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Venerdì 27 gennaio 2017
DA ROMA E DAL LAZIO
DOPO LA NOSTRA DENUNCIA NON SI VA OLTRE IL SEMPLICE PASSAGGIO DI COMPETENZE
Carabinieri al posto della Polizia
ma piazza San Pietro resta insicura
Continua l’utilizzo dei metal detector portatili per accelerare l’afflusso dei fedeli
Conestà (Sap): “I controlli devono essere effettuati solo con le macchine radiogene”
di Giuseppe Sarra
A
bbassare il livello di sicurezza pur di accelerare l’afflusso dei fedeli
in piazza San Pietro?
Continuano ad arrivare
le segnalazioni sul fronte della
(poca) sicurezza in Vaticano. Anche
all’Angelus di domenica scorsa il
protocollo non sembra essere stato
rispettato.
A pochi minuti dall’apparizione
del Papa dalla finestra del suo ufficio, intorno alle 11 e 55, i controlli
in piazza hanno subito un cambiamento improvviso, ma soltanto per
quanto concerne le competenze: i
carabinieri, e non più la polizia,
hanno infatti attivato la procedura
dei metal detector portatili (chiamati in gergo “palette”) tra l’ingente flusso dei pellegrini.
Tutto qui il cambio di rotta impresso
dalla sicurezza del Vaticano dopo
la denuncia riportata sul Giornale
d’Italia della scorsa settimana?
Insomma, gli “attori” cambiano ma
il rischio è identico: la sicurezza
resta grosso modo un optional,
perché con queste palette non sarebbe possibile effettuare un’ispezione accurata.
Secondo il protocollo, infatti, i controlli dovrebbero essere svolti attraverso le apparecchiature radiogene, simili a quelle che controllano
i bagagli a mano negli aeroporti,
posizionate in piazza San Pietro.
Ma la procedura rallenta di fatto
l’ingresso delle migliaia di fedeli.
I macchinari verificherebbero una
decina di persone al minuto, troppo
poche per riempire piazza San Pietro velocemente a ogni udienza
papale del mercoledì e all’Angelus
della domenica
Eppure non sembra esserci nemmeno una carenza di personale in
servizio o di mezzi. In occasione
dei grandi eventi, comprese proprio le udienze del mercoledì e
l’Angelus della domenica, una
sessantina di operatori tra poliziotti,
militari e agenti della Guardia di
Finanza hanno il compito di controllare minuziosamente ogni pellegrino, che attende con ansia ed
emozione l’apparizione di Papa
Francesco.
Non solo. Dopo le polemiche degli
anni passati, sollevate a più riprese
dal Sindacato autonomo di polizia
sul Giornale d’Italia, il Ministero
dell’Interno ha acquistato ben 30
macchine radiogene per una spesa
che si aggira intorno ai trenta milioni di euro, proprio per garantire
il massimo livello di sicurezza, dopo
i recenti attentati in Europa e il
Giubileo della Misericordia.
“La sicurezza, come è concepita,
non rispetta il protocollo e non garantisce un elevato livello dei controlli con l’utilizzo dei metal detector manuali”: non ha dubbi Fabio
Conestà, segretario provinciale di
Roma del Sap, che così ha dichiarato al Giornale d’Italia.
“Perché - ha aggiunto il sindacalista
- i controlli devono essere effettuati
solo con le macchine radiogene”.
E la domanda sorge spontanea:
per quale motivo si preferirebbe
abbassare il livello di sicurezza attraverso i controlli con le palette?
E ancora: se fosse vero, perché si
corre tale rischio?
Anche alla luce delle minacce apparse nei giorni scorsi sui canali
online dello Stato Islamico, con un
ritratto incredibile: il Colosseo, in
parte crollato, è circondato dalle
bandiere dell’Isis. Il cielo è nero e
cupo. E il messaggio dei jihadisti
è terrificante: “Conquisteremo
Roma, è una promessa”.
OMICIDIO VARANI
Foffo e Prato davanti al gup
M
anuel Foffo e Marco Prato
rischiano il processo. Questa
mattina davanti al giudice
dell’udienza preliminare di Roma,
Nicola Di Grazia, si deciderà la
sorte dei due ragazzi accusati d’aver
torturato e ucciso il 4 marzo dello
scorso anno Luca Varani. Oltre alla
premeditazione, la procura di Roma
contesta ai due le aggravanti della
crudeltà e dei motivi abietti e futili.
Un delitto atroce consumato nell’appartamento di Foffo, nel quartiere Collatino a Roma. Un delitto
premeditato, secondo il pubblico ministero Francesco
Scavo, preceduto da
un festino a base di
alcol, sesso e droga.
Varani una volta arrivato nell’abitazione, i due indagati lo
“hanno fatto denudare”, scrive ancora
il pm, per ottenere
una prestazione
sessuale e gli hanno
offerto una bevanda
con una dose di psicofarmaco che “lo
stordiva a tal punto
da costringerlo a recarsi in bagno”.
Non solo: “Poi l’aggredirono. Dopodiché provarono a soffocarlo colpendolo poi alla testa e in altre parti
del corpo per cento volte sia con
martello, sia con coltelli provocando
la sua morte per dissanguamento”.
Ma in questi mesi i due presunti assassini si sono rimpallati la responsabilità a vicenda.
Nell’udienza di oggi non si esclude
che i difensori dei due imputati possano propendere per un giudizio
abbreviato che consentirebbe loro
di godere dello sconto di un terzo
della pena prevista e depositare
anche una consulenza medica.
Foffo arriva al processo come reo
confesso dopo essersi costituito alle
forze dell’ordine poche ore dopo il
fatto. Prato, invece, ha sempre confutato la ricostruzione fornita dalla
procura, sostenendo di non avere
avuto un ruolo attivo nell’omicidio.
Ma le perizie svolte sulle armi utilizzate per il massacro dimostrano
il contrario.