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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Venerdì 3 Febbraio 2017
L’Algeria è riuscita a togliere 8 mln di ordigni che erano stati seminati dai francesi
Cinquant’anni di sminamento
I terreni recuperati saranno zone economiche. Spesi 9 mld
I
DI
ANGELICA RATTI
n Algeria, ci è voluto più di
mezzo secolo di lavori, cominciati nel 1963, per sminare il territorio del paese
da 8 milioni di ordigni antiuomo, sul totale di circa 11-12
milioni piazzati dall’esercito
francese coloniale durante la
guerra di Algeria (1º novembre
1954-19 marzo 1962) soprattutto lungo le linee di difesa Challe e Morice che si sviluppano su
62 mila ettari, circa, dei quali
più di mille di frontiera con la
Tunisia.
L’Algeria ha annunciato
di aver concluso un lavoro
colossale eseguito dai reparti
specializzati del genio militare
che hanno operato spesso incondizioni di difficoltà, secondo
quanto ha riportato Le Figaro.
Le mine erano state piazzate
lungo le linee elettriche e le
recinzioni con filo spinato durante l’ultima fase della guerra
di indipendenza, alle frontiere
con il Marocco e la Tunisia per
costringere il movimento di liberazione all’interno del paese
Operai algerini costruiscono la linea Morice il 16 dicembre 1957 durante la guerra di Algeria
tagliandolo fuori dalle basi oltreconfine.
I terreni sminati diventeranno zone economiche.
Gli uomini del genio militare
hanno lavorato senza aiuti
esterni, e senza l’assistenza di
una strumentazione di base
minima come le cartine con
l’indicazione della posizine degli ordigni antiuomo. Soltanto
nel 2007 il capo di stato maggiore dell’esercito francese ha
fornito le carte all’Algeria, cioè
a dire quarantaquattro anni
dopo l’inizio dei lavori. Carte
che, comunque, non servivano
più a nulla dal momento che in
cinquant’anni le mine avevano
subito spostamenti vari a causa
del vento e dei movimenti del
terreno. E questo spiega anche
perchè non è stato possibile ritrovarle tutte e 12 milioni.
Le operazioni di sminamento, interrotte nel 1988,
furono riprese nel 2004, quando l’Algeria aderì alla conven-
zione di Ottawa che di fatto ha
vietato l’impiego, lo stoccaggio,
la produzione e il trasporto di
mine antiuomo. Secondo la
storica Malika Rahal, ricercatrice all’Istituto di storia
contemporanea del Cnrs, lo
sminamento non è soltato una
questione tecnica ma ha in sè
qualcosa di emotivo per gli
algerini, ha riferito Rahal a
Le Figaro, perchè da un certo
punto di vista lo si può considerare la continuazione della
riappropriazione del proprio
territorio dal 1962, quando finì
il conflitto franco-algerino. Le
mine dimostrano che la guerra
ha continuato a uccidere fino
a poco tempo fa e che non è rimasta soltanto un ricordo nella mente e nei corpi feriti. Concretamente, gli algerini non
hanno potuto utilizzare certe
porzioni di territorio e anche
dei propri terreni perchè resi
inutilizzabili e pericolosi dalle mine. Regolarmente i media algerini hanno raccontato
le storie dei feriti, dei pastori,
dei bambini, e perfino dei morti saltati sulle mine che hanno
fatto più di 7 mila vittime fra i
civili, secondo le fonti ufficiali,
tra le 48 mila vittime accertate
nella guerra dell’esercito di liberazione nazionale. Gli invalidi per colpa delle mine oggi
percepiscono una pensione in
Algeria che è considerato un
costo che va ad aggiungersi a
quello sostenuto dal paese per
la distruzione delle mine che il
ministero della difesa algerino ha stimato essere stato di
oltre 10 miliardi di dollari,
pari a 9,2 miliardi di euro.
© Riproduzione riservata
L’AZIENDA DI STATO COMAC HA INVESTITO 9 MILIARDI DI EURO
PESA 40 KG ED È DETTO COCCO-SEDERE
La Cina non ce la fa a costruire
l’aereo alternativo a Boeing e Airbus
A rischio il frutto
più grande del mondo
miliardi di euro) e gli analisti non si pronunciano sul fatto se sia improbabile che
recuperi l’investimento. Comac ha previsto
di costruire 2.300 jet nell’arco dei prossimi
due decenni. Esperti del settore aeronautico
cinese sostengono che ci sarà una grande
domanda dalla Cina per diverse centinaia
di aeromobili da parte delle aerolinee di
stato.
