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GIORNATA DELLA MEMORIA 2017
Cari ragazzi e ragazze,
il vostro contributo a questa nostra Giornata è stato importante e commovente e non avrei
davvero nulla da aggiungere.
Lo faccio riprendendo riflessioni che anche i vostri interventi hanno sollecitato.
In fondo, è comodo a tutti noi collocare il nazismo in un tempo definito, tanti anni fa, quando
né voi né io eravamo ancora nati.
Questa operazione ci consente di relegarlo in un tempo remoto, come quando si studiano i
dinosauri o gli Assiri Babilonesi o Carlo Magno. Lo raccontiamo come si racconta una brutta
storia, lo guardiamo con la distanza con cui al cinema guardiamo un film, in questo modo lo
allontaniamo da ogni possibile legame con noi e la nostra vita.
Quando un’esperienza storica è così drammatica, così assurda, così surreale, tendiamo a
collocarla in un luogo totalmente diverso da noi. In questo modo non ci appartiene, è
distante, non tocca le nostre vite e quelle di chi ci vuole bene.
Si tratta, però, solo di una finzione, di una bugia, forse lo facciamo per proteggerci, ma non è
negando la realtà che essa non accade. Perché accade. Perché fenomeni analoghi al nazismo
continuano ad accadere, persino nella nostra piccola realtà di tutti i giorni.
Vi faccio un esempio, tratto appunto dalla realtà.
Nei giorni scorsi, in una scuola di Milano dalle antiche tradizioni, si sarebbe verificato un
grave episodio di violenza tra bambini, reso pubblico dalla denuncia di una commentatrice,
una blogger. Bambini di dieci anni avrebbero percosso una bimba di sette. Nella denuncia
dei genitori della bambina, si sostiene che le botte, cui sono seguiti il ricovero e l’incrinatura
di una costola, sarebbero derivate perché la piccola si era rifiutata di chinarsi a terra, come
pretendevano i ragazzini che la aggredivano, perché “le donne puliscono i pavimenti”.
Questi fatti sono stati tenuti ammantati da un silenzio colpevole, della scuola e di molti
genitori, ad eccezione di quelli che han fatto scoppiare il caso, minacciando di ritirare i figli
dalla scuola, nel caso i colpevoli non fossero stati puniti.
Certo, di fronte a fatti come questi occorre sempre domandarsi, tutti, cosa non ha funzionato,
le responsabilità sono diffuse, addirittura i colpevoli, quando sono così piccoli, diventano a
loro volta vittime, ma il fatto c'è, rimane e segnerà delle esistenze, specie per la bambina, il
cui rifiuto, però, potrà essere da esempio per le tante, troppe, ragazze e donne adulte che
spesso non denunciano i propri carnefici, anzi addirittura li difendono.
Purtroppo i segni di piccole e grandi violenze ci circondano, riempiono le pagine dei
giornali, ma spesso sono anche episodi che intrecciano le nostre esistenze; è proprio questo
che non ci consente di vivere la Giornata della Memoria come se fosse un film di cui siamo
solo spettatori. Non è così!
Se la Memoria deve avere un senso, essa non può che generare una scelta di responsabilità di
tutti noi, mia, vostra, nostra, di tutti. Interroghiamoci sul passato, chiedendoci noi da che
parte saremmo stati, ed interroghiamoci sul presente, sempre.
Ricordare significa mettersi nella parte dei giocatori, scegliere un ruolo nel gioco, è troppo
comodo stare in panchina e far giocare gli altri!
Ricordare significa osservare e prendere posizione, per allora e per oggi, e cogliere il
possibile effetto di ogni azione e di ogni parola detta, sulle esistenze di chi ci è vicino e di chi
ci è lontano.
Grazie, di cuore, per il vostro impegno di oggi e per quello che ancora farete per dare un
senso alla Memoria.