21 01 17 FG GDM La gang aveva già provato il percorso

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IV I FOGGIA CITTÀ
Sabato 21 gennaio 2017
SULL’A/14
IN PROGRAMMA MERCOLEDÌ
I DECRETI
Otto firmati dai pm lombardi, il gip di Trani
ha scarcerato un indiziato, quello di
Foggia ha lasciato in cella gli altri sette
La Mobile sventa assalto
a portavalori carico d’oro
Sette i fermati, il progetto scoperto dalla Procura di Milano
Indagando su un colpo
analogo vicino Bollate di
ottobre, è emerso il piano
organizzato dai foggiani
l Indagando su un assalto milionario a un furgone che trasportava
gioielli, oro e pietre preziose del 15
ottobre scorso vicino Milano, Polizia e
Procura lombarda ritengono di aver
individuato una banda di cerignolani,
manfredoniani e andriesi che preparava un colpo analogo da mettere a
segno forse mercoledì scorso sull’autostrada A/14 tra Foggia e il nord
Barese. Nel mirino doveva finire un
blindato della «Securpol group» che
avrebbe trasportato oro del circuito
«compraoro» per un valore non quantificato. Per sventare il raid - come
spiegato nella conferenze stampa svoltesi in questura a Foggia e Milano cinque giorni fa la Procura lombarda
ha firmato 8 decreti di fermo per
tentata rapina e detenzione illegale,
eseguiti lunedì scorso tra Capitanata e
Andria dalle squadre mobili di Foggia,
Bari e Milano e da agenti dello «Sco»,
servizio centrale operativo.
UNO LIBERO, 7 IN CELLA - Il gip del
Tribunale di Trani non ha poi convalidato il fermo di uno degli 8 indagati
tornato quindi libero. Il collega del
Tribunale di Foggia esaminando la
posizione degli altri 7 indiziati che
vivono in Capitanata, non ha convalidato il fermo perché non sussisteva
il pericolo di fuga, ma li ha comunque
lasciati in cella per il solo reato di
detenzione illegale di armi, ma non
anche per quello di tentata rapina,
ritenendo che la programmazione del
colpo non fosse ancora giunta a quel
«punto di non ritorno» che integra il
reato.
GLI 8 FERMATI - Carcere quindi per
Giancarlo Valerio D’Abramo, 40 anni, cerignolano, ritenuto il capo della
banda; Raffaele Dassisti, 26 anni, di
San Ferdinando di Puglia; i compaesani Francesco Mavellia di 41 anni,
Mino Ricco di 27 anni e Ferdinando
Lovecchio di 46 anni; i manfredoniani
Catello Lista di 40 anni (originario di
Torino); e Lorenzo Granatiero, trentaduenne. Gli avvocati Antonio Merlicco, Rosario Marino, Michele Arena, Angelo Salvemini e Gianfranco
Buccino chiedevano al gip foggiano la
non convalida dei fermi e la scarcerazione per insufficienza d’indizi e/o
perché non era stata raggiunta la soglia degli atti idonei a configurare il
reato di tentativo di rapina. L’ottavo
indagato dell’inchiesta è un andriese di
mezza età, difeso dall’avv. Carlo Mari,
rimesso in libertà dal gip di Trani.
Negli interrogatori di convalida nelle
carceri di Foggia e Trani molti degli
indagati si sono avvalsi della facoltà di
non rispondere alle domande dei giudici.
«TUTTO PRONTO PER L’ASSALTO,
MA...» - «La pur meritoria attività di
indagine che ha consentito di sventare
la rapina che si stava approntando,
pregevole esempio di attività preventiva del crimine, non consente con
certezza di individuare il giorno della
rapina, identificato genericamente in
un mercoledì» ha scritto nell’ordinanza cautelare il gip Carmen Corvino,
che però aggiunge: «anche a non voler
sposare la tesi che vede quale discrimine, tra il tentativo di rapina
punibile e l’attività non penalmente
rilevante, la possibilità di “desistenza”
(tesi che in questo caso porta a ritenere
non sussistente il tentativo in quanto
anche se ben organizzata e programmata, vi era comunque spazio per un
ripensamento ben prima che l’attività
criminosa avesse inizio), non può trascurarsi come l’attività non fosse giunta ad un “punto di non ritorno” tale da
ritenere integrata l’univocità degli atti».
«SONO PERICOLOSI» - Resta, nella
valutazione del gip dauno, invece la
gravità degli indizi per la detenzione
illegale di armi, e «il sussistente rischio di reiterazione» che spiega la
prosecuzione del carcere per i 7 foggiani. Secondo il gip foggiano, che ha
concordato sul punto con la Procura
milanese, «le condotte sono state poste
in essere in maniera sistematica e
organizzata, manifestando un’alta professionalità. Si tratta di una detenzione
di armi non occasionale, ma finalizzata
alla realizzazione di un grave reato,
sicché è facile ritenere che riacquistando la piena libertà di movimento
gli indiziati potrebbero riprendere nella lucrosa attività criminale».
