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Inquinamento nelle città italiane: la fotografia di Legambien
Inquinamento nelle città italiane: la fotografia di
Legambiente
Il rapporto Mal'aria di città di Legambiente analizza l’inquinamento atmosferico e acustico nelle città
italiane e fa una lista delle situazioni più critiche, tra cui Frosinone, Pavia, Vicenza, Milano e Torino. Il
documento e le proposte dell'associazione per una strategia nazionale.
Città soffocate e avvolte dallo smog. Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un
anno da “codice rosso”, segnato da un’emergenza smog sempre più cronica.
Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un
manto di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la
vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un’insolita foschia sono solo un
esempio.
Non basta appellarsi all’assenza di vento e pioggia per intere settimane, l’aria diventa sempre
più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell’ozono e del biossido di
azoto che causano, tra l’altro, danni alla salute dei cittadini e all’ambiente circostante.
A conferma di ciò arrivano i dati scientifici di Mal’Aria di città 2016, il dossier annuale di
Legambiente sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane (link in basso).
Delle 90 città monitorate dall’associazione ambientalista nella campagna "PM10 ti tengo
d’occhio", nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento
consentiti di PM10.
Le situazioni più critiche si sono registrate a Frosinone che guida anche quest’anno la classifica
dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia
con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99.
Dei 48 capoluoghi fuori legge il 6% (Frosinone, Pavia e Vicenza) ha superato il limite delle 35
giornate più del triplo delle volte, andando oltre i 105 giorni totali; il 33% lo ha superato di almeno
due volte e il 25% ha superato il limite legale una volta e mezza.
Anche a livello regionale, la situazione non è delle migliori: in Veneto il 92% delle centraline
urbane monitorate ha superato il limite dei 35 giorni consentiti; (in particolare quelle di
Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l’84% delle centraline urbane
(tutte quelle di Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in
Piemonte l’82% delle stazioni di città (en plein per le centraline di Alessandria, Asti, Novara, Torino e
Vercelli), il 75% delle centraline sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna
e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno).
Per quanto riguarda gli altri inquinanti, PM2,5, ozono troposferico, e ossidi di Azoto, il bilancio è
relativo al 2014. Per il PM2,5 i capoluoghi di provincia Monza, Milano e Cremona hanno superato il
limite del valore obiettivo di 25 µg/m3 di PM2,5 (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012).
Dati poco rassicuranti riguardano invece dall’Ozono: un terzo dei capoluoghi di provincia monitorati
(28 su 86) ha superato il limite dei 25 giorni (dati 2014). Prime in classifica Genova e Rimini con 64
giorni di superamento, seguono Bologna (50), Mantova (49) e Siracusa (48). Particolarmente critica
la situazione nell’area padana per le elevate concentrazioni di questo inquinante. Per gli ossidi di
Azoto, sempre nel 2014, sono 10 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno
superato il limite normativo (Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno,
Novara).
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Per Legambiente, per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico è
indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il
trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle
soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini.
Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di
motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25
auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra.
Per l’associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità
dell’aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione,
eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento.
“L’emergenza smog - dichiara Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in
fase d’emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene
attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per
uscire dalla morsa dell'inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida
facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile,
impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una
volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in
molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano”.
“Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre - continua Muroni - tra ministero dell’ambiente,
rappresentanti di comuni e regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si
rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è
urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di
risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove
linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse
per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di
rigenerazione urbana e di vivibilità”.
Mal’aria 2016
Nel dossier Legambiente evidenzia come il superamento del PM10 sia avvenuto già all’inizio del
2015: ad esempio Frosinone scalo, prima in classifica anche nel 2015, ha raggiunto il limite del 35°
giorno di superamento il 16 febbraio scorso, Pavia e Torino, rispettivamente seconda e quinta in
classifica, il 22 e il 27 febbraio e Milano il 10 marzo. Dati che lasciano pochi dubbi su come sia stata
mal gestita fino ad oggi l’emergenza smog.
