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n° 378 - gennaio 2017
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Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Edificio L - Strada 6 - Centro Direzionale Milanofiori
I-20089 Rozzano (Milan, Italy) www.fondazione-menarini.it
Il linguaggio
maya ispirato
alla bellezza
Il corpo, animale o umano,
è il soggetto privilegiato
da una cultura che costruisce
sulla natura e sull’estetica
i fondamenti per rapportarsi
con il mondo e rappresentare
la propria realtà
Incensiere di Kukulcán, Mayapán, Yucatán, INAH
Museo Nacional de Historia, Castillo de Chapultepec. Ciudad de México
Uno degli elementi che maggiormente
si incontrano nelle raffigurazioni
maya è il corpo, sia umano sia animale;
la costanza della sua rappresentazione
nei reperti archeologici consultabili
ne mostra l’interesse e un vero e
proprio modo di concepire il mondo
e la società di un popolo nei circa
duemila anni della sua storia. Dall’osservazione di questi manufatti risulta chiaro come i Maya coltivassero
un preciso atteggiamento “estetico”
nei confronti del mondo, in ogni
realtà temporale o geografica considerabile, visto che ogni città e ogni
periodo ha mantenuto intatta questa
caratteristica. Attraverso l’osservazione
della bellezza, sembra proprio che
l’antico popolo mesoamericano abbia
trovato una propria maniera per rapportarsi all’ambiente naturale e riprodurre la propria realtà sociale.
Anche le architetture sono ricche di
raffigurazioni di questo tipo: stele,
altari, facciate e sommità riportano
le effigi dei governanti che ne avevano
ordinata la costruzione, accanto ai
quali, però, troviamo anche gli antenati, i membri delle corti, le divinità
e tutta una serie di esseri fantastici
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Maschera funeraria, Periodo Classico - Centro
INAH Quintana Roo. Chetumal, Quintana Roo
nati dalla fusione di uomini e animali.
Così i templi, gli stili, le funzioni, offrono una visione sui valori estetici
dell’arte maya, concentrati sul corpo
che, idealizzato, rivela l’armonia dell’idea cosmogonica e la precisa concezione dei modelli di bellezza e dell’uomo; una nozione estetica che si
è andata strutturando seguendo un
preciso modo di interagire con l’ambiente.
Per avvicinarsi a questa arte è necessario
comprendere come ogni opera nasconda un artista che, a sua volta, ha
utilizzato conoscenze e abilità personali
per esprimere un concetto e un’intenzione, e per trasmettere un messaggio durevole nella storia. La difficoltà
quindi, sta nel recuperare il significato
originale che con il passare del tempo
si è modificato fino a perdersi; bisogna
fare riferimento a un’analisi delle
strutture che compongono le opere
per una lettura minuziosa e per giungere a un significato che probabilmente
non sarà uguale a quello della prima
impressione. Certi messaggi, infatti,
non possiedono solo un carattere religioso, ma, al tempo stesso, contenuti
politici e sociali che devono essere
presi in considerazione.
Da ottobre scorso è possibile approfondire la conoscenza della lontana
civiltà Maya, grazie a un’inedita esposizione – Maya. Il linguaggio della
bellezza – in corso fino al 5 marzo
presso il Palazzo della Gran Guardia
a Verona, che ne sta svelando alcuni
misteri. Per la prima volta, nella sede
veronese è, infatti, affrontato il tema
della cultura di questo antico popolo,
operazione svolta proprio attraverso
le parole degli stessi Maya, in una lettura eccezionale resa possibile dalla
decifrazione della loro scrittura. Sono
esposti i risultati delle ultime ricerche
scientifiche che consentono di leggere
direttamente i loro testi, dai segreti
del Conto Lungo alle note profezie.
Allo stesso tempo la mostra offre un
nuovo punto di vista sull’attività artistica individuando maestri, scuole
e stili, sì da poter approcciare le opere
da un punto di vista storico-artistico
oltre che archeologico.
Attraverso veri e propri capolavori è
possibile ripercorrere i tre grandi periodi – preclassico, classico e postclassico – che dal 2000 a.C. al 1542 d.C.
hanno visto fiorire questo popolo.
Sculture, oggetti d’uso comune, urne
funerarie, maschere, insieme con altri
importanti reperti, suddivisi in quattro
sezioni tematiche ci avvicinano a quel
mondo tanto lontano. Il corpo come
tela, Il corpo rivestito, La controparte
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animale, I corpi delle divinità, sono i
capitoli che con circa trecento pezzi
provenienti da cinque Paesi testimoniano ed esplorano le espressioni artistiche della scultura preispanica;
una ricostruzione di circa duemila
anni di storia attraverso le idee di bellezza – e bruttezza – frutto del modo
di concepire il mondo e di una società
in costante evoluzione.
Tanto attenti all’estetica, i Maya ornavano il corpo con interventi temporanei o permanenti, come pitture
corporali, elaborate pettinature, cicatrici, tatuaggi o decorazioni dentali:
trasformazioni che, cambiando
l’aspetto delle persone, esprimevano
i paradigmi della bellezza diventando
espressione visibile di identità culturale
e appartenenza sociale.
Il corpo trattato come una tela pittorica
quindi, e allo stesso tempo vestito e
agghindato con diversi tipi di indumenti e accessori, manifestazioni di
un preciso sistema sociale e ideologico.
Nonostante sembri esprimersi nell’effimero, l’abbigliamento è un autentico linguaggio, con tanto di vocabolario e grammatica, che va a toccare elementi essenziali e basilari: attraverso il vestiario, infatti, è possibile
raccontare una serie di aspetti che riguardano la personalità e la cultura,
la condizione sociale, professione,
provenienza e perfino lo stato d’animo.
L’arte maya è essenzialmente naturalistica e privilegia l’uso di figure
umane, animali e vegetali; a un’analisi
più attenta, tuttavia, si può osservare
che l’enorme varietà delle immagini,
con personaggi che assumono le caratteristiche di altri mescolandosi a
esseri di diversa natura – pure soprannaturali –, sia conseguente alla complessa visione del mondo sviluppata,
che include e interpreta anche esseri
fantastici. I signori divini trovano
così i loro alter ego in animali imponenti ed eleganti come il giaguaro, il
più temuto predatore della foresta,
o pescando in un più ampio bestiario
che comprende pipistrelli, scimmie,
tartarughe, serpenti, farfalle e altrettanti
tipi di uccelli e pesci occupanti ruoli
di rilievo nel quotidiano e nel loro
concetto di esistenza.
Nel repertorio delle immagini a tutt’oggi conosciuto, gli animali si trovano
quasi ovunque e sono rappresentati
nella loro forma naturale o sotto quella
di esseri immaginari con caratteristiche
di una o più specie. Si tratta del prodotto di un popolo che conosce profondamente il proprio ambiente e
che consapevolmente sceglie e privilegia
alcuni esseri inserendoli nell’immaginario cosmogonico, ed è forse per
lo stesso motivo che talvolta raffigura
determinate specie con atteggiamenti
umani e viceversa in un’intensa e inesauribile reciprocità. Certe caratteristiche fisiche erano mescolate proprio
per sommare le diverse e peculiari
capacità consolidando una nuova
condizione soprannaturale.
Gli animali acquistano posizioni di
prestigio nel simbolismo religioso
perché dotati di capacità diverse e
superiori a quelle degli uomini, come
una vista acuta, l’abilità al volo o
quella di sopravvivere sott’acqua:
sono individuati come simboli e incarnazioni di energie divine che entrano in contatto con le genti e diventano esseri impregnati di sacralità.
Da questo principio prendono forma
le sembianze di molte divinità cui era
attribuita l’origine dell’espressione
materiale e spirituale di tutto l’esistente
o dei fenomeni naturali che più spaventavano. Un pantheon incredibilmente complesso che comprende
esseri con caratteristiche contrapposte,
allo stesso tempo maschili e femminili,
Chac Mool, Chichén Itzá, Yucatán
INAH . Museo Regional de Antropología, Palacio
Cantón. Mérida, Yucatán
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giovani e vecchie, animali e umane,
creative e distruttive come la natura
cui si ispirano: un fiorire di divinità
composite, frutto della sovrapposizione
di numi diversi.
francesca bardi
Volto di anziano, Toniná, Chiapas INAH. Museo
de Sitio de Toniná. Ocosingo, Chiapas