Scarica il pdf - Milano Finanza

Download Report

Transcript Scarica il pdf - Milano Finanza

4
Mercoledì 25 Gennaio 2017
IL LEONE NEL MIRINO
INTESA-GENERALI SAREBBE LEADER IN ITALIA NELL’ASSET MANAGEMENT PER MASSE GESTITE
Polo del risparmio da 844 mld
La compagnia porterebbe 471 mld in dote alla banca, che ha già asset per 373 mld tra Eurizon
e Fideuram. Il maxi gruppo entrerebbe nella top 15 in Europa, avvicinando Pioneer-Amundi
L’
eventuale unione tra Generali e Intesa Sanpaolo
potrebbe creare un colosso del risparmio gestito, con masse per oltre 844
miliardi di euro, che si posizionerebbe al primo posto nella
classifica dell’industria italiana dell’asset management con
una quota di mercato vicina al
45%. Mentre a livello europeo
tale polo entrerebbe nella classifica dei primi 15 gruppi del
risparmio gestito. Si collocherebbe infatti al 14esimo posto
avvicinandosi al colosso creato
un mese fa da Amundi con l’acquisto di Pioneer da Unicredit,
operazione grazie alla quale il
gruppo francese è salito nella
top ten degli operatori europei del settore, passando dalla
12esima all’ottava posizione
grazie a masse lievitate a oltre
1.270 miliardi di euro.
Di fatto la compagnia assicurativa triestina porterebbe in
dote a Intesa 471 miliardi, pari
a una quota di mercato nell’industria italiana del risparmio
gestito del 25%, mentre la banca attualmente ha asset under
management per 373 miliardi
(di cui 285 miliardi di Eurizon
Capital e 88 miliardi di Banca
Fideuram), pari a una quota
del 19,8%.
Più nel dettaglio, in base agli
ultimi dati di Assogestioni
aggiornati al dicembre 2016,
Generali gestisce in fondi
aperti quasi 70 miliardi, cui
si aggiungono 3,7 miliardi di
gestioni di portafogli retail e
soprattutto 398 miliardi delle
gestioni assicurative, il core
business della compagnia del
Leone alato.
Quanto a Eurizon Capital, la
società guidata dall’amministratore delegato Tommaso
Corcos (che è anche presidente di Assogestioni) ha un
LA TOP TEN IN ITALIA
I 10 maggiori gestori sul mercato italiano per masse al 31/12/2016 - In mld di euro
Patrimonio gestito Quota di mercato
✦ Generali- Intesa Sanpaolo
di cui: Generali
Eurizon Capital
Banca Fideuram
✦ Amundi-Pioneer°
✦ Anima-Poste*
✦ Blackrock^
✦ Ubi Banca
✦ Allianz
✦ Gruppo Mediolanum
✦ Gruppo Azimut
✦ Axa
✦ Gruppo Banco Popolare
✦ TOTALE GEN. (60 società)
845,2
471,8
285,0
88,4
190,9
146,5
68,3
51,8
47,6
45,0
39,3
33,9
33,1
1.889,2
44,8%
25%
15,1%
4,7%
10,1%
7,7%
3,6%
2,7%
2,5%
2,4%
2,1%
1,8%
1,8%
100%
° Di cui 145,7 miliardi riferiti a Pioneer e 45,2 miliardi ad Amundi * Di cui 74 miliardi riferiti
a Poste e 72,5 miliardi ad Anima ^ Dati aggiornati al 30 settembre 2016
Fonte: elaborazione su dati mappa Assogestioni al 31 dicembre 2016
di Paola Valentini
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
patrimonio in fondi aperti
di 136,5 miliardi, in gestioni di portafogli retail di ol-
tre 24 miliardi e in gestioni
di portafogli istituzionali di
124 miliardi. Mentre Banca
Fideuram, la banca rete che
nel 2016 ha accorpato Intesa
Sanpaolo Private Banking,
sempre in base ai dati di Assogestioni, ha un patrimonio
in fondi e gestioni, come accennato, di 88 miliardi, ma
considerando la raccolta totale si arriva a masse amministrate complessive per 192
miliardi, un dato che rende la
banca guidata dall’amministratore delegato e direttore
generale Paolo Molesini la
prima private bank in Italia e
la quarta nell’area euro.
Tutti questi numeri danno
l’idea di come tra Intesa Sanpaolo e Generali ci possano
essere complementarietà, dato
che la prima è più esposta nel
private banking e nella gestione dei fondi, mentre la seconda
ha una minore esposizione nel
business del risparmio gestito
mentre ha come focus principale il business assicurativo.
Su quest’ultimo fronte è poi
PER L’EX AD IL GRUPPO VA VERSO UN’AGGREGAZIONE. MA I PRECEDENTI NON CONVINCONO
Perissinotto: verso la fine dell’indipendenza
di Andrea Cabrini
«C
omunque vadano le cose le
Generali non saranno più indipendenti. È la fine di un’era. Ed
è un danno per il Paese». Giovanni Perissinotto ha passato 33 anni alle Generali.
Dal 2001 al 2012 ne è stato amministratore delegato. Oggi è presidente di Finint
Investments sgr. Un anno fa, subito dopo
l’uscita di Mario Greco, disse: «Ora le
Generali sono aggredibili».
Domanda. Si sta avverando la sua
previsione?
Risposta. Mi sembra proprio di sì.
D. E la pista francese è la più concreta?
R. Sì, questa è la mia impressione.
D. Ma cosa sta succedendo davvero?
R. Questa storia ha radici lontane: l’interesse di Axa per il gruppo Generali era
noto da tempo. Il progetto si è sviluppato
in questi anni partendo dalla fuoriuscita di
management storico italiano e passando
da consistenti cessioni di attivi importanti,
tra l’altro avvenuti in condizioni di mercato difficili, a prezzi bassi.
D. A cosa si riferisce?
R. Mi viene in mente la quota ceduta di
Banca Generali a 12 euro per azione che
oggi ne vale 26. Poi è stato ceduto l’asset
in Israele, sono stati venduti quelli negli
Stati Uniti, è stato ceduto il Messico, è
stata ceduta una parte consistente delle
gestioni asset management in Svizzera.
Questo ha portato a un’importante riduzione del giro d’affari. Una performance
non esaltante in borsa e l’insieme di questi fattori nel tempo ha dato l’impressione
di un gruppo che non era più in grado di
competere alla pari con i principali attori
del settore, attori internazionali. Da qui la
sua trasformazione in una potenziale preda. Una volta Generali giocava alla pari
in Europa. Oggi la sua capitalizzazione è
meno della metà di Axa. La compagnia
non fa più parte di quel ranking.
D. Philippe Donnet e gli azionisti chiave
appoggiano questo disegno?
R. Credo che gli sviluppi di queste ore
siano molto importanti, ma non mi danno
l’impressione di essere ostili.
D. Lei conosce bene Alberto Minali.
Perché è stato licenziato?
R. Probabilmente non condivideva il
progetto e non era in
sintonia con il ceo.
D. Come vede la posizione degli azionisti italiani, che sono
stati spesso in polemica con lei?
R. Vedo una posizione in questo momento opportunistica, di
chi cerca il maggior
valore per se stesso.
D. Sarebbero pronti
a cedere?
Giovanni
R. Sì, credo ci sia
Perissinotto
interesse a vedere un
prezzo che salga al
di sopra di queste soglie e con una certa
velocità.
D. Come vede l’ingresso in campo di
Intesa Sanpaolo?
R. Lo vedo come un piano concorrente.
Probabilmente ci sono anche altri attori
interessati alle Generali, agli investimenti e alle capacità di gestione. Quindi una
mossa di qualcuno che potrebbe avere un
altro progetto industriale.
D. Crede che Allianz potrebbe giocare
in squadra con Intesa?
R. Non ho elementi per dire il contrario.
D. Non mi sembra molto convinto. Ep-
pure un’aggregazione Intesa-Generali
creerebbe un gigante da 1.200 miliardi
di risparmi italiani e sarebbe un polo di
dimensioni europee. È una prospettiva
positiva per il Paese?
R. In linea di principio sì, però un’operazione di aggregazione di queste dimensioni andrebbe in una direzione che non mi
sembra finora aver visto grandi successi
né per i clienti, né per la massa degli azionisti, tantomeno per i lavoratori coinvolti.
Mi sembra anzi che faccia aumentare i
potenziali rischi sistemici.
D. Le Generali sono
anche i principali investitori in titoli di Stato
italiani. Pensa che il governo prenderà posizione o che sia già entrato
in campo?
R. Io penso che una grande
attenzione sia giustificata:
le Generali sono sempre
state molto radicate nel
territorio. Hanno investito, hanno partecipato
a varie iniziative nel corso di decenni. Il valore
strategico di un attore di
queste dimensioni per
me è molto rilevante. L’attenzione delle
autorità e del Governo è giustificata.
D. Intanto Generali ha acquisito diritti
di voto in Intesa per bloccare qualsiasi
iniziativa: come vede questa mossa?
R. Una mossa difensiva quasi da azionista, non da management, per bloccare un
percorso probabilmente sgradito.
D. Sarà sufficiente a blindare Trieste?
R. Sicuramente costituisce un ostacolo.
Se sia abbastanza per bloccare il tutto
questo non lo so.
D. Con una mossa simile, per contrastare la miniscalata guidata da
Unicredit, voi nel 2003 arrivaste a
comprare il 2% della banca allora
guidata da Profumo.
R. Innanzitutto quella non era una scalata
ma un’azione ostile verso Mediobanca e
il suo ad dell’epoca, Maranghi. Si vedeva molta attività difficile da spiegare sul
nostro titolo e si vociferava che ci fossero molte banche coinvolte. Così, come
si dice, siamo andati a vedere. Unicredit
aveva preso il 2% prima di noi (la soglia
all’epoca era quella). Ma almeno quella
cordata di banche venne alla luce e dovette dichiararsi.
D. Che ruolo giocherà Mediobanca in
questa partita?
R. Dipende dagli equilibri interni e
dall’influenza degli azionisti. Posso dire
che Generali sale e questo, nell’ottica anche della annunciata dismissione di una
parte della partecipazione di Mediobanca
in Generali, può non essere sgradito.
D. Avrà un ruolo in partita anche Unicredito oltre a Mediobanca?
R. Non credo che in questo momento le
banche siano in condizione di diventare
molto aggressive con operazioni di questo
tipo. Ecco perché una collaborazione con
un’assicurazione non è da escludere. Io
non vedo un player bancario fare un’operazione molto aggressiva sul mercato, non
mi sembra ce ne siano le condizioni.
D. Ma alla fine come vede il futuro di
Generali?
R. Io credo che le Generali come le abbiamo conosciute finora, con indipendenza
e capacità autonoma di stare sul mercato,
siano finite. In qualche maniera ci sarà un
avvicinamento a qualche altro gruppo.
D. Chi ci guadagnerà?
R. Quando un gruppo come questo
perde le sue caratteristiche ci perdiamo tutti. Per il Paese sarà un danno.
(riproduzione riservata)
5
Mercoledì 25 Gennaio 2017
IL LEONE NEL MIRINO
LE MAGGIORI SOCIETÀ DI GESTIONE SUL MERCATO EUROPEO
Patrimonio gestito - In miliardi di euro al 31 dicembre 2015
5.000
4.398
è evidente che ormai l’asset
management è diventato strategico per gli istituti finanziari, dal momento che assicura
ricavi da commissioni in grado di compensare il calo dei
margini in atto nell’ambito
della tradizionale attività di
finanziamento alle imprese.
E in una fase di tassi di interesse ai minimi le dimensioni
Paolo
Molesini
rappresentano una variabile
cruciale per le fabbricheprodotto, che in un contesto
di mercato reso sempre più
competitivo anche per l’avanzata degli Etf (i fondi passivi
low cost) e dei robot advisory
(le gestioni automatizzate e a
basso costo), non possono più
permettersi di pensare in piccolo. E la mossa di Amundi
su Pioneer ha dato il via alle
danze del risiko che potrebbe
coinvolgere a breve anche il
tandem Poste-Anima.
Su questo fronte l’Italia rappresenta un mercato molto
interessante perché le famiglie
detengono una ricchezza di oltre 4 mila miliardi e, rispetto ad
altri Paesi europei, la presenza
nei portafogli delle famiglie
italiane di fondi e gestioni è
ancora ai minimi termini. In
base agli ultimi dati diffusi
dall’Abi, infatti, ben il 32% di
questa ricchezza è parcheggiata in liquidità, mentre soltanto
l’11% è investita in fondi. Il
997
853
845**
806
Northern Trust
1.493 1.361 1.321 1.276* 1.272
1.090 1.013
GeneraliIntesa Sanpaolo
1.000
Wellington
2.066 1.830
2.000
Goldman Sachs
3.092
3.000
L&G IM
Prudential
Capital Group
Amundi+
Pioneer
Pimco
JP Morgan AM
Bny Mellon
Fidelity
State Street
Vanguard
0
GRAFICA MF-MILANO FINANZA
Tommaso
Corcos
Fonte: Amundi, Pioneer, Ipe, Assogestioni
* Dati al 30/09/2016
** Dati al 31/12/2016
4.000
BlackRock
attiva anche la banca di Ca’
de Sass. La sua divisione insurance guidata da Nicola
Maria Fioravanti è costituita
dalle compagnie assicurative
Intesa Sanpaolo Vita, Intesa
Sanpaolo Life, Fideuram Vita, Intesa Sanpaolo Assicura e
dalla società Intesa Sanpaolo
Smart Care e ha asset under
management pari a 142,6 miliardi (dati aggiornati al 30
settembre scorso).
Indipendentemente dalle prossime mosse dei due gruppi,
Credit Suisse in un recente report sulle banche italiane ha stimato che il 19% delle disponibilità delle famiglie italiane sia
allocato in fondi pensione e in
prodotti assicurativi a fronte del
34% della Francia e del 31%
della Germania. Di qui le ampie potenzialità di crescita che
l’Italia può dare alle società di
asset management non solo italiane ma anche internazionali.
Le quali infatti non a caso stanno mettendo con decisione nel
mirino proprio il mercato con
decisione sul mercato tricolore
del risparmio. (riproduzione
riservata)