Il suo nome ufficiale è cocco di mare, ma la sua forma
evocativa del bacino di una donna gli ha fatto guadagnare
il soprannome di cocco-sedere (nella foto). Comunque sia,
questo frutto leggendario per le proprietà afrodisiache che
gli attribuiscono in Oriente dove è molto ricercato, è il più
grande del regno vegetale: pesa fra i 20 e i 45 chilogrammi, ha un diametro di circa 50 centimetri, dieci volte più
di un’anguria, ed è il simbolo nazionale delle Seychelles
dove è raffigurato ovunque, dagli hotel ai ristoranti e
dove viene offerto agli ospiti di riguardo. Ebbene, il cocco-sedere è a
rischio: figura
nella lista rossa dell’Unione
internazionale per la conservazione
della natura
perchè nel
mondo sono
rimaste soltanto 8.282
palme da cocco di questa specie allo stato selvaggio in
meno di sei siti che si trovano tutti soltanto nelle Seychelles e in particolare nelle isole di Curieuse e Praslin,
riserve naturali. La specie si è impoverita del 30% nel
giro di tre generazioni, anche per colpa del bracconaggio:
trafugare le noci dall’albero impatta direttamente sul loro
processo riproduttivo e quando un albero muore non c’è
un altro che lo rimpiazza. Per un guscio svuotato si arriva
a pagare intorno ai 300 euro e più di 400 euro al chilo se
la polpa si può ancora mangiare.
Per salvare il proprio simbolo nazionale il governo ha
deciso di potenziare la sorveglianza con una forza di intervento specializzata. E ha aumentano le sanzioni: oggi
un bracconiere di cocco-sedere rischia 35 mila euro di ammenda e due anni di carcere. Inoltre, ha deciso di favorire
l’esportazione legale dei cocco-sederi. In futuro, da queste
noci si potrebbero estrarre farina e olio, rendendo produttiva la coltivazione aumentando il numero delle piante.
DI
E
GIOVANNI GALLI
alla fine il jet cinese è rimasto
sull’asfalto. Il prototipo del nuovo
aereo C919 da 158 posti, sviluppato dall’industria di stato Comac, e
realizzato in ritardo di anni sul programma,
nelle intenzioni della Cina dovrà essere l’alternativa ai colossi dell’industria aeronautica occidentale, il colosso americano Boeing e
A spartirsi il mercato sono i 737 di
l’europea Airbus. Il suo primo volo di prova
è stato annunciato per l’inizio di quest’anno, Boeing e gli A320 di Airbus che possono
per l’esattezza a marzo. Ma le grandi prove trasportare da 130 a 200 passeggeri in voli
sono cominciate il mese scorso
a Shanghai. Per la Cina sarebbe un passo strategico che la
libererebbe dalla dipendenza
dai due colossi occidentali. Ma
secondo gli analisti non sarà
il C919, versione più grande
dei più piccoli bimotori cinesi
come i Comac Arj21 con 105
posti per voli interni, primi
jet della Cina a essere entrati
in commercio l’anno scorso, a
liberare il paese dalla mano
straniera. E’ da 15 anni che la
Il C919 prodotto dalla cinese Comac
Cina ci sta provando ha affermato al Wall Street Journal,
Derek Levine, autore del libro il Dragone di quattro ore al massimo.
prende il volo («The Dragon Takes Flight»,
Tuttavia è inevitabile una collaborazione
uno studio sul settore aerospaziale cinese tra la Cina e partner stranieri, anche con
nel quale sostiene che si tratta di «un piano il concorrente Boeing, nel settore delle tecantiquato che non può competere con Airbus nologie che saranno acquistate da partner
e Boeing». E’ uno sforzo che vuole soddisfa- stranieri per colmare il gap di know-how.
re un orgoglio nazionalista e commerciale. Il C919 non sarà consegnato al suo primo
Senza la capacità di costruire un aereo come acquirente, la compagnia statale China
il C919 sarebbe difficile per la Cina avere Eastern Airlines, per diversi anni con il ril’immagine di un grande paese.
sultato che il gap di immagine con Boeing
Per sviluppare il C919, Comac ha inve- sarà enorme.
stito al’incirca 8,6 miliardi di dollari (7,9
© Riproduzione riservata
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