L’INDAGINE Armi e soldi e un momento del pedinamento del
furgone che doveva essere assaltato sull’autostrada
GLI INVESTIGATORI I DIRIGENTI DELLE SQUADRE MOBILI DI FOGGIA, BARI E MILANO E DEL SERVIZIO CENTRALE OPERATIVO DI ROMA
«La gang aveva già provato il percorso
e programmato tutto al secondo»
l «Questa indagine rappresenta un doppio successo» ha detto nella conferenza stampa in Questura
a Foggia Luigi Rinella, dirigente della seconda divisione dello «Sco» di Roma: «innanzitutto abbiamo
sventato un evento cosi grave e pericoloso, inoltre
abbiamo arrestato i responsabili di questo tentativo
di rapina grazie ad un modulo efficacissimo voluto
dal Servizio centrale operativo che prevede come
base gli investigatori delle squadre mobili di Foggia
e di Bari: in questo caso si sono uniti gli agenti della
sezione antirapina della squadra mobile di Milano.
Abbiamo recuperato armi, banche chiodate e mezzi
rubati per portare a termine l’assalto. Come spesso
accade sono bande modulari, cioè che in caso di
assalti a portavalori e caveau di volta in volta mettono insieme esperti: chi guida bene, chi spara molto
bene, chi sa dove andare a rubare i mezzi da utilizzare nella rapina».
«Tutto è partito il 15 ottobre scorso» ha proseguito
Lorenzo Bucossi, capo della squadra mobile di
Milano «quando una batteria di rapinatori dà vita ad
un assalto nella zona di Bollate ad un furgone che
esce da un cavaeu trasportando oro, in particolare
gioielli da collezione di griffe molto importanti come
Bulgari. L’azione viene condotta in modo molto “pulito” con l’utilizzo standard delle bande chiodate a
quattro punte per impedire eventuali inseguimenti:
il portavalori viene bloccato in una rampa di accesso
a una superstrada. Una macchina avanti, una dietro
e con l’esplosione di un solo colpo d’arma da fuoco. I
banditi impugnano armi lunghe con le quali intimoriscono i vigilante; tagliano velocemente una
piccola parte della fiancata posteriore e portano via
alcuni milioni di euro di gioielli. Da questa rapina
iniziano le attività tecniche molto complesse. Avevamo la certezza che il gruppo stesse preparando un
nuovo colpo e siamo intervenuti arrestando queste
persone. Tendenzialmente questi gruppi fanno assalti a furgoni che trasportano contanti, invece questa volta sia a Milano che qui in Puglia la rapina era
orientata a blindati che trasportano oro, questo per-
POLIZIA
La conferenza
stampa in
Questura a
Foggia
presente
anche il
questore
Piernicola
Silvis
.
ché al momento le quotazioni dell’oro sono alle stelle, circa 35/36 euro al grammo per l’oro usato. E poi
perché non rischi di ritrovarti con le mazzette di
denaro macchiate di inchiostro come da dispositivo
di sicurezza»
Il colpo doveva avvenire tra Foggia e la Bat, ha
proseguito Annino Gargano, capo della squadra
mobile di Bari. «Abbiamo verificato» ha detto «come
i malviventi intendessero bloccare e quindi assaltare il blindato nel territorio tra Bari e Foggia e più
precisamente in prossimità dell’area di servizio che
si trova in località “Canne della Battaglia”. Le attività criminose del gruppo erano in via di esecuzione: solo la neve li ha bloccati perché hanno
ritenuto che proprio lungo queste strade secondarie
sarebbe stato poi difficile utilizzarle come via di
fughe. Gli indagati stavano pianificando al decimo di
secondo l’azione; abbiamo verificato come avessero
provato più volte il percorso, anche con mezzi simili
a quelli che avrebbero utilizzato per l’assalto, addirittura cronometrando il loro intervento».
Quanto alla tranche foggiana dell’indagine, «inizia ai primi di gennaio» ha detto Roberto Pititto
dirigente della squadra mobile dauna «quando comprendiamo che vi è un progetto concreto di assalto ad
un portavalori. Iniziamo numerosissimi servizi di
osservazione e pedinamento che consentono di documentare le azioni della banda: viene notata all’altezza dell’area di servizio “Murge est” la presenza
sospetta di tre indagati che monitorano il mezzo
blindato in transito sulla corsia nord dell’A/14. La
base operativa della banda era un capannone nelle
campagne di San Ferdinando; è stato documentato il
furto di 2 camion e 2 auto portati in questo deposito.
La banda aveva anche accertato che i furgoni blindati transitavano tutti i giorni alle 15.30».
FOGGIA CITTÀ I V
Sabato 21 gennaio 2017
LE INTERCETTAZIONI
Insieme ad una serie di appostamenti e
pedinamenti, rappresentano l’elemento
principale in mano all’accusa
LA MICROSPIA
«Abbiamo il furgone, ci vogliono 4
macchine, c’è saldatrice e flex; mercoledì
c’è un be film, lo vedi in diretta..»
