Pir punta proprio
al sostegno delle piccole e medie imprese italiane che sono
l’ossatura del sistema economico del Paese ma che oggi non
ricevono più risorse dalle banche perché queste hanno stretto
i cordoni della borsa per via dei
rigidi requisiti patrimoniali imposti dalle autorità.
un’interlocuzione continua, le banche stanno
lavorando a un piano che deve essere concordato». È quanto ha affermato, a margine di un
convegno all’Università Cattolica di Milano,
Paolo Petrignani, amministratore delegato di
Quaestio sgr, che tramite il Fondo Atlante è
il principale azionista dei due istituti di credito. In merito a un possibile intervento dello
Stato in caso di ricorso alla ricapitalizzazione
precauzionale, Petrignani si è limitato a dire:
«È tutto in discussione, nulla è stato deciso.
Il Fondo ha una prospettiva di lungo termine,
dura cinque anni: dobbiamo creare valore e
mettere in sicurezza le banche». (riproduzione riservata)
A livello di scelte di investimento la selezione dei titoli
avviene tramite una strategia
quantitativa sviluppata da Fia
basata su indicatori tecnici che
punta a individuare i titoli più
attraenti all’interno dell’universo investibile con un’allocazione di portafoglio basata su
un’ottimizzazione dei parametri
di rischio. Fia Asset Management ha sede in Lussemburgo
e opera in libera prestazione di
servizi in Italia, Francia, Belgio, Germania e Regno Unito.
(riproduzione riservata)
Quotazioni, altre news e analisi su
www.milanofinanza.it/pir
L’anno scorso le compagnie assicurative hanno contabilizzato 84,2 miliardi contro i 55 miliardi del risparmio gestito
Raccolta 2016, le polizze vita stracciano i fondi
di Paola Valentini
N
el 2016 la raccolta delle polizze vita ha battuto di gran lunga
quella dei fondi. In base ai dati
Ania lo scorso anno la nuova produzione delle polizze individuali delle
compagnie italiane ed extra Ue ha
raggiunto quota 84,2 miliardi, in calo
rispetto ai 96,6 miliardi del 2015. Nel
frattempo però, secondo le statistiche
di Assogestioni, per l’industria italiana
del risparmio gestito l’anno si è chiuso
con una raccolta netta di 55 miliardi
di euro (di cui 34,5 miliardi confluiti
nei fondi aperti) a fronte dei 95 miliardi ottenuti nel 2015. Con il 2016
si è chiuso un quadriennio di crescita
record per i fondi dopo anni di raccolta
debole. Il tutto mentre oggi il mercato
dei fondi e delle assicurazioni ripone
molte speranze nei Pir, i Piani individuali di risparmio appena nati, che
vedono in prima fila almeno una decina di sgr impegnate nel lancio di
prodotti legati appunto ai nuovi strumenti. Questi danno diritto a un azzeramento delle imposte sui capital gain
(26%) se detenuti per almeno cinque
anni e a patto di investire una parte
nelle quotate non comprese nel Ftse
Mib. Secondo le stime del governo, i
Pir potrebbero mobilitare tra il 2017
e il 2021 una raccolta di 18 miliardi
da parte di 360 mila sottoscrittori, di
cui 120 mila quest’anno, considerando un investimento pro capite di
15 mila euro (la metà dell’importo
massimo investibile ogni anno, ossia
30 mila euro). Anche le compagnie
assicurative sono impegnate su que-
sto fronte, sebbene le novità concrete
siano arrivate prima dalle sgr perché
alcuni fondi di fatto già rispettavano le regole per essere legati ai Pir,
prima dell’entrata in vigore della
normativa (1° gennaio scorso).
I Pir potrebbero dare nuova linfa soprattutto alle polizze vita unit linked
(strumenti del cosiddetto ramo III, i
cui sottostanti sono gli stessi fondi
comuni), dato che nel corso del 2016
queste hanno registrato un netto rallentamento nella raccolta. Analizzando infatti l’andamento per tipologia
di prodotti, emerge che il ramo I,
costituito dalle polizze vita tradizionali legate alle gestioni separate, ha
confermato anche l’anno scorso il suo
ruolo principale, raccogliendo oltre il
70% dell’intera nuova produzione vita. Inoltre, a fronte di un ammontare
di premi pari a 62,9 miliardi di euro, il
ramo ha registrato per il secondo anno
consecutivo una diminuzione (-3,8%)
rispetto al volume emesso nell’anno
precedente, quando la contrazione era
stata tuttavia maggiore e pari a -5,3%.
«A tale risultato», spiega Ania, «si è
affiancata anche una domanda in deciso calo verso i premi di ramo III di
polizze individuali, esclusivamente di
tipo unit linked». Queste nell’intero
2016 hanno registrato variazioni negative rispetto agli analoghi mesi del
2015, fino a raggiungere un ammontare complessivo di nuovi premi pari
a 21 miliardi, con un decremento del
30%. Di conseguenza l’incidenza del
ramo III sull’intera nuova raccolta è
stata pari al 24%, il 6% in meno rispetto a quella osservata nel 2015.
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