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Venerdì 27 Gennaio 2017
PRIMO PIANO
Visto che il premio di maggioranza (che scatta oltre il 40%) non andrà alle coalizioni
Nascono partitoni raccogli tutto
L’unico movimento senza estranei sarà quello di Grillo
DI
MARCO BERTONCINI
R
esta il premio di maggioranza alla lista
che superi il 40% dei
voti validi nell’unico
turno.
Attenzione: la lista, non la
coalizione, come era fino alla
repentina e mai chiarita accettazione, da parte di Silvio
Berlusconi, della proposta
avanzata da Matteo Renzi,
in pieno patto del Nazareno.
La lista, però, non il partito.
Significa che sotto il medesimo simbolo potranno presentarsi più partiti.
Il Pd ha già sperimentato l’accoglienza, sotto il
proprio contrassegno, di al-
Beppe Grillo
tre formazioni ospitate con
l’inserimento di candidati
in ottima, buona o pessima
posizione. Avvenne con i radicali nel 2008, con i socialisti nel 2013.
Adesso si prospetta un
listone, che metterebbe insieme ancora una volta i
socialisti, poi personaggi e
gruppi del nascente Campo progressista promosso
da Giuliano Pisapia, e,
insieme, centristi, segnatamente quelli capeggiati da
Angelino Alfano.
L’obiettivo è scontato: presentarsi con una vocazione
maggioritaria, far apparire
uno scontro con i grillini
anche loro potenzialmente
aspiranti al 40% e introitare frange di elettori di
centro-destra timorosi per
un’affermazione dei cinque
stelle.
Ovviamente il discorso è
soltanto all’inizio e nessuno
si nasconde le difficoltà esistenti, quali l’ingresso dei
centristi, quello, contemporaneo, delle sinistre, l’uso di
un contrassegno diverso da
quello del solo Pd.
Già se ne discute pure
sul versante opposto. Soprattutto da destra si rileva
che un listone Lega-Fi-Fd’It,
accreditato dai sondaggi oltre il 30%, potrebbe ambire
a raggiungere il 40% e conquistare così il governo.
Lo stesso Cav sostenne
più volte tale ipotesi.
Fra l’altro si rimarca che,
essendo gli elettori da quasi
un quarto di secolo a ragionare in termini di partito
che vada al governo (nazionale o locale) e non più di
fiducia nella propria forma-
zione anche se destinata a
restare in minoranza, presentarsi senza alcuna speranza di
vittoria significherebbe limitare
la capacità di attrazione sugli
elettori.
È il fenomeno del voto utile.
Anche qui, è chiaro, le difficoltà
politiche sono rilevanti, aggravate dalle incertezze di Berlusconi.
Nel terzo polo, ossia in
casa pentastellata, ovviamente non si pone alcuna ipotesi del genere. Il M5s andrà
da solo, identificando la lista
col movimento. Non vuole alleati, neanche sotto il proprio
contrassegno. Assicura che
resterà da solo pure ultimati gli scrutini. Questa, però, è
una promessa che soltanto la
realtà del dopo voto potrà
confermare.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA - PIERLUIGI MAGNASCHI
più egemone, sono state zitte. Hanno
taciuto, non so se per pigrizia, per
incapacità di capire il nuovo, per
quieto vivere o perché non è facile
mettersi contro corti di generali che
dalla Nato traggono un sacco di
benefici e non sono disposti a rinunciarci facilmente. La Nato, fino al
crollo del Muro di Berlino, ha svolto
un’attività efficace proteggendo efficacemente la vecchia Europa occidentale dalla reale (e non supposta)
minaccia sovietica. Essa è nata proprio per tener testa alla minaccia di
Mosca. E, in quella fase, la Nato è
stato un strumento prezioso. Ma, col
venire meno del pericolo sovietico,
anche la Nato doveva cambiare e
quanto meno considerevolmente
ridursi.
E invece, come tutti gli organismi burocratici (basti
pensare al Cnel, nel suo
piccolo) la Nato è sopravvissuta ai suoi scopi.
Laurence Peter, nel
suo famoso libro Il principio di Peter sulle devastazioni della burocrazia
in tutto il mondo, aveva
descritto la paradossale
vicenda degli uffici
amministrativi della Vw
in Germania subito dopo
la fine della Seconda
guerra mondiale. In quel
tempo, le fabbriche Vw,
che erano state giudicate
dall’aviazione militare
alleata come obiettivo
strategico, erano state
letteralmente rase al
solo. Gli uffici amministrativi della Vw, che sorgevano lontano degli stabilimenti, erano però
rimasti intatti. Per cui, mentre la Vw
devastata non riusciva a produrre
nemmeno un’automobile, i suoi uffici amministrativi lavoravano a pieno
ritmo perché, come diceva Peter,
bastano 100 impiegati, con le relazioni burocratiche fra di loro, per
determinare la loro piena occupazione indipendentemente dall’oggetto
economico della loro attività.
Con il crollo del Muro di Berlino
era l’Europa (e non oggi, Trump) che
avrebbe dovuto impostare il nuovo
discorso sulla difesa continentale,
impostandolo sulla tendenziale
costruzione di una forza militare
unita che invece, non solo non è stata costruita, ma nemmeno pensata,
dopo il siluramento dalla Comunità
europea della Difesa (Ced) voluta da
Charles De Gaulle il 30 agosto 1954.
Infatti le forze armate dei vari paesi
europei, non solo non si sono unite,
ma non si sono nemmeno coordinate
e quindi, oggi, hanno attrezzature e
armi che spesso non sono compatibili fra di loro. Le forze armate dei
paesi europei sono state costruite
come se esistesse ancora l’ipotesi di
una guerra fra i paesi europei e non
una necessità di proiezione su vasta
scala della forza di difesa comunitaria in altre parti del mondo.
In questo vuoto di progettazione
comune e di pianificazione militare
su scala continentale, la Nato, a guida sostanzialmente americana, ha
continuato a prosperare. E siccome
un ente pubblico diventato inutile,
oltre a sprecare le risorse di tutti, al
massimo produce delle norme che
infastidiscono i cittadini, se è inuti-
Vignetta di Claudio Cadei
le un organismo militare immenso
come la Nato, questo, prima o poi, si
inventa le ragioni di tensione, anche
se non finiranno in un conflitto vero
e proprio. Da qui, ad esempio, l’invenzione della Russia così com’è
oggi, descritta come un’entità minacciosa anche se, nel frattempo, il pil
russo è regredito a livello di quello
italiano. E con queste mini risorse
alle spalle, la Russia, oggi, ha poco
da minacciare.
La Nato, per giustificare la sua
esistenza, ha promosso, ad esempio,
l’ingiustificato attacco alla Libia di
Gheddafi, violando impunemente
persino i suoi precisi obblighi istituzionali che, all’articolo 5, impongono
la sua risposta militare immediata
solo nel caso in cui un paese esterno
alla Nato attacchi un paese appartenente alla Nato. Ma nel caso della
Libia, Gheddafi non aveva attaccato
assolutamente nessun paese Nato, e
quindi, in questo caso, l’intervento
militare Nato era completamente
illegittimo. Questo intervento illegittimo, nel caso dell’Italia, ha inoltre
provocato il venire meno della diga
libica e quindi ha finito per far riversare sulle nostre coste un’incontenibile alluvione di immigrati. Questi
ultimi inoltre non sono nemmeno più
accolti dai paesi (Francia e Regno
Unito) che, assieme alla Nato, in un
comune disegno criminoso, hanno
abbattuto il governo di Gheddafi e
seminato il caos in Libia.
Lo stesso copione (per fortuna
sventato da Vladimir Putin) si
stava ripetendo in Siria dove, su istigazione di Obama (e con la connivenza delle solite Francia e Inghilterra),
la Nato stava dichiarando guerra
alla Siria, creando così,
addirittura, le basi per
la creazione di un Califfato islamico di tagliagole che, se si fosse realizzato, avrebbe dato
una base statuale al
terrorismo islamico (e
per di più su terreni
imbevuti di petrolio).
Per concludere, allo
stato attuale, la Nato
è un organismo militare pericoloso (per gli
europei) che deve essere rapidamente ridimensionato. E ciò, non
per motivi economici,
come dice Trump, che
peraltro ha ragione, dal
suo punto di vista. Ma
per motivi politici perché oggi, la
Nato, così come essa è configurata e
gestita è, oggettivamente, uno strumento di colonizzazione dell’Europa
da parte degli Stati Uniti, come se
fossimo ancora ai tempi del piano
Marshall. Ma la sostituzione della
Nato deve accompagnarsi a un’assunzione di responsabilità militare e di
politica estera dell’Europa di cui,
purtroppo, non si vedono i segnali
premonitori. Con la sola Mogherini,
non si va certamente molto lontano.
Anzi, si regredisce. E, d’altra parte,
tutti i politici europei sono interessati solo alle loro elezioni domestiche
per poter pensare a un disegno continentale. La crisi europea non è prodotta da Trump (e dalla sue più
recenti proposizioni) ma dall’Europa
che esiste sempre meno. Ed è sempre
meno interessata a esistere.
Pierluigi Magnaschi
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