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PRIMO PIANO
Venerdì 3 Febbraio 2017
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L’Italia può fare molto, visto che dallo scorso primo gennaio detiene la presidenza del G7
La Russia deve tornare nel G8
Putin andrebbe invitato a maggio, al summit di Taormina
DI MARIO LETTIERI *
E PAOLO RAIMONDI**
È
partita un’iniziativa
italiana per il reintegro nel G8 della Federazione Russa. È
un’iniziativa giusta, opportuna e che tiene conto anche
degli interessi del nostro Paese. I presidenti del Consiglio italiano del movimento
europeo (Cime), dell’istituto
di ricerche sociali Eurispes e
dell’Istituto italiano per l’Asia
e il Mediterraneo (Asiamed)
hanno scritto una lettera
aperta al presidente del consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, sollecitando il nostro
governo a farsi promotore di
azioni affinché il presidente
Vladimir Putin possa essere al summit di Taormina, al
fine di costruire «ponti» e la
necessaria, vera e positiva
collaborazione di pace per
una efficace cooperazione tra
i popoli.
Come è noto, dal primo gennaio l’Italia ha la presidenza
del G7, di cui sono membri anche gli Stati Uniti, il Canada,
il Giappone, la Germania, la
Francia e la Gran Bretagna.
Gli altri Paesi dell’Ue sono
rappresentati dalla Commissione europea, che, si ricordi,
non può ospitare i vertici ne
presiederli.
Quindi a maggio a Taormina si terrà il prossimo
summit dei capi di stato e di
governo con la presenza di
nuovi leader mondiali, come
il presidente americano Donald Trump, il prossimo
Presidente francese e il Primo ministro inglese Theresa
May. È noto che, dal 1998 fino
al 2014, al G8 ha partecipato
anche la Federazione Russa.
A seguito della crisi in Ucraina, del referendum in Crimea
e delle conseguenti sanzioni,
è stata impedita tale partecipazione. Pertanto a Taormina, purtroppo, potrebbe non
esserci, ancora una volta, il
presidente della Federazione
Russa. In merito riteniamo
che il meeting potrebbe essere l’occasione per l’Italia per
spingere verso la riapertura
di un dialogo costruttivo con
Mosca.
La Russia, non sfugge a
nessuno, è un partner importante. Lo è ancor di più per
l’Unione europea, se davvero
si vuole agire per affrontare
le tante questioni globali. La
soluzione di problemi quali
quello della sicurezza e delle migrazioni e ovviamente
quelli relativi ai costruendi
nuovi assetti pacifici e multipolari, non può prescindere dal coinvolgimento della
Russia.
Si ricordi che il 2016 si
è purtroppo chiuso con il
massacro terroristico di cittadini inermi nel mercatino
di Natale a Berlino e il 2017
è cominciato con l’orrendo
attentato di Istanbul.
Sono eventi che pongono al
centro della politica europea
e internazionale la questione della sicurezza e della pacificazione e risoluzione dei
troppi conflitti regionali che,
come dice il Papa, nel loro
insieme, anche se a pezzi, costituiscono la terza guerra
mondiale.
Le grandi istituzioni internazionali, a cominciare dall’Onu e dall’Unione
europea, sono chiamate ad
assumere delle responsabilità dirette. Ma anche i
vertici G20, G7 e G8 sono
importanti organismi di co-
ordinamento per affrontare
le cause delle tante tensioni
legate soprattutto alle maggiori sfide economiche e geopolitiche e dare indicazioni
sulle soluzioni più adeguate
e condivise.
Perciò riteniamo positivo che il primo ministro
Gentiloni abbia già sottolineato la necessità, per
tutti, di abbandonare la
logica della guerra fredda,
senza rinunciare ai principi, Lo sono anche le recenti
dichiarazioni del ministro
degli Esteri, Angelino Alfano, che sembra sollecitare il
rientro della Russia nel G8.
Ciò potrebbe aiutare anche
la stessa Unione europea a
recuperare un ruolo più incisivo nel contesto internazionale.
Il vertice di Taormina, città di grande storia proiettata nel Mediterraneo, potrebbe, quindi, essere davvero
l’occasione per aprire nuove
prospettive di cooperazione
e crescita comune. L’esclusione della Russia sarebbe non solo inopportuna e
ingiustifi cata, ma darebbe
l’impressione di una deci-
sione negativa esclusiva
dell’Europa, tenuto conto
delle più recenti dichiarazioni del presidente degli
Stati Uniti.
Mancando la Russia,
oltre alla Cina e all’India
che non vi hanno mai fatto
parte, il G7 rischia di essere
visto nel mondo come un club
di amici dell’Occidente.
Un club di Paesi che, rispetto al loro pil, sicuramente occupano le prime
posizioni mondiali, ma hanno economie in prolungata
stagnazione. Si rammenti
che le perduranti sanzioni
incrociate con la Russia penalizzano esclusivamente le
economie europee.
In proporzione, è l’Italia
a rimetterci di più. Se ciò è
vero, come è vero, il nostro
Paese non può non cogliere
l’opportunità di Taormina per
assumere un ruolo più incisivo ed avere un maggiore spazio nella scena internazionale, a partire dal Mediterraneo
e dalla stessa Europa.
*già sottosegretario
all’Economia
**economista
© Riproduzione riservata
CARTA CANTA
Il miliardario George Soros questa volta ha perso soldi
DI
È
ANDREA GIACOBINO
Ray Dalio che guida Bridgewater Associates, con
masse pari a 117,8 miliardi di dollari, il gestore di
hedge fund che nel 2016 ha conquistato la medaglia d’oro del miglior
guadagno fatto fare ai suoi clienti,
pari a 5 miliardi di dollari mentre
George Soros e John Paulson,
altre due star dell’industria alternativa, hanno perso soldi. Secondi
e terzi si sono classifi cati Elliott
Associates gestita da Paul Singer
(guadagni per 3,3 miliardi) e Baupost (2,7 miliardi) guidata da Seth
Klarman e Jim Mooney.
La classifica dei primi 20
hedge fund manager dello scorso anno è stata compilata da Lch
Investments, evidenziando come i
fondi più importanti abbiano guadagnato 16 miliardi al netto delle
commissioni, registrando però un
rendimento medio del solo 2,6%, al
di sotto degli standard storici del
settore. Dalle rispettive date di
costituzione le 20 «stelle» hanno
fatto guadagnare ai loro investitori 449 miliardi. Nel dettaglio Dalio dall’anno di partenza (1975) ha
fruttato ai suoi clienti 49,4 miliardi
mentre anche se Soros Fund Management (masse pari a 28 miliardi)
e Paulson & Co. (9,8 miliardi) nel
2016 hanno perso complessivamente 4 miliardi, da quando hanno lanciato le loro case di gestione hanno
reso ai loro sottoscrittori ciascuno
40 miliardi.
Il telefonico Free
in forze in Italia
Xavier Niel comincia a giocare
pesante in Italia. Il suo gruppo Iliad,
cui fa capo l’operatore telefonico Free,
protagonista del mercato tlc francese,
ha deciso di rafforzarsi nel nostro paese. Qualche giorno fa, infatti, a Roma
davanti al notaio Nicola Atlante si è
svolta un’assemblea straordinaria di
Iliad Holding, costituita nello scorso
settembre, che ha varato un aumento di capitale da 50 mila euro a 350
milioni mediante emissione di 349,95
milioni di nuovi titoli da offrire in opzione all’attuale azionista Iliad Sa da
sottoscrivere integralmente in denaro.
Cosa che il gruppo francese ha fatto
seduta stante, coprendo anche la miniperdita di 35mila euro maturata nei
pochi mesi di esercizio. Iliad Holding
controlla al 100% la newco Iliad Italia
Spa: entrambe le società vedono come
amministratore unico Cyril Poidatz,
presidente del consiglio d’amministrazione della capogruppo francese. La
ricapitalizzazione del veicolo è funzionale all’acquisto di frequenze per 450
milioni da Wind e Tre, dopo la fusione
di queste. I francesi prenderanno anche
migliaia di antenne che sono piantate
dentro città medie e grandi. La copertura del segnale verrà garantita infine
dal noleggio della rete di Wind e 3, fino
a un massimo di dieci anni.
Ritorna il vecchio
marchio Interbanca
Torna il glorioso marchio Interbanca. Qualche giorno fa, infatti, a Milano
davanti al notaio Manuela Agostini
si è svolta un’assemblea straordinaria
di Ge Capital Interbanca, l’istituto di
credito passato recentemente sotto le
insegne di Banca Ifis che ne detiene il
99,9%. La riunione ha deliberato una
serie di modifiche statutarie tra le quali il cambio di denominazione in Interbanca, riprendendo così il nominativo
originario, quando la banca d’affari
era di proprietà di Banca Nazionale
dell’Agricoltura, fu oggetto di tentativi
di scalata, poi ceduta ad Antonveneta
e infine dopo il passaggio in Mps, era
finita alla multinazionale americana
General Electric. Il nuovo consiglio
d’amministrazione vede presidente
Sebastien Furstenberg, che è anche
presidente di Banca Ifis mentre il board è completato da Andrea Clamer,
Enrico Rossetti, Giovanni Bossi
(amministratore delegato), Alberto Staccione e Giuseppe Benini,
quest’ultimo in qualità di consigliere
indipendente.
Finanza&Futuro
compie 30 anni
Il trentennale di Finanza&Futuro
(F&F) Banca, la rete di consulenti finanziari e private banker guidata da
Armando Escalona e controllata da
Deutsche Bank Italia, finisce con una
grande convention. Oggi pomeriggio,
infatti, a Milano prenderanno il via
i lavori al Teatro Arcimboldi con uno
speech di Escalona, cui farà seguito
la premiazione di cf e banker in base
ai risultati e all’anzianità aziendale.
A chiudere la serata saranno ancora
l’a.d. e Flavio Valeri, presidente di Finanza e Futuro Banca e numero uno
di Deutsche Bank in Italia.
Il 2016 della banca si è chiuso
con un raccolta di circa un miliardo di
euro, al 60% in gestito, che ha portato il
totale degli asset under management
a 14 miliardi di euro, di cui il 92% in
gestito. F&F ha impostato una politica
di reclutamento di private banker con
asset superiori ai 35 milioni (nel 2016
ne sono entrati circa 30) e di consulenti finanziari con almeno 10 milioni di
portafoglio (circa 70 i nuovi ingressi),
raggiungendo a fine dello scorso anno
i 1.400 professionisti. La banca lancerà a breve un piano di formazione
specializzata per i suoi professionisti
frutto di un assessment sull’azienda
condotto assieme a Pwc. Nel 2017 F&F
continuerà nella politica di apertura di
flagship (spazi di oltre 1.400 mq) sul
territorio, ubicati nelle grandi città, da
Milano a Roma, da Torino a Napoli, da
Genova a Catania fino a Bari.
Domani la convention del trentennale proseguirà con la presentazione dei piani commerciali per il 2017,
seguita da un intervento di Mario
Cingotto, responsabile divisione retail
di Deutsche Bank Italia. A seguire due
tavole rotonde con i rappresentanti di
nove case di gestione partner: Amundi,
Anima Sgr, Deutsche Asset Management, Franklin Templeton, J.P Morgan, Morgan Stanley, Nordea, Pictet e
Pimco. Escalona concluderà i lavori.
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