Canossa, benvenuti nel Borgo fantasma

Download Report

Transcript Canossa, benvenuti nel Borgo fantasma

Reportage da un monumento in pericolo
Canossa, benvenuti nel Borgo fantasma
«Ma la nostra storia non può sparire»
da Canossa (Reggio Emilia)
Cataldo Greco
Si sale gradone dopo gradone, camminando
su sassi e secoli di storia. Negli angoli dove
non batte il sole resiste ancora qualche lingua
bianca della recente nevicata. Si arriva in
cima col fiatone, ma il panorama toglie
ancora di più il respiro. Uno spettacolo su cui
potrebbe calare il sipario. Siamo nel Borgo di
Canossa, gioiello incastonato su una rupe che
domina le valli scavate dal fiume Enza e il
torrente Crostolo, a cavallo delle province di
Reggio Emilia e Parma.
Naso all’insù per tutto il percorso tra i
saliscendi di strade e stradine venendo catturati dal diamante: il castello. Quello che rischia di non
brillare più e chiudere per mancanza di risorse e di personale. Già. Quello proprio appartenente ai
possedimenti di Matilde. Quello millenario, conosciuto da tutto il mondo per l’umiliazione subìta
nel 1077 dall’imperatore Enrico IV costretto a salire qui per
chiedere a Papa Gregorio VII, dopo tre giorni e tre notti in
ginocchio davanti all’ingresso in pieno inverno e dopo
l’intercessione speciale della Contessa più famosa d’Italia: da
qui la famosa espressione «andare a Canossa», di uso corrente
anche nelle altre lingue europee. Un’eresia pensare alla
chiusura. Una sorte di umiliazione per il patrimonio artistico e
storico, potendo parafrasare il famoso detto citato prima nel
Andrea Conti, l’ultimo
rispetto della cultura e della memoria civile per dedurne analisi
ristoratore dell’unico ristorante
di Canossa
e sintesi importanti.
Da un proverbio all’altro come quello che si cita spesso: “un
borgo abitato da tre gatti”. Come, appunto, quelli veri che ci sono ai piedi della salita che conduce
alla rupe. Sommate sette anime che da sempre vi risiedono, si arriva a dieci. Cifra che raddoppia
solo d’estate, con qualche villeggiante che ha qui una seconda casa. Una vera desolazione. Un
castello che, se sarà chiuso, potrebbe diventare il fantasma di se stesso nel paesino abbandonato.
Quest’ultimo, senza il suo grande gioiello, è come perso e che avverta pesantemente la sensazione
dello smarrimento.
I segni del declino che si avvertono sono proprio alle porte. L’unico parcheggio dove poter lasciare
l’auto o gli altri mezzi è sbarrato. Bisogna arrangiarsi, incastrando le macchine in qualche
insenatura lungo la strada. Di fianco all’area c’è un ristorante. Si chiama “La Rupe”. Un cartello
scritto a pennarello annuncia la fresca chiusura per motivi personali e chiude con le scuse ai
IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS)
Pag. 1
visitatori. La saracinesca è a metà. C’è ancora uno degli ex gestori, Andrea Conti. Ci spiega tutta la
dolorosa vicenda – ricorda fra l’altro – la madre deceduta nel maggio scorso: era cuoca e anima del
locale. «Dopo cinquant’anni d’attività non ce la sentiamo più di andare avanti. Abbiamo messo in
vendita il locale, finora non si è fatto avanti nessuno. Speriamo bene, perché altrimenti questo è un
paese fantasma. E se chiude pure il Castello, Canossa è destinato a morire». Poi spiega – a noi pochi
giornalisti che l’abbiamo raggiunta – che il parcheggio è privato, di nostra proprietà. Non posso
tenerlo aperto. Se accadesse qualcosa, la responsabilità sarebbe
nostra».
I visitatori che vogliono dissetarsi possono farlo a una piccola
fontana oppure in un negozietto che vende “Souvenir matildici”,
tra cartoline e materiale informativo: un piccolo frigobar può
servire almeno una bottiglietta d’acqua e qualche bibita.
Il castello si può ammirare dal mercoledì alla domenica, dalle 9
alle 13 e dalle 13,30 alle 16,30. Il biglietto per il museo allestito
all’interno costa 3 euro. Chi ne conosce ogni segreto è il custode,
da 20 anni, Alan Copellini, molto gentile e preparato
culturalmente.
Il custode Alan Copellini
«Questo è un bene mondiale – dice – non può sparire. Ogni anno
arriva gente dalla Germania, da Tokyo, dai Paesi più disparati e persino in modo particolare da Los
Angeles, dove vi è un’agenzia turistica che organizza viaggi culturali per visitarlo e lo fanno tutti
con vivo interesse. È un vero piacere incontrarli. Sono ottimista, in qualche modo verrà salvato, è
venuto anche il Ministro Franceschini, ha fatto delle promesse, non può lasciarlo così alla deriva».
Ma se dopo la decadenza dell’Ente Provincia, il Comune non riuscirà, come si dice, a trovare un
accordo per la gestione e il custode dovrà gestire tutto quanto da solo, se lo vorrà, altrimenti sarà
chiuso.
IL FARO – Periodico del Centro Studi “ Pier Giorgio Frassati ” – Cariati (CS)
Pag. 2