«Ci sono anche i fucili
per la caccia ai cinghiali»
Così la banda aveva recuperato le armi e si preparava alla rapina
l Avevano individuato il furgone
che trasportava oro; il luogo dove assaltarlo, sull’A/14 tra Foggia e la Bat;
recuperato le armi, anche di quelle per
la caccia ai cinghiali; preparato le strisce chiodate per bloccare gli inseguitori; individuato un furgone e 4 auto da
usare nel colpo e il capannone dove
nasconderle prima di entrare in azione; era quindi tutto pronto - dice l’accusa - per assaltare il portavalori della
«Securpol». Ecco l’atto di accusa della
Procura di Milano, che in parte ha retto
al vaglio dei gip di Foggia e Trani chiamati a pronunciarsi sulla convalida degli 8 decreti di fermo spiccati dal pm
lombardo ed eseguiti tra Capitanata e
nord Barese lunedì scorso dalla Polizia.
Il punto di partenza dell’indagine è
quanto avvenne la mattina del 15 ottobre scorso vicino Milano, tra Paderno Dugnano e Bollate, dove un commando con almeno 6 banditi bloccò un
portavalori e rapinò parte del carico,
gioielli, pietre preziosi e oro per un
valore di oltre un milione. Fu indagando su quel colpo, i cui responsabili
non sono stati ancora individuati, che
l’attenzione di Procura e squadra milanese si concentrò su alcune utenze
telefoniche intestate a persone inesistenti, di cui di fatto avrebbero avuto la
disponibilità Raffaele Dassisti, Fran-
cesco Mavellia, Giancarlo D’Abramo e Catello Lista, ossia 4 degli 8
destinatari lunedì scorso scorso dei decreti di fermo spiccati dalla Procura
milanese per tentata rapina e detenzione illegale di armi.
Furono così disposte intercettazioni
telefoniche e ambientali; e pedinamenti affidati alle squadre mobili di Milano
e Foggia ed a colleghi della «Sco»: i
poliziotti nei mesi e giorni scorsi hanno moinotrato anche una serie di incontri avvenuti a Manfredonia in un
bar ed un negozio. «È stato nelle settimane successive al 12 dicembre che le
attività criminali del gruppo facente
capo al cerignolano D’Abramo ed al
manfredoniano Lista sono riprese in
maniera più forte e decisa, e da subito
si è percepita l’intenzione di organizzare un assalto ad un furgone portavalori. Dalle intercettazioni» dice l’accusa «fu possibile capire che il gruppo
stava eseguendo sopralluoghi dove
avrebbero rapinato il portavalori», attivandosi per recuperare auto ed armi
necessarie anche se in quel periodo
«non era ancora emerso alcun riferimento sulla data probabile dell’assalto».
Secondo la ricostruzione della Procura milanese e della Polizia sarebbe
stato D’Abramo «il capo dell’organizzazione, lui decideva le persone che
dovevano partecipare alla rapina».
L’attività preparatoria del colpo sarebbe stata intensificata a inizio del nuovo
anno in previsione dell’assalto a compiere un mercoledì, forse il 18 gennaio
scorso: da qui la decisione del pm lombardo di intervenire 48 ore prima e
firmare gli 8 decreti di fermo.
Nella ricostruzione accusatoria il 2
gennaio due indagati avrebbero effettuato una ricognizione sui luoghi dove transitava il furgone portavalori. Il giorno
dopo sarebbero
state decise le posizioni da occupare durante l’assalto, visto che in
un’intercettazione si dice: «ti doveva far vedere dove ti dovevi met- Strisce schiodate
tere». Il 4 gennaio
ci sarebbe stato il pedinamento del furgone portavalori con commenti sugli
orari («è sempre preciso l’orario? Sì,
passa alle 3/3 e un quarto»); ed anche
l’individuazione del deposito dove nascondere i mezzi per la rapina («lì c’è
un altro capannone che ho già le chiavi»); e l’organizzazione di tutto quello
che serviva per l’assalto («abbiamo anche il furgone, ci vogliono 4 macchine,
dobbiamo rubare due cartelli, quelli
con la freccia che usano quelli del soccorso; c’è saldatrice, flex, tutto»).
Nei giorni successivi i preparativi
sarebbero proseguiti. Nelle intercettazioni la banda parlò - secondo l’accusa di dove posizionarsi («pure lì è buono,
solo che è troppo
vicino»); del giorno in cui entrare
in azione («mercoledì c’è un bel
film, lo vedi in diretta»); degli errori da evitare
(«quando lavoreremo non vi portate i telefoni per
piacere»); delle armi da usare («devi
controllare quante ce ne abbiamo
se sono 5,6,7,10»;
«ci sono 2 di quelli
per i cinghiali, 1 normale, i piccola,
calcola altre 2 e sono 6 piccole»). Sulla
scorta di questi elementi e ritenendo
che l’assalto al portavalori fosse imminente, lunedì 16 gennaio è scattato il
blitz della Polizia coordinato dalla Procura di Milano con l’emissione ed esecuzione di 8 decreti di fermo.