di validità ideale Con unità obbiettiva o unità di

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LOGICA E FENOMENOLOGIA (Prolegomeni, XI, §§ 62-72)
Scienza
Unità
antropologica,
storica,
psicologica,
di validità ideale
Con unità obbiettiva o unità di validità ideale si può intendere o:
a) «il nesso delle cose alle quali si riferiscono i vissuti (reali o possibili) del pensiero»;
oppure
b) «il nesso delle verità, nel quale l’unità delle cose acquista validità oggettiva in ciò che
essa è» (I, 235-236).
Essere in sé
Verità in sé
conoscenza
→ Se uno «stato di cose si trova effettivamente di fronte ai nostri occhi e non solo
presuntivamente, ed in esso l’oggetto stesso in ciò che esso è, cioè esattamente così e
non altrimenti, […] come portatore di queste proprietà, come membro di queste
relazioni, ecc., […] allora esso non è solo in generale inteso (giudicato), ma conosciuto;
oppure:
esso è in questo modo verità divenuta attuale, singolarizzata nel vissuto del giudizio
evidente» (I, 237).
→ Se invece, «riflettiamo su questa singolarizzazione [sulla conoscenza così come è
compiuta in un giudizio evidente effettivamente realizzato] e compiamo l’astrazione
ideante, invece di quell’oggettualità diventa oggetto appreso la verità stessa. In questo
caso apprendiamo perciò la verità come correlato ideale del fuggevole atto conoscitivo
soggettivo, nella sua unità, di fronte alla molteplicità illimitata dei possibili atti di
conoscenza degli individui conoscenti» (ibid.).
Es.:
Giudizio 1:
«Il cielo, carico di nubi, ha un colore tra l’azzurro e il grigio»
1
[non sto semplicemente pensando ad un qualche oggetto, di nome “cielo”, e al modo in
cui potrebbe essere colorato; ma esprimo un giudizio “percettivo” sul cielo che ora sto
guardando, sul suo colore, sul modo in cui mi appare].
Giudizio 2:
├ Mi metto nei panni di Alexander von
Humboldt, durante una delle sue spedizioni e,
guardando alla stessa porzione di cielo, affermo:
«Al mio cianometro questo cielo corrisponde
alla tonalità “3”».
[Il giudizio “percettivo” è divenuto espressione
della conoscenza “empirica” di un naturalista,
dotato, nella sua esplorazione di un metro].
Giudizio 3:
├ Durante una lezione di fisica ottica, si
potrebbe sentire affermare, guardando alla
medesima porzione di cielo: «Il cielo, che guardate dalle finestre, vi appare di questo
colore per effetto della rifrazione della luce solare».
[Il giudizio “empirico” del naturalista ha acquisito ulteriore esattezza passando
dall’ausilio di un metro all’individuazione di una causa].
Benché così diversi i giudizi 1), 2), 3) sono tutti espressioni di conoscenze su stati di
cose; in nessuno di essi è stato messo a tema il nesso ideale di verità.
Questi esempi servono a mostrare che la riflessione sulla validità-verità e l’esattezza sono
indipendenti.
In ciascuno di questi casi, posso riflettere sul giudizio compiuto, e quindi posso astrarre
dallo stato di cose e giungere all’essenza ideale che in esso vale: l’essere così e così del cielo
nella sua verità.
«La conoscenza scientifica è come tale conoscenza a partire dal fondamento. Conoscere il
fondamento di qualcosa significa comprendere con evidenza la necessità del suo essere
in questo o in quel modo» (I, 238).
Necessità
Verità
inclusione in un contesto (necessità empirica: causalità)
inclusione in una legge (necessità essenziale: non poter essere-altrimenti
Individuali: singolarità individuali → esistenze → accidentalità →
circostanze/contesto/connessioni
Generali: possibilità → legalità → leggi fondamentali
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«L’unità sistematica della totalità idealmente chiusa di leggi che si basano su un’unica
legalità fondamentale come loro ultimo fondamento e che derivano da tale fondamento
mediante riduzione sistematica, è l’unità della teoria sistematicamente compiuta» (I, 239)
L’Unità (o principio unificatore) può essere: a) essenziale: «l’unità essenziale delle verità
della scienza è un’unità di spiegazione» (I,
240): unità teoretica, fondativa, omogenea*;
b) extra-essenziale: l’unità della cosa, il suo
genere empirico, il genere oggettuale di
fatto.
In virtù di ciò ci sono diversi tipi di scienza:
a) Scienze astratte, nomologiche, esplicative;
b) Scienze pratiche, normative;
c) Scienze concrete, ontologiche, descrittive (I, 240-241).
«La teoria consiste di verità e la forma della loro connessione è la forma deduttiva» (I,
243).