Confrontando poi i dati del 2015 con quelli raccolti da Legambiente negli ultimi anni, emerge come
per il PM10 il numero di città che ha superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti (48 nel
2015) sia in linea con la media del numero di città fuorilegge degli ultimi sette anni (48 di media dal
2009 ad oggi).
Inoltre le città coinvolte sono quasi sempre le stesse: ben 66 infatti compaiono almeno una volta
nella classifica dei capoluoghi che hanno superato i 35 giorni ammessi e di queste ben 27 (il 41%) lo
ha fatto sistematicamente 7 anni su 7.
Numeri che si trasformano in rilevanti impatti sulla salute: ogni anno l’inquinamento dell’aria
causa oltre 400.000 morti premature nei paesi dell’Unione Europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei
peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi
prematuri per il PM2,5 – 3.300 per l’Ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea
dell’ambiente).
Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli
inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità; in base a questi
valori dell’OMS, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri
sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe
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dall’attuale 14-15% al 97-98%.
I danni alla salute della popolazione - ricorda Legambiente - si traducono in costi economici dovuti
alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno (dati riferiti al 2010).
Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla
qualità dell’aria. Sono due le procedure d’infrazione contro il Belpaese, entrambe nella fase di messa
in mora. La prima, la 2014_2047, avviata nel luglio 2014 riguarda la “cattiva applicazione della
direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e il superamento dei valori limite di PM10
in Italia”; mentre la seconda, la 2015_2043, avviata nel maggio 2015 riguarda “l’applicazione della
direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed in particolare obbligo di rispettare i livelli di
biossido di azoto (NO2)”.
Aria sempre più irrespirabile, ma anche città sempre più rumorose. Legambiente ricorda che in
Italia sono quasi sei milioni (il 10% della popolazione) i cittadini esposti, negli ambiti considerati, al
rumore prodotto dal traffico stradale a livelli giornalieri inaccettabili secondo l’Organizzazione
Mondiale della Sanità.Le persone esposte, invece, ad elevati livelli di inquiamento acustico durante
la notte sono quasi cinque milioni.
La risposta a questa situazione è però ancora del tutto insufficiente. Non per nulla l’Italia è in
procedura d’infrazione, in stato di messa in mora, per il mancato rispetto della normativa
comunitaria relativa ai livelli di inquinamento acustico, la Direttiva 2002/49/CE.
Proposte
Di seguito alcune proposte di Legambiente per Governo, Regioni e amministrazioni locali, per
liberare le città dallo smog e renderle più vivibili:
incrementare il trasporto su ferro con 1000 treni per i pendolari;
incentivare la mobilità sostenibile attraverso, 100 strade per la ciclabilità urbana, realizzando
un primo pacchetto di nuove corsie ciclabili all’interno dell’area urbana
limitare la circolazione in ambito urbano dei veicoli più inquinanti (auto e camion) sul modello
di Parigi
prevedere, con una disposizione nazionale, l’estensione del modello dell’Area C milanese a
tutte le grandi città con una differente politica tariffaria sulla sosta, i cui ricavi siano
interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale
fermare i sussidi all’autotrasporto per migliorare il TPL (Nella legge di stabilità 2016 i sussidi
all'autotrasporto sono 3miliardi di esonero sull’accisa e 250milioni di sconti su pedaggi
autostradali).
vietare l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici
a partire dalla prossima stagione di riscaldamento.
ridurre l’inquinamento industriale applicando autorizzazioni integrate ambientali (AIA)
stringenti e rendere il sistema del controllo pubblico più efficace con l’approvazione della
legge sul sistema delle Agenzie regionali protezione ambiente ferma al Senato da oltre un
anno.
nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto.
Il dossier (pdf)
URL di origine (Salvata il 06/02/2017 - 13:41):
http://www.qualenergia.it/articoli/20170202-inquinamento-citta-italiane-fotografia-legambiente
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