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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Giovedì 26 Gennaio 2017
ExxonMobil e Noble Energy hanno ottenuto licenze in Texas e in Nuovo Messico
Altro boom del petrolio di scisto
La produzione americana è destinata a crescere ancora
DI
i meno costosi da sfruttare a
40 dollari al barile. Con questo investimento la prima
compagnia petrolifera mondiale per capitalizzazione in
borsa aumenterà le proprie
riserve di 6 miliardi di barili di petrolio equivalente.
Questa è la sua più grossa
operazione dall’acquisizione,
nel 2009, dello specialista di
gas di scisto Xto per 41 miliardi di dollari (38,1 miliardi di euro).
ANGELICA RATTI
N
egli Stati Uniti sono
ripartiti gli investimenti nel petrolio di
scisto. ExxonMobil e
Nobel Energy hanno acquisito delle licenze in Texas
e Nuovo Messico, due stati
dove ormai c’è la corsa all’oro
nero. Le grandi compagnie
hanno rilanciato la produzione di shale oil tornato a essere redditizio con i prezzi del
petrolio americano risalito
negli ultimi due mesi sopra i
50 dollari al barile, dopo due
anni di vacche magre con
una scarsa produzione. La
soglia minima di redditività
dell’investimento è intorno
ai 45 dollari al barile.
ExxonMobil ha annunciato di aver acquisito
dalla famiglia texana Bass
delle compagnie operanti
nello stato ricco di petrolio
per un totale di 6,6 miliardi di dollari (6,2 miliardi
di euro). E la prima grande
operazione di Darren Wood,
presidente e direttore gene-
Piattaforma per le perforazioni
di un giacimento di shale oil in Texas
rale del gruppo dopo la nomina del suo predecessore,
Rex Tillerson alla guida
del dipartimento di Stato.
Nel 2016 le compagnie
americane indipendenti
hanno investito 61 miliardi di dollari (56,8 miliardi
di euro), il doppio rispetto
all’anno precedente. E il
bacino permien (con le sue
stratificazioni rocciose dove
si può estrarre lo shale oil)
rappresenta quasi il 40% di
questa somma. In questa
zona il numero delle piattaforme con gli impianti di
perforazione è passato da
132 di aprile a 268 di oggi
secondo quanto ha pubblicato Le Monde. Questo bacino è
di gran lunga il più promettente e certi giacimenti sono
Noble Energy ha annunciato l’acquisizione
di un piccolo concorrente
per 3,2 miliardi (2,9 miliardi di euro). E comunque
sono stati annunciati investimenti per 10 miliardi
(9,3 miliardi di euro) in due
giorni nel bacino permien,
all’incirca 25mila-30 mila
dollari «23mila-28 mila euro)
l’acro (4.046 metri quadrati)
il prezzo di acquisto dei terreni e di permessi, che sono
piuttosto elevati anche se
inferiori ai 50 mila dollari
(46,5 mila euro) raggiunti
da certe zone nel 2016.
La formazione geologica
del bacino premien rende
particolarmente attrattiva
questa area per i suoi giacimenti, tanto che alcuni oleodotti sono già presenti.
Tuttavia l’aumento dei
barili di petrolio americano sul mercato rischia di
provocare un effetto depressivo sui prezzi. Dopo l’accordo di riduzione della produzione raggiunto a Vienna a
fine 2016 in seno all’Opec, il
barile di altri produttori ha
guadagnato il 20%.
La produzione americana
e quella di altri paesi vogliono aumentare e mettere
di nuovo sotto pressione i
bassi prezzi. La previsione
dell’Agenzia internazionale
dell’energia è che si possa
entrare in un nuovo periodo
di grande volatilità. Il ministro saudita del petrolio
è convinto che il risveglio
della produzione americana
di petrolio potrà rispondere alla crescita prevista dei
consumi.
© Riproduzione riservata
DURATA VENTENNALE E RENDIMENTO DELL’1,74%. IL PAESE VUOLE ESSERE IL RIFERIMENTO PER LA FINANZA VERDE
Francia, a ruba i 7 miliardi di green bond. Finanzieranno
progetti per nuove tecnologie solari e il risparmio energetico
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
A
ll’Aft, Agence France Trésor,
che è l’equivalente della
nostra Direzione generale
del debito pubblico guidata
dalla bravissima Maria Cannata,
hanno stappato le bottiglie di champagne.
Il primo collocamento dei primi green bond, che qui si chiamano Oat, obligations assimilable du
Trésor, obbligazioni di lunga durata
emesse dalla Repubblica francese
per finanziare progetti di sviluppo
eco-compatibili, per esempio un sistema satellitare per il controllo del
riscaldamento degli oceani oppure
un sistema per la conservazione
dell’energia in edilizia o, ancora,
ricerche per nuove tecnologie solari, sono stati un successo che «a
dépassé toutes nos espérances», che
ha superato tutte le attese, come ha
dichiarato felice il direttore dell’Aft,
Anthony Requin, un tipo che per il
lavoro che fa, la gestione del debito
pubblico in un Paese che si sta avvicinando pericolosamente al 100%
del rapporto debito-pil, non si lascia
mai andare all’entusiasmo.
Non solo sono stati collocati
in pochi minuti tutti i sette miliardi dell’emissione, (nonostante la
duration di 22 anni seppure con un
rendimento, l’1,74%, appena superiore all’1,60% garantito dai bond
ventennali), ma l’ammontare delle
richieste, da parte dei principali operatori istituzionali, ha superato di
tre volte l’offerta fino ad arrivare a
23 miliardi di prenotazioni.
«È il segnale che ci aspettavamo»
fa sapere il ministro dell’economia
Michel Sapin che non sottovaluta
l’impatto politico di un’iniziativa che
colloca la Francia tra i protagonisti
di questo nuovo mercato finanziario,
il mercato dei green bond
che punta a indirizzare
le risorse verso progetti
di sviluppo al servizio
dell’ambiente.
Oggi su questo mercato, che vale circa
170 miliardi di dollari
(158,3 miliardi di euro)
(non sono tanti, ma siamo solo all’inizio), il player più importante, con
90 miliardi di dollari di
emissioni, è la Cina, uno
dei paesi più inquinati
al mondo ma che, con la
nuova dirigenza Xi Jinping, ha preso coscienza del fenomeno e ha promesso solennemente di impegnarsi
a ridurre i suoi scarichi industriali
proprio qui a Parigi, in occasione
della Cop21 l’anno scorso, sotto gli
occhi della ministra dell’ambiente
Ségolène Royal. Che, infatti, si
compiace anche lei per il successo
delle obbligazioni francesi.
Sette miliardi di bond a 22
anni collocati in poche ore, è il
commento di Felix Orsini, respon-
sabile della gestione dei debiti sovrani di Société Générale, sono la prova
di una sensibilità degli operatori, e
quindi del mercato, semplicemente
impensabile fino a qualche anno fa.
Al punto che, per la prima volta
nella sua storia, l’Aft, l’agenzia del
Tesoro, ha fatto trapelare, ufficiosamente, i nomi dei principali sottoscrittori. Quasi a dargli una patente
Michel Sapin
di buona condotta ecologico-finanziaria. Nell’elenco ci sono: Axa, la più
grande compagnia d’assicurazione
al mondo (quella che punterebbe anche al controllo delle Generali, ed è
notizia di questi giorni), Amundi, il
gigante francese del risparmio gestito (che ha appena rilevato Pioneer
da Unicredit), il colosso americano
del private equity Blackrock e alcuni
fondi pensione del settore pubblico
francese come l’Erafp per i dipendenti dei trasporti e il fondo complementare Ircantec.
Ma c’è anche, ed è una bella
sorpresa, il Wwf France che si considera, come ha fatto sapere il suo
direttore generale Pascal Canfin,
una sorta di controllore politico di
tutta l’operazione o, se si vuole, il garante che questi primi sette miliardi
raccolti dallo Stato servano davvero
a finanziare progetti efficaci di tutela
ambientale (anche se nei documenti
che accompagnano l’emissione già
si spiega che tutti i progetti saranno validati da un soggetto indipendente come Vigeo Eiris, una società
internazionale che valuta l’impatto
ambientale).
Entrando nel dettaglio, si tratta di una parte significativa di
alcuni progetti verdi già inseriti nei
budget dei ministeri dell’ambiente
e delle finanze per circa 11 miliardi
di euro e che avrebbero potuto essere finanziati abbastanza facilmente
con gli strumenti tradizionali del
bilancio pubblico senza ricorrere
all’emissione di obbligazioni verdi,
cioè al debito.
«Ma se lo Stato l’ha fatto», spiega
Pierre Blandin responsabile della
direzione debiti sovrani del Crédit
Agricole, che ha collaborato con il
tesoro per l’emissione dei green
bond, «è perché ha voluto lanciare
un messaggio preciso a tutti i paesi
che si sono impegnati alla Cop21». E
il messaggio è che la Francia vuole
diventare la piazza di riferimento
della finanza verde nel mondo.
@pippocorsentino
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