Unità deduttiva in generale↔Generalità ideale della legge (I, 246)
Le condizioni ideali della possibilità della conoscenza sono:
a) noetiche, «si fondano cioè nell’idea della conoscenza come tale, e precisamente a
priori»
b) puramente logiche, «cioè si fondano puramente nel “contenuto” della conoscenza» (I,
243).
Laddove si debba portare «alla massima chiarezza tutti i rapporti in questione, sembra
opportuno considerare le condizioni logiche anzitutto anche come condizioni della
conoscenza, per conferire poi ad esse un riferimento diretto alla teoria stessa. [Ed
accanto a queste due condizioni bisogna tener conto] anche delle condizioni
gnoseologiche empirico-soggettive» (nota aggiunta in B, I, 263)
Le leggi fondamentali ed essenziali che determinano l’unità della scienza quindi «si
fondano puramente nel contenuto della conoscenza, cioè nei concetti categoriali ai quali
esso [scilicet: il contenuto della conoscenza] sottostà, e […] sono così astratte da non
contenere più nulla che concerna la conoscenza come atto di un soggetto conoscente» (I,
245).
Per teoria, per verità, per legge, ecc. intendiamo «un certo contenuto ideale di conoscenza
possibile [così che] alla molteplicità di atti conoscitivi individualmente singolari che
hanno il medesimo contenuto corrisponde una sola verità, appunto come contenuto
idealmente identico» (ibid.).
*
Omogenee o caratterizzate da omogeneità sono le leggi fondamentali o i principi esplicativi: ovvero:
non già uniformi, ma “generati” dalla medesima origine.
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Concetto (definizione reale) → possibilità → validità → essenzialità ← oggetto
«La giustificazione logica di un concetto, cioè la giustificazione della sua possibilità
ideale, si effettua regredendo alla sua essenza intuitiva o [a quella] deducibile [da una
qualche intuizione]» (I, 247)
Regresso all’essenza (intuitiva/deducibile) della forma
Comprensione evidente dell’essenza/presentificazione intuitiva dell’essenza in
un’ideazione adeguata: regresso all’origine fenomenologica (I, 249)
→ Continua riflessione “critico-conoscitiva” (I, 258)
La logica come teoria della scienza è «in senso profondo teoria delle teorie: scienza delle
scienze» (ibid.).
Compito della logica pura è indagare:
1) I concetti primitivi («che “rendono possibile” il nesso della conoscenza dal
punto di vista oggettivo») e concetti di concetti:
a) Forme connettive elementari (connessione disgiuntiva, ipotetica, congiuntiva,
ecc.) → leggi di complicazione (sinossi);
b) Categorie di significato (categorie oggettuali pure o formali)
2) Le leggi che riguardano:
a) «le forme possibili della complicazione e della ristrutturazione modificante
delle unità teoretiche in esse comprese» e
b) La validità obbiettiva delle forme costruttive risultanti; ovvero
b.1) la verità e la falsità dei significati in generale;
b. 2) l’essere e il non-essere degli oggetti in generale (I, 248-250).
3) Le specie (forme) essenziali delle teorie e delle leggi relazionali corrispondenti (scienza della
teoria)
3.1) leggi di trasformazione e di deduzione.
[La logica pura nella sua forma compiuta si presenta nel modo che segue:
a) Sistema di tutte le forme possibili (dottrina delle forme: morfologia pura dei
significati o grammatica logica)←analitica formale: «la mera possibilità dei giudizi in
quanto giudizi» (Logica formale e trascendentale [1929], ed. it. p. 67);
b) Sistema di tutte le forme compossibili (dottrina delle conseguenze)←sillogistica
(teoria dei sistemi deduttivi)// non-contraddizione e consequenzialità: «le forme
possibili dei giudizi veri» (ivi, p. 69);
c) Sistema di tutte le forme di verità possibili (dottrina della verità) ← apofantica
formale: dottrina del senso e logica della verità (ivi, pp. 119-sgg.).
→ ontologia formale (qualcosa in generale e stati di cose in generale).
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Non è possibile trovare un corrispondenza uno-a-uno tra la formulazione dei Prolegomeni
e quella di Logica formale e trascendentale, perché
a) Al punto 1 a) e b) e 2 a) si sovrappongono morfologia pura e sillogistica;
b) Il punto 3) non ha alcuna effettiva corrispondenza, se non derivata (si veda
sillogistica o teoria della consequenzialità, oppure la teoria delle varietà);
c) La dottrina della verità e della connessa evidenza mutano profondamente e con
essa il concetto stesso di fondazione e giustificazione.
Tuttavia, ciò che resta immutata è la bilateralità del punto 2 b) e 2.b.1/2.b.2, ovvero
quella tra apofantica e ontologia formali].
«La logica pura abbraccia in modo generalissimo le condizioni ideali della possibilità della
scienza in generale» (I, 259).
In questo senso, la logica pura è una dottrina pura della varietà definita in generale:
a) Forma del campo;
b) Forma della teoria (I, 253-256).
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