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Cominciò a predicare

"Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea". L'evangelista sembra voler sottolineare che la predicazione di Gesù inizia dopo l'arresto di Giovanni. Con il Battista in carcere, la voce della giustizia non si udiva più e il deserto tornava ad essere deserto, luogo senza vita e senza parole. Gesù non si rassegnò al silenzio imposto da Erode; non voleva che gli uomini restassero in balia di una religione ritualista ed esteriore oppure cadessero sotto il giogo della violenza che nasceva dal deserto di vita e dal silenzio di parole vere. Prese l'iniziativa e cominciò a parlare, non più in Giudea, come Giovanni, ma nella Galilea, una regione periferica. È a dire che se c'è da scegliere un luogo da cui partire per annunciare il Vangelo, dev'essere il luogo periferico, marginale, escluso, disprezzato, povero. Nella "Galilea delle genti" si sente risuonare per la prima volta il Vangelo, la buona notizia. Qui, dove pagani ed emarginati si mescolavano, Gesù comincia a dire: "Il tempo è compiuto". Sono finiti cioè i giorni della violenza, dell'odio, dell'abbandono. La storia subisce una svolta: "Il regno di Dio è vicino". È giunto il regno dell'amore, del perdono, della salvezza. Quello che era accaduto a Ninive con la predicazione di Giona ora si realizzava in pienezza e per il mondo intero sulle rive del mare di Galilea. Ninive, capitale assira e "città molto grande, di tre giornate di cammino", è l'emblema di ogni città, anche delle grandi città contemporanee ove la corruzione degli uomini spinge verso la distruzione. Il Signore costrinse allora Giona a percorrerla predicando a tutti la conversione dai peccati. Al termine della predicazione, scrive il profeta, "i cittadini di Ninive credettero a Dio... e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece". "Ora c'è qui più di Giona" (Mt 12, 41), afferma il Vangelo. Gesù non è solo un profeta, è Dio stesso che ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini. E inizia a parlare: "Convertitevi". Gesù lo ripete anche sulla riva del lago di Tiberiade a Simone e Andrea, mentre sono intenti a gettare le reti; e continuando il cammino lo propone ad altri due fratelli, Giacomo e Giovanni, anch'essi occupati a riassettare le reti per la pesca. Sono modesti lavoratori, eppure proprio a loro affida un destino straordinario: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". Gesù propone loro, forse nell'unico linguaggio che possono intendere, una nuova prospettiva di vita; una vita non più ripiegata nella pesca di sempre, con le reti abituali e i tempi già scanditi, bensì un'esistenza immersa in un nuovo mare, quello della storia, tesi a "pescare" gli uomini dalle acque agitate del mondo per condurli verso la salvezza. Per i quattro pescatori iniziava un nuovo tempo, una nuova storia, una nuova compagnia. Il Signore torna mentre ognuno di noi è ripiegato a riassettare le proprie reti, travolto dai dolori e dalle fatiche di sempre. Se apriamo il cuore sentiamo anche noi lo stesso invito di allora: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Beati noi se, come i primi discepoli, "subito, lasciate le reti", lo seguiamo. Il regno di Dio iniziava in questo modo, sulle rive del mare di Galilea, e continua lungo la storia con la stessa logica. La parola evangelica percorre le rive delle odierne Galilee cercando uomini e donne disponibili a diventare "pescatori di uomini". Matteo incide oggi le due parole generatrici del messaggio di Gesù: «regno» e «conversione». Il regno: qualcosa che è di Dio, ma che è per gli uomini. Che viene con il fiorire della vita in tutte le sue forme. Il regno di Dio è il mondo come Dio lo vuole, finalmente libero da inganno e da violenza, più bello di tutti i sogni, più intenso di tutte le lacrime di chi visse e morì nella notte per costruirlo.

Conversione: pensare in altra luce. Ma c'è di più: l'animale nasce una volta per tutte, l'uomo invece non è mai nato del tutto, e deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo: gli uomini non finiscono mai di essere pronti (Rainer Maria Rilke). Solo chi ha speranza si converte: la speranza è fame di portare a compimento ciò che abbiamo dentro in forma germinale, è fame di nascere. Di vivere nascendo, venendo a più luce. Gesù cammina lungo il mare di Galilea e guarda. E in Simone vede la Roccia su cui fonderà la sua comunità. Guarda, e in Giovanni indovina il discepolo delle più belle parole d'amore. Un giorno guarderà l'adultera e risveglierà in lei la sposa, amante e fedele. In Nicodemo ridesterà il coraggioso che oserà presentarsi a Pilato a reclamare il corpo del giustiziato. Lo sguardo di Gesù è uno sguardo creatore, è profezia. Mi guarda, e nel mio inverno vede grano che matura, una generosità che non sapevo, una melodia che non udivo, fame di nascere. Poi dice: vieni dietro a me!

Gesù nostra pace, se le nostre labbra si mantengono nel silenzio, il nostro cuore ti ascolta e ti parla. E tu dici a ciascuno: abbandonati con semplicità alla vita dello Spirito Santo, la tua poca fede basterà. Benedici noi, Gesù Cristo, il tuo amore per ciascuno non ci lascerà mai.