Dare un nome alle cose

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Dare un nome alle cose
Il racconto di un’esperienza didattica
Serena Buonfiglio, Angelo Pinto
Gli autori, due insegnanti di scuola secondaria, narrano un originale percorso didattico
per fare apprendere a scrivere 39 alunni undicenni, appartenenti a un mondo culturale semi-agricolo del Sud, seguendo due direttrici “Leggere per leggere” e “Leggere per
scrivere”, e non trascurando, nel contempo, la valenza didattica dell’ascolto. I principi di
gradualità e di significanza guidano l’itinerario attrezzato di strumenti: schede funzionali,
esercizi calibrati, riscontri valutativi.
Parole chiave: esperienza degli alunni, strategie di facilitazione, esercizi.
Authors, two secondary school teachers, narrate an original educational path created to
make students learn to write 39 eleven years old, belonging to a semi-agricultural South
cultural world, following two lines “Read to learn reading” and “Read to learn writing”
and not neglecting, at the same time, the listening teaching value. The principles of gradualism and significance guides the equipped itinerary tools: functional cards, calibrated
exercises, evaluative feedbacks.
Key words: experience of the pupils, facilitation strategies, exercises.
Received: 25 August 2016; Accepted: 10 October 2016.
«[…] scrivere vuol dire prima di tutto dare un nome alle cose. La scrittura ci forza a scendere nel profondo della realtà per poi uscirne, attribuendole qualcosa di nostro, di assolutamente personale» scrive Dacia Maraini in Amata scrittura (2002). Prima, però, il consiglio che ha
sempre dato è stato quello di “leggere per leggere” (ivi, p. 33), quasi a
intendere che la lettura sia un atto di piacere. Proprio dal suggerimento
della Maraini, scrittrice non per caso ma per amore, è partita l’attività
che ha avuto come protagonisti trentanove ragazzi undicenni, studenQuaderni di didattica della scrittura 26, 